sabato 9 aprile 2016

III DOMENICA DI PASQUA (Anno C)

III DOMENICA DI PASQUA (Anno C)
«Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

Per tre volte Gesù fa la stessa domanda a Pietro, ma la terza volta, Gesù cambia il verbo; dal «mi ami» passa al «mi vuoi bene». Perché?
Per capire questo cambio, penso ad un canto ispirato a S.Teresa di Lisieux quando dice: «di un Dio ho bisogno, che assunta la mia natura, si faccia mio fratello capace di soffrire!»
Gesù sa che quell'amore perfetto noi non possiamo darlo, e allora si “accontenta” dei nostri sforzi di volergli bene.

Il brano del Vangelo di questa domenica, spiega e rafforza il mistero della Divina Misericordia. Dio, non solo perdona considerando anche “il peggiore dei crimini come una goccia d’acqua in un braciere ardente” (S.Teresa di Lisieux), ma si avvicina a noi chiedendoci solo se gli vogliamo bene.
Ed è in questo «voler bene» che Gesù ci affida la sua Chiesa. La Chiesa non è fatta di perfetti, ma di perfettibili, cioè quelle persone capaci di dare ciò che è nelle loro potenzialità.

In questo tempo, Gesù ci dice di diventare piccoli, di non correre dietro false speranze.
Diventare piccoli non significa abbassare il “livello culturale” (perché per molti dire ACQUA al posto di H2O significa abbassare il livello culturale) ma significa crescere insieme.  Tra gli scritti di S.Ireneo di Lione c’è questa frase bellissima: «[Cristo] si è fatto ciò che noi siamo per farci ciò che Egli è».

Dio si è fatto “piccolo” e chiede anche a noi di essere piccoli e volerci bene gli uni gli altri, per arrivare al suo grande comandamento: “AMATEVI gli uni gli altri”.
Chi è sposato può insegnare che l’amore nasce da una grande amicizia, da un grande volersi bene.
Ecco! Iniziamo con il volerci bene, piccoli gesti semplici, ma significativi.

La gioia della Risurrezione e dell’infinita Misericordia di Dio, siano rampa di lancio per iniziare una nuova vita che avrà come meta l’eternità del cielo. Certo non sarà facile, ma se noi ci vogliamo bene, non saremo soli e nelle difficoltà ci sarà sempre qualcuno che ci dirà: “Eccomi, non temere! Io sarò con te!”

“Signore, ogni giorno ti tradisco! Ma ogni giorno Tu mi chiedi se ti voglio bene. Certo, Signore, che ti voglio bene. Mi hai dato la vita, mi hai messo accanto tante persone meravigliose, mi hai chiamato a realizzare un progetto con Te, come posso dirti che non ti voglio bene! Signore, aiutami a crescere nell'amore, affinché un giorno possa dire anch'io: TI AMO! Amen.”




domenica 3 aprile 2016

II DOMENICA DI PASQUA "Domenica della Misericordia" (Anno C)

II DOMENICA DI PASQUA "Domenica della Misericordia" (Anno C)
«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!».

Dell'esperienza incredula di Tommaso,  noi molto spesso ne facciano uno stile di vita: «se non vedo, non credo!».
Ma perché si arriva a questo punto? Perché viene a mancare la fiducia?
Perché il dramma della Croce, del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro sono stati eventi così dolorosi da chiudere il cuore del povero Tommaso.
Quante volte nella vita ci capitano delle situazioni spiacevoli come il tradimento di un amico, di un famigliare, del proprio coniuge, ecc. Quale è la nostra reazione? «Non mi fido più di te!».

Ma Gesù va oltre! Gesù dice a Tommaso di toccare le sua stigmate, di mettere la mano nel costato, come se Gesù volesse dire: «vieni, metti la tua mano nel costato e prendi il mio cuore». Ancora una volta Gesù ci dona tutto il suo Amore, il suo cuore, la sua Misericordia, la sua vita.

Non è facile perdonare! La Misericordia, come la Risurrezione, è un'esperienza personale, che non può avere le stesse caratteristiche per tutti allo stesso modo, ma Gesù ci dice come fare!.

