venerdì 31 dicembre 2021

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO
“Dio mandò il suo Figlio, nato da donna”

Carissimi amici,
innanzitutto buon anno! Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulla maternità di Maria, la seconda delle tre solennità dedicate proprio a Lei (15 agosto – Assunzione, 8 dicembre – Immacolata).
L’origine di questa festa e’ molto antica. La Chiesa di Roma, già nei primi secoli, il 1 gennaio celebrava la festa di Santa Maria, ma e’ con il Concilio di Efeso del 431 che viene riconosciuto ufficialmente il titolo “Maria madre di Dio”, perché viene riconosciuto che Gesù e’ Dio, quindi automaticamente, Maria ha portato dentro di se Dio.

Ecco, allora, che Maria e’ primizia della nuova umanità. In Lei, la nuova Eva, si compie tutto il destino dell’umanità. In Maria concepita senza peccato, c’è l’umanità redenta dal Battesimo; in Maria assunta in cielo, c’è l’umanità risorta che adora il Volto di Dio; in Maria madre di Dio, c’è l’umanità che accoglie dentro di se Dio, nell’Eucaristia o nell’effusione dello Spirito Santo al momento della Cresima.

Maria e’ davvero un grande dono che Dio ci ha fatto, e celebrarla oggi, primo giorno del nuovo anno, ci deve spronare a essere portatori di Cristo, così come ha fatto Lei nei nove mesi di gestazione e negli anni della giovinezza di Gesù. Prima lo ha accolto dentro di se, poi lo ha seguito in tutte le sue scelte, compreso la Croce.

L’augurio che faccio a tutti voi e a coloro che portate nel cuore e’ quello di essere come Maria, cioè adoratori di Cristo nell’Eucaristia e missionari dell’amore/carità.
Santa Madre Teresa di Calcutta ne fa una sintesi perfetta: il Cristo adorato e’ il Cristo aiutato! Non si può solo adorare e non aiutare e viceversa!

Il Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria, guidi la nostra vita per vivere un 2022 nello stile del Vangelo, dell’adorazione e della carità. Amen!

Buon cammino e buon anno! 

venerdì 24 dicembre 2021

I DOMENICA DI NATALE – Santa famiglia di Nazareth

I DOMENICA DI NATALE – Santa famiglia di Nazareth

 

Carissimi amici,

oggi la Chiesa ci invita a riflettere sulla famiglia. È un tema molto attuale che sta a cuore a tutti.

 

In questi ultimi tempi si sta parlando tanto sulla questione genitori, mamma, papà, maschile e femminile. Come dicevo la notte di Natale, includere non è escludere, togliere, distruggere, perché ogni parola, ogni termine ha il suo significato.

 

Nella Santa famiglia di Nazareth abbiamo un genitore, una mamma, un papà e un figlio. Questa cosa può stupire, ma è così! L',unico genitore è Maria, perché Maria (con la discesa dello Spirito Santo) ha generato Gesù. Giuseppe non ha generato Gesù, lo ha adottato, ha vissuto la sua paternità.

 

Mi chiedo e vi chiedo: “Se bisogna togliere madre e padre per non discriminare, come definiamo san Giuseppe?” e nella situazione di Giuseppe ci sono tantissime persone.

 

Vediamo, allora, come la Santa famiglia di Nazareth, non è il prototipo della famiglia della “mulino bianco “, dove tutto è perfetto, ma è un esempio attuale, che ci aiuta a riflettere su queste tematiche, alle quali bisogna sempre guardare con molta attenzione.

 

Nonostante san Giuseppe non ha generato Gesù, egli lo ama immensamente, come se lo avesse generato, tant’è che il Vangelo inizia con: “i genitori di Gesù”. Al plurale, proprio per indicare il grande amore che quest’uomo ha per questo figlio, oltre che indicare la sua origine davidica.

 

Non lasciamoci condizionare da questi la slogan progressisti. Non lasciamoci rubare la bellezza di essere madri e padri.

NATALE DEL SIGNORE - Messa del giorno

NATALE DEL SIGNORE - Messa del giorno


Carissimi amici,

questa notte ci siamo concentrati sull’annuncio kerigmatico del Natale. Un annuncio di gioia, di speranza. Oggi viviamo la bellezza del grande poema che l’Evangelista Giovanni ci ha lasciato nel suo Vangelo. Un testo meraviglioso, da brividi, che ci fa comprendere come il Natale, oggi collocato nel tempo, ha la sua origine nel momento della creazione. “En arché” in principio! Così inizia la Genesi, così inizia il Vangelo di Giovanni. È dal principio che Dio ci ama, è dal principio che Dio è nostro compagno di cammino.

 

La bellezza di questo meraviglioso inno giovanneo, ci fa gustare la dolcezza di Dio, un Dio che crea la storia e che prende parte in questa storia. Non come dominatore, ma come innamorato. Innamorato delle sue creature, come amava dire san Francesco, padre del presepe, nel cantico del laudato sii.

 

Poi, meravigliosa è l’immagine della luce. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini… veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Senza luce non c’è vita! E tante volte lo diciamo: “ti vedo spento!”. E la luce che intende Giovanni, non è quella fisica, ma quella del cuore, quella degli occhi. Perché è dallo sguardo che capiamo se una persona sta bene oppure no. E Dio è quella luce capace di illuminare le nostre tenebre. Dio è colui che nel silenzio e nella dolcezza, rinnova la nostra vita, la nostra esistenza.

 

Un’ultima riflessione è sull'Et incarnatus est. L’incarnazione non è il semplice concepimento. L’incarnazione è penetrare nella vita dell’altro. Diventare tutt’uno, come ci racconta il libro della Genesi: “e i due diventeranno una sola carne”. È l'atto più bello dell’amore che, purtroppo, noi abbiamo trasformato in atto di puro piacere fisico. Fare l'amore, vivere l’amore, non è solo unire gli organi riproduttivi. Fare e vivere l’amore, significa vivere e essere per l’altro. Io posso amare alla follia, pur senza l'atto riproduttivo. E Gesù lo ha dimostrato nell’esperienza della Croce. Perché il fine del Natale è l’amore. Quello vero, autentico. Quello che Gesù ci ha lasciato come ultimo insegnamento: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.

 

Questa è la logica del Natale. Che il Signore possa illuminare la nostra vita e ci aiuti a vivere il dono dell’incarnazione, per poter essere donne e uomini capaci di amare alla follia e riempire il mondo di luce e di vita.

 

Buon Natale a tutti!

NATALE DEL SIGNORE - Messa della notte

NATALE DEL SIGNORE - Messa della notte


Carissimi amici,

la notte di Natale è qualcosa di veramente meraviglioso, perché è la notte dello stupore, della gioia, del passaggio dalla tristezza alla felicità, dal tumulto interiore alla pace. E il motivo è nel sorriso di un bambino. Chi di noi, davanti al grande miracolo della vita non sorride. Anche una gravidanza non desiderata, in quel momento diventa la cosa più bella. Chi di noi davanti ad un bambino, mezzo addormentato, si mostra triste e arrabbiato. In compagnia di quel bambino, tutte le cose negative scompaiono e una lacrima di speranza e di gioia solca il nostro viso. È questa è la reazione dei pastori, che avvertiti dal coro degli angeli, si recano al cospetto di Maria e Giuseppe, per ammirare la grande meraviglia di Dio.

 

Questa, insieme alla Veglia di Pasqua, è la notte della vita, dove Dio mostra tutto il suo Amore, la sua Misericordia. Il Natale, parola messa in discussione perché si è ignoranti nel suo significato, è il momento della nuova nascita, è la notte dell'amore in cui l’amante va incontro al suo amato. È il momento nel quale Dio si “sporca” della nostra umanità per rivestirci di gloria nella Pasqua. Non lasciamoci assecondare da slogan falsamente inclusivi. L’inclusione non è escludere, togliere di mezzo. Inclusione è cercare e vivere l’elemento comune nelle varie diversità. E l’elemento comune del Natale, è la bellezza dell’Amore. Un amore donato e condiviso.

 

Oggi il Natale ci chiede di aprire i nostri occhi, guardare con speranza la novità della nuova vita che siamo chiamati a vivere. Nulla è più come prima, ormai lo sappiamo. Così come con Gesù. Con la sua venuta è iniziata una nuova era e sono circa 2026 anni di questa novità che ha stravolto l’intero universo.

