sabato 12 dicembre 2015

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Che cosa dobbiamo fare?».

Carissimi amici,
questa è la domanda che ogni uomo, che ogni cristiano si pone.
Facciamo un po’ di sintesi! All'inizio dell’Avvento Gesù ci dice di guardare il cielo e di vegliare, la scorsa settimana Giovanni Battista ci ha annunciato che la salvezza è vicina, a questo punto sorge la domanda: «e adesso? Dopo questi discorsi di salvezza, che dobbiamo fare?».

La liturgia di questa domenica ci suggerisce tre parole che ci permettono di fare qualcosa di concreto:

1)      GIOIA: vivere la gioia, la serenità, la certezza che c’è qualcuno che ci ama, si fida di noi, non ci tradisce mai. La stessa gioia che prova un padre e una madre nel vedere il figlio appena nato che è frutto del loro amore. La stessa gioia degli innamorati. Io cerco di vivere questa gioia perché so che il Signore non mi giudica per i miei peccati, ma nei miei peccati mi abbraccia e mi perdona;
2)      SOLIDARIETÀ: Giovanni Battista da alcune indicazioni, ma attenzione a non trasformare la carità in superbia ed egoismo (il video ci aiuta a capire il senso della vera solidarietà). Tante volte lo dico, e cerco di viverlo. La carità non è mettere le monetine nel cappello del povero, ma dare un senso al gesto che noi compiamo. Molte volte un sorriso, una stretta di mano ha un valore maggiore di 0,50€ che mettiamo nel cappello del povero. Dico questo perché io spesso sono uno dei beneficiari di questi atti di carità. Molte volte preferisco questi gesti di affetto e vicinanza che la fredda moneta. Per me la moneta è una conseguenza della solidarietà. È in nome della fratellanza, dell’amicizia che si dona (soldi, beni, ecc.). E' questo lo si mette in pratica solo se si vive la gioia. Quella gioia che mi dice: «come qualcuno esprime carità verso di me, così io la esprimo verso di te». La solidarietà è un gioco di squadra, non per singole persone;
3)   RUOLO: nella vita di tutti i giorni, ognuno di noi ha un ruolo particolare. La domanda che vi propongo è questa: «io, nel mio ruolo di (padre, madre, fratello, sorella, figlio, operaio, imprenditore, politico, religioso, ecc.) come vivo la gioia e la solidarietà?»

Tre parole che si intersecano l’una con l’altra e che ci permettono di mettere in pratica il Vangelo, perché Gesù, essenzialmente, ci chiede di vivere queste tre realtà insieme: la gioia e la solidarietà inserite in un ruolo.

Capisco e so che è difficile vivere queste tre dimensioni, ma il mio motto è sempre lo stesso: «Provare non costa nulla!»  Sbagliamo? Andiamo avanti lo stesso, riproviamoci. Il Giubileo della Misericordia ci vuole insegnare proprio questo.


“Signore, riconosco i miei limiti, sempre chiedo concretezza, ma difficilmente la realizzo. Aiutami a mettere da parte il mio egoismo e la mia superbia, per mettere al centro Te che sei la mia gioia, il motivo per il quale vivo. Amen!”

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