giovedì 31 dicembre 2020

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO
«i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia».

Carissimi amici,
L’origine di questa festa e’ molto antica. La Chiesa di Roma, già nei primi secoli, il 1 gennaio celebrava la festa di Santa Maria, ma e’ con il Concilio di Efeso del 431 che viene riconosciuto ufficialmente il titolo “Maria madre di Dio”, perché viene riconosciuto che Gesù e’ Dio.

Riconoscere Gesù come Dio, non è stato un cammino semplice, proprio perché era inconcepibile che un Dio grande ed immortale, si rivestisse di umana debolezza. È la bellezza della nostra fede sta proprio nel vedere Dio accanto ad ogni essere umano. Un Dio che non è in cielo a puntare il dito contro ogni nostro errore, ma che si è fatto nostro
compagno di cammino. In questi mesi di pandemia, Dio non è stato lontano, ma ha lottato con noi e per noi. La scienza in questi mesi ha fatto tantissimo, ma non dimentichiamo che la scienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Se abbiamo degli strumenti per poter lottare contro questo male, è vero che esseri umani li hanno realizzati, ma è
lo Spirito Santo che ha suggerito, così come lo spirito cattivo suggerisce di fare il male, di disobbedire alle regole. Forse un po’di esercizi spirituali di Sant’Ignazio, ci saranno utili per fare saggio discernimento!

Lo stupore dei pastori è grande, perché pensavano di trovare chissà cosa, invece hanno trovato uno di loro. Uno di loro capace di cambiare il mondo, di salvarlo. Ed è così! Dio si serve dell’umanità per salvarla e questo lo aveva capito bene anche San Francesco d’Assisi. Salvare la Chiesa rimanendo nella Chiesa, non mettendosi contro, come hanno fatto altre persone che hanno diviso la Chiesa. Questa è la logica dell’incarnazione!

Dio per salvare l’uomo si è fatto uomo, ma l’uomo è disposto a fare la stessa cosa per salvare gli altri? Ci siamo lamentati che il 2020 è stato funesto, ma ci siamo mai chiesti quanto c’è di opera nostra in tutto questo? Il voler per forza trovare l’escamotage per raggirare le leggi e le regole. Come vogliamo vivere il 2021?

Non dobbiamo rispettare solo le regole statali, ma dobbiamo sopratutto rispettare le regole della nostra coscienza, del nostro cuore. Solo così capiremo il vero significato dell’incarnazione, dove io non vivo da solo, ma vivo in una comunità che ha le mie stesse necessità e che devo tutelare e rispettare. Il principio è quello del Vangelo: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti» (Mt 7,12). Prima applichiamo questo principio, prima ne usciremo non solo dalla Pandemia, ma da tutte queste forme di egoismo, relativismo e anarchia. Un mondo migliore può esistere se siamo noi a volerlo!

Che il Signore e la Vergine Maria ci accompagnino nelle piccole grandi scelte di questo nuovo anno! Auguri!

sabato 26 dicembre 2020

I DOMENICA DI NATALE – Festa della Santa Famiglia

 I DOMENICA DI NATALE – Festa della Santa Famiglia

«Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù a Gerusalemme»

 

Carissimi amici,

come ogni anno, la domenica dopo Natale, la Chiesa fa memoria della Santa Famiglia di Nazareth. Nella preghiera di colletta abbiamo invocato Gesù, Maria e Giuseppe come modello di vita, ma perché questa famiglia, umanamente sfortunata, deve essere il nostro modello? Un concepimento tutto particolare, la nascita di questo figlio lontano dagli affetti e da un rifugio sicuro, la fuga in Egitto nel cuore della notte, la triste profezia, lo smarrimento, la passione, ecc. Perché a noi che abbiamo diversi problemi, ci viene affidata una famiglia problematica? Il motivo è semplice, perché la famiglia di Nazareth ci insegna come convivere e superare le difficoltà. E ciò che ci permette di superare le difficoltà, è l’Amore e la Fede, come ci ha detto l’autore della lettera agli Ebrei.