 

Oggi dobbiamo essere come i pastori. Siamo entrati a testa bassa e tristi, dobbiamo uscire con gli occhi lucidi e un volto sorridente. Solo così riusciremo a dare una svolta seria a questo periodo drammatico della pandemia e con tutte le sue conseguenze.

 

Coraggio, Dio è dalla nostra parte! Dio si è incarnato per stare accanto a noi. Esultiamo di gioia perché un bimbo è nato per noi, un figlio ci è stato dato!

 

Buon Natale a tutti!

 

sabato 18 dicembre 2021

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
"Ecco, io vengo per fare la tua volontà"

Carissimi amici,
la lettera agli Ebrei ci ricorda la virtù dell'obbedienza. Senza questa virtù, non saremo mai capaci di guidare la nostra vita e accompagnare gli altri.

Maria, ha la nostra totale e piena fiducia, perché ha obbedito alla Parola di Dio, così come Giuseppe e tantissimi santi. È l'obbedienza che ci rende credebili e autentici.

Se davvero vogliamo emergere, se davvero vogliamo diventare grandi, dobbiamo obbedire. Così come ha proclamato Elisabetta: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto!"

Questa è la grandezza di Maria, questa deve essere la grandezza nostra: obbedienza!

Buon cammino!

sabato 11 dicembre 2021

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
"Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti".

Carissimi amici,
oggi l'Evangelista Luca pone per tre volte la stessa domanda: "Che cosa dobbiamo fare?". Due sono le risposte che il Signore ci da.

La prima è una risposta pratica, manuale, e ci viene per bocca del Battista. Vivere le opere di misericordia, essere di aiuto agli altri.

La seconda risposta viene da san Paolo, nella seconda lettura di oggi. È un'esortazione meravigliosa, che non ha bisogno di essere commentata perché è chiara, profonda. Solo un particolare, quando dice: "Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presente a Dio le vostre richieste". La bellezza della nostra fede è proprio questo passaggio, mettere nelle mani di Dio ogni nostra preoccupazione, stringerci a Lui come un figlio fa con il proprio padre o la propria madre quando è in difficoltà, quando ha paura, quando sta male.

Oggi la Chiesa ci esorta ad essere lieti. Lieti nel vivere la carità fraterna con sentimenti di puro amore e condivisione. Affidiamo al Signore la nostra vita, in modo da vivere la "pace di Dio, che supera ogni intelligenza" e che custodirà ciascuno di noi in Cristo Gesù.

Buon cammino!

domenica 5 dicembre 2021

SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Carissimi amici,
oggi la liturgia ci ricorda il giorno in cui Anna e Gioacchino hanno concepito la Vergine Maria ed è la prova che la Chiesa ha sempre creduto che la vita inizia al momento del concepimento e non dopo il terzo mese di gravidanza. E questa solennità mariana è legata a quella del 25 marzo, nella quale ricordiamo il momento in cui Dio entra nella realtà umana, attraverso l'incarnazione.

Il messaggio del Vangelo di oggi ci dice che Dio ci chiama a fare la sua volontà sin dal grembo materno. Ci ama da sempre, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura. Questo è un grande messaggio di speranza, perché Dio non ci ama per ciò che facciamo, ma ci ama per ciò che siamo: suoi figli!

Ma nel concreto della nostra vita, Maria è modello di obbedienza. Vera obbedienza. Quella attiva, ragionata. Nella prima lettura Eva ha obbedito passivamente alle parole del serpente e ha sbagliato. Maria si è fidata di Dio, perché ha chiesto ed ha capito che la potenza dell'Altissimo l'avrebbe coperta con la sua ombra. E anche qui stiamo parlando di una protezione attiva e non passiva. Dio non si sostituisce a Maria. Dio sostiene, accompagna Maria. Perché nell'obbedienza a Dio, non viene meno la nostra libertà. Questa è la vera obbedienza. Vivere l'obbedienza di Maria e non quella di Eva.

Amare non è schiavitù, ma libertà. Perché io scelgo di amare, scelgo di fidarmi di Dio. E Dio non delude. Anche nei momenti di sofferenza, anche quelli più difficili, Dio non si tira indietro. Dio rimane con noi! Come tante volte ho detto, Dio non toglie magicamente il male, ma lotta con noi nel male. E Maria per questo si è fidata di Dio con le famosissime parole: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Chiediamo al Signore di essere come Maria, capaci di fidarci di Dio, di far entrare Dio nella nostra vita.

Buon cammino!

sabato 4 dicembre 2021

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
"la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto."

Carissimi amici,
domenica scorsa Gesù ci ha detto di risollevare il capo, perché la nostra liberazione è vicina. E l'evangelista Luca, ci dice che la nostra liberazione non parte dai grandi luoghi del potere. Non parte da Roma, da Gerusalemme e dalle grandi metropoli della Mesopotamia, ma parte dal deserto. Non da parte di politici e autorità, ma da un profeta solitario: Giovanni il Battista. È lui che dal deserto, grida il testo profetico di Isaia: "preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio."

Ma cosa significa tutto ciò? Che non spetta al governo liberarci dai guai che ogni giorno ci affliggono. Tocca a noi! Ognuno di noi è chiamato a vivere il messaggio di Isaia, urlato dal Battista. Siamo noi che insieme possiamo realizzare l'impossibile. Come? Parlando ai nostri figli, ascoltare (non assecondare!) i loro bisogni, trasmettergli i valori della dignità, del rispetto e della responsabilità.

Non è il ministro della pubblica istruzione o delle politiche giovanili che risolve i problemi dei nostri giovani. È la famiglia, aiutata dal vicino di casa, dagli insegnanti, dal parroco.

I nostri giovani stanno vivendo nell'incertezza più assoluta, nell'incapacità di prendere una decisione per il loro futuro. È un grido di allarme che non possiamo sottovalutare. Loro sono il futuro, dobbiamo aiutarli a crescere e credere nei grandi ideali della vita. È questo il grido del Battista: preparare i nostri figli all'incontro con la vita, con la bellezza, con l'Amore. Con Cristo!

E questo vale anche per gli adulti. Cambiare la nostra mentalità. Passare dalla mentalità assistenzialista, alla mentalità realista, dove il futuro lo progetto e lo realizzo con le mie mani, con la mia vita, nella mia terra, insieme ai miei figli. Non sul divano in attesa del sussidio statale.

Che il Signore possa illuminare il nostro cuore, per poter trasmettere questo messaggio di speranza ai nostri figli e insieme creare un futuro migliore.

Buon cammino!


sabato 27 novembre 2021

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Carissimi amici,
in una realtà bombardata da notizie apocalittiche, Gesù è l'unico che ci viene a dare un messaggio bello, carico di speranza.

In tutte le difficoltà della nostra vita, Gesù ci viene a dire: "Coraggio, non temere! Alza la testa, alza lo sguardo. Asciuga le lacrime e riprendi il cammino!" Certo, intorno a noi abbiamo rovine e distruzione, ma è con la nostra determinazione, possiamo ricostruire una società nuova, più bella, fondata sulla speranza, sul rispetto, sull'amore. Mai lasciarsi abbattere dalle delusioni della vita. La reazione a caldo è naturale che ci fa percepire il dolore, ma noi abbiamo la capacità di trasformare il dolore in speranza, in riscatto. Basta solo un po' di buona volontà e tutto si potrà fare.

Il tempo di avvento è il tempo che trasforma il dolore in gioia, la delusione in speranza, la morte in vita. È la vita del Redentore, che da quella piccola mangiatoia, porta il sorriso e la gioia sul volto dei pastori.

Coraggio! Cristo è dalla nostra parte. Possiamo alzare orgogliosi il nostro capo!

Buon cammino di Avvento!

sabato 20 novembre 2021

XXXIV DOMENICA T.O. (Anno B) - Solennità di Cristo Re dell'universo

XXXIV DOMENICA T.O. (Anno B) - Solennità di Cristo Re dell'universo
"Che cos'è la verità?"

Carissimi amici,
la Chiesa oggi rimarca la regalità di Cristo, che viene celebrata con l'Ascensione di Gesù al cielo.

