EPIFANIA DEL SIGNORE
«Abbiamo visto spuntare la sua
stella e siamo venuti per adorarlo»
Carissimi amici,
continuiamo il nostro percorso
Eucaristico iniziato la notte di Natale. Dopo aver detto che Gesù è vivo e
presente nella mangiatoia dell’altare, dopo aver meditato che ogni battezzato,
sull’esempio di Maria, è tabernacolo vivente dove dimora il Signore, oggi
vediamo cosa significa adorare il Signore, nell’Eucaristia.
Vediamo alcune caratteristiche
molto interessanti. I magi sentono un vuoto nel loro cuore che non riescono a
colmare con la loro sapienza e la loro ricchezza. È un vuoto esistenziale,
spirituale! L’adorazione nasce da un bisogno, da una necessità. Lasciato tutto,
i magi si mettono in cammino, in ricerca. Provano a cercare in luoghi umani, chiedono
aiuto al potente di turno, ma non trovano nulla. Ad un certo punto, questo
desiderio di colmare questo vuoto, li porta in un luogo periferico, quasi nel
deserto, e in quel deserto, trovano la risposta alla loro inquietudine. In un
luogo solitario, silenzioso, trovano il Signore. I Magi adorano il Signore Gesù
e gli offrono i loro doni, che hanno un significato messianico. L’oro è la
regalità, l’incenso è il segno dell’intercessione, della preghiera che sale a
Dio, la mirra è il profumo che ci lava dal peccato (la mirra utilizzata dalla
peccatrice) e ci dona la forza di lottare contro il male (l’unguento messo sul
corpo di Gesù).
I Magi, nel loro atto di
adorazione, hanno offerto al Signore le loro ricchezze, ma soprattutto hanno
offerto la loro vita. A quel Bambino hanno raccontato la loro storia, le loro
gioie e soprattutto le loro fatiche, e il Signore da ascolto alle loro
preghiere, perché «per un’altra strada, fecero ritorno al loro paese». Non più
la strada vecchia delle preoccupazioni e delle ansie, ma una strada nuova fatta
di speranza, di positività, di gioia.
Ecco, l’adorazione eucaristica non
risolve i nostri problemi come mago Merlino, ma ci indica una strada nuova dove
troveremo le possibili soluzioni. Ecco perché è importante il tempo dell’Adorazione.
Un tempo di silenzio esteriore nel quale parlare con Dio a tu per tu, senza
libretti di preghiere già scritte. Il tempo necessario per aprire e svuotare il
nostro cuore e affidare nelle sue mani le nostre gioie e i nostri dolori. Senza
vincoli in piena verità, perché davanti a Dio siamo nudi, senza abiti o
maschere.
Uno dei momenti favorevoli per
vivere questa intimità con Dio, è il silenzio dopo la comunione eucaristica.
Pochi istanti per poter dire:
“Signore.
Grazie per l’amore e la presenza che mi doni nonostante la mia infedeltà. Oggi
ti voglio affidare alcune situazioni di dolore che tu ben conosci. Ti affido
tutte le persone che pregano per me e che si affidano alla mia preghiera. Tu
che conosci il cuore di ciascuno di noi, agisci come meglio credi per il nostro
bene. Inoltre voglio affidarti i pochi semi di bene che sono riuscito a
seminare e i miei progetti futuri e ti chiedo di benedirli nel nome di Gesù
Cristo nostro Signore. Amen!”
Buon cammino!
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