I DOMENICA DI NATALE - Festa della Santa famiglia di Nazareth (Anno C)
«Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo».
Carissimi amici,
oggi la Chiesa celebra la Santa famiglia di Nazareth e ci invita a riflettere sul grande dono che è la famiglia.
Molti dicono che la famiglia di Nazareth non è più un modello di famiglia da proporre ai nostri giorni. Io invece sostengo il contrario è credo fermamente che la famiglia di Nazareth è il modello di ogni famiglia.
Giuseppe ama Maria, ma durante il fidanzamento avviene qualcosa di inaspettato. Maria si ritrova incinta. Attenzione, non cadiamo nel tranello: «è opera di Dio!». Giuseppe, prima che l'Angelo gli parla, ha una reazione che merita la nostra attenzione. La legge del tempo permetteva e legittimava la lapidazione in caso di tradimento, un po' come ai giorni nostri con il divorzio: «tua moglie/tuo marito ti tradisce? Divorzia e chiedi gli alimenti!» Giuseppe ama Maria e non vuole metterla alla berlina di tutti, ma pensa di risolvere la faccenda in segreto (cfr. Mt1,19). In un successivo momento l'Angelo dirà a Giuseppe ciò che è avvenuto realmente.
Maria, questa giovane ragazza, che pur essendo chiamata da Dio, non rinuncia a Giuseppe, non gli dice: «vattene, non sei più parte della mia vita, adesso ho un altro: Dio!», ma si affida anche a Giuseppe.
Maria e Giuseppe, sono consapevoli che quel figlio non è frutto della loro unione, del loro amore, ma lo accolgono come se fosse tale. È quel figlio che unirà Maria e Giuseppe.
Maria e Giuseppe hanno vissuto anche l'incomprensione degli altri, soprattutto in momento delicato, come quello della nascita di Gesù. Costretti a rifugiarsi in una grotta, in una stalla.
Ma cosa ci vuole insegnare oggi la famiglia di Nazareth?
Semplicemente che le difficoltà si devono risolvere insieme, infondo Maria e Giuseppe le hanno vissute tutte. Il sospetto del tradimento, un figlio che non è frutto della loro unione fisica, la precarietà nel momento più delicato, le scelte del Figlio: «non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?» Certo, ci sono situazioni davvero drammatiche dove nessuno può giudicare, ma prima di arrivare all'estremo, è possibile fare qualcosa?
I problemi della famiglia non si possono elencare e risolvere in questa pagina, ma è interessante e fruttuoso interrogarsi sul tema della famiglia, ecco perché è importante il fidanzamento, la formazione pre-matrimoniale.
Vi lascio alcune domande che forse, possono essere utili.
Perché mi sono fidanzato/sposato?
Perché ho scelto tra milioni di uomini/donne proprio lui/lei?
Nella vita familiare ci sono molte prove, molti ostacoli, come li superiamo?
"Signore, ti ringrazio per l'immenso dono della mia famiglia, senza di loro adesso non starei qui a lodarti e ringraziarti. Perdonami per tutte le volte che ho arrecato delle sofferenze interiori ai miei genitori. Conservali sempre nel loro amore e nel Tuo amore. Amen!"
Grazie mamma, grazie papà, grazie Santina. Vi voglio bene!
domenica 27 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
NATALE DEL SIGNORE (Anno C)
NATALE DEL SIGNORE (Anno C)
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, […] è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
Carissimi amici,
anche quest'anno riviviamo con grande gioia il ricordo della prima venuta di Gesù, guardando sempre con grande speranza al ritorno glorioso del Signore risorto.
In questo Natale mi voglio soffermare non sull'evento della nascita, ma su un altro aspetto molto importante che è la «chiamata/annuncio». Nei primi 2 capitoli del Vangelo di Luca, ne troviamo addirittura tre. La prima è l'annuncio a Zaccaria, la seconda è l'annuncio a Maria, la terza è l'annuncio ai pastori.
Tre vocazioni diverse, ma con un unico fine: Gesù Cristo!
Nell'annuncio a Zaccaria, l'angelo gli dice che suo figlio sarà il «profeta dell'altissimo»;
Nell'annuncio a Maria, l'angelo le dice che partorirà il «figlio dell'altissimo»;
Nell'annuncio ai pastori, l'angelo dice che è nato il «Salvatore del mondo».
L'annuncio che più di 2000 anni fa l'angelo fece ai pastori, oggi lo stesso angelo lo rivolge a noi.
Ma che tipo di annuncio?
Un annuncio di gioia perché il mio creatore un tempo così distate, ora si è avvicinato;
un annuncio di speranza perché Dio si è fatto mio compagno di cammino e mi tende la mano quando cado nel peccato;
un annuncio di conversione perché Dio mi indica la via giusta da intraprendere;
un annuncio di vita perché Dio mi chiede di vivere ciò che Lui ha fatto per me.
Questo è il vero senso del Natale, far entrare Gesù nella nostra vita, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo più soli e più feriti.
Spesso mi chiedono: «ma come fai a credere? Come fai a fidarti di Dio?» e la mia risposta, che può sembrare banale, è: «e dove trovo qualcuno disposto a farsi mio compagno di cammino, che non mi tradisce mai, che si fida di me e che mi rialza quando cado?» In Dio ho trovato tutto questo e lo ringrazio per avermi messo accanto tante persone speciali che si prendono cura di me. Questo per me è il Natale, l'aver incontrato Dio attraverso gli altri, così come diceva Madre Teresa: «È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso di te».
Allora il mio augurio è questo:
Auguro anche a voi di fare esperienza concreta di Cristo, attraverso l'affetto, l'incontro, la solidarietà e soprattutto nel perdono. Misericordes sicut Pater (misericordiosi come il Padre).