Per iniziare a vivere la Misericordia, bisogna mettere la fiducia al primo posto!
Dio si fida sempre di noi, sa che a volte cadiamo, ma lui rimane sempre con le braccia allargate e ci aspetta per abbracciarci. È una scena tenerissima!
Come un bimbo che muove i primi passi verso la mamma e il papà, e che lo attendono pieni di gioia ed emozione.

Mi piace immaginare Dio che dice a me e a ciascuno di noi:" Dai! Vieni! Io sono qui, muovi i tuoi passi verso di me. Non temere! Vieni avanti! Non conto i tuoi fallimenti, ma la tua voglia di raggiungermi."

"Signore, grazie per la tua infinita Misericordia. Grazie perché ti fidi di me, nonostante i miei limiti. Grazie perché con Te mi sento al sicuro.
Signore, aiutami a fidarmi dei miei fratelli. Aiutami a non sbagliare contro i miei fratelli. Aiutami a perdonare chi mi fa un torto!
Signore, abbi Misericordia di me e del mondo intero. Amen!"

domenica 20 marzo 2016

DOMENICA DELLE PALME IN PASSIONE DOMINI (Anno C)

DOMENICA DELLE PALME IN PASSIONE DOMINI (Anno C)
«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»

Carissimi amici,
con questa domenica entriamo nella Settimana Santa, nella quale siamo chiamati a rivivere i momenti più importanti e fondamentali della nostra vita di fede: la morte e risurrezione di Gesù.

Quest'anno la domenica delle palme la vogliamo vivere nella dimensione della Misericordia. Infatti è nell'evento della Croce che il Signore perdona tutti i nostri peccati. Ma nel testo della Passione, nel Vangelo di Luca, l'ultimo atto di Misericordia viene fatto proprio dalla Croce. Gesù perdona i suoi assassini, senza aspettare che si pentono. Questo ci fa capire come la Misericordia di Dio va oltre ogni nostra logica.
Ma la scena più interessante è il dialogo tra Gesù e i due malfattori.
Dal testo del Vangelo, solo uno dei due si salva. Perché? Gesù non ha perdonato i suoi assassini? Non ha perdonato l'adultera senza che lei mostrasse il pentimento? (cf. Gv 8,1-11)
La situazione qui è diversa! Il primo malfattore pretende una salvezza materiale, il secondo chiede una salvezza spirituale. È quello che dicevo domenica scorsa. La Misericordia non esclude la giustizia. Il primo malfattore non voleva restituire per il torto fatto dicendo:«salva te stesso e noi» il secondo malfattore invece riconosce di dover pagare un debito nei confronti della società e dice: «Noi, giustamente […] riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male, Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Molte volte io mi ritrovo nella figura del primo malfattore. Non mi va di fare penitenza, non mi va di risarcire il danno causato. Il secondo malfattore, comunemente chiamato buon ladrone, mi insegna la via della verità e della giustizia.

Questa è la vera Misericordia. Dio perdona sempre, ma ci chiede di accogliere questo suo perdono. Se noi rifiutiamo questo amore, questo perdono, faremo come il primo malfattore. Se invece accogliamo la Misericordia e Dio e cerchiamo di ripagare i debiti nei confronti della società, in particolare nei confronti dei più deboli e fragili, come ad esempio i bambini, la salvezza è assicurata. Gesù stesso dice: «Oggi sarai con me in Paradiso».

La Misericordia non è buonismo, ma è un vero atto di carità che si vive nella giustizia. Chiediamo al Signore la forza e l'aiuto di riconoscere i nostri errori e avere il coraggio di fare come il "buon ladrone".

Signore, insegnami a risanare le ferite causate dai miei peccati, allontana da me la tentazione di voler risolvere tutti i problemi con la bacchetta magica, dammi la forza di confessare le mie colpe e confidare nella tua infinita Misericordia. Grazie Signore, perché su quella Croce hai messo anche i miei peccati e li hai cancellati con il Tuo sangue. Signore, abbi misericordia di me. Amen!

sabato 12 marzo 2016

V DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

V DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica è molto interessante perché va oltre la frase di Gesù: «chi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». È una frase di autodifesa che noi utilizziamo per difenderci dal giudizio e giustificare il nostro agire. Gesù la utilizza per salvare la legge, salvare la donna e salvare se stesso dal linciaggio che era stato preparato per lui.

