venerdì 30 marzo 2018

VENERDÌ SANTO «in Passione Domini»

VENERDÌ SANTO «in Passione Domini»
«Chinato il capo, consegnò lo spirito»

Carissimi amici,
oggi più che essere un giorno di lutto, è un giorno di preghiera e riflessione. Certamente non dobbiamo dimenticare che un nostro amico, un nostro fratello, è morto in una maniera assai drammatica.

Ieri sera, ascoltando alcune meditazioni molto antiche, riflettevo su come noi (sacerdoti) nel corso dei secoli, soprattutto dal XV – XVI secolo, abbiamo trasformato un gesto estremo d’amore, in un film splatter dell’orrore. Abbiamo formato le coscienze più sui tormenti e patimenti subiti da Gesù e non sul motivo di quei patimenti, illudendo le persone che quei patimenti ci avrebbero fatti puri ed intoccabili dopo la confessione della Settimana Santa, dimenticando che siamo povere creature!
Eppure nei Vangeli, tutte queste cose che noi abbiamo aggiunto, non ci sono. Ed è ancora più paradossale che nel Vangelo di Giovanni (che si proclama il Venerdì Santo), si parla di amore condiviso e donato, e noi invece di flagelli e compagnia. Certo i metodi di allora, non troppo diversi da quelli di oggi, non erano garbati! Gesù ha sofferto veramente la sua Passione, ed è realmente morto a causa delle ferite riportate, però non sono il numero di frustate prese, la grandezza delle spine della corona, o dei litri di sangue versato che ci devono interessare. Questi particolari li lasciamo ai registi dell’horror! Così come quando diciamo, soprattutto ai malati: «eh, la tua sofferenza non è nulla in confronto ai patimenti di Cristo!» questa è una vera e propria bestemmia! Nel mondo ogni giorno ci sono persone che hanno sofferto e soffrono più di Cristo. Le persone dilaniate negli incidenti stradali, che hanno visto la morte dopo diverse ore; le persone bruciate vive nel periodo dell’inquisizione; le gravi malattie e disabilità che condizionano la vita per anni e anni! Le persone torturare e uccise nei campi di concentramento e di sterminio, ecc.
Il Cristo sofferente è l’uomo sofferente! Cristo soffre in colui che soffre, alla stessa maniera. Faremo cosa assai giusta, se abbandoniamo questa mentalità perversa e masochista e ci concentriamo su cosa ci dice davvero il Vangelo.

Dopo questa lunga e doverosa premessa, possiamo passare a quello che è il messaggio del Vangelo di Giovanni, quello che è il vero motivo della Passione di Gesù.
Il racconto della Passione, inizia con la cattura e poi il processo a Gesù, prima da parte dei Giudei, poi da parte di Pilato. È molto interessante che nei due processi, ci sono due realtà ben diverse. Nel primo processo regna l’odio e il desiderio di morte dell’imputato, nell'altro c’è la preoccupazione, il desiderio di rimetterlo in libertà. Pilato è come tra l’incudine e il martello. Da una parte un innocente e dall'altra la diplomazia con i giudei. Che fare? Tante volte anche noi ci troviamo nella situazione di Pilato. Che facciamo? Togliamo di mezzo il singolo e pensiamo agli altri? Secondo l’Evangelista Giovanni, Pilato sceglie di mantenere i buoni rapporti con i giudei e quindi cede al loro ricatto. È un Pilato «debole», ma secondo i sinottici (Matteo, Marco e Luca), Pilato ha un’intuizione, a mio avviso, geniale. Si ricorda di un’usanza di liberare un prigioniero in occasione della Pasqua, e lascia decidere ai giudei chi liberare. I giudei, ovviamente, non scelgono Gesù. Pilato non può far altro che notificare la loro decisione. Il gesto la lavarsi le mani (raccontato in Matteo), non è indifferenza, come a dire: «ah, non è un problema mio!» Pilato ha parlato con Gesù, ha cercato di convincere più volte il popolo della sua innocenza (nel racconto di Luca), addirittura gli ha messo accanto un assassino, un terrorista, pensando che avrebbero scelto Gesù, invece niente! Pilato le ha tentate davvero tutte. Non capita anche a noi, quando vogliamo bene ad una persona, di fare il possibile per aiutarle a cambiare il loro modo errato di vivere? E quando non ci riusciamo? Anche Pilato ha avuto una sofferenza interiore non indifferente. Sofferenza causata da un cuore chiuso e ostinato, come quello dei giudei. E Gesù? Come reagisce davanti a questa durezza di cuore? Continua ad amare! Non dice: «ah, questi non vogliono capire, adesso me ne vado e arrangiatevi!». Quanti di noi, rimangono, continuano ad amare, nonostante tanta freddezza di cuore? Gesù non si arrende, nemmeno davanti alla morte, nemmeno sulla Croce. Ed è proprio sulla Croce, che ci fa il regalo più grande: ci fa sui fratelli, donandoci Maria come mamma, non solo, ma nel momento in cui muore, ci dona il suo Spirito. Gesù, abbassa il capo, guardano l’umanità e soffia lo Spirito Santo. È un anticipo di Pentecoste.
L’amato ha ucciso l’amante e l’amante ha donato lo stesso il suo Amore. Ecco allora che le lacrime di oggi, non sono per i tormenti patiti da Gesù a causa dei peccati, ma perché non abbiamo corrisposto ad una chiamata d’amore, perché siamo indifferenti al suo Amore.

Questo è il Venerdì Santo, il ricordo di un Amore donato fino alla fine, nonostante la nostra cecità, la nostra indifferenza. Oggi portiamo nel cuore tutti coloro che continuano ad amare, nonostante non sono ricambiati.

“Signore, oggi mi hai dimostrato che il tuo Amore per me è vero e profondo. Tu conosci tutto di me, e sai che la mia è una piccola fede, segnata dalla mia umanità. Quello che oggi mi rende triste è che non riesco ad amarti alla tua stessa maniera, però allo stesso tempo mi sento sollevato, perché tu, nonostante le mie infedeltà, continui ad amarmi con la stessa intensità di sempre. Asciuga le mie lacrime, che in questo momento bagnano il mio volto e stringimi a Te. Amen!”


Buon cammino!

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