Oggi mi vorrei soffremare sull'ultima domanda di Pilato nei confronti di Gesù: "Che cos'è la verità?"
Eh! Questo è un argomento complesso, perché la verità, che è un dato reale, oggettivo, sta diventando qualcosa di relativo, di personale, ideologico, soggettivo. E la società odierna è piena di queste verità relativiste e soggettive, dove tutti hanno ragione e torto allo stesso tempo, e nella quale regna solo il caos!

La verità è un dato reale, che non si può cambiare. È così e basta! Perché? Semplicemente perché si è fatta esperienza concreta di quel dato. Il fuoco è caldo perché emana calore, perché se mettiamo la mano essa si scalda, se mettiamo un termometro la temperatura si alza. Non è possibile dire il contrario. O meglio, lo possiamo dire, ma dobbiamo essere consapevoli che stiamo dicendo una fesseria. E noi, purtroppo, non siamo così attenti, altrimenti non ci sarebbero tante fake news. Pretendiamo di avere ragione anche nel torto.

Quando qualche genitore mi dice: "Eh! Il professore non può vedere a mio figlio", rispondo: "suo figlio ha problemi solo con quel professore?" e il genitore: "No, veramente anche con altri! Ma sai com'è, tra professori!" e io: "Giusto. Ma suo figlio è unico ad avere problemi con i professori?" e di nuovo il genitore: "Non ho sentito altre lamentele di altri genitori". La mia conclusione: "Allora, se suo figlio ha problemi con quasi tutti i professori, mentre gli altri alunni no, il problema non sono i professori, ma suo figlio!" È così. Proviamo a mettere questo esempio alle cose che ci capitano a noi, e vediamo se stiamo agendo secondo verità oppure no. A volte bisogna accettare di perdere, per far trionfare la verità!

Questo a livello umano. Dal punto di vista di fede cambia poco, perché se Gesù ci ha detto e dimostrato che la morte è sconfitta dalla risurrezione, perché abbiamo difficoltà a credere? Perché abbiamo timore di incontrarlo nell'Eucaristia? Questo è il motivo principale sul perché è nata questa solennità, o altre simili. Rimarcare la verità della fede.

La solennità di oggi ci vuole ricordare di essere più umili, di essere autentici ricercatori della verità. Non la mia verità, ma quella oggettiva, reale, autentica. Ogni tanto, ammettere le proprie colpe non fa altro che farci vivere di autenticità, di essere meno arroganti e litigiosi.

Che il Signore possa illuminare la nostra vita, per farci vivere nella verità dell'Amore e quindi stare in pace con noi stessi e con gli altri. Amen!

Buon cammino!

sabato 13 novembre 2021

XXXIII DOMENICA T.O. (Anno B)

XXXIII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica ci vuole far riflettere su due aspetti. Il primo riguarda la dimensione apocalittica. Quante volte abbiamo sentito fesserie sulla fine del mondo, di complottisti che vedono morte e distruzione ovunque. E non mi riferisco solo a Nostradamus, ai Maya o ai fondamentalisti cattolici di matrice Medjugorjana e altri simili, ma anche alle tante persone che vedono complotti ovunque, dei poteri forti che vogliono dominare il pianeta, ecc. Insomma tutto l'universo delle fake news, che trovano accoglienza tra la gente semplice e poco istruita, che non sempre e capace di fare discernimento. E proprio su questo aspetto, Gesù ci dice di fare attenzione, di essere prudenti, di non credere a tutto ciò che ci viene detto. E qui qualche domanda: Quando leggo qualche notizia, quando qualcuno mi racconta qualcosa, verifico l'attendibilità e la veridicità? Una determinata realtà la valuto con criteri oggettivi o soggettivi? Ecco in base alle risposte a queste domande, capiamo se siamo saggi o creduloni.

La seconda riflessione è sul vivere l'oggi in prospettiva del futuro. Non dobbiamo pensare di come sarà il futuro, ma dobbiamo pensare a vivere bene l'oggi. L'oggi vissuto bene è la garanzia del domani, del futuro. Se viviamo bene l'oggi, il futuro non sarà poi così terrificante, come i soggetti sopracitati vogliono dimostrare.

Chiediamo la grazia al Signore il dono del discernimento e del saper vivere bene le nostre giornate. Nell'amore e nell'amicizia con Dio e tra di noi.

Buon cammino!

domenica 7 novembre 2021

XXXII DOMENICA T.O. (Anno B)

XXXII DOMENICA T.O. (Anno B)
«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri».

Carissimi amici,
il Vangelo di oggi ci fa riflettere sulla virtù dell'umiltà. Come prima osservazione, Gesù ci fa notare come dobbiamo stare alla larga dalle persone che si credono chissà chi, che credono di avere sempre la ragione dalla loro parte, che si credono onnipotenti. E mi sembra una giusta osservazione, perché agli occhi di Dio non contano i titoli di studi o il prestigio sociale che abbiamo, ma conta ben altro: il cuore!

Come seconda osservazione è la riflessione che Gesù fa sull'obolo della vedova. Chiaramente non è un discorso economico. Gesù non ci chiede di girare tutto il nostro stipendio alla Caritas. Mi sembra abbastanza ovvio! Ma Gesù si riferisce al dono della vita, al dono dei propri talenti e qualità. E verificare questa cosa non è difficile. Basta chiedersi: "Quanto dedico alla mia famiglia? Quanto tempo ed energie dedico alla comunità?" Dalla risposta capiamo se siamo come i ricchi presuntuosi, che si limitano ai ritagli, o come l'umile vedova che mette in gioco tutto. Che senso ha avere un capitale economico se non lo investo? Che senso ha avere titoli di studi se non li metto a servizio? Che senso ha avere dei talenti se non li metto in gioco?

Più siamo generosi, più la nostra vita acquista valore. Più la nostra vita ha un valore, più la società diventa più bella. Non occorre chissà quale magia. Meno pigrizia, più generosità!

In Paradiso vanno le persone generose, non i tirchi e i pigri.

Buon cammino!

sabato 30 ottobre 2021

XXXI DOMENICA T.O. (Anno B)

XXXI DOMENICA T.O. (Anno B)
«Non sei lontano dal regno di Dio»

Carissimi amici,
se la scorsa settimana uno sconosciuto che chiede semplicemente aiuto a Gesù, ci è sembrata una cosa scontata, oggi il Vangelo ci stupisce perché troviamo un dottore della legge che ha un dialogo bello e umile con Gesù.

È interessante perché il dottore della legge è uno che conosce a memoria tutta la Torah, che sa interpretare ogni singola lettera della legge di Mosè. Eppure questa persona chiede consiglio a Gesù, che per lui era un semplice conoscente, su quale è il comandamento più grande. Non è una semplice provocazione come spesso facevano i farisei, ma è un dialogo molto mite e pacato, dove alla fine il dottore della legge riconosce la saggezza di Gesù, non lo giudica, come di solito avveniva.

Questi episodi nella nostra vita, sono molto rari. Per noi è umiliante abbassarsi a certi livelli. Ma come, uno come me, con i miei titoli di studio, con la mia posizione sociale, devo fare o chiedere quella cosa? Non esiste! Eppure San Benedetto, forse illuminato proprio da questa pagina del Vangelo, nella Regola scrive che anche il più piccolo della comunità va ascoltato, perché lo Spirito Santo non fa distinzioni di età o ceto sociale. E anche un famoso detto popolare ci viene in aiuto: "un fesso ti può illuminare la mente". E in ultimo anche la poesia di Totò "A livella". Vedo tante persone che si atteggiano, che hanno la "puzza sotto il naso", ma non sanno concludere niente nella vita, a differenza di tante altre persone che, senza badare al loro status sociale, sono in grado di amare tutti in qualsiasi situazione.

Il messaggio di oggi è molto semplice. Essere umili, non aver paura del pregiudizio degli altri, perché l'unico comandamento di Dio è: Amare! Tutto qua.

Che il Signore illumini il nostro cuore, per vivere al meglio la virtù dell'umiltà.

Buon cammino!

sabato 16 ottobre 2021

XXIX DOMENICA T.O. (Anno B)

XXIX DOMENICA T.O. (Anno B)
"Cosa volete che io faccia per voi?"

