V DOMENICA
DI PASQUA (Anno B)
«Figlioli,
non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità»
Carissimi
amici,
oggi la
Liturgia ci esorta a vivere l’Amore, con un nostro totale coinvolgimento e non
a chiacchiere. Come? Vivendo ciò che Gesù ci dice nel Vangelo, con questa
similitudine della vite e dei tralci.
Le parole sulle quali mi
soffermo sono: tagliare e potare.
In greco questi due termini
provengono dal verbo αιρω che significa portare via. Nel primo caso
è utilizzato al presente, nel secondo caso il verbo ha una forma composta
καθαιρει (καθ + αιρει) che letteralmente significa come + portare via. Chi lavora la
campagna sa la differenza tra portare via (sradicare) e come
portare via (potare). Quel “come” indica un criterio da osservare per fare
qualcosa. Gesù è chiaro! Se il tralcio, il ramo non è buono, si
deve eliminare, ma se è buono, bisogna curarlo con particolare attenzione.
E questo
vale anche nelle nostre relazioni. Non bisogna sempre acconsentire o dissentire
a tutto e a tutti. Bisogna sempre capire se chi ci sta di fronte è un ramo da
tagliare o da potare. Stessa cosa nella nostra vita. Capire ciò che va tolto e
ciò che va potato, solo così saremo capaci di portare tanto frutto per noi
stessi e per gli altri.
Per una
nostra crescita umana e spirituale, per un po’ di tempo è opportuno potare
anche quelle relazioni negative, di polemica, di sterile chiacchiericcio che ci
circondano. Gesù ci sta chiedendo di sfoltire la nostra vita e di tornare
all’essenzialità, ovvero l’Amore. E tutto questo si fa con i fatti, con la
concretezza, così come ci ha suggerito l’Evangelista Giovanni.
E allora
chiediamo al Signore il coraggio e la forza di essere buoni agricoltori della
nostra vita e delle nostre relazioni, in modo da vivere in pienezza il
comandamento dell’Amore.
Buon
cammino!
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