La mia attenzione, però, si è soffermata sull'atteggiamento degli scribi e dei farisei. Queste persone vogliono eseguire una legge, non vogliono fare nulla di male, infatti Gesù da il suo consenso ad eseguire la legge. L’unica nota stonata è la provocazione che fanno a Gesù. Ma la frase inaspettata di Gesù e le lacrime della donna, hanno suscitato nel cuore degli scribi e dei farisei, un senso di colpa. Questo senso di colpa li ha condotti ad usare misericordia nei confronti della donna peccatrice, ed è in questo gesto che Gesù concede anche la sua misericordia: «nessuno ti ha condannata […] neanche io ti condanno».
Probabilmente, nel senso di colpa, gli scribi e i farisei,  hanno visto in quella donna i loro peccati, si sono messi al suo posto.

Cerco di spiegare la misericordia da un altro punto di vista, però è necessario premettere e ribadire il concetto che chi sbaglia paga. La misericordia non esclude la giustizia!
Davanti ai fatti di cronaca nera, noi ci mettiamo sempre dalla parte delle vittime giudicando gli altri, dicendo che la Misericordia non è per loro. Per una volta, proviamo a metterci dalla parte dei colpevoli (non per giustificarli perché il male è sempre male) e chiediamoci: «io sono colpevole! Vorrei qualcuno che mi tendesse la mano e asciugasse le mie lacrime?». Questa domanda è davvero la chiave di accesso alla porta della Misericordia e che da un vero senso alla nostra vita.
A questa domanda io rispondo di SI, altrimenti per me non ha più senso vivere! Che futuro ci può essere senza la misericordia, senza qualcuno che tende la mano? La misericordia è la speranza del Paradiso, della vita senza fine! Certo non è così scontato, soprattutto davanti a situazioni difficili e tragiche. Nessuno può sapere come reagiremo davanti a un episodio drammatico, nemmeno il più bravo psicologo o il più santo asceta, perché siamo esseri umani e non robot.
Ed è proprio questa “ignoranza” che ci permette di non escludere la Misericordia. La misericordia non è questione mediatica, ma di coscienza.
Non smetterò mai di dire che Dio va oltre i nostri peccati. Non ci giudica sui peccati, ma sull'amore. Il ladrone si è salvato all'ultimo istante, dopo una vita di peccati, ha aperto il suo cuore a Dio. L’ultima frase del Vangelo «va e non peccare più» non ha reso la donna immacolata, l’unica creatura senza peccato è la Vergine Maria, nessun altro può ottenere questo privilegio. Con questa frase Gesù non esclude la fragilità umana, ma il desiderio e la consapevolezza di voler fare del male. Per comprendere il messaggio di Gesù, dobbiamo sempre discernere la fragilità umana, dalla consapevolezza di voler fare del male. Come la morte naturale dalla la morte dolosa. Guai a chi pensasse che la Misericordia e il perdono sono l’autorizzazione a vivere in maniera dissoluta, pensando che Dio perdona sempre. Dio perdona solo se nel cuore c’è il desiderio vero di voler cambiare. Se manca questo desiderio, non c’è perdono!


“Signore, io desidero limitare i miei peccati. È una lotta continua! A volte mi mancano le forze per continuare questa lotta, ma nel profondo del cuore so che quando cado a terra, scendi Tu in campo a lottare al mio fianco e a rinforzarmi per riprendere il cammino vero la Pasqua eterna nel Tuo Regno. Per Cristo nostro Signore. Amen!

sabato 5 marzo 2016

IV DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

IV DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”».