 

La famiglia esiste solo e soltanto se c’è l’Amore e la Fede. Ma non parliamo di cose astratte, ma concrete. Maria e Giuseppe non si sono amati spiritualmente o ideologicamente. Maria e Giuseppe non sono stati passivi alla volontà di Dio. L’Amore vero è quello che ci ha insegnato Gesù, quando dice: «Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». L’Amore in una coppia è mettere la nostra vita nelle  mani dell’altro. E qui entra in gioco la Fede, ovvero la fiducia.

 

Quello che spesso manca alle nostre famiglie è proprio la Fede, la fiducia. Ci si mette insieme per convenienza, (economica, di prestigio, sessuale) quasi a stipulare un compromesso e non perché si è disposti a fidarsi ed amarsi l’uno dell’altro. Pongo spesso ai fidanzati questi interrogativi: «ma perché su migliaia di uomini o donne hai scelto proprio lui o lei? Sei sicuro che lui o lei ti ami realmente?. Quando non ci sono problemi, tutto è bello, e poi? La casa della famiglia è fondata sulla sabbia o sulla roccia?».

 

L’Amore vero esiste nella misura in cui sono capace di amare e di essere amato. Il resto non conta, come ci ricorda San Paolo a conclusione dell’inno alla Carità. Alla fine rimarranno tre cose: la Fede, la Speranza e la Carità, ma la più grande di tutte è la Carità!

 

Apriamo il nostro cuore per vivere l’Amore vero, quello che tutto sopporta e quello che tutto spera, perché solo l’Amore ci terrà uniti tra di noi e ci terrà uniti a Cristo.

 

Buon cammino!

giovedì 24 dicembre 2020

SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

 SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

«In quei giorni, un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra»

 

Carissimi amici,

questo è il vero Natale, Dio è entrato nella storia, proprio nelle nostre stesse condizioni. Cerchiamo di capire come. Nel Vangelo di Luca troviamo questo versetto: «In quei giorni, un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). Quello che ormai noi chiamiamo un DPCM. Giuseppe e Maria, non si oppongono, obbediscono e da Nazareth si recano a Betlemme. Lo stesso Gesù, sulla domanda dei farisei sui tributi risponde: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Erano i giorni del parto, Maria e Giuseppe sicuramente volevano condividere la loro gioia a Nazareth con tutta la famiglia intorno, ma il rispetto per la legge, ha prevalso sui sentimenti. Non a caso, Giuseppe è definito uomo giusto, cioè amante della giustizia, della verità, della lealtà. Lungo il viaggio avviene la nascita di Gesù e il tutto si svolge in solitudine e in una stalla, visto che «per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7). Maria in quel momento non pensa ad Anna e Gioacchino che sono da soli a Nazareth, Giuseppe non pensa alla sua famiglia rimasta lontana. La loro attenzione è sul quel bambino che è nato, fissano il loro cuore su Dio. Il Natale cristiano, non è vedere nonni, zii, cugini, ecc. quello lo possiamo fare tutti i giorni! Natale è vedere Dio nel nostro cuore, è vedere Dio nel cuore di chi mi sta accanto. Scopriremo così che Natale è ogni giorno, ogni Eucaristia nella quale Cristo viene in mezzo a noi e in noi.

Giuseppe Maria e Gesù, non hanno i parenti intorno, ma pochi pastori sconosciuti, ma questo non toglie la gioia del momento: una vita che nasce!

 

Le conclusioni per noi. Gli altri anni, la nostra attenzione era più sull’aspetto tradizionale del Natale e poco sulla dimensione religiosa e di fede. I regali, gli addobbi, i pranzi, le cene, le lunghe tavolate, la mezzanotte. E Cristo? Il festeggiato? Solo con Maria e Giuseppe nella stalla di Betlemme. Come dico spesso, il Covid19 ha smascherato tutte le nostre ipocrisie e false convinzioni, ci ha tolto tutto ciò che offuscava la nostra vita.

 

Oggi abbiamo la possibilità unica di vivere il vero Natale, ovvero l’incontro con Cristo. Non lasciamoci rubare la gioia da qualche tavolata saltata, (quelle si recuperano anche dopo Natale, l’anno è fatto da altri 364 giorni!). Oggi dobbiamo essere felici, perché Dio è con noi e non ci lascerà mai e poi mai da soli.