Buon Natale a tutti!
"Signore Gesù, ti ringrazio perché ogni giorno ti prendi cura di me. Ogni giorno ti fai mio compagno di cammino. Lo confesso, spesso mi allontano da Te, rallento il passo, ma Tu con pazienza e amore ti volti e torni indietro per prendermi per mano. Aiutami a restare sempre accanto a Te, soprattutto quando ti mostri nelle persone più bisognose. Amen!"
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, […] è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
Carissimi amici,
anche quest'anno riviviamo con grande gioia il ricordo della prima venuta di Gesù, guardando sempre con grande speranza al ritorno glorioso del Signore risorto.
In questo Natale mi voglio soffermare non sull'evento della nascita, ma su un altro aspetto molto importante che è la «chiamata/annuncio». Nei primi 2 capitoli del Vangelo di Luca, ne troviamo addirittura tre. La prima è l'annuncio a Zaccaria, la seconda è l'annuncio a Maria, la terza è l'annuncio ai pastori.
Tre vocazioni diverse, ma con un unico fine: Gesù Cristo!
Nell'annuncio a Zaccaria, l'angelo gli dice che suo figlio sarà il «profeta dell'altissimo»;
Nell'annuncio a Maria, l'angelo le dice che partorirà il «figlio dell'altissimo»;
Nell'annuncio ai pastori, l'angelo dice che è nato il «Salvatore del mondo».
L'annuncio che più di 2000 anni fa l'angelo fece ai pastori, oggi lo stesso angelo lo rivolge a noi.
Ma che tipo di annuncio?
Un annuncio di gioia perché il mio creatore un tempo così distate, ora si è avvicinato;
un annuncio di speranza perché Dio si è fatto mio compagno di cammino e mi tende la mano quando cado nel peccato;
un annuncio di conversione perché Dio mi indica la via giusta da intraprendere;
un annuncio di vita perché Dio mi chiede di vivere ciò che Lui ha fatto per me.
Questo è il vero senso del Natale, far entrare Gesù nella nostra vita, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo più soli e più feriti.
Spesso mi chiedono: «ma come fai a credere? Come fai a fidarti di Dio?» e la mia risposta, che può sembrare banale, è: «e dove trovo qualcuno disposto a farsi mio compagno di cammino, che non mi tradisce mai, che si fida di me e che mi rialza quando cado?» In Dio ho trovato tutto questo e lo ringrazio per avermi messo accanto tante persone speciali che si prendono cura di me. Questo per me è il Natale, l'aver incontrato Dio attraverso gli altri, così come diceva Madre Teresa: «È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso di te».
Allora il mio augurio è questo:
Auguro anche a voi di fare esperienza concreta di Cristo, attraverso l'affetto, l'incontro, la solidarietà e soprattutto nel perdono. Misericordes sicut Pater (misericordiosi come il Padre).
Buon Natale a tutti!
"Signore Gesù, ti ringrazio perché ogni giorno ti prendi cura di me. Ogni giorno ti fai mio compagno di cammino. Lo confesso, spesso mi allontano da Te, rallento il passo, ma Tu con pazienza e amore ti volti e torni indietro per prendermi per mano. Aiutami a restare sempre accanto a Te, soprattutto quando ti mostri nelle persone più bisognose. Amen!"
sabato 12 dicembre 2015
III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
III
DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Che
cosa dobbiamo fare?».
Carissimi
amici,
questa
è la domanda che ogni uomo, che ogni cristiano si pone.
Facciamo
un po’ di sintesi! All'inizio dell’Avvento Gesù ci dice di guardare il cielo e
di vegliare, la scorsa settimana Giovanni Battista ci ha annunciato che la
salvezza è vicina, a questo punto sorge la domanda: «e adesso? Dopo questi
discorsi di salvezza, che dobbiamo fare?».
La
liturgia di questa domenica ci suggerisce tre parole che ci permettono di fare
qualcosa di concreto:
1)
GIOIA: vivere la gioia, la serenità, la
certezza che c’è qualcuno che ci ama, si fida di noi, non ci tradisce mai. La stessa
gioia che prova un padre e una madre nel vedere il figlio appena nato che è
frutto del loro amore. La stessa gioia degli innamorati. Io cerco di vivere
questa gioia perché so che il Signore non mi giudica per i miei peccati, ma nei
miei peccati mi abbraccia e mi perdona;
2)
SOLIDARIETÀ: Giovanni Battista da alcune
indicazioni, ma attenzione a non trasformare la carità in superbia ed egoismo
(il video ci aiuta a capire il senso della vera solidarietà). Tante volte lo
dico, e cerco di viverlo. La carità non è mettere le monetine nel cappello del
povero, ma dare un senso al gesto che noi compiamo. Molte volte un sorriso, una
stretta di mano ha un valore maggiore di 0,50€ che mettiamo nel cappello del
povero. Dico questo perché io spesso sono uno dei beneficiari di questi atti di
carità. Molte volte preferisco questi gesti di affetto e vicinanza che la
fredda moneta. Per me la moneta è una conseguenza della solidarietà. È in nome
della fratellanza, dell’amicizia che si dona (soldi, beni, ecc.). E' questo lo
si mette in pratica solo se si vive la gioia. Quella gioia che mi dice: «come
qualcuno esprime carità verso di me, così io la esprimo verso di te». La solidarietà
è un gioco di squadra, non per singole persone;
3) RUOLO: nella vita di tutti i giorni,
ognuno di noi ha un ruolo particolare. La domanda che vi propongo è questa:
«io, nel mio ruolo di (padre, madre, fratello, sorella, figlio, operaio,
imprenditore, politico, religioso, ecc.) come vivo la gioia e la solidarietà?»