Carissimi amici,
il testo che ho scelto è la cornice della parabola del Padre misericordioso. La novità di Gesù è quella di non escludere nessuno, nemmeno il più criminale, infatti sarà proprio un criminale ad inaugurare il Paradiso (cfr. Lc 23,39-43). Spesso penso: «quale sarà la reazione delle vittime di mafia, se in Paradiso incontrassero i boss mafiosi?». È una domanda davvero difficile da rispondere! Ma qualcosa di più attuale. Sono giorni che inveisco contro la scelta di Vendola per aver comprato il figlio. Mentre giudico penso: «ma siamo nell'anno della Misericordia, cosa bisogna fare?» Nel testo del Vangelo, forse troviamo una risposta.
Notiamo un particolare interessante, che da il senso a tutto il Vangelo. «si avvicinarono a Gesù». Qui non è Gesù che prende l’iniziativa, ma i peccatori! Sono loro che vanno verso Gesù.
Anche nella parabola troviamo qualcosa di simile. «si alzò e tornò da suo Padre». anche qui l’iniziativa è presa dalla parte “errante”.
Ecco, qui possiamo abbozzare una risposta alle domande che ci vengono sulla Misericordia di Dio. Dio vive ogni giorno, ogni momento di Misericordia. Prendendo l’esempio della Parabola, a casa di Dio ogni giorno è festa, Lui non chiude la porta della sua casa, aspetta che noi andiamo a festeggiare con Lui. Più gente c’è e più la festa è grande. Però Dio rispetta anche la nostra libertà. Ci ha mandato l’invito per questa festa, ma non ci obbliga ad andare.
Se io decido di andare a questa festa, non devo fare brutta figura, devo cambiare abbigliamento! Devo togliere i vestiti macchiati di peccato e indossare i vestiti puliti della festa, così come ci dice il Vangelo: «presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi». Ed ecco il grande dono del Sacramento della Riconciliazione.

Nel Vangelo di Luca ci sono altre situazioni in cui il primo passo non è di Gesù. (cfr. Lc 19,2-5). Nel racconto della crocifissione di Gesù, sempre nel testo di Luca, ci sono due ladroni crocifissi insieme a Gesù, ma solo ad uno Gesù promette il Paradiso.

È come la famosa barzelletta della schedina del “gratta e vinci” :«San Gennaro, fammi vincere. San Gennaro, fammi vincere». Ma se la schedina non  la giochiamo, non vinceremo mai! Così anche per la Misericordia di Dio. Se non andiamo verso Gesù, la Misericordia non arriverà mai!

E allora rialziamoci, prepariamoci e corriamo alla festa della casa di Dio. Lui è li che ci aspetta a braccia aperte!


“Signore Gesù, quanto è difficile perdonare o accogliere una richiesta di perdono! Il mio problema non è chiedere scusa, ma accogliere chi mi chiede perdono. Perché quando qualcuno mi chiede perdono, i miei progetti di vendetta vanno in crisi e non riesco ad accogliere. Aiutami Signore ad essere sempre più accogliente e aiutami a diffondere e testimoniare la tua Misericordia, affinché anche altri  possano avvicinarsi a Te. Amen!

sabato 27 febbraio 2016

III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime».

Carissimi amici,
in questa III domenica di Quaresima, il Signore ci da una nuova opportunità. Ha il diritto è il potere di tagliarci fuori dal mondo, ma non lo fa. Ci concede ancora una nuova stagione, un nuovo periodo per mettere a frutto tutte le nostre capacità. Molto espressivo è anche il salmo responsoriale che dice: «Egli perdona tutte le tua colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (Sal. 102). Il compito del concime è quello di curare, rinforzare la pianta, e il concime che il contadino mette alla pianta è il Sacramento della Riconciliazione, che il Signore ha affidato alla sua Chiesa. La grazia che il Signore ci da in questo momento è maggiore, perché stiamo vivendo un anno proprio dedicato alla Misericordia. Adesso è il tempo di assorbire questo concime, questa medicina e di crescere per poi portare frutto.

Un secondo aspetto che viene fuori da questa pagina del Vangelo è la fiducia. Il padrone si fida del contadino, lo lascia lavorare anche se sa che forse il suo lavoro sarà inutile. Ma nonostante ciò, lo lascia lavorare. Penso al sacrificio della Croce. Gesù non si rifiuta di salire sulla Croce, il diavolo cerca di dissuaderlo nell'orto degli ulivi dicendogli: «lascia perdere, nessuno ti seguirà! Hai un grande potere in mano, sradica i malvagi così rimarranno solo i giusti!». Ma Gesù si fida del progetto del Padre, Gesù si fida di noi piante, un po’ appassite, perché spera che il suo sangue sparso, possa essere assorbito come linfa vitale.

