V DOMENICA T.O. (Anno B)
«Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto».
Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci descrive Gesù come colui che guarisce le infermità, le malattie del corpo e soprattutto dell’anima.
Due sono le cure principali che Gesù «prescrive» a questi malati e a noi povere creature: la Misericordia e l’Eucaristia. Qualche anno fa, Papa Francesco, consegnò a tutti i fedeli presenti a San Pietro, la «misericordina», come a dire che la nostra cura è la preghiera. Solo la preghiera e i Sacramenti, sono in grado di mantenere sana la nostra anima e di conseguenza anche il nostro corpo, perché se la nostra anima è triste, anche il corpo ne risente. Conosco persone che sono riuscite a superare momenti di grave malattia, proprio grazie alla «serenità dell’anima». Infatti anche molti medici dicono che affrontare la sofferenza con uno stato emotivo e psicologico positivo, aiuta e facilita la ripresa dalla malattia. Di fatto, anche la depressione arriva perché l’animo della persona è seriamente turbato. Ed ecco allora che necessita curare la propria anima! Ma la preghiera e i Sacramenti, vanno sostenuti da un confronto serio con il parroco o la guida spirituale!
Dopo questa riflessione sul tema centrale del Vangelo di oggi, mi vorrei soffermare su un particolare molto interessante. Alla richiesta degli Apostoli di continuare a guarire le persone, Gesù risponde che vuole andare altrove, in altri villaggi. Perché questa decisione? Riflettendo su questa cosa, mi sono venute in mente due risposte.
La prima è che Gesù non si è incarnato per poche persone, ma per tutti, quindi è giusto che si occupi anche di altre persone. La seconda risposta è che Gesù è il Rabbì, il maestro. Il maestro insegna, dà delle nozioni, ma poi spetta all’alunno mettere in pratica ciò che il maestro ha insegnato. E come se Gesù dicesse: «Bene, vi ho dato gli strumenti necessari per un buon percorso di fede. Buon lavoro!».
Questo aspetto è molto importante, perché noi, molto spesso ci leghiamo a eventi particolari, a persone che hanno doni e carismi speciali. Quante volte sento dire: «Ah, io vado là perché c’è quel prete meraviglioso, che sa parlare bene, che sogna la Madonna…». La domanda che spesso Gesù si è posto e che dobbiamo, oggi, anche noi porci è questa: la fede è fondata sulle parole, sui miracoli, su certe persone o tradizioni, oppure è fondata nella Risurrezione che ha salvato l’intera umanità?
Gesù ci ha dato la cura per la nostra anima. Adesso tocca a noi fare questa cura che Lui ci ha prescritto. Se non facciamo la cura che ci ha prescritto, è inutile stare dal medico. In concreto, se non vivo i Sacramenti, la preghiera, l'incontro con la guida spirituale, è inutile che sto sempre a chiedere e lamentarmi che tutto va storto. È vero che Gesù non rifiuta nessuno, però si rimane sempre sullo stesso punto, come un cane che si morde la coda. A cosa serve dire che io sto con Gesù, per poi rimanere fermo e bloccato?
Chiaramente, più la malattia dell’anima è grave, più ci vuole tempo per guarire, ma noi non dobbiamo pensare al tempo, ma dobbiamo pensare a seguire il percorso di riabilitazione che ci ha proposto Gesù. E soprattutto ricordiamoci che ciò che ci propone Gesù è proporzionato alle nostre capacità, quindi niente di impossibile.
L’ostacolo più grande da superare è la pigrizia e la paura di incominciare. È stato difficile anche per me, ed è difficile davanti ad una nuova sfida, ma la speranza e la «cura di Gesù» mi danno tanta grinta per andare avanti. Ma non solo la speranza nel futuro, ma anche la consapevolezza di aver fatto dei progressi nel percorso di fede, mi aiuta a non mollare e andare avanti. E se sono riuscito io a capire questo, può farlo chiunque!
“Signore, ti ringrazio per avermi insegnato come superare le difficoltà. Grazie, perché ogni volta che la mia anima si ammala a causa del peccato, sei sempre pronto a curarmi con la Tua Misericordia. Amen!”
Buon cammino!
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