 

Il Natale per noi, è l’incontro con l’Eucaristia. Un Dio grande e onnipotente che un tempo decise di rivestirsi di umanità, oggi riveste il Pane e il Vino dell’Eucaristia. Il vero presepe oggi è l’altare! Gesù Eucaristia adagiato sul corporale e noi come i pastori, andiamo ad adorarlo e a nutrirci di Lui. Tra poco, avverrà il grande prodigio. Gesù sarà qui vivo e presente in mezzo a noi, non possiamo non accoglierlo con tanta gioia, con tanto amore, con tanta devozione. E questo non avviene solo tra poco, avviene in ogni Eucaristia! Partecipare all’Eucaristia è rivivere non solo la passione, morte e risurrezione di Gesù, ma è rivivere la notte del Natale, una notte che ha donato al mondo il regalo più bello: il Paradiso!


Buon Natale!

sabato 19 dicembre 2020

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio»

 

Carissimi amici,

a distanza di pochi giorni, la liturgia ci fa meditare nuovamente il brano del Vangelo dell’Annunciazione. Se l’8 dicembre abbiamo parlato del valore del concepimento e della vita, oggi la nostra attenzione si orienta su un’altra figura che in questi giorni abbiamo spesso ritrovato.

 

Dopo la testimonianza del Battista, chi ci accompagna in questi giorni prima del Natale, è l’Arcangelo Gabriele. Lo abbiamo trovato due giorni fa che ha parlato in sogno a Giuseppe, ieri ha portato l’annuncio a Zaccaria, oggi lo ritroviamo a Nazareth dalla Vergine Maria e saranno gli angeli a dare l’annuncio ai pastori della nascita del Messia.

 

Spesso parliamo di spiriti impuri, del Diavolo che ostacolano la nostra vita, ma difficilmente parliamo degli angeli che sono messi a custodia e tutela della nostra vita. La voce e la volontà di Dio si rivela proprio attraverso queste figure che ci parlano nel sogno come è avvenuto con Giuseppe, ci parlano nella preghiera come è avvenuto a Zaccaria, ci parlano nella quotidianità come è avvenuto per Maria e per i pastori.

 

Sant’Ignazio di Loyola, negli esercizi spirituali, parla spesso dell’angelo buono e dell’angelo cattivo e di come queste figure sono determinanti nelle nostre piccole e grandi scelte quotidiane, tant’è che quando facciamo una scelta sbagliata, subito deleghiamo la responsabilità al diavolo, dicendo che è colpa sua, però quando facciamo del bene, il merito non lo diamo agli angeli, ma ce lo prendiamo noi.

 

Ecco, allora, che è giunto il momento di valorizzare queste figure che ogni giorno ci sono accanto, perché sono di fondamentale aiuto. Se Gabriele non avesse parlato a Giuseppe, probabilmente Maria si sarebbe ritrovata da sola, isolata da tutto e da tutti. Stessa cosa con Maria. Lei ha accettato perché Gabriele le ha spiegato questo progetto divino. Ma come riconoscere queste figure? Queste figure si riconoscono nel silenzio, nel discernimento,  e soprattutto nell’aiuto di coloro che ci amano e ci vogliono bene. Nessuno si salva da solo! Ognuno di noi ha la necessità di confrontarsi con qualcuno di fiducia, che è capace di tendere la mano. Ma il riferimento non è solo per i vivi, ma anche per i nostri cari che sono in cielo. Loro, come gli angeli ci sono sempre accanto e non ci lasciano mai, proprio perché conoscono i nostri bisogni e le nostre necessità e sanno come aiutarci.

 

E concludo con una frase che sempre utilizzava don Tonino Bello e che a me piace tanto. “Siamo angeli con una ala sola. Possiamo volare solo se rimaniamo abbracciati!”