E allora da questi due aspetti viene fuori che alla base c’è la fiducia e la fedeltà di Dio. Questa fiducia permette a Dio di fare ogni cosa per salvarci, e lo ha fatto! Però anche noi abbiamo un compito importante. Noi non siamo solo la pianta che necessita di cura e protezione, ma siamo anche il contadino. Questo significa che anche noi abbiamo la responsabilità di curare e aiutare le persone che hanno smesso di portare frutto, penso alle persone anziane malate e sole, penso ai carcerati, agli sfiduciati.
Questo è quello che Gesù dice ai discepoli dopo la lavanda dei piedi: «vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15). E anche il motto del Giubileo della Misericordia (Misericordes sicut Pater) ci invita a vivere questo compito così importante: essere misericordiosi come il Padre.

Chiediamo al Signore l’aiuto e i mezzi necessari per poter essere dei buoni contadini nella sua vigna, ma soprattutto chiediamo al Signore di irrigarci sempre con la sua Misericordia, per non perdere mai la vitalità.


“Signore, mi sento come una pianta quando il vento burrascoso del male ha  portato via  le foglie e i frutti Aiutami a far germogliare in me il desiderio e la forza si seguirti sempre, anche sul cammino della Croce. Comprendo che è difficile e che l’inverno è lungo, ma sono certo che un giorno sarà primavera,un giorno sarà Pasqua anche per me! Si, mio Signore, credo fermamente che anche se il mio cielo è nuvoloso, burrascoso, oltre quelle nuvole il sole c’è ed il cielo è sempre più blu. Amen!

sabato 20 febbraio 2016

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».

Carissimi amici,
in questa II domenica di Quaresima, ci troviamo a meditare la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.
Per Pietro, Giacomo e Giovanni è un’esperienza sconvolgente, tanto da toglierli addirittura la parola: «essi tacquero e […] non riferirono a nessuno ciò che avevano visto».
Ma cosa avevano visto? Che esperienza hanno fatto questi tre Apostoli?
Ad una lettura veloce del Vangelo possiamo dire che hanno avuto un’esperienza mistica, così elevata da vedere Mosè ed Elia vicino a Gesù.
Ma qual è il messaggio per noi?
Parto da due verbi: salire e pregare.
1)      SALIRE: «Gesù prese con se Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte».
Gesù e alcuni Apostoli compiono un cammino, un movimento, che non in piano, ma in salita. La salita comporta un maggiore sforzo fisico, una lotta tra la volontà e il desiderio di raggiungere qualcosa e la stanchezza che invece spinge a fermarsi;
2)      PREGARE «Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto».
Sappiamo che la preghiera è un dialogo con Dio, che per un attimo coinvolge tutto il nostro essere. Come quando apriamo un dialogo profondo con una persona che amiamo. In quel momento tutto il resto scompare, rimane solo l’IO e il TU.

Vi confido che molto spesso, la preghiera fatta in “pianura” non mi porta a nulla. Un rito formale, vuoto. Ma la preghiera fatta in “salita” mi ha davvero portato ad incontrare per un attimo Dio. (parlo di attimo, perché l’incontro duraturo spero di averlo in Paradiso).
È dopo una forte esperienza di fatica, di dolore interiore, che si sente viva la presenza di Dio. Ma perché questo? Perché nella salita ci liberiamo da tanti pesi che non ci permettono di incontrare Dio. Quando qualche volta sono salito in montagna, sono partito con il giaccone, ma sono arrivato su senza. La salita, come dicevo, comporta fatica, quindi anche sudore, e gli abiti pesanti che abbiamo addosso, ci danno fastidio, rallentano il cammino, siamo costretti a toglierli. Stessa cosa nella preghiera. In partenza abbiamo tutte le nostre sicurezze, le nostre “liste di desideri” da portare a Dio, se non le togliamo, difficilmente permettiamo al nostro cuore di raggiungere Dio.

Arrivati sul “monte”, dopo la grande fatica, siamo davvero pronti per metterci in contatto con Dio, ed è in quel momento che Dio ci dice qualcosa, ci da qualche suggerimento su come affrontare alcune realtà della nostra vita.