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica è molto interessante perché ci mostra un Gesù pronto ad ascoltare qualsiasi richiesta, anche la più assurda, ma da buon maestro, ci fa capire che non si può acconsentire a tutto. Vediamo come.

Giacomo e Giovanni, hanno preteso il posto accanto a Gesù. Hanno chiesto il Ministero dell'interno del Regno dei cieli, e giustamente gli altri si sono risentiti. E immagino soprattutto Pietro (il primo Papa!). E in questo clima di prepotenza e risentimento, Gesù, con la sua tenerezza, sistema la situazione dicendo che la chiave che apre le porte del Regno dei cieli, è l'amore gratuito. Non ci si siede accanto a Gesù per interesse (io ti sono amico per avere...). Il posto accanto a Gesù è per coloro che amano senza contraccambio.

Certo, per noi è difficile comprendere questa realtà. Umanamente ci ferisce quando amiamo, ma non siamo amati, è normale! Ed è come reagisco alla delusione, che si vede se amo gratuitamente o per interesse. Se, nonostante tutto, il cuore è legato alla persona che ci ha deluso, e continuiamo ad amare, l'amore è vero! Se si chiude tutto, significa che dietro c'è stato solo interesse. E questo tante volte è capitato anche a me in entrambe le situazioni, dove ho amato veramente e dove ho amato per interesse. E amare per interesse, non è una bella cosa, perché si è consapevoli di sfruttare il cuore dell'altro, che magari ama veramente. Ecco perché Gesù ci dice che solo l'amore vero assegna il posto più bello in Paradiso.

Chiediamo al Signore, non il posto migliore, ma il modo di ottenerlo, ovvero un cuore aperto, ardente di amore, capace di amare senza nessun interesse.

Buon cammino!


sabato 9 ottobre 2021

XXVIII DOMENICA T.O. (Anno B)

XXVIII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».

Carissimi amici,
Il Vangelo di questa domenica ci offre tre spunti di riflessione. In primo luogo la fermezza di Gesù. Al giovane ricco propone lo stile di vita di un autentico cammino di fede, che il giovane rifiuta. Gesù non lo rincorre, non lo supplica, non rinnega il suo messaggio pur di ottenere seguito e consensi. Se vogliamo essere autentici e credibili, così dobbiamo fare anche noi. Non dobbiamo aver paura dell'insuccesso del momento, dobbiamo saper puntare in alto, anche se ci può far dispiacere. È nella fermezza, nella determinazione che gli altri trovano in noi la fiducia e piano piano si avvicineranno e si uniranno a noi.

La seconda riflessione è sul giovane ricco. Il suo errore, la sua paura è nel non voler condividere la sua ricchezza. Per ciò che ci riguarda, Gesù non si riferisce alla ricchezza economica, ma ai nostri doni e qualità che abbiamo. Se non siamo in grado di mettere a disposizione nostra e degli altri i nostri doni e talenti, non siamo fatti per il Paradiso.

La terza riflessione è sull'osservazione di Pietro. Giustamente fa notare che loro hanno seguito Gesù. Con quale ricompensa? E Gesù risponde che la ricompensa non è solo nel Paradiso, ma anche qui sulla terra. Ed è vero! Perché chi condivide i propri talenti e qualità, non rimane solo, ma sperimenta la generosità degli altri. Però Gesù aggiunge che ci saranno anche le persecuzioni. Ed è così, perché non sempre il bene fatto viene accolto. Ci sono dei casi in cui, il bene fatto viene rifiutato e questa cosa ci farà restare male. Ma noi non dobbiamo aver paura! Continuiamo a fare il bene e basta, questo è ciò che conta realmente.

Ecco allora il messaggio di oggi: Essere fermi nello stile di vita cristiano, non aver paura dell'insuccesso e condividere i doni e talenti che Dio ci ha donato. Che il Signore possa illuminare ogni giorno la nostra vita.

Buon cammino!

sabato 2 ottobre 2021

XXVII DOMENICA T.O. (Anno B)

XXVII DOMENICA T.O. (Anno B)
"Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma"

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica ci fa riflettere sulla dimensione del matrimonio, ma ancora più nel dettaglio ci porta a pensare come vivere la nostra quotidianità relazionale.

Al giorno d'oggi siamo sommersi da leggi e regolamenti. Secondo voi perché? La risposta ce la da Gesù: la durezza del nostro cuore. Il nostro cuore è talmente duro che abbiamo bisogno del terzo comandamendo per dirci di vivere in pienezza l'incontro con Dio nell'Eucaristia. Abbiamo bisogno del quinto comandamento che ci ricorda che la vita umana è preziosa. E così via! Ma è possibile vivere senza aver bisogno di leggi? Si! Ma solo nel momento in cui inizieremo ad amare con il cuore, senza umiliare e prendere in giro gli altri solo per un tornaconto personale.
Perché solo amando con il cuore, terremo alla larga il male e quindi le separazioni. E non solo quelle tra marito e moglie, anche tra amici! E quante amicizie rotte a causa del cuore chiuso ed egoista!

Chiediamo al Signore di ammorbidire il nostro cuore, affinché impariamo ad amare veramente con il cuore e con il dono della nostra vita!

Buon cammino!

sabato 18 settembre 2021

XXV DOMENICA T.O. (Anno B)

XXV DOMENICA T.O. (Anno B)
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me».

Carissimi amici,
dopo un nuovo annuncio della Passione, Gesù ci insegna come diventare grandi. Noi pensiamo di diventare grandi accumulando chissà quali esperienze e titoli accademici. Gesù, ancora una volta, stravolge tutto e ci indica la strada giusta da intraprendere. E lo fa prendendo come esempio i bambini. 

I bambini, almeno nei primi anni di vita, dipendono in tutto e per tutto dai genitori, ed è particolare perché l’amore, come abbiamo sempre detto, è totale donazione e la Passione ne è la prova. Gesù ha compreso che noi da soli non siamo in grado di raggiungere il Paradiso e con la donazione totale della sua vita, ci ha dato la possibilità di entrare nel Regno dei Cieli.

Solo l’amore ci fa diventare grandi, solo l’amore vince. Chi corrompe per ottenere la ragione, e chi si lascia corrompere, non diventerà mai grande agli occhi di Dio.
Chiediamo al Signore la forza di amare profondamente, di accogliere tutti coloro che sono nel bisogno, di non essere indifferenti davanti alle lacrime. Solo così accogliamo Cristo e saremo grandi nel Regno dei Cieli.

Buon cammino!

sabato 11 settembre 2021

XXIV DOMENICA T.O. (Anno B)

 XXIV DOMENICA T.O. (Anno B)

«Ma voi, chi dite che io sia?»

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci presenta la grande professione di fede dell’Apostolo Pietro. Tutto inizia con una domanda di Gesù: «La gente, chi dice che io sia?» una domanda rivolta a ciascuno di noi, che potremmo attualizzare così: «Per coloro che sono in strada, al lavoro, a scuola, nei bar, ecc. chi è Gesù?». Le risposte che danno i discepoli sono varie, così come le daremmo anche noi. Però poi Gesù entra in dettaglio e chiede: «ma voi, chi dite che io sia?». E qui Piero si fa portavoce del piccolo gruppo e dice: «Tu sei il Cristo». Quest’ultima domanda è rivolta a noi personalmente. A Gesù non importa cosa pensa la gente di Lui, a Gesù interessa cosa penso io di Lui, cosa Gesù rappresenta nella mia vita.

La risposta che dà Pietro è vera, ma lui non conosce il suo vero significato, infatti all’annuncio della Passione e della Risurrezione, Pietro rimprovera Gesù. Ecco perché Gesù subito lo fa scendere dalla colonna di gloria che si era creato dopo questa grande professione di fede, e gli dice: «Va’ dietro a me Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». La fede di Pietro ancora non è matura, lo sarà quando, secondo la leggenda, fuggendo da Roma, incontra Gesù che va verso Roma! Il famoso «Quo vadis, Domine». Tra i due momenti sono passati tantissimi anni. La fede non è questione di tempo, ma di cuore! E qui faccio un collegamento con la seconda lettura. L’Apostolo Giacomo ci dice che la fede va dimostrata con le opere, con la vita, a parole siamo bravissimi! Conosco persone che parlerebbero per ore di Gesù, della fede, ma quando poi si arriva alla concretezza, tutti noi crolliamo!

