sabato 26 maggio 2018

DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Anno B)

DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Anno B)
«Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, al Dio che è che era e che viene»

Carissimi amici,
Se è vero ciò che dice S.Agostino sulla Trinità, allora oggi è la festa dell’Amore.
L’amore, come la Trinità, è qualcosa che non si spiega, ma esiste. Spesso chiedo: «ma l’amore esiste?» Molti, istintivamente rispondono di si, ma poi chiedo: «e come fate a vederlo, a descriverlo?» e a quel punto ecco il silenzio, oppure qualche “balbettio”.

Per spiegare l’amore, porto sempre l’immagine della famiglia.
Ognuno di noi è figlio. Cosa significa essere figlio? Da dove provengo? Normalmente un figlio proviene da un atto di totale donazione tra un uomo e una donna. Ma non solo! Questo avviene in un momento particolare nella vita di queste due persone. Un momento in cui l’amore tra loro due è così forte ed intenso capace di generare una nuova vita. Ed è in quel momento intenso che si concretizza l’amore. Ecco, il figlio è la prova concreta di un atto di amore, ed è la prova concreta che l’amore esiste. Ognuno di noi è frutto di un amore, anche se a volte quest’amore non è corrisposto, ma comunque, nel momento del concepimento, l’amore si è manifestato.

Tornando alla Trinità, capiamo allora che quest’amore perfetto (amante, amato, amore) non è astratto, ma concreto; non è amore egoistico, ma condiviso!

Per capire la Trinità, il Dio unico in tre persone, ne dobbiamo fare esperienza. Potremo fare tantissimi paragoni e similitudini, ma se non ne facciamo esperienza, restano solo parole e niente più. Come fare allora? Vivere la realtà dell’amore, mettendoci in testa innanzitutto che ognuno di noi è un dono d’amore e come tale siamo “abilitati” ad amare ed essere amati.

Io che sono un dono d’amore, so amare e sono amato. Le tre dimensioni in un’unica persona. Tre dinamiche diverse in un’unica essenza: l’Amore!

Chiediamo al Signore di farci vivere questa esperienza d’amore. Amare è la cosa più bella da vivere, perché se da una parte ti porta a fare delle rinunce, dall'altra riempie il cuore e apre le porte alla felicità, quella vera, quella che non finisce mai.

Amare è bello, provarci non costa nulla. L’amore è gratis!
Questa non è teologia, ma è vita!

“Signore, aiutami a scoprirmi sempre più come dono d’amore. Aiutami a perdonare ed amare chi non mi ama. Aiutami ad essere docile e accogliente con chi mi vuole amare. Grazie Signore perché mi hai fatto a tua immagine e somiglianza, ovvero una persona che ama e che è amata. Tutto questo a lode e gloria del tuo nome nei secoli eterni. Amen!”


Buon cammino.

sabato 19 maggio 2018

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno B)


DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno B)
«Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo Amore».

Carissimi amici,
oggi la Chiesa fa memoria della Pentecoste, ovvero della venuta dello Spirito Santo.
S.Agostino diceva che lo Spirito Santo è quella forza le unisce l’amante (il Padre) e l’amato (il Figlio) generando l’Amore.

Abbiamo notizie dello Spirito Santo in tutta la Bibbia, dallo «Spirito di Dio che aleggiava sulle acque» (cfr Gn1) all’Apocalisse «lo Spirito e la sposa dicono: “vieni!”» (Ap22,17). Ma è difficile tracciare un profilo dello Spirito Santo. È interessante che in tutta la Bibbia, lo Spirito Santo, viene descritto in diversi modi: come puro spirito, come una colomba, come lingua di fuoco, come vento, ecc.
Ma in realtà cos’è? Personalmente credo che lo Spirito Santo si manifesta non nelle definizioni, ma nell'esperienza quotidiana di ciascuno di noi, perché sin dal nostro battesimo siamo diventati Tempio dello Spirito Santo, cioè il luogo dove lo Spirito di Dio dimora.