Attenzione ad un particolare, che poi da anche tutto il senso al messaggio. Dio non è lassù in vetta, Dio scala la montagna insieme a noi. Sulla montagna si rivela, ma nel cammino ci accompagna: «Gesù prese con se [N. N.] e salì sul monte».


Signore, riconosco di volere sempre la strada più comoda ed agevole, di aggirare gli ostacoli e le difficoltà senza affrontarle. Aiutami ed accompagnami in questo cammino in modo da sentire di meno la fatica della salita. Amen!

sabato 13 febbraio 2016

I DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

I DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da Lui fino al momento fissato».

Carissimi amici,
il tempo della Quaresima è un tempo in cui la nostra vita viene messa in agitazione, in discussione. Tutto ciò non è negativo, ma positivo. Pensiamo all’acqua! Quando essa è ferma, stagnante, dopo un po’ inizia a puzzare, non è più buona. Ma quando viene messa in movimento e segue un certo percorso, essa diventa limpida e pura da poter essere bevuta.
Certo può sembrare semplice, ma in realtà non lo è, perché qui non è in gioco l’acqua, ma la nostra vita, i nostri sentimenti. È un lavoro impegnativo, costante, che a volte costa delle lacrime, ma è necessario per poter dare un orientamento migliore alla nostra vita.

Il Vangelo di oggi ci parla di tre tentazioni subite da Gesù, ma mi vorrei soffermare sul testo finale del Vangelo che ho scelto come sottotitolo.

Sembra che il diavolo ha perso la partita con Gesù, ed è così! Ma il diavolo ha chiesto un “re-match”, la partita di ritorno. Questa partita si svolge sulla Croce: «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce e ti crederemo». Anche in questa partita, il  diavolo non ha la meglio.
In breve, Gesù ci ha insegnato che le tentazioni si possono vincere sempre, anche ad un passo dalla morte! Questo è un grande segno di speranza, perché il male non avrà mai e poi mai l’ultima parola su di noi. È vero, il diavolo è potente, ma senza il nostro consenso può fare poco e niente.

Ma la mia riflessione vuole essere un’altra. Le tentazioni non sono solo dei momenti che passano, ma sono abbastanza costanti, per fortuna! Infatti, se leggiamo i Vangeli, tutte le domande poste a Gesù sono delle tentazioni: «[i farisei] dicevano così per metterlo alla prova».
Esse ci permettono di riflettere, di far funzionare il nostro cervello, di dire: «lo faccio o non lo faccio? Se scelgo di farlo, quasi sono le conseguenze della mia scelta?».
Quando ero studente al ragioneria, ricordo che per far funzionare bene un applicazione, si dovevano fare diversi cicli di prova (if, else, until), cioè fare tanti tentativi, affinché  l’applicazione funzionasse correttamente.
Certo, questo procedimento non lo possiamo fare su ogni cosa, altrimenti diventiamo pazzi e eterni indecisi, ma su questioni importanti della nostra vita, è bene fare questi “cicli di prova”.
Ovviamente non siamo computer e quindi siamo soggetti agli imprevisti, ma il Signore ci ha fatto il grande dono del Sacramento della Riconciliazione. Cioè un Sacramento che ci permette di ricollegare il wi-fi con Dio.

Gesù in questa domenica ci viene a dire: «Coraggio, non aver paura! Apri la tua mente, rifletti! Non arrenderti subito, riprova!»  

Chiediamo al Signore la virtù della pazienza e della prudenza.


“Signore Gesù, grazie per il messaggio di speranza che oggi mi hai donato. Perdonami, se puoi, tutte le volte che ho acconsentito alle tentazioni del diavolo. Aiutami ad essere più paziente con me stesso e con gli altri, aiutami a frenare la mia impulsività nel prendere qualsiasi decisione, per il mio bene e quello delle persone che mi sono accanto. Amen!”

sabato 23 gennaio 2016

III DOMENICA T.O. (Anno C)

III DOMENICA T.O. (Anno C)
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Carissimi amici,
Il testo di Isaia che Gesù legge è molto bello e coinvolgente.