Chi mi conosce, sa che io non utilizzo espressioni di elevata cultura teologica. Potrei farlo perché ho tutti gli strumenti, ma preferisco condividere la mia esperienza di fede, ciò che Gesù Cristo ha fatto e fa per me, (ovviamente alla luce del Vangelo!) perché è a me che Gesù chiede: «Chi sono io per te?» ed io con il mio cuore e la mia vita devo rispondere. Non posso rispondere con le parole degli altri, magari citando qualche bravo teologo, così faccio bella figura! Ma allora come fare? Come ci ha suggerito il Papa nell’Esortazione Apostolica «Gaudete et exsultate». Vivere le beatitudini e le opere di misericordia nelle piccole e grandi scelte quotidiane. E allora ecco che possiamo ritornare alla domanda personale di Gesù: «Chi sono io per te?»

Abbiamo la domanda di Gesù, abbiamo gli strumenti necessari, possiamo rispondergli, ricordando l’ammonimento di san Francesco: «Annunciate il Vangelo e, se è necessario, anche con le parole!»

sabato 4 settembre 2021

XIII DOMENICA T.O. (Anno B)

XIII DOMENICA T.O. (Anno B)

 «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e parlare i muti»

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica è molto interessante, perché attraverso la guarigione di un sordo, Gesù ci vuole dire che la fede non sono parole, ma testimonianza concreta.

In passato (qualcuno lo crede ancora oggi!) si credeva che se una persona era sorda, la stessa “malattia” colpiva le corde vocali e viceversa. Noto è il brano di Zaccaria che era muto e le persone intorno, «domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse» (Lc 1,62). Zaccaria era muto, non sordo! Con il tempo, finalmente, si è capito che la sordità e il mutismo sono realtà diverse da loro, anche se il mutismo è una conseguenza oggettiva della sordità. Io parlo, perché ascolto! Questa è la conclusione: so dire e leggere il mio nome, perché ho ascoltato la parola e la fonetica delle lettere.

Portiamo tutto questo discorso a livello di fede. Per testimoniare la fede, è necessario fare esperienza di Cristo. Se non «ascolto» la Parola di Dio, come posso annunciarla? Ma attenzione! È vero che il mutismo è conseguenza della sordità, ma ci sono dei sordi che parlano. Come è possibile? Semplice! Attraverso il labiale, la logopedia. In pratica la vista e il tatto sono fondamentali. Anche qui il passaggio al discorso di fede. Se io, non avendo avuto esperienza diretta della Parola di Dio perché sono stato sordo nei suoi confronti, una persona può farmi fare questa esperienza di fede. Come? Con la sua testimonianza concreta di vita. Ciò che il Papa chiama «fede per attrazione». Io vedendo il tuo stile di vita, capisco il significato del Vangelo.
Ecco allora la conclusione bella del Vangelo di oggi. Ha fatto bene ogni cosa: fa udire la sua Parola e attraverso la testimonianza concreta, fa parlare chi ancora non l’ha ascoltata.

Fede e testimonianza sono indivisibili. Non può esistere la fede senza testimonianza e non può esistere testimonianza senza fede. Dio per comunicare sé stesso, si è dovuto manifestare all’umanità «sorda» e l’umanità, attraverso questa testimonianza ha imparato ad ascoltare e a diffonderla.

Chiediamo al Signore di farci ascoltare la sua Parola e di essere testimoni del Suo Amore per coloro che riescono a sentire questo richiamo d’Amore.

sabato 7 agosto 2021

XIX DOMENICA T.O. (Anno B)

XIX DOMENICA T.O. (Anno B)
«Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?»

Carissimi amici,
Dopo la moltiplicazione dei pani e dopo che Gesù ci ha detto di fare la volontà del Padre, ovvero amare nella maniera più totale, ecco che la nostra eccessiva razionalità ci porta a mormorare a criticare.

Gesù interrompe la mormorazione è dice che l'unico modo per vivere la vita eterna è nutrirsi dell'Eucaristia, cioè vivere la donazione dell'amore. Dopotutto è così. Chi ha amato nella maniera più totale, anche dopo la morte naturale, continua la sua opera d'amore in mezzo a noi. Lo vediamo in modo particolare nei Santi. Nonostante molti sono deceduti da secoli, oggi sentiamo viva la loro presenza. E questo vale anche per i nostri cari che ci hanno amato.

Il messaggio di Gesù lo possiamo sintetizzare così: "non ci limitiamo a campare la giornata in maniera statica, viviamo ogni giorno mettendo in campo la nostra esistenza, il nostro amore più totale". Questa è la vera Eucaristia: la mia carne per la vita del mondo.

Buon cammino!

sabato 31 luglio 2021

XVIII DOMENICA T.O. (Anno B)

XVIII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Carissimi amici,
dopo aver moltiplicato i pani, Gesù inizia a parlarci del vero Pane, ovvero l'Eucaristia e parte da un principio base: Credere in Dio, credere in Gesù.

Forse per noi è scontato credere in Gesù, perché siamo cristiani, ma non è affatto così. Gesù stesso, quando la madre e i fratelli vanno a trovarlo, dice: "Chi fa la volontà di Dio, egli è per me fratello, sorella e madre". Questo non per sminuire la Vergine Maria, ma per precisare che la fede non è solo questione anagrafica, di consanguineità. Non basta essere registrati sul registro parrocchiale, bisogna vivere la volontà di Dio. E qual'è? Vivere l'amore. Infatti Gesù stesso ci dice: "Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri. Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". E l'Eucaristia non è altro che questo. Un corpo offerto per amore, una vita donata per amore. 

Se vogliamo comprendere il discorso eucaristico di Gesù, dobbiamo fare questo passaggio. Passare da una fede anagrafica, ad una fede reale, vissuta giorno dopo giorno.

Il Signore illumini la nostra mente e il nostro cuore, in modo da poter credere sempre di più nelle sue parole, nel suo amore.

Buon cammino!


sabato 24 luglio 2021

XVII DOMENICA T.O. (Anno B)

XVII DOMENICA T.O. (Anno B)
«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?»

Carissimi amici,
per qualche domenica sarà il Vangelo di Giovanni a farci meditare, in particolare sul tema eucaristico. Oggi iniziamo con il brano della moltiplicazione dei pani.

La mia riflessione si concentra sulla domanda provocatoria che fa Gesù. Alla domanda di Gesù seguono due risposte. La prima è di Filippo, ed è una risposta senza speranza (duecento denari non sono sufficienti). La seconda risposta è di Andrea, il quale afferma che qualcosa c'è, ma è poco. Gesù compie il miracolo, sulla risposta di Andrea, infatti moltiplica i pani, non i duecento denari. Ma perché questa scelta di Gesù? Poteva moltiplicare i denari e comprare il pane necessario! La risposta è molto semplice. Filippo ha detto che c'erano i denari, ma non bastavano. Andrea, invece, pur sapendo che i pani erano pochi, si è chiesto come poteva essere distribuito. Un po' come Zaccaria e Maria. Stesso annuncio da parte di Gabriele. Zaccaria non si è fidato ed è rimasto muto, Maria si è messa nelle mani di Dio e ha esultato con il Magnificat.

L'insegnamento per noi è che se vogliamo assistere ai prodigi di Dio nella nostra vita, dobbiamo imparare a fidarci di Lui, soprattutto quando le cose vanno male. Imparare a dire: "Signore, questa è la mia vita! Anche se fragile e ferita, la metto nelle tue mani per farne una meraviglia stupenda".

Fidarsi è difficile, ma una volta che lo fai, veramente tocchi con mano i suoi prodigi. E io di questo, ne sono testimone!

Che ognuno di noi possa fare questa esperienza!

Buon cammino!

sabato 17 luglio 2021

XVI DOMENICA T.O. (Anno B)

XVI DOMENICA T.O. (Anno B)
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’»

Carissimi amici,
Il libro del Qoelet ci dice che c'è un tempo per ogni cosa. Domenica scorsa abbiamo visto come Gesù manda gli apostoli in missione. Oggi, invece, ci invita a riposarci. Il riposo non è il fregarsene del mondo, come a dire: "ah, me ne vado per un po'. Non voglio più saperne di niente e nessuno". Il riposo è un tempo di deserto, cioè lasciarsi guidare dalla Parola di Dio e non dallo starnazzare degli uomini. Un tempo dove rigenerare non solo il corpo, ma soprattutto lo spirito, l'anima per poter poi tornare alla nostra missione.

