XVII DOMENICA T.O. (Anno B)
«C’è qui un ragazzo che ha cinque
pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?»
Il contesto in cui si colloca
questa frase è molto semplice. Abbiamo una grande folla che ascolta Gesù, ma
questa folla inizia ad avere fame e Gesù chiede ai discepoli: «Dove potremo
comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»
Ci sono due riposte molto
interessanti:
1) Duecento denari di pane non sono sufficienti;
2) C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due
pesci.
La prima risposta va contro ogni
speranza: “NON SONO SUFFICIENTI”, la seconda risposta tralascia un senso di
speranza: “C’È QUI”.
Gesù agisce dove c’è la speranza!
È la speranza che permette di fare
grandi cose.
Chi non spera è un uomo finito, statico, non si aspetta più nulla
dalla vita, è negativo e depresso. Chi invece spera è un uomo che vuole
vivere perché attende che qualcosa di nuovo, di diverso accade nella sua vita. Il
Papa ci invita sempre a non perdere la speranza, a non farci rubare la
speranza.
Credo che i “piccoli” vivono di più
la speranza.
Chi
soffre spera nella guarigione, spera in una vita migliore;
Chi
oggi è povero, spera che domani possa mangiare;
Chi
oggi è triste, spera che domani torni la gioia;
Chi
oggi è solo, spera che domani trovi un amico.
Io credo nella speranza. Ho
visto e conosciuto tante persone che hanno trasformato una maledizione in una
benedizione.
Ciò che dico l’ho sperimentato
anche io. Cinque anni fa non ero ciò che sono ora. Da quando mi sono messo
nelle mani di Dio, la mia vita è cambiata!
Quale è il segreto? Fidarsi di Dio,
affidarsi a Dio.
Bisogna imparare a riconoscere che
da soli non possiamo fare niente.
Anche se quello che noi siamo, che
noi abbiamo è poco, dobbiamo offrirlo lo stesso al Signore e agli altri. Questo
è un segno di grande speranza e umiltà!
“Signore,
Tu conosci le mie potenzialità e i miei limiti, lavoriamo insieme! Aiutami a
non perdere mai la speranza di dire: «Eccomi qui! Ci sono!» Sostienimi nel
momento della prova, allontana da me l’egoismo e la superbia. Accetta la mia
vita per quello che è, e trasformala in un dono prezioso da condividere, non
per mia vanità, ma per il Tuo nome glorioso. Amen!”
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