Tre
parole che si intersecano l’una con l’altra e che ci permettono di mettere in
pratica il Vangelo, perché Gesù, essenzialmente, ci chiede di vivere queste tre
realtà insieme: la gioia e la solidarietà inserite in un ruolo.
Capisco
e so che è difficile vivere queste tre dimensioni, ma il mio motto è sempre lo
stesso: «Provare non costa nulla!» Sbagliamo?
Andiamo avanti lo stesso, riproviamoci. Il Giubileo della Misericordia ci vuole
insegnare proprio questo.
“Signore, riconosco i
miei limiti, sempre chiedo concretezza, ma difficilmente la realizzo. Aiutami a
mettere da parte il mio egoismo e la mia superbia, per mettere al centro Te che
sei la mia gioia, il motivo per il quale vivo. Amen!”
sabato 5 dicembre 2015
II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
II
DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Voce
di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri».
Carissimi
amici,
dopo
l’invito di Gesù a risollevarci e ad alzare il capo per attendere la sua
venuta, oggi troviamo la straordinaria figura di Giovanni Battista che ci
invita a preparare la venuta di Gesù.
Giovanni
non ha annunciato la nascita di Gesù, ma la sua venuta. Sappiamo che tra
Giovanni Battista e Gesù ci sono sei mesi di distanza. È interessante perché il
6, nel linguaggio biblico, indica l’imperfezione, quindi Giovanni prepara la
perfezione che si realizza in Gesù.
Il
contesto in cui opera Giovanni, non è dei migliori. È circondato dalla totalità
delle autorità del tempo. Anche qui il linguaggio numerico ci aiuta a comprendere
il contesto in cui Giovanni ha operato. Nel testo del Vangelo troviamo 2
autorità romane (Tiberio e Pilato) 3 autorità ebraiche (Erode, Filippo e
Lisania) e 2 autorità religiose (Anna e Caifa). 7 vs 1 come si direbbe in
linguaggio sportivo. Ma nonostante questo contesto difficile, Giovanni non si
tira indietro, non dice: «chi me lo fa fare!», ma continua ad annunciare la
venuta di Gesù.
Annunciare
il Vangelo non è facile! Adesso preferiamo il compromesso, il silenzio,
soprattutto con le persone che conosciamo. Io per primo vivo questa difficoltà!
Il
messaggio di speranza lo troviamo nel primo versetto del 5° capitolo del
profeta Baruc: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,
rivestititi dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre».
Come
inizio e impegno per questo tempo di Avvento, cerchiamo di parlare di Dio nella
nostra famiglia. Se ogni famiglia annuncia e vive il Vangelo all'interno della
propria casa, il cristianesimo diventa attraente, il cristianesimo diventa un
luogo dove Dio è di casa, fa parte della famiglia. Questo attirerà altre
famiglie a vivere la stessa realtà.
Il
Natale, infondo, ci vuole dire che l’annuncio inizia nelle piccole cose. Gesù
ha iniziato quest’opera nella povertà del presepe, circondato dall'amore di
Maria e Giuseppe. Lo stesso cammino lo ha fatto Maria. Restare ferma e salda
nella fede davanti al figlio morto non è automatico, ma è frutto di un cammino
vissuto nella quotidianità della famiglia.
“Signore, aiutami a
parlare di Te ai miei familiari, ai miei amici. Allontana da me l’imbarazzo di
comunicare quando è grande il Tuo Amore e la Tua Misericordia. Perdona, se
puoi, tutte le volte che ho avuto paura di annunciarti preferendo il
compromesso e il silenzio.
Signore, fa che anche
io possa diventare quella voce che grida nel deserto. In particolare Ti chiedo
di essermi vicino in questi giorni di preparazione al ministero del lettorato,
e di accompagnarmi nell'esercizio di questo ministero per essere un buon
annunciatore della Tua Parola. Amen!"
sabato 28 novembre 2015
I DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
I
DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Risollevatevi
e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Carissimi
amici,
con
questa domenica iniziamo un nuovo anno liturgico e ci aiuterà in questo cammino
l’Evangelista Luca.
Come
ogni anno, la Chiesa ci fa vivere il tempo dell’Avvento, che ci porta a vivere
la solennità del Natale.
L’Avvento
è un tempo di conversione e di attesa e nel Vangelo di questa domenica, Gesù ci
invita a cambiare stile di vita, perché il mondo non è eterno e presto potrebbe
finire. Ma allo stesso tempo ci chiede di attendere la sua venuta, di rimanere
vigili.
Il
messaggio più importante che oggi Gesù ci lascia lo possiamo riassumere così: «Non rimandare a domani quello che
potresti fare oggi». Ma cosa fare? Una cosa molto bella, ma difficile
da fare! Trovare almeno 10 minuti al
giorno per parlare con il Signore della nostra vita.
Nei
tempi forti solitamente propongo anche un video che può aiutare a capire e a
vivere meglio il Vangelo. Questa domenica vi propongo un brevissimo video, che
può sembrare ironico e banale, ma contiene una profonda verità.
Non
vi nascondo che anche io ho difficoltà a concentrarmi sul dialogo personale con
Dio, quindi il Vangelo e il video sono in primis per me.
La
frase che ho scelto è carica di speranza, soprattutto perché stiamo per
iniziare il Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco.
Questo
è il tempo per rialzarci dalla caduta, questo è il tempo di guardare il cielo,
perché tra le stelle del cielo c’è il Signore, la stessa stella che ha guidato
i Magi e che guiderà ciascuno di noi all'incontro con Gesù alla fine dei tempi.
Questo
è il senso dell’Avvento, questo è vivere il Natale!