Non si può mollare tutto e tutti, ma per vivere al meglio la nostra missione, nell'essenzialità e nell'umiltà, dobbiamo prenderci un tempo per poter "ricaricare le pile". Solo così saremo in grado di essere buoni e saggi pastori, che si occupano e preoccupano del gregge. E l'essere buoni pastori, non riguarda solo i sacerdoti, ma anche i genitori, i figli, i lavoratori, ecc.

Chiediamo al Signore di donarci un tempo di riposo, dove poter udire la brezza della sua Parola e poter sperimentare la bellezza della pace e della tranquillità.

Buon riposo!

sabato 10 luglio 2021

XV DOMENICA T.O. (Anno B)

XV DOMENICA T.O. (Anno B)
«Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Carissimi amici,
oggi il Vangelo ci descrive come deve essere il missionario. Ci sono due virtù che riassumono il tutto: l'essenzialità e l'umiltà.

L'essenzialità consiste nel non lasciarsi condizionare più di tanto dalle cose materiali. Avere la smania di accumulare sempre di più, oppure l'essere sempre vittima delle ristrettezze economiche o di altro genere. Saper trovare un giusto equilibrio, dove il centro è la dignità della persona. E in rapporto al Vangelo, non conta il tuo tanto argomentare o avere chissà quale prestigio, ma basta la personale esperienza di Dio nella tua quotidianità.

L'umiltà è forse quella più difficile da vivere, soprattutto se la leghiamo alla frase di Gesù, che ho scelto come titolo. Potrebbe sembrare una frase dispregiativa, come a dire: "tu non mi meriti!". In realtà, non è proprio così. Essere umili significa saper accettare anche il rifiuto dell'altro. Accettarlo al punto di dire: "ecco, anche la polvere che ho calpestato ti appartiene. È tua, te la restituisco!". Saper fare questo gesto significa veramente essere liberi. Liberi di essere se stessi, liberi di accogliere un SI e un NO. Certo non è facile, perché più sei legato a quella persona che ti allontana, più è doloroso fare quel passo indietro. Ma per essere veri discepoli, Gesù ci chiede questo atto di coraggio e di fede. Anche perché sarà questo gesto, a sciogliere il cuore dell'altro e fargli dire: "tu mi ami così tanto da recuperare perfino la polvere e restituirla!"

Un gesto doloroso, che infine porta alla vita, alla gioia. Ed è la forza della croce e del martirio. E testimonianza deriva proprio da martirio. Il martirio è la testimonianza che l'amore vince su tutto, anche sul rifiuto!

Chiediamo al Signore di essere validi e umili testimoni del suo Amore, della sua Misericordia.

Buon cammino!

sabato 3 luglio 2021

XIV DOMENICA T.O. (Anno B)

XIV DOMENICA T.O. (Anno B)
“Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?”

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica ci interpella su una realtà che spesso viviamo. Cioè quella di identificare le persone non per ciò che sono, ma per la loro appartenenza, per ciò che fanno, o peggio ancora, per i loro errori del passato.

Questa realtà, mette molto in imbarazzo, perché non ci rende liberi di essere ciò che siamo, di far venire fuori il meglio di noi stessi. Quante volte ci sentiamo dire: “Eh, ma proprio tu ci vieni a dire questa cosa?”, senza riflettere se quella cosa è vera oppure no. Questo è un grosso limite, che dovremo imparare a superare, per gustare la bellezza della verità e della pace.

Più volte il Vangelo ci ha ricordato che il Regno di Dio non è per i perfetti, per coloro che sono in pace, ma per coloro che, nella fragilità umana, riescono a fidarsi di Dio. E Anche san Paolo lo ricorda molto bene quando dice: “Infatti quando sono debole, è allora che sono forte”. Quindi non dobbiamo aver paura della nostra provenienza, del nostro passato, della nostra fragilità, del giudizio che altri mettono sul nostro conto, ma dobbiamo semplicemente essere noi stessi e cercare di vivere la bellezza della fede con gioia e con speranza. Perché in questo modo di vivere viene fuori tutta la potenza e la bellezza di Dio.

Coloro che si divertono a giudicare e criticare, rimarranno senza la presenza di Dio, infatti il Vangelo si conclude con queste parole: “E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì”. E il prodigio di Dio è il suo Amore, la sua Misericordia. E senza la presenza di Dio c’è solo morte e desolazione!

Sta a noi scegliere se essere come i paesani di Gesù, o essere come Gesù.

Buon cammino!

sabato 19 giugno 2021

XII DOMENICA T.O. (Anno B)

 XII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»

Carissimi amici,
la fede, come sappiamo, è qualcosa di misterioso, di profondo che ha poco di razionale. Tutto si basa sulla fiducia, cioè il cieco affidamento. Ma alcune situazioni della nostra vita ci fanno dubitare, come avviene ai discepoli, ed è in quel momento che capiamo se abbiamo messo la nostra vita nelle mani della persona giusta, oppure no.

Sembra strano, ma è proprio nella difficoltà che ci rendiamo conto che rapporto abbiamo con la fede e con la fiducia. Oggi Gesù ci ha dimostrato che ci possiamo fidare di Lui. Che Lui è l'ancora di salvezza. Che con Lui non dobbiamo aver timore, davvero possiamo buttarci ciecamente tra le sue mani. Non nella convinzione che il male non ci toccherà, ma che Lui lotterà insieme a noi! Dio non toglie la prova, ma è forza e sostegno nella prova.

E allora affidiamo l'intera nostra vita nelle sue mani, perché ci possa sostenere ogni giorno e ogni momento, soprattutto nelle tempeste che nella vita attraversiamo.

Buon cammino!


sabato 12 giugno 2021

XI DOMENICA (T.O.) anno B

 XI DOMENICA (T.O.) anno B
«Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga».

La fede, non è qualcosa di diretto che da un momento all’altro ci trasforma come avviene nei cartoni animati. Ma la fede necessita di un cammino, un lungo cammino.
La vita stessa presenta queste caratteristiche. Gesù fa l’esempio del grano, ma pensiamo alla vita. Dal seme fecondato c’è tutto il tempo della gravidanza e poi del parto.

Riuscire a percepire, quasi a toccare, la presenza di Dio nelle piccole e grandi esperienze quotidiane non è scontato. Dio è sempre presente, solo che noi siamo un po’ incostanti e diffidenti.
Se ripenso al mio rapporto con Dio prima del seminario, mi rendo conto che era molto fragile e fideistico, cioè considerare Dio come colui che risolve tutti i problemi senza il contributo di nessun altro. Passare da un rapporto fragile ad un rapporto molto più costante ed impegnativo, non è stato affatto semplice,  ho dovuto “sudare” tanto e dal punto di vista spirituale sono davvero soddisfatto del lavoro che il Signore ha fatto in me. Quali sono stati i passaggi fondamentali?
      1)      Il desiderio di cambiare;
      2)      Il coraggio di fare delle scelte (anche sbagliate);
      3)      La lotta continua contro gli ostacoli;
      4)      La tenacia e l’umiltà nel rialzarsi ogni volta dalle cadute;
      5)      I momenti di silenzio e di preghiera;
      6)      Il tempo.
Un cammino di fede richiede questo, soprattutto il tempo.

Il tempo è la cosa più difficile da gestire. Gesù non ci chiede tanto. Ci chiede di “sacrificare” un po’ del nostro tempo per dedicarlo a lui.

Chiediamo l'aiuto al Signore di far maturare la spiga del nostro cuore.

Buon cammino!

sabato 5 giugno 2021

DOMENICA DEL “CORPUS DOMINI”

 DOMENICA DEL “CORPUS DOMINI” (Anno B)
«Prendete, questo è il mio corpo»
 
La solennità del Corpus Domini nacque nel 1247 in Belgio per celebrare la reale presenza di Cristo nell'Eucarestia, in reazione alle tesi di alcuni teologi protestanti, secondo le quali la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica.
Papa Urbano IV nel 1264, estese la solennità a tutta la Chiesa. All'anno precedente si fa risalire tradizionalmente anche il Miracolo eucaristico di Bolsena.
 