 

Buon cammino!

sabato 12 dicembre 2020

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

 III DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me»

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci presenta la testimonianza di Giovanni il Battista. Il contesto dove si sviluppa questa testimonianza è molto interessante. Ci troviamo lungo le rive del Giordano e siamo agli inizi del ministero pubblico di Gesù. Circa trent’anni prima di questo evento, i saggi alla corte di Erode, avevano attestato che il Messia era nato, citando il famoso brano del profeta Michea su Betlemme. Allora, mettendo insieme il fatto che il Messia era ormai giunto e che lungo il Giordano stava succedendo qualcosa di grande, ecco che gli scribi e i farisei interrogano Giovanni e gli chiedono se è lui il Messia. La risposta di Giovanni è chiara e decisa: «No, non sono io!» e aggiunge che lui è solo uno dei tanti messaggeri che annuncia l’arrivo del Messia.

Sulla testimonianza di Giovanni, c’è una frase che mi ha impressionato, ed è quella che ho scelto come titolo a questa meditazione. «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me». Io immagino questa scena. Ci sono gli scribi e i farisei, c’è Giovanni e intorno a loro ci sono tante persone. Gesù potrebbe essere tra quelle persone e nessuno lo conosce.
Effettivamente, l’intera Bibbia, ci dice di come Dio entra nella storia dell’uomo in maniera decisa, ma silenziosa. La voce del Signore non è nel fuoco, nel terremoto, nell’uragano, ma in una brezza leggera (Cf 1Re 19,8-12). Il Signore dona la vita con un soffio (Cf Gen 2,7) e il Signore viene in mezzo agli uomini nella piccola stalla a Betlemme. Io sono fermamente convinto che Gesù era lì, mentre Giovanni veniva interrogato.

Ciò che hanno fatto gli scribi e i farisei, noi lo facciamo ogni giorno quando ci rivolgiamo a persone che hanno dei doni sopranaturali. Quante volte cerchiamo la salvezza nelle grandi manifestazioni spirituali, nei miracoli e seguendo apparizioni, mentre il Signore è nel Tabernacolo! È in quella presenza silenziosa dell’Eucaristia che c’è la salvezza. Gesù è realmente presente in mezzo a noi e non c’è ne rendiamo conto.

Allora, preparandoci al ricordo della prima venuta del Signore, fermiamoci dinnanzi all’Eucaristia e adoriamo il Signore, nel silenzio, nella tranquillità. Egli è qui e non ci lascerà mai più!

Vorrei concludere con le bellissime parole di San Paolo.
Siate sempre lieti pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie (Eucaristia): questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.  Non spegnete lo Spirito,  non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! (1Ts 5,16-24)

lunedì 7 dicembre 2020

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
«Et incarnatus est»

Carissimi amici,
La Chiesa oggi celebra la prima delle tre solennità della Beata Vergine Maria, collegate alle tre principali solennità del Signore, e la Liturgia ci fa riflettere sul tema della vita.

Per secoli si è pensato che la vita umana iniziasse al momento della nascita (e secondo lo stato è ancora così!), ma gli studi scientifici hanno dimostrato con assoluta certezza, che la vita umana inizia al momento del concepimento, con una cellula totipotente con un patrimonio genetico proprio. Quello che noi chiamiamo embrione, è già una nuova vita con un’identità genetica ben definita. Non solo, ma è scientificamente provato che dopo i primi giorni dal concepimento, la nuova vita emana delle pulsioni al cervello della madre. È il primo di una lunga serie di contatti che ci saranno tra madre e figlio nel corso dei 9 mesi di gravidanza. Ma se questo la scienza lo ha scoperto negli ultimi decenni, lo Spirito Santo ha da sempre illuminato la Chiesa su questo tema. Non a caso la Chiesa festeggia con grande solennità l’8 dicembre e non l’8 settembre. Festeggia il concepimento di Maria e non tanto la sua nascita. E la solennità di quest’oggi è collegata alla solennità del 25 marzo: l’Annunciazione.

La solennità del Natale, tanto discussa in questi giorni a causa del Covid19, ha origine tardiva rispetto alla Pasqua, ed è interessante capire come si è arrivati alla data del 25 dicembre. Il ragionamento dei Padri della Chiesa è molto semplice. Tutto parte dalla Pasqua e un Dio perfetto, nasce e risorge nello stesso periodo. Se la Pasqua è approssimativamente intorno al 14 di Nisan, l’incarnazione doveva coincidere con quel periodo, ed ecco la data del 25 marzo. Molto spesso questa solennità viene spostata proprio perché capita durante la Settimana Santa. Quindi, senza voler sminuire la solennità del Natale, credo che il momento in cui Dio è venuto in mezzo a noi è all’Annunciazione, e il Vangelo di quest’oggi ci illumina su questa realtà di fede. Con il SI di Maria, Dio entra nella storia, e Giovanni Battista lo riconosce, quando Maria si reca da Elisabetta e il Magnificat è un inno di lode alla vita.

