III
DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Che
cosa dobbiamo fare?».
Carissimi
amici,
questa
è la domanda che ogni uomo, che ogni cristiano si pone.
Facciamo
un po’ di sintesi! All'inizio dell’Avvento Gesù ci dice di guardare il cielo e
di vegliare, la scorsa settimana Giovanni Battista ci ha annunciato che la
salvezza è vicina, a questo punto sorge la domanda: «e adesso? Dopo questi
discorsi di salvezza, che dobbiamo fare?».
La
liturgia di questa domenica ci suggerisce tre parole che ci permettono di fare
qualcosa di concreto:
1)
GIOIA: vivere la gioia, la serenità, la
certezza che c’è qualcuno che ci ama, si fida di noi, non ci tradisce mai. La stessa
gioia che prova un padre e una madre nel vedere il figlio appena nato che è
frutto del loro amore. La stessa gioia degli innamorati. Io cerco di vivere
questa gioia perché so che il Signore non mi giudica per i miei peccati, ma nei
miei peccati mi abbraccia e mi perdona;
2)
SOLIDARIETÀ: Giovanni Battista da alcune
indicazioni, ma attenzione a non trasformare la carità in superbia ed egoismo
(il video ci aiuta a capire il senso della vera solidarietà). Tante volte lo
dico, e cerco di viverlo. La carità non è mettere le monetine nel cappello del
povero, ma dare un senso al gesto che noi compiamo. Molte volte un sorriso, una
stretta di mano ha un valore maggiore di 0,50€ che mettiamo nel cappello del
povero. Dico questo perché io spesso sono uno dei beneficiari di questi atti di
carità. Molte volte preferisco questi gesti di affetto e vicinanza che la
fredda moneta. Per me la moneta è una conseguenza della solidarietà. È in nome
della fratellanza, dell’amicizia che si dona (soldi, beni, ecc.). E' questo lo
si mette in pratica solo se si vive la gioia. Quella gioia che mi dice: «come
qualcuno esprime carità verso di me, così io la esprimo verso di te». La solidarietà
è un gioco di squadra, non per singole persone;
3) RUOLO: nella vita di tutti i giorni,
ognuno di noi ha un ruolo particolare. La domanda che vi propongo è questa:
«io, nel mio ruolo di (padre, madre, fratello, sorella, figlio, operaio,
imprenditore, politico, religioso, ecc.) come vivo la gioia e la solidarietà?»
Tre
parole che si intersecano l’una con l’altra e che ci permettono di mettere in
pratica il Vangelo, perché Gesù, essenzialmente, ci chiede di vivere queste tre
realtà insieme: la gioia e la solidarietà inserite in un ruolo.
Capisco
e so che è difficile vivere queste tre dimensioni, ma il mio motto è sempre lo
stesso: «Provare non costa nulla!» Sbagliamo?
Andiamo avanti lo stesso, riproviamoci. Il Giubileo della Misericordia ci vuole
insegnare proprio questo.
“Signore, riconosco i
miei limiti, sempre chiedo concretezza, ma difficilmente la realizzo. Aiutami a
mettere da parte il mio egoismo e la mia superbia, per mettere al centro Te che
sei la mia gioia, il motivo per il quale vivo. Amen!”
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