La vera celebrazione del Corpus Domini è e rimane quella del Giovedì Santo, e la liturgia ci propone proprio il brano dell'ultima cena. Quindi il valore e il significato di questa solennità va ricercato e vissuto proprio nell'ottica del triduo Pasquale. L’Eucaristia non è altro che un corpo donato e offerto per amore.
 
Non ci interessa sapere il passaggio “chimico” che avviene durante la consacrazione, ciò che realmente importa è sapere il motivo per il quale Gesù  dona l’intera sua esistenza. Il motivo è l’Amore. Amare significa dare se stesso agli altri, non per ricoprire qualche ruolo o occupare qualche poltrona, ma perché ce lo chiede il cuore. E il cuore non guarda a nessun interesse. Si dona e basta!
 
Chiediamo la grazia al Signore di essere capaci di fare della nostra vita un'Eucaristia vivente, in modo da saper donare la nostra vita, il nostro cuore.
 
Buon cammino!

 

venerdì 28 maggio 2021

SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO B)

 SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO B)
“Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”
 
Carissimi amici,
la scorsa settimana ho anticipato questa festa con la definizione trinitaria di sant’Agostino sull’amore. Definire la Santissima Trinità, non è stato mai semplice. Lo stesso Gesù ha avuto difficoltà a spiegare questo grande mistero d’Amore ai suoi discepoli. L’Evangelista Giovanni ha provato a tratteggiare un profilo teologico della Santissima Trinità già nel suo prologo. I padri della Chiesa hanno discusso questo argomento nei primi grandi concili della Chiesa, (Nicea, Costantinopoli, Efeso, Calcedonia, ecc.). La Trinità non si può spiegare, la trinità va vissuta. È nell’esperienza quotidiana di tutti noi, che sperimentiamo la concretezza della Trinità.
 
Dio, nella sua unicità, si mostra nel triplice volto. Dio è Amore, ci dice l’Apostolo Giovanni. E proprio perché è Amore, ama ed è amato. E noi, che siamo fatti a sua immagine e somiglianza, viviamo nella nostra vita la stessa dimensione trinitaria. Come? Proprio nella dinamica dell’amore. Io (che sono frutto dell’amore) sono amato e proprio perché sono amato, dono amore. Dopotutto è questo il comandamento dell’Amore che Gesù ci ha insegnato: Amatevi gli uni gli altri, o per dirla con una formula matematica, essere l’uno per l’altro.
 
Questo è il messaggio di questa domenica: vivere l’amore nella sua triplice dimensione. Solo così capiremo chi è realmente Dio, senza l’aiuto di definizioni filosofiche e teologiche.
 
Chiediamo la grazia al Signore di essere capaci di amare ed essere amati, per poter vivere la bellezza di Dio nella nostra vita.
 

Buon cammino!

sabato 22 maggio 2021

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno B)

 DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno B)

«Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo Amore».


 Carissimi amici,
oggi la Chiesa fa memoria della Pentecoste, ovvero della venuta dello Spirito Santo.
S.Agostino dice che lo Spirito Santo è quella forza le unisce l’amante (il Padre) e l’amato (il Figlio) generando l’Amore.
 
Abbiamo notizie dello Spirito Santo in tutta la Bibbia, dallo «Spirito di Dio che aleggiava sulle acque» (cfr Gn1) all’Apocalisse «lo Spirito e la sposa dicono: “vieni!”» (Ap22,17). Ma è difficile tracciare un profilo dello Spirito Santo. È interessante che in tutta la Bibbia, lo Spirito Santo, viene descritto in diversi modi: come puro spirito, come una colomba, come lingua di fuoco, come vento, ecc. Ma in realtà cos’è? Personalmente credo che lo Spirito Santo si manifesta e si realizza non nelle definizioni, ma nell'esperienza quotidiana di ciascuno di noi, perché sin dal nostro battesimo siamo diventati Tempio dello Spirito Santo, cioè il luogo dove lo Spirito di Dio dimora.
 
Ma se prendiamo la definizione di S.Agostino, possiamo certamente affermare che ovunque c’è Amore, c’è lo Spirito Santo, ecco perché Gesù ci ha dato un unico comandamento: l’Amore, l’Agape, la Caritas. Dove c’è la vera carità, il vero amore, lì c’è Dio, lì c’è lo Spirito Santo. Amare è la cosa più bella che possiamo sperimentare e vivere.
 
Ieri, preparando l’omelia, mi sono imbattuto in un breve video dove Roberto Benigni, probabilmente ateo o agnostico, nel suo programma dei dieci comandamenti, ha parlato dello Spirito Santo e anche lui lo ha descritto come l’Amore, il vero amore. Quella forza inafferrabile che trasforma le vite delle persone e le proietta verso il bene assoluto. Vedete come lo Spirito Santo entra nel cuore anche di chi non crede, così come abbiamo pregato nella sequenza di Pentecoste, prima del Vangelo. Un testo bello e coinvolgente.
 
Allora chiediamo la grazia al Signore di essere veramente donne e uomini capaci di Amare, perché l’Amore vince l’odio e la vendetta e disarmata dal perdono.
Vieni Santo Spirito. Amen, alleluia!
 

Buon cammino!

venerdì 14 maggio 2021

VII DOMENICA DI PASQUA - Solennità dell’Ascensione del Signore (Anno B)

 VII DOMENICA DI PASQUA - Solennità dell’Ascensione del Signore (Anno B)

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato».


Carissimi amici,

oggi la Chiesa è in grande festa, perché il Cielo ha spalancato le sue porte per accogliere il Risorto. Umanamente parlando, questo avvenimento ha rattristato gli Apostoli, perché Gesù non sarebbe più stato fisicamente in mezzo a loro e questo distacco, dispiace. Ma Gesù ha lasciato un mandato speciale: continuare l’opera di evangelizzazione nel suo nome! E questo succede anche a noi, quando sentiamo dire: “Faccio questa cosa perché lo ha voluto papà!”. La continuazione dei sogni di chi ci ha amato e ci ha voluto bene. Ecco perché anche la dimensione della morte è trasfigurata. La persona amata che non sarà più fisicamente con noi, sarà in noi, in ciò che ci ha insegnato, in ciò che ci ha tramandato, nei suoi sogni che noi proveremo a realizzare. Questo è il grande messaggio della solennità odierna. Anche se fisicamente assente, Cristo, il Risorto è sempre con noi, è in noi e non ci lascerà mai!


Ben vengano le lacrime nel momento del distacco, perché in quelle lacrime c’è tutto l’amore che abbiamo ricevuto e c’è tutta la forza che ci permette di gridare al mondo la bellezza della risurrezione, della vita, della realizzazione dei sogni.


Concludo con una famosa frase di Sant’Agostino: «Nessuno muore sulla terra, finché vive nel cuore di chi resta».


Chiediamo la grazia al Signore di essere forti annunciatori del suo Vangelo, in modo da testimoniare che la morte è sconfitta dalla vita e non ha più alcun potere su di noi. Cristo è risorto, Cristo vive, Cristo regna! Amen, alleluia!


Buon cammino!

sabato 8 maggio 2021

VI DOMENICA DI PASQUA (Anno B)

 VI DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«chiunque ama è stato generato da Dio»

Carissimi amici,

la liturgia di questa domenica ci fa riflettere sul significato vero dell'Amore. L'amore è un sentimento del cuore, che non si riesce a descrivere a motivo della sua infinita grandezza, ma l'evangelista Giovanni, ci dice che chiunque ama è stato generato da Dio. Quindi per descrivere l'amore, dobbiamo parlare della vita. E in effetti, la vita non è altro che il frutto dell'amore e Gesù lo dice chiaramente: "Non c'è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". In questa frase di Gesù, non è contemplato solo il martirio, il morire per amore, ma generare una nuova vita per amore, mettere se stessi a servizio degli altri, non come schiavi, ma come amici.


Amare è vivere e non si può vivere senza amare. Perché chi non ama, non viene da Dio, ci ricorda l'evangelista. E se non veniamo da Dio, in noi c'è solo morte. E questo lo vediamo nella concretezza della nostra vita. Se in noi non ci sono sentimenti di amore, ma di invidia, rabbia, tristezza, odio, ecc. la nostra vita è cupa, depressa, smarrita. E questi non sono i sentimenti di Dio. E questo Dio lo sa. Ecco perché ci ama e ci dice che è lui che ha scelto noi, per trasformare la nostra vita, per farci tornare il sorriso, la gioia, la speranza e farci vivere la bellezza dell'amore.