Fare
l’incontro con Dio, non un Dio invisibile, ma un Dio rivestito di umanità, un
Dio-uomo.
Buon
Cammino di Avvento!
“Signore Gesù,
perdonami per tutte le volte che ti ho trascurato preferendo fare altre cose,
anche le più sciocche. Aiutami a rialzarmi e a fissare il cielo per scorgere il
tuo Amore e la tua Misericordia. Aiutami a non perdere la speranza che un
giorno tornerai. Sono consapevole di non meritare il Paradiso, ma so che il tuo
Amore è più forte del mio peccato. Gesù, ho bisogno di te! Vieni presto. Amen!
sabato 21 novembre 2015
XXXIV DOMENICA T.O. (Anno B) - SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO
XXXIV DOMENICA T.O. (Anno B)
SOLENNITA’ DI CRISTO RE
DELL’UNIVERSO
«Tu lo dici: io sono re»
Il tema centrale di questa
solennità è il Regno di Dio. L’Evangelista Giovanni descrive la regalità di
Gesù, negli ultimi capitoli del Vangelo, in particolare nel racconto della
Passione. Dopo che Gesù si dichiara Re davanti a Pilato, Giovanni descrive le
fasi successive della “presa di possesso” del Regno: la corona di spine, la
canna di bambù, il manto di porpora ed infine il trono che è la Croce.
Con questo passaggio duro,
violento, di morte, Giovanni ci vuole dire che il Regno di Dio è la Passione,
non solo in senso di dolore fisico, ma soprattutto nel grande sentimento
dell’amore, di un amore così grande, coinvolgente ed intenso che porta perfino
a morire per l’altro.
C’è una frase molto bella che dice
così: «chi ama soffre (s’offre), chi non ama fa soffrire». Ma è bello anche
questo gioco di parole: amare è servire; servire è regnare!
È difficile parlare di Regno di
Dio, soprattutto in questi giorni in cui la pace mondiale è messa in crisi.
Dopo l’ultima strage di Parigi, del Libano, della Siria, tutti vorremmo che Dio
vendicasse queste povere persone innocenti secondo la nostra logica. Ma non
sarà così! Dio non ripaga il male con il male, non uccide chi uccide. Gesù, dal
suo trono da il suo giudizio: «Padre perdona loro, perché non sanno quello che
fanno». Il giudizio di Dio è la Misericordia!
Questa domenica vi lascio con un
testo liturgico molto bello ed adatto per la situazione attuale di crisi e
conflitto.
“Signore, riconosciamo il tuo amore di Padre quando
pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo
rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell'intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si
stringano la mano
e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo
dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince
l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. Amen!” (Prefazio
della Preghiera Eucaristica della Riconciliazione II)
Da domenica prossima inizia il
cammino verso il Natale. Prepariamoci ad accogliere il Signore, non con le
solite parole: «a Natale siamo tutti più buoni!», ma con i fatti, con la nostra
vita. S.Francesco raccomandava ai suoi frati di annunciare il Vangelo con la
loro vita, e se necessario, anche con le parole.
Buon cammino verso un nuovo anno
liturgico, in attesa del Signore!
sabato 14 novembre 2015
XXXIII DOMENICA T.O. (Anno B)
XXXIII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno»
Questa frase è carica di speranza
perché Gesù ci dice che anche se tutto ciò che ci circonda passerà, finirà, la
sua Parola e la sua presenza rimarranno per sempre.
In questi giorni le notizie
principali dei giornali, della TV, dei social network riguardano gli scandali,
gli errori dentro la Chiesa, dimenticando che ogni battezzato è Chiesa.
È scandalo un marito che tradisce
sua moglie e viceversa;
è scandalo un lavoratore che ruba
sul posto di lavoro;
è scandalo governare in maniera
sbagliata una nazione.
La Chiesa, nel suo insieme,
purtroppo è piena di scandali, ma non dobbiamo dimenticare che la Chiesa non
è solo nostra, ma è soprattutto di Dio, e «le porte degli inferi non
prevarranno su di essa».
Una cosa è certa. Dio non
abbandonerà la sua Chiesa, il suo popolo.
I “grandi” profeti apocalittici
(Nostradamus, Maya, ecc.) annunciano la fine del mondo senza speranza. Gesù ci
dice che dopo la fine del mondo, ci sarà la vita eterna, il Paradiso.
In questo particolare momento
storico, preghiamo per la Chiesa universale, preghiamo per il Papa affinché
continui il lavoro che il Signore gli ha affidato.
Non giudichiamo! Pensiamo ai nostri
errori, alle nostre fragilità e affidiamoci all'infinita Misericordia di Dio.
In questa perenne lotta tra bene e
mane, il diavolo vuole che prendiamo distanza dalla Chiesa. Ma Dio è più forte
di Lui.
È come una partita di calcio. Io
tifo la squadra di Dio (che è la Chiesa), e tu?
“Signore,
in questo momento di prova, dove la Tua Chiesa è attaccata, aiutami a rimanere
fedele a Te e alla Tua Chiesa. Questa lotta è dura,ma la Tua Parola e la Tua
presenza mi danno grande speranza. Nel mio cuore sono impresse queste Tue
parole: «Non temete! Sarò con voi fino alla fine del mondo». Perdonami per le
volte che ho giudicato gli altri senza giudicare prima me stesso; perdonami
quando ho dato scandalo, dimenticando che anche io, come battezzato, faccio
parte della Tua Chiesa. Signore, abbi pietà di me. Amen!”
Un pensiero va oggi alle vittime
degli attentati in Francia. Ancora del sangue innocente è stato sparso a causa
dell’odio e della violenza.