Due anni fa meditavo proprio questo brano in preparazione alla mia ammissione agli ordini sacri, e ciò che mi colpì furono proprio queste «mansioni», ovvero: «mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista».
Analizziamo insieme queste «mansioni».
1)      Portare ai poveri il lieto annuncio: Gesù viene per dirci che la nostra salvezza è possibile se ci fidiamo di lui;
2)      Proclamare ai prigionieri la liberazione: Gesù viene per dare speranza alla nostra vita, spesso prigioniera del peccato;
3)      Portare la vista ai ciechi: Gesù che opera un atto di carità verso di noi.
Ecco, in queste tre «mansioni» ci vedo le tre virtù teologali: fede, speranza è carità. Queste «mansioni» però non sono solo passive, ma devono essere anche attive. Anche noi dobbiamo essere portatori di fede, speranza e carità. Anche noi, leggendo questo passo di Isaia, dobbiamo esclamare: «Oggi si è compiuta questa Scrittura».

Gesù oggi viene a portare la fede, la speranza e la carità alla nostra vita. Ciò significa che Gesù non è solo un uomo che è vissuto 2000 anni fa e che regna indisturbato in Paradiso, totalmente assente dalle vicende del mondo, ma è presente OGGI in mezzo a noi. OGGI viene a dare un senso alla nostra vita, OGGI diffonde la sua Misericordia.

È un oggi senza tempo, che non ricorda un ieri e non rimanda ad un domani.
Perdonate il paragone, ma in un certo senso è come alcuni cartelli nei locali commerciali dove troviamo scritto: «domani si fa credito!». Il cartello di Gesù è invece: «oggi si fa credito!».

Ed è così! Gesù infondo ci dice: «Oggi sono venuto per te, non importa ciò che hai fato ieri e non rimanderò il nostro incontro a domani. Oggi io sono qui per te».

Ecco, Gesù oggi è qui! Vado o lo lascio aspettare?


“Signore Gesù, quante volte ho preferito oziare e perdere tempo. Quante volte sono mancato all'appuntamento con Te. Ma il mio cuore mi dice che oggi, ancora una volta sei venuto per me e mi stai aspettando. Signore, spero di raggiungerti presto per restare con Te. Anche se sono consapevole che nel tragitto verso di Te inciamperò nel peccato, ma Tu sarai li ad attendere il mio arrivo e a fasciare le mie ferite. Grazie per l’immensa pazienza che hai per me. Amen!”


sabato 16 gennaio 2016

II DOMENICA T.O. (Anno C)

II DOMENICA T.O. (Anno C)
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Carissimi amici,
oggi Maria ci dice di seguire Gesù, di fare ciò che Lui ci chiede, anche se poi è Gesù che fa qualcosa per noi. Il «segno» delle nozze di Cana, ci fa comprendere come Gesù è capace di trasformare la nostra vita e farci gustare la dolcezza della vita.

Il racconto inizia con una festa, con una gioia, ma ad un certo punto la gioia finisce, «non hanno più vino». Maria interviene e Gesù agisce. Qui troviamo Maria che fa da tramite tra gli invitati e Gesù. Maria è colei che intercede per noi. È Maria che porta le nostre suppliche al Figlio. Poi c’è un particolare. «vi erano sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei giudei». Come sappiamo, il numero 6 nella Bibbia indica l’imperfezione, e l’evangelista aggiunge ancora un particolare: «le riempirono [di acqua] fino all'orlo». Gesù si trova davanti l’imperfezione dura come la pietra e piena fino all'orlo dell’indifferenza, dell’insipido, ma non solo. In queste anfore c’era dell’acqua sporca. Insomma un caso disperato! Ed è in quelle condizioni che avviene il prodigio. Come non ricordare la frase di S. Paolo che dice: «dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia» (Rm 5,20).

Siano nell'anno della Misericordia. Questo brano ci insegna che tutti hanno accesso alla salvezza, al cambiamento di vita, soprattutto chi vive situazioni difficili, dove la vita ha smesso di gioire e di sorridere. Gesù non conosce limiti nell'amare. È disposto a tutto per noi, anche a morire. In un certo senso Gesù ci viene a dire: «Coraggio, anche se sei imperfetto, hai il cuore duro come la pietra, la tua anima sporca, non temere! Io posso trasformare la tua vita, se lo vuoi». Ed è così! Gesù è pronto a cambiare la nostra vita. Aspetta solo un cenno da parte nostra. Maria ci ha dato un ottimo consiglio.
Affidiamoci al Signore, buttiamoci tra le sue braccia misericordiose, ed Egli non esiterà a trasformare la nostra vita.