Come si può fare esperienza dello Spirito Santo nella nostra quotidianità? Innanzitutto, prima di invocarlo, è necessario predisporre il nostro animo e la nostra vita a riceverlo. Come? Liberandoci da tanti pensieri inutili che offuscano la nostra mente, altrimenti come possiamo pretendere di far venire lo Spirito Santo, se non gli diamo spazio! Una caratteristica dello Spirito Santo è il Suo assoluto silenzio con il quale si manifesta. Noi ci accorgiamo della Sua presenza, quando il nostro agire, il nostro parlare, il nostro decidere, ci mette una sensazione di pace interiore. In altri termini è la «parresia», così come la spiega Papa Francesco al n° 132 dell’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate: « La parresia è sigillo dello Spirito, testimonianza dell’autenticità dell’annuncio. E’ felice sicurezza che ci porta a gloriarci del Vangelo che annunciamo, è fiducia irremovibile nella fedeltà del Testimone fedele, che ci dà la certezza che nulla «potrà mai separarci dall’amore di Dio» (Rm 8,39)». Di questa pace interiore, identificata con lo «spirito buono», sant’Ignazio di Loyola ne parla al n° 333 degli Esercizi Spirituali: «Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pensieri. Se nei pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell’angelo buono». Ecco allora che la presenza dello Spirito Santo, la possiamo verificare con questo pratico consiglio di sant’Ignazio, e per fare questo, occorre essere liberi, occorre mettersi in gioco, lasciare che lo Spirito Santo lavori in noi e con noi. Per farmi capire, utilizzo un esempio molto concreto. Abbiamo più volte detto che lo Spirito Santo è il vento che guida la nave della nostra esistenza. Se io mi irrigidisco sulle mie posizioni e cambio rotta, il viaggio sarà molto difficile e stancante. Se mi libero da tutte le mie fissazioni, e mi lascio guidare dal vento, il viaggio sarà più agevole, anche se più lungo.

Nel mio percorso di vita e di fede, ho sperimentato sia la durezza e la fatica di andare controcorrente, sia la pace e la serenità di essere sospinto dal vento dello Spirito Santo. Vi garantisco che sentirsi liberi da tante fissazioni e abbandonarsi in questo vento divino, mi fa stare davvero bene e la mia vita è cambiata. Certamente la lunghezza di questo viaggio, a volte fa venire la tentazione di optare per un percorso alternativo, ma poi mi accorgo che essere felici è meglio della tristezza, anche se tutto ciò comporta qualche sacrificio.

Allora chiediamo al Signore di mandare lo Spirito Santo ad aiutarci a navigare nel Suo Amore.

“Spirito Santo, alimenta il fuoco del mio cuore. Aiutami a togliere il superfluo dal mio essere per lasciarti agire dentro di me. Donami la passione e il coraggio di vivere con parresia il Vangelo del Signore Risorto, e perdonami per tutte quelle volte che, in preda alla rabbia e alla frustrazione, ho cambiato rotta e non ti ho seguito. Vieni Spirito Santo. Amen!”

Buon cammino!

venerdì 11 maggio 2018

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno B)

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno B)
«Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio».

Carissimi amici,
nelle ultime settimane, la liturgia dei giorni feriali, ci ha proposto il discorso di addio che fa Gesù nel tragitto che va dal Cenacolo all'orto degli Ulivi.
Un discorso molto forte, bello, appassionante, carico di speranza. Certo collocato alla vigilia della Passione, fa sentire tutto il dramma del distacco, ma riletto in chiave pasquale, ci prepara alla bellissima solennità di oggi.
La Chiesa oggi è in festa, perché il Signore risorto sale al Cielo e dall'immensità del Paradiso guiderà ogni creatura. Ma non solo, il Signore sta anche per mandare il suo Amore, lo Spirito Santo, colui che darà la sapienza e il coraggio di diffondere in tutto il mondo la speranza cristiana, la certezza della Risurrezione.

Vorrei cercare di attualizzare i tre momenti molto belli. Innanzitutto partiamo dalla Pasqua. Un tempo nel quale Gesù si è fatto compagno di cammino degli Apostoli spaventati e disorientati. È stato con loro, gli ha incoraggiati, gli ha guidati, gli ha istruiti. Poi il momento del distacco al quale seguirà il momento in cui gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, si fanno evangelizzatori.
Un immagine molto bella, che può spiegare questi momenti, è quella degli uccelli. In un primo tempo sono piccoli hanno paura, ma con loro c’è la mamma che li rassicura, gli procura il cibo. Ad un certo punto, la mamma li lascia soli e i piccoli capiscono che è arrivato il momento si aprire le ali e spiccare il volo. Chi sostiene gli uccelli nel cielo è il vento.
Ecco portiamo questa immagine alla nostra vita concreta. Nei primi momenti siamo accompagnati da mamma e papà, poi andiamo da soli, sorretti dai loro consigli, dai loro insegnamenti.