Il Signore ha già santificato
questo nuovo sangue sparso. La Chiesa oggi ha nuovi santi martiri.
sabato 7 novembre 2015
XXXII DOMENICA T.O. (Anno B)
XXXII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Questa vedova, così povera, ha
gettato nel tesoro più di tutti gli altri»
Gesù ancora una volta ci dice che
la carità non si fa con i soldi, ma con la vita.
Ma partiamo analizzando tutto il
contesto del Vangelo di questa domenica. Nella prima parte Gesù ci dice di
stare alla larga da persone troppo “borghesi” o come si dice: “con la puzza
sotto il naso” perché questo tipo di persone amano mostrare il loro IO, i loro
successi, le loro imprese.
Qui ovviamente non si fa un discorso
economico della serie RICCHI VS POVERI, ma un discorso di stile di vita.
La seconda parte del Vangelo
troviamo la folla che mette delle monete nel tesoriere e una vedova che mette anch'essa delle monete in questo tesoriere.
Nell'epoca di Gesù, la vedova era
considerata un nulla, non aveva diritti, niente sostentamento, quasi un rifiuto
della società.
Gesù elogia la vedova, non perché
povera, non perché emarginata, ma perché ha avuto il coraggio e la capacità di
dare tutta se stessa, tutto ciò che aveva.
Io, che non sono ricco, non riesco
ad essere come la vedova. Prima di dare devo fare i miei calcoli, devo vedere
dove posso risparmiare, ecc.
Non ho ancora la capacità di donare
senza calcolare, senza mettere in mostra il mio IO.
Nonostante questo, Dio è stato
sempre misericordioso con me. Più di una volta mi ha dimostrato che se dono con
il cuore senza calcolare, ricevo cento volte tanto.
Penso alle amicizie, che sono il
dono più grande che ho ricevuto, perché il vero amico è disposto ad aiutarti
nel momento del bisogno. Adesso in Seminario ho due amici davvero speciali, che
mi aiutano con lo studio nel momento degli esami, che mi sostengono nei momenti
più faticosi, che gioiscono nei momenti di gioia.
Non dobbiamo aver paura di essere
noi stessi, nella semplicità, nelle piccole cose di ogni giorno. Gesù, infondo,
ci chiede di fare della nostra vita un’opera di carità, di donare noi stessi, i
nostri talenti, le nostre qualità a servizio degli altri, senza pretendere
nulla in cambio. La Provvidenza di Dio ci ricompenserà.
Vi garantisco che è vero, basta
fidarsi di Lui e della sua Provvidenza.
Certo non è facile fidarsi
totalmente di Dio, anche io spesso torno a fare i miei calcoli, ed è li che sperimento
il fallimento!
Chiediamo al Signore di aiutarci a
vivere questa dimensione della carità.
“Signore,
aiutami ad essere sempre me stesso, con le mie qualità e i miei difetti.
Aiutami a fidarmi della Tua Provvidenza che sempre elargisci. Perdonami per le
volte che sono stato egoista, calcolatore, avaro. Orienta ogni giorno la mia
vita verso la donazione totale e gratuita della mia esistenza, per annunciare
il Tuo Amore e la Tua Misericordia. Amen!”
venerdì 30 ottobre 2015
XXXI DOMENICA T.O. (Anno B) - SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
XXXI DOMENICA T.O. (Anno B)
SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
«Rallegratevi ed esultate, perché
grande è la vostra ricompensa nei cieli»
Questa domenica, tutta la Chiesa è
in festa perché loda e ringrazia Dio per il dono di tante persone che hanno
testimoniato l’amore di Dio e hanno vissuto l’insegnamento delle beatitudini.
I santi non sono solo quelli che la
Chiesa ha riconosciuto ufficialmente, ma anche quegli uomini e quelle donne che
hanno servito il Signore nel silenzio e nell'anonimato.
La vocazione di ognuno di noi è la
santità. Siamo nati per diventare santi!
Il problema nasce su cosa fare per
diventare santi. Personalmente penso che le beatitudini e le opere di
misericordia (che mediteremo il 2 Novembre) sono delle ottime indicazioni che
ci conducono al Paradiso e alla santità.
I due brani ci fanno capire che in
ogni situazione della nostra vita, noi siamo μακαριοι, cioè Benedetti.
Dio non ci disprezza quando siamo
vuoti interiormente, quando siamo nella sofferenza, nella solitudine, nella persecuzione,
nelle umiliazioni, ma è con noi. Perdonate il gioco di parole… Dio bene-dice di
noi.
Ma solo la grazia dello Spirito
Santo ci permetterà di riconoscerlo in queste realtà.
E allora capiamo che il Paradiso
non è così lontano, la santità non è impossibile.
Le beatitudini diventato un segno
concreto di speranza. Cristo non è risorto invano, ma attraverso la sua Pasqua
ci ha fatto capire che se anche il male ci darà fastidio (la Passione), non
avrà mai e poi mai l’ultima parola (la Risurrezione).
I Cristiani non sono i seguaci di
un Dio morto, ma sono i seguaci di un Dio risorto, vivo e presente nella storia
di ogni uomo, nel bene e nel male.
Chiediamo al Signore di continuare
a benedirci in ogni condizione della nostra vita.
“Signore,
aiutami in questo cammino terreno a vivere i tuoi insegnamenti, rendimi
consapevole di essere benedetto da Te anche quando sono nel peccato, nella sofferenza
spirituale e fisica. Perdonami quando io stesso ho maledetto le Tue
beatitudini, considerandole una profonda ingiustizia. Solo ora capisco che,
solo attraverso di esse si può accedere al Tuo amore e alla Tua infinita
Misericordia. Grazie per questo immenso dono. Amen!”
Affidiamo al Signore anche tutti i nostri cari defunti...