Chiediamo la grazia al Signore, di farci gustare la bellezza di quest'amore, di essere donne e uomini capaci di donare e generare vita.

Buon cammino!


sabato 1 maggio 2021

V DOMENICA DI PASQUA (Anno B)

V DOMENICA DI PASQUA (Anno B)

«Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità»

 

Carissimi amici,

oggi la Liturgia ci esorta a vivere l’Amore, con un nostro totale coinvolgimento e non a chiacchiere. Come? Vivendo ciò che Gesù ci dice nel Vangelo, con questa similitudine della vite e dei tralci.

 

Le parole sulle quali mi soffermo sono: tagliare e potare.

In greco questi due termini provengono dal verbo αιρω che significa portare via. Nel primo caso è utilizzato al presente, nel secondo caso il verbo ha una forma composta καθαιρει (καθ + αιρει) che letteralmente significa come + portare via. Chi lavora la campagna sa la differenza tra portare via (sradicare) e come portare via (potare). Quel “come” indica un criterio da osservare per fare qualcosa. Gesù è chiaro! Se il tralcio, il ramo non è buono, si deve eliminare, ma se è buono, bisogna curarlo con particolare attenzione.

 

E questo vale anche nelle nostre relazioni. Non bisogna sempre acconsentire o dissentire a tutto e a tutti. Bisogna sempre capire se chi ci sta di fronte è un ramo da tagliare o da potare. Stessa cosa nella nostra vita. Capire ciò che va tolto e ciò che va potato, solo così saremo capaci di portare tanto frutto per noi stessi e per gli altri.

 

Per una nostra crescita umana e spirituale, per un po’ di tempo è opportuno potare anche quelle relazioni negative, di polemica, di sterile chiacchiericcio che ci circondano. Gesù ci sta chiedendo di sfoltire la nostra vita e di tornare all’essenzialità, ovvero l’Amore. E tutto questo si fa con i fatti, con la concretezza, così come ci ha suggerito l’Evangelista Giovanni.

 

E allora chiediamo al Signore il coraggio e la forza di essere buoni agricoltori della nostra vita e delle nostre relazioni, in modo da vivere in pienezza il comandamento dell’Amore.

 

Buon cammino!

sabato 24 aprile 2021

IV DOMENICA DI PASQUA (Anno B)

 IV DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
"Il buon pastore dà la propria vita per le pecore"

Carissimi amici,
la IV domenica di Pasqua è comunemente chiamata la "domenica del buon pastore" ed è dedicata al tema vocazionale.

la vocazione, sappiamo benissimo, non riguarda solo l'ambito religioso in senso stretto, ma tutto ciò che ha a che fare con la vita di ciascuno di noi. Tutti siamo stati chiamati da Dio a partecipare alla realizzazione del suo progetto d'amore. Dio ci ha creati per farci partecipi di questo progetto, e lo afferma in maniera chiara l'apostolo Giovanni, quando dice: "vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" La nostra vocazione principale è vivere questo rapporto tra Padre e figli.

Scendendo nel concreto della nostra vita, il Vangelo ci dice chiaramente come va vissuto questo rapporto "familiare". Un buon padre di famiglia dà la propria vita per i suoi figli. Un buon parroco dà la propria vita per la sua comunità. Un buon politico dà la propria vita per i suoi cittadini. Un imprenditore dà la propria vita per la sua impresa. Un insegnante dà la vita per i suoi alunni. Un medico dà la propria vita per i malati. ecc.

Questo è vivere in pienezza la vocazione. Nulla di particolarmente straordinario. Gesù ci dice semplicemente di amare ciò che facciamo e di condividere la bellezza e la passione con il quale viviamo la nostra vita.

Un buon parroco, un buon padre di famiglia, ecc. non lo vedi per quello che è il suo "ruolo predefinito", ma lo vedi nella sua quotidianità, di come è capace di spendere la sua vita.

Chiediamo la grazia al Signore di imparare a vivere la bellezza e la semplicità della nostra vita, in modo da vivere in pienezza la nostra vocazione cristiana.

Buon cammino!

sabato 17 aprile 2021

III DOMENICA DI PASQUA (Anno B

 III DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«Avete qui qualche cosa da mangiare?».

Carissimi amici,
il tema centrale della liturgia di questa domenica è l'Eucaristia. Non tanto dal punto di vista sacramentale, ma dal punto di vista della comunione, cioè dello stare insieme. Certamente in questo periodo storico siamo un po' provati dalla mancanza di vivere la comunione tra di noi. Ci si guarda con sospetto, con timore. E forse è ciò che provavano i discepoli visto che, nonostante avessero già fatto esperienza del Risorto, non riuscivano a vivere la gioia pasquale.

Come fare? Innanzitutto avere sempre di più la consapevolezza che in ogni Eucaristia è presente Gesù, che Lui è sempre con noi ogni giorno. E già questo ci è di grande conforto, perché in una realtà sempre più isolata, sapere che non siamo da soli, ci permette di vivere la giornata con una prospettiva diversa. E attenzione a non cadere nel tranello di pensare la presenza di Gesù, come una presenza astratta, concettuale. Assolutamente no! Gesù non è un fantasma. Egli è in coloro che si interessano di noi, che ci sono accanto, che asciugano le nostre lacrime, che danno una parola di conforto, di speranza. 

Questo è il vero significato dell'Eucaristia, della comunione eucaristica. Se manca la comunione tra di noi, tutti i riti e le preghiere, perdono la sostanza e diventano puro teatro.

Chiediamo la grazia al Signore di vivere in pienezza la comunione tra di noi. Di essere donne e uomini capaci di portare gioia e speranza, in una società martoriata dalla pandemia e dalla crisi sociale ed economica. Senza fare nulla di straordinario. Gesti piccoli, semplici, ma che vengono dal cuore!

Buon cammino!


sabato 10 aprile 2021

II DOMENICA DI PASQUA

 II DOMENICA DI PASQUA
"Mio Signore e mio Dio"

Carissimi amici,
Il Vangelo di questa domenica ci propone due temi molto importanti: la Speranza e la Misericordia.

La Speranza apre le porte chiuse del nostro cuore, della nostra vita. I discepoli erano chiusi, isolati, terrorizzati. Ma Gesù non li ha lasciati soli. A porte chiuse è stato in mezzo a loro. E qui due riflessioni. La prima è che Gesù non ci lascia mai da soli, soprattutto nei momenti più duri e ostili. La seconda è che lo fa a porte chiuse, cioè nel silenzio e nella riservatezza, nell'intimità del nostro cuore. Mai come in questo momento di solitudine sociale e umana, abbiamo bisogno della presenza del Signore in mezzo a noi. Siamo chiusi nelle nostre case, nelle nostre piccole realtà, impauriti da questo male invisibile che distrugge ogni relazione umana. Lui è sempre con noi, non dobbiamo temere! Ma come lo riconosciamo? Nell'esperienza di Tommaso. Passare dal pessimismo della Passione, all'ottimismo della Pasqua. Passare dal "va tutto male!" al "anche questa situazione passerà!"

La Misericordia è quel sentimento che proviene dalla parte più interna del nostro cuore, o meglio ancora, dal nostro utero (come direbbero gli esegeti), dal luogo dove viene formata una nuova vita. Perché la Misericordia è una nuova vita, dove l'amore incontra il pentimento, dove un cuore ferito trova la sua cura. Come per generare una nuova vita c'è bisogno di un ovulo e uno spermatozoo, così per generare la Misericordia ci vuole il pentimento e un cuore accogliente. E questa è l'esperienza di Tommaso. Ha dovuto toccare con mano la sua umanità, la sua incredulità, prima di poter riabbracciare il suo Signore e il suo Dio.

Chiediamo al Signore la grazia di riaccendere in noi la Speranza, in modo da attivare in noi quel meccanismo che ci fa riconoscere i nostri errori e che ci porta verso la riconciliazione, in modo da vivere in pienezza la Misericordia e poter dire, tra le lacrime di gioia: "Mio Signore e mio Dio!"

Buon cammino!