Questo per dire che l’Ascensione di Gesù, non è un addio, ma è il modo per farci spiccare il volo, sorretti e guidati dal vento dello Spirito Santo. Ecco allora che il nostro volto non deve essere triste perché Gesù è andato in Cielo, ma dobbiamo essere felici, perché ci da l’opportunità di annunciare a tutti ciò che Lui ha insegnato, ma soprattutto vivere ciò che Lui ha vissuto: l’amore vicendevole!
E se questo è vero per Gesù, allora è vero per tutte le persone che ci hanno insegnato tante cose e dal Cielo ci danno l’opportunità di viverle. (per questo motivo veneriamo i santi!).
Vi propongo un esercizio molto particolare e delicato. Ognuno di noi ha una persona cara che è salita in Cielo. Sarebbe davvero bello, se il giorno della sua morte, la famiglia si riunisse per pregare e festeggiare, così come facciamo per i santi. Un modo concreto per dire che la morte è sconfitta dalla vittoria, e che quella persona cara, dal Cielo continua a pregare per noi e a proteggerci. Di fatto, il cristianesimo è il paradosso per eccellenza. La morte che dona la vita! Allora iniziamo a dare un senso cristiano alla morte. Entriamo nell'ottica che i nostri defunti dal Cielo ci aiutano e ci sostengono. Non dimentichiamoli al cimitero, non ci ricordiamo di loro solo il 2 novembre con le facce affrante. Preghiamo per loro, ricordiamo e viviamo tutto ciò che di bello ci hanno insegnato e trasmesso. Solo così la nostra fede nel Cristo Risorto e Asceso al Cielo, trova la sua concretezza di vita.

Allora chiediamo al Signore di mandarci lo Spirito Santo, affinché possiamo fare questo salto di qualità nel cammino di fede.

“Signore, tante cose mi hai insegnato e tante altre devo apprenderne. Adesso mi chiedi di allargare le ali e prendere il volo. Ci provo, Signore, perché so che tu manderai lo Spirito Santo a guidarmi e se a volte farò di testa mia andando controcorrente, non mi arrenderò e tornerò a volare insieme a Te. Amen!”


Buon cammino!

venerdì 4 maggio 2018

VI DOMENICA DI PASQUA (Anno B)


VI DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per gli amici».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa VI domenica di Pasqua, si può sintetizzare in una sola parola: AMORE!
Ma cos’è l’amore? L’amore è un lucchetto che unisce una catena. Non a caso molti fidanzati fanno il gesto di chiudere una catena con un lucchetto, quasi a sigillare il loro amore. Ma non solo questo. Anche l’essere figlio è amore. Io uso sempre un’immagine bellissima per descrivere l’amore.
Noi tutti siamo figli. Il figlio non è altro che l’amore tra un uomo e una donna che si fa carne. Quindi ognuno di noi è la prova concreta che l’amore esiste e non è un futile sentimento, ma qualcosa di profondo, che prende vita.
L’amore non è qualcosa che si vende e si compra, ma è il frutto di un dono gratuito! Nessuno di noi è stato pagato per nascere, nessuno ci ha chiesto il permesso di nascere. Tutto proviene da un atto d’amore.

Domenica prossima è anche la festa della mamma. Essere mamma, essere papà è davvero un grande dono di Dio. Essere genitori non si improvvisa. È una responsabilità molto, ma molto seria ed importante.

L’Evangelista Giovanni ci dice che Dio è amore e in Lui vive la pienezza dell’Amore.
Gesù insite su questa frase: «rimanete nel mio amore» perché molto spesso ci lasciamo condizionare dalle situazioni e dalle “chiacchiere” del mondo, dalle ideologie che illudono di portare la felicità.

C’è una frase bellissima in un libro di Dino Negro che dice: «io posso anche rifiutare Dio nella mia vita, ma non posso impedire che lui smetta di amarmi». Ed è vero. Se Dio è la pienezza dell’amore, Lui non smetterà mai di amarci.
Un’immagine molto bella che utilizzo, quando parlo della Misericordia di Dio, quindi del Suo Amore sconfinato, è la creazione di Adamo di Michelangelo. La posizione dei personaggi, ed in particolare delle mani, ci fanno capire l’Amore di Dio per noi. Dio è proteso verso Adamo, come se vorrebbe afferrarlo. L’indice è teso diritto come a dire: «afferrami, non lasciarmi!». Mentre la posizione di Adamo è rilassata, la mano blanda. Lui preferisce rimanere nel suo “io” e non afferrare Dio.
Ecco, nonostante il nostro comportamento, Dio non si tira indietro, ci ama e ci amerà sempre, anche se noi ci tiriamo indietro. La sofferenza di Dio è la stessa sofferenza che provano le persone che, una volta dichiarato il proprio amore, vengono rifiutate. Noi a differenza di Dio, ci vendichiamo, Lui continua ad amare! Ecco perché insiste sull’amarci come ama Lui e non alla maniera nostra.

L’amore è vita, l’odio è morte! Noi siamo stati generati da un atto d’amore e dobbiamo necessariamente vivere d’amore.

Chiediamo al Signore di farci riscoprire la bellezza dell’amore, della felicità, perché un cuore che ama è capace di far innamorare ed è capace di far sperimentare la bellezza della Pasqua, perché più forte della morte è l’amore.

“Signore, aiutami a rimanere nel Tuo Amore. Certo, le vicende del mondo spesso sono di ostacolo e mi fanno cadere, ma so che Tu, Signore, non mi abbandonerai mai e starai sempre con me. Grazie perché ogni giorno mi ripeti questa frase bellissima: «rimani nel mio amore». Amen!”

Buon cammino!