Affidiamo al Signore anche tutti i nostri cari defunti...
venerdì 23 ottobre 2015
XXX DOMENICA T.O. (Anno B)
XXX DOMENICA T.O. (Anno B)
«Cosa vuoi che io faccia per te?»
Se domenica scorsa ci siamo messi
dalla parte di coloro che chiedono, oggi proviamo a metterci dalla parte di
coloro che danno un qualcosa.
Gesù fa la domanda del “servo”, o
meglio, di colui che deve servire. Spesso questa domanda mi piace ascoltarla
più che pronunciarla, ma Gesù, che è Dio, non prova vergogna nel formulare
questa domanda, lo fa nella logica del servizio, dell’amore.
Mi colpisce l’atteggiamento del
cieco. Egli era li per mendicare, chiedere i soldi alle persone che passavano.
Egli conosceva Gesù, sapeva che era
importante, poteva chiedergli qualsiasi cosa: ricchezza, potere, fama, ecc.
Invece si accontenta di riavere la vista.
Il cieco chiede a Gesù la vista, la
dignità. È la fede in Gesù, che lo porta a gridare e a sperare in un futuro
migliore, che non è fatto di elemosina, ma di dignità. Quella dignità che manca
a chi è senza lavoro, senza una casa, nella piena solitudine.
Papa Francesco continua a dirlo, lo
ha detto in terra di Molise, lo ha detto a Scampia (Na)…
All’uomo di oggi non manca il pane,
ma la dignità di portarlo a casa, di guadagnarlo onestamente.
La domanda che fa Gesù al cieco,
proviamola a farla a chi non ha lavoro, a chi prova un disagio sociale, a chi è
solo…
Spesso mi fermo con queste persone,
non cercano soldi, cercano una persona capace di ascoltare, di prestare una
spalla su cui sfogare il proprio dolore, le proprie preoccupazioni per un
futuro incerto.
È Gesù stesso che mi chiede:
«Mariano, cosa vuoi che io faccia per te?»
“Signore,
una cosa la puoi fare: continua ad amarmi e a perdonarmi. Soprattutto quando
resto indifferente ai bisogni di chi mi vive accanto. Mi hai messo alla prova
in modo da sperimentare la generosità degli altri e della tua Provvidenza. Una
generosità che non viene solo dal portamonete, ma da sentimenti dettati
dall’amicizia, dal rispetto, dall’amore. Grazie per avermi messo accanto
persone capaci di amare, di sostenere e soprattutto capaci di insegnarmi a
vivere il servizio della carità. Una carità fatta nel nome di Gesù Cristo,
nostro Signore. Amen!”
sabato 17 ottobre 2015
XXIX DOMENICA T.O. (Anno B)
XXIX DOMENICA T.O. (Anno B)
«Maestro, volgiamo che tu faccia
per noi quello che ti chiederemo»
Questa frase mi ha toccato
profondamente perché molto spesso la vivo. La parola centrale è VOGLIAMO. Come
se fosse un comando. Non è un desiderio, ma un avere. È bello vedere i bambini
quando chiedono qualcosa ai genitori: «Papà, mamma posso fare questo? Posso
andare la?». Noi grandi invece “vogliamo”, ad ogni costo, ad ogni condizione,
disposti a fare tutto pur di ottenere (almeno quando chiediamo). Spesso lo
faccio anche io e quante volte mi sono ritrovato con le mani vuote, quante
volte Dio ha infranto le mie pretese. Spesso sento dire: «Ma perché Dio non
mi ascolta?» più che dire questo, domandiamoci: «ma io come ho chiesto?». Tutto si gioca sulla modalità di porre la
domanda a Dio, senza fingere di essere umili, pensando: «adesso, con
il viso umile, chiedo al Signore e Lui mi esaudisce!». Illusi! La
vera umiltà nasce nel cuore e soprattutto essa è silenziosa. Se noi pensiamo
per un solo istante di essere umili, in quel momento abbiamo peccato di
superbia. Il Signore sa tutto di noi, Lui vuole che siamo sinceri
nel chiedere.
Vi racconto un episodio che mi è
capitato il mese scorso.
Dal 27 settembre al 3 ottobre,
insieme ai miei compagni di seminario, abbiamo partecipato alla “missione
popolare” ad Avezzano (Aq). I primi due giorni i missione, per me sono partiti
sottotono perché non mi erano state affidate attività rilevanti da svolgere e
non sapevo cosa fare. In breve, mi stavo annoiando! Il secondo giorno, durante
un momento di adorazione, davanti a Gesù Eucarestia, c’erano due cestini. Nel
primo cestino bisognava mettere un foglio con la preghiera personale, nel
secondo cestino bisognava prendere un bigliettino con una frase biblica. Ad un
certo punto, mi sono alzato, ho preso il foglietto bianco e ho scritto:
«Signore, sono scoraggiato e sfiduciato. Perdonami ed aiutami!». Ho chiuso il
foglietto, l’ho messo nel cestino e ho preso la frase biblica. Sul foglietto
c’era il testo di Mc 16,15. Ho guardato Gesù e gli ho detto: «Ma come! Mi
prendi in giro? Io ti chiedo aiuto perché voglio fare qualcosa e tu mi rispondi
così?». Dal giorno successivo sono stato chiamato a fare varie attività:
volantinaggio, visita alle famiglia, visita in ospedale, cenacoli del Vangelo,
oratorio, scuola, ecc.
Non è la prima volta che mi succede
una cosa simile! Questo significa che tutto
dipende dal nostro cuore. Per ottenere dobbiamo abbandonare i nostri calcoli e
affidarci alle braccia di Dio. Dal Signore non possiamo pretendere
nulla, ci ha dato la cosa più bella ed importante che è la vita, il suo amore e
la sua Misericordia. «Accostiamoci
dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e
trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.» (Eb4,16).