Oggi vogliamo pregare per tutte le nostre mamme, quelle sulla terra e quelle nel cielo. Vogliamo far sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza a tutte le donne che per diversi motivi non sono riuscite a portare a termine la gravidanza. Vogliamo pregare per quelle donne che vengono sfruttate per fare figli che poi vengono venduti (la famosa gestazione per altri!).

La vita è un dono prezioso, che dobbiamo difendere sempre, dal concepimento alla morte naturale. E il valore della vita è maggiore di ogni altra cosa, anche delle nostre tradizioni, della nostra libertà.

Che la Vergine Maria ci aiuti ad essere saggi custodi della vita, come Lei lo è stata durante la gravidanza e non solo. 

sabato 5 dicembre 2020

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«Voce di uno che grida nel deserto»

Carissimi amici,
come nel tempo della Quaresima, anche in Avvento siamo chiamati a vivere un luogo: il deserto, che proviene dall'ebraico midbar, ovvero il “luogo della Parola”.

Vivere il deserto non è facile, perché richiede tempo, solitudine, silenzio. In questo anno così particolare, abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando come è dura la solitudine, l'incertezza, la precarietà, sopratutto in questo periodo che ci porta al Natale, festività che la tradizione vede la famiglia riunita, ma di questa realtà ne parleremo il giorno di Natale!

Oggi, ci viene richiesto di vivere un deserto particolare, e non possiamo tirarci indietro difronte a questa grande sfida. Nel deserto, tutto è messo in discussione e le convinzioni personali lasciano spazio alla vita reale, che è fatta di avventure, belle e brutte, che dobbiamo affrontare con lucidità e serietà. Ma come si affrontano queste sfide? Innanzitutto riconoscerle, chiamarle per nome, dare loro un'identità. E già questo primo passaggio è molto impegnativo e a tratti doloroso, ma una volta identificata questa sfida, affrontarla sarà più semplice, perché sai cosa hai difronte a te. Io ho dovuto affrontare diverse sfide, due molto dure, dal punto di vista psicologico. Ci sono voluti tanti anni e tanto lavoro personale, ma alla fine ho vinto! E così faccio con tutte le sfide quotidiane. Certo, durante il cammino capita di rallentare il passo a causa della fatica, è normale! Ma mai bisogna abbandonare l'obiettivo.

Ecco, a livello spirituale è la stessa cosa, perché chi da la forza e la grinta di affrontare le sfide, è lo Spirito Santo, il Signore! Senza la speranza della Pasqua, del Paradiso, ogni nostra sfida, diventa il nostro incubo. Si è vincitori, perché Cristo ci sostiene, ci accompagna, ci guida, lotta insieme con noi.

Sento spesso parlare che siamo soli, che non abbiamo più nessuno. Non è vero! Gesù non ci ha mai abbandonato e mai lo farà. Riportiamo alla mente le sue parole al momento dell'Ascensione :”Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi”. Ed è presente in ogni Eucaristia, sull'altare. Non importa l'orario in cui si celebra, ma è importante celebrare, è importante chiedere la Sua presenza in mezzo a noi. Ecco come si supera questa sfida drammatica che ci è richiesta in questo periodo particolare. Focalizzare la nostra attenzione su Cristo, vivo e presente in mezzo a noi, che ci ama e che ci accompagna sempre.

Non è facile, perché togliersi dal proprio vissuto, anni e anni di “convinzioni” e false sicurezze è un lavoro immane, ma alla fine ti rendi conto di aver recuperato la libertà e la dignità, di aver riscattato la tua vita e di vivere la bellezza del Paradiso già qui sulla terra.

Che il Signore ci aiuti a fare questo cammino di conversione, per godere, un giorno, la felicità del Paradiso. Amen!

Buon cammino!