Un ultimo particolare. La gioia che da Gesù, non è come quella che abbiamo perso, ma è più grande. Infatti colui che dirigeva il banchetto, assaggiato il vino nuovo disse: «tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

La gioia che proviene dall'incontro con Gesù, è così grande che non la posso descrivere, perché è talmente personale che ognuno di noi la percepisce in modo diverso. Però, anche se non si può descrivere, questo incontro si vede nel volto e nella vita di ciascuno di noi. Lo dicevo la settimana scorsa. Quando si riceve una bella notizia, è impossibile nasconderla.

La bella notizia di oggi è che Gesù trasforma l’impossibile.


“Signore, molto spesso sono come le anfore piene di acqua, cioè trasparente, insipido, ma a volte anche pieno di quell'acqua che si è sporcata a causa dei peccati. Aiutami ad essere pieno di gioia, di  speranza, affinché possa testimoniare che la Tua Misericordia è senza limiti ed è  capace dell’impossibile. Amen!”

sabato 9 gennaio 2016

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno C)

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno C)
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Carissimi amici,
Nel Vangelo di oggi, c’è una frase molto bella che ha preso la mia attenzione: «Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di Lui lo Spirito Santo». C’è una sequenza di azioni collegate in maniera crescente tra loro. Comprendere questi passaggi, ci fanno capire il perché della «voce dal cielo».

Immagino questa scena bellissima e commovente. Gesù si lascia battezzare, si mette in silenziosa preghiera con la gioia nel cuore e il capo chinato e il Padre che gli mette la mano sulla spalla, lo incoraggia con la meravigliosa frase che accompagna il gesto. In un certo senso richiama un gesto particolare che notiamo nella Celebrazione del sacramento della Cresima, quando la mano del padrino è sulla spalla di colui che riceve lo Spirito Santo. Ma andiamo oltre! È la mano che mettiamo sulle spalle di qualcuno che è nella sofferenza, nella delusione, nei momenti di gioia e di attesa.
Dio entra nella nostra vita nel silenzio, nella preghiera, ci mette la sua mano sulle nostre spalle e ci dice: «Coraggio, tu sei mio figlio, l’amato». Ancora una volta, Dio ci dice che l’amore è più forte del nostro peccato.

Allora capiamo questa «voce dal cielo». Chiunque si lascia amare è Figlio di Dio, ma non solo!
Immaginate un padre che dice questa frase al figlio!
Dio si compiace di noi, soprattutto quando cerchiamo il suo Amore, la sua Misericordia, quando ci lasciamo amare da Lui. Infondo l’amato è colui che si lascia amare, che è capace di tutto per accogliere l’amore e condividere l’amore ricevuto.
Una ragazza che ha ricevuto la proposta di matrimonio, non riesce a tenerla dentro, la deve condividere. Così come per la nascita di un bambino, per la promozione a scuola o al lavoro. È inevitabile! Quando qualcuno si sente amato non può far altro che amare.

Oggi, ricordando il battesimo del Signore, siamo chiamati a ricordare che anche noi siamo figli di Dio, di un Dio che ama e si compiace di ciascuno di noi. Abbattiamo le resistenze che abbiamo nel cuore e lasciamoci amare da Dio.
C’è un testo molto bello di S.Teresa di Lisieux che mi aiuta a vivere l’amore di Dio. Una delle frasi più bella è questa: « Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini, per sempre manterrei la stessa fiducia, poiché io so che questa moltitudine di offese, non è che goccia d’acqua in un braciere ardente». Ecco di cosa è capace l’amore di Dio!


“Signore, so che tu mi ami alla follia, riconosco la mia incapacità a ricambiare il Tuo immenso Amore, ma nel mio piccolo cerco di accoglierlo. Aiutami a non perdere mai la speranza e soprattutto aiutami a non lasciarmi vincere dal pessimismo del peccato che mi porta a non accettare il Tuo Amore e la Tua Misericordia. Si, mio Signore, sono tuo figlio, prendimi per mano e guidami verso la luce del Tuo Regno. Amen!”