“Signore,
aiutami a non pretendere niente da Te, cerca di rendere il mio cuore puro dalla
superbia e dall’orgoglio. Chiedo perdono per tutte le volte che ti ho sfruttato
e comandato, ma soprattutto chiedo perdono per le volte che ho sfruttato gli
altri. Gesù, se puoi, perdonami. Amen!”
sabato 26 settembre 2015
XXVI DOMENICA T.O. (Anno B)
XXVI DOMENICA T.O. (Anno B)
«Chi scandalizzerà uno solo di
questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al
collo una macina da mulino e gettato nel mare»
È una frase molto dura di Gesù, ma
cosa vuole dire?
Il bene lo devono fare tutti, ma ad
una condizione: Non scandalizzare i
piccoli credenti.
C’è un famoso detto che dice: “Fai quello che il prete dice, non fare
quello che il prete fa”. È una frase molto dura, ma vera! Questo succede
quando la teoria non viene messa in pratica. Questo avviene in tutte le realtà:
dal prete al padre di famiglia, dal politico al lavoratore, dal giovane al
vecchio, ecc.
Poi Gesù parla di tre parti del
corpo: le mani, i piedi e gli occhi.
È molto interessante perché la
carità esige mani che accolgono, piedi che accompagnano e occhi che vedono.
Le mani che giudicano, che
picchiano, i piedi che calpestano la dignità e occhi chiusi davanti alla realtà,
sono di scandalo e queste parti del
corpo vanno tagliate per evitare di scandalizzare e bruciare nella Geèna.
Cosa
fare?
Imparare ad avere sempre le mani
tese verso l’altro, anche se non possiamo dare nulla, una stretta di mano non
va negata a nessuno;
Imparare a fare qualche passo
insieme con l’altro e scambiarsi un breve saluto;
Imparare a guardare il volto degli
altri e la realtà che ci circonda.
Dalla frase dura e violenta di Gesù,
siamo arrivati a capire che il bene lo si fa con questi piccoli gesti, che sono
mani che incontrano, piedi che camminano e occhi che vedono. Il contrario porta
allo scandalo! Sta a noi decidere come utilizzare il nostro corpo!
“Signore,
molte volte ho dato scandalo! Molte volte ho tenuto le mani in tasca, molte
volte ho puntato il dito per giudicare. Spesso ho preferito camminare da solo e
spesso ho girato la faccia davanti alla realtà sofferente! Agli occhi del mondo
sembrano peccati veniali, ma molto spesso ne sento il senso di colpa, il peso
di aver giudicato, di essere stato da solo, di essere stato indifferente alle
necessità. Mi affido alla tua infinita misericordia! Si, oh Signore, ho
sbagliato, forse capiterà di nuovo ma so che Tu non guardi ai miei errori, ma
valuti la forza e il coraggio che utilizzo per rialzarmi dalla caduta. Donami
mani che incontrano, piedi che camminano e occhi che vedono. Tutto questo non
per mettere in mostra il mio IO, ma per testimoniare che il cristianesimo è soprattutto
questo: l’incontro con l’altro. Amen!”
domenica 30 agosto 2015
XXII DOMENICA T.O. (Anno B)
XXII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Perché i tuoi discepoli non si
comportano secondo la tradizione degli antichi padri?»
Questa frase mi è molto familiare,
la citano spesso i “cattolici tradizionalisti”, ma non voglio aprire un
dibattito su questa questione (ci sarebbe tanto da discutere su questo
argomento).
Il Vangelo di oggi è molto
pungente, perché Gesù, nel rimproverare i farisei, ci fa capire che la priorità
non sono le norme, i ritualismi, le tradizioni, ma il centro è il cuore dell’uomo.
Gesù non sta a vedere come rispettiamo le regole e i precetti, non conta il
numero di Rosari recitati, ma va oltre. Gesù vede se il nostro cuore è aperto
agli altri e a Dio.
Questa non vuole essere una critica
alle tante tradizioni che abbiamo, ma vuole essere un modo per dare un senso a
ciò che facciamo. Il Papa ci dice di non affidarsi «al comodo criterio del “si
è sempre fatto così”» EG33
Io credo fermamente che le
tradizioni sono la carta d’identità di un popolo, ma come tute le carte d’identità,
anche le tradizioni vanno “aggiornate”.
Cosa significa? Che alla domanda: “perché
fai queste cose?” non si bisogna più rispondere: “si è sempre fatto così!” ma
bisognerà rispondere in maniera diversa, cercando di spiegare il vero senso di
quella determinata tradizione. Se non ha questo nuovo tipo di risposta, è
chiaro che quella “tradizione” va rimossa!
Le
tradizioni sono testimonianze.
Ecco il vero messaggio di Gesù! Gesù vuole che le nostre tradizioni, le nostre
processioni, i nostri Rosari, le nostre devozioni siano “testimonianza” viva
dell’amore che proviamo verso di Lui e verso gli altri.
“Signore,
aiutami a vivere ciò che prego, dammi il sano discernimento per tenere ciò che
è utile per la fede e rimuovere ciò che è di ostacolo alla fede, così come fa
il contadino con la vite e i tralci e soprattutto trasforma i miei sentimenti
negativi come l’invidia e la superbia in sentimenti di amore e umiltà. E infine perdonami
tutte quelle volte che ho pregato per “abitudine”, dimenticando che la
preghiera è la forma più alta di dialogo con Te, che sei la via, la verità e la
vita. Amen!”
domenica 9 agosto 2015
XIX DOMENICA T.O. (Anno B)
XIX DOMENICA T.O. (Anno B)
«Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode»
Il Salmo 33 è uno dei miei
preferiti perché ogni volta che lo leggo e lo prego mi fa pensare all'Eucarestia.
L’Eucarestia non è solo il cibarsi
del Pane di Vita, ma è ringraziare Dio per i suoi benefici, e il Sal.33 è un
vero inno Eucaristico, cioè di ringraziamento.
Questo Salmo si collega molto bene alla
pagina del Vangelo di questa domenica, dove il tema centrale è il discorso sul
Pane di Vita.
Gesù ancora una volta ci dice che
per ottenere la salvezza, bisogna credere in Lui, senza “ragionarci”
(mormorare) troppo.
Nel Vangelo, la folla, utilizza in
maniera sproporzionata la ragione, si pone tante domande su chi è Gesù, da dove
viene, da chi viene, ecc. e ha difficoltà a credere.
Forse il problema è proprio la
ragione, o meglio, ragioniamo troppo e chi ragiona troppo, rischia di diventare
avaro.
La fede necessita sì della ragione,
ma necessità anche della fiducia, cioè fidarsi degli altri, fidarsi di Dio.
Chiediamo al Signore di aiutarci a vivere
in maniera semplice ed umile la nostra fede.
“Signore,
aiutami a non giudicare, allontana da me la tentazione di essere migliore degli
altri. Rendimi una persona capace di amare in maniera semplice ed intelligente
e perdonami quando ragiono troppo e non mi fido della tua Provvidenza. Amen!”
domenica 2 agosto 2015
XVIII DOMENICA T.O. (Anno B)
XVIII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Quale segno tu compi perché
vediamo e crediamo?»
Il Vangelo fa una sintesi della
situazione attuale.
Siamo sempre alla ricerca di qualcosa
di “eclatante” per la nostra fede, e spesso dimentichiamo che il più grande
miracolo avviene ogni giorno durante la celebrazione Eucaristica.
Papa Francesco spesso ci ammonisce
dicendo di non seguire i presunti veggenti, presunte apparizioni, presunti
miracolismi. Spesso dimentichiamo che Gesù ha detto che ci sono anche “falsi
profeti” capaci di fare le sue stesse cose. Il diavolo su queste cose è un
maestro!
Poi c’è da dire che i miracoli, le
apparizioni, ecc. sono di carattere soggettivo, cioè riguardano solo Dio e la
persona “miracolata”, tantoché la Chiesa le definisce “rivelazioni private”.
Vorrei proporvi una similitudine.
La fede è come un grande dipinto
fatto dalle mani di Dio. Gesù è l’oggetto del dipinto e i miracoli sono la
cornice. Noi molto spesso pensiamo solo alla cornice, dimenticando che il
dipinto è opera di Dio. La cornice è solo legno decorato, nel dipinto c’è il
vero messaggio dell’artista.
I miracoli e le apparizioni passano,
l’Eucarestia resta.
Chiediamo al Signore di vivere la
bellezza della nostra fede, di contemplare questa grande opera d’arte che è l’Eucarestia.
“Signore,
aiutami a credere sempre più nella forza del Pane Eucaristico, allontana da me
la tentazione di metterti alla prova chiedendo segni e miracoli per confermare
la mia fede. Amen!”
sabato 25 luglio 2015
XVII DOMENICA T.O. (Anno B)
XVII DOMENICA T.O. (Anno B)
«C’è qui un ragazzo che ha cinque
pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?»
Il contesto in cui si colloca
questa frase è molto semplice. Abbiamo una grande folla che ascolta Gesù, ma
questa folla inizia ad avere fame e Gesù chiede ai discepoli: «Dove potremo
comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»
Ci sono due riposte molto
interessanti:
1) Duecento denari di pane non sono sufficienti;
2) C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due
pesci.
La prima risposta va contro ogni
speranza: “NON SONO SUFFICIENTI”, la seconda risposta tralascia un senso di
speranza: “C’È QUI”.
Gesù agisce dove c’è la speranza!
È la speranza che permette di fare
grandi cose.
Chi non spera è un uomo finito, statico, non si aspetta più nulla
dalla vita, è negativo e depresso. Chi invece spera è un uomo che vuole
vivere perché attende che qualcosa di nuovo, di diverso accade nella sua vita. Il
Papa ci invita sempre a non perdere la speranza, a non farci rubare la
speranza.
Credo che i “piccoli” vivono di più
la speranza.
Chi
soffre spera nella guarigione, spera in una vita migliore;
Chi
oggi è povero, spera che domani possa mangiare;
Chi
oggi è triste, spera che domani torni la gioia;
Chi
oggi è solo, spera che domani trovi un amico.
Io credo nella speranza. Ho
visto e conosciuto tante persone che hanno trasformato una maledizione in una
benedizione.
Ciò che dico l’ho sperimentato
anche io. Cinque anni fa non ero ciò che sono ora. Da quando mi sono messo
nelle mani di Dio, la mia vita è cambiata!
Quale è il segreto? Fidarsi di Dio,
affidarsi a Dio.
Bisogna imparare a riconoscere che
da soli non possiamo fare niente.
Anche se quello che noi siamo, che
noi abbiamo è poco, dobbiamo offrirlo lo stesso al Signore e agli altri. Questo
è un segno di grande speranza e umiltà!
“Signore,
Tu conosci le mie potenzialità e i miei limiti, lavoriamo insieme! Aiutami a
non perdere mai la speranza di dire: «Eccomi qui! Ci sono!» Sostienimi nel
momento della prova, allontana da me l’egoismo e la superbia. Accetta la mia
vita per quello che è, e trasformala in un dono prezioso da condividere, non
per mia vanità, ma per il Tuo nome glorioso. Amen!”
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