II
DOMENICA DI QUARESIMA (anno B)
«Mentre scendevano dal monte»
Carissimi amici,
Buon cammino!
II
DOMENICA DI QUARESIMA (anno B)
«Mentre scendevano dal monte»
Carissimi amici,
«In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel
deserto»
Carissimi amici,
da qualche giorno è iniziato il cammino della
Quaresima. Mercoledì delle Ceneri dicevo l’importanza di questo tempo, di
questo cammino. Un tempo di ricerca, di scoperta, un tempo nel quale ognuno di
noi è chiamato a mettersi in discussione, per ritrovare non solo l’essenzialità
della vita, ma riflettere sul dono dell’amicizia.
La prima domenica di Quaresima, la liturgia
ci propone i brani evangelici che raccontano le tentazioni di Gesù nel deserto.
Il Vangelo di Marco, che proclamiamo in questo anno, non elenca le varie
tentazioni che Gesù affronta, ma rimane sul generico, infatti dice: «Nel
deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana». Il tema delle tentazioni è
importante, all’inizio del cammino quaresimale, perché esse sono lo strumento
sia di Dio e sia di Satana.
Strumento di Dio, in quanto ci aiutano a
cercare sempre di più la verità e a rafforzare la nostra fede, in altre parole
è una palestra. Strumento di Satana, perché attraverso di esse, vuole
allontanarci da Dio. Quindi prepariamoci, perché in questo cammino verso la
Pasqua, ci sarà molto da lavorare per dire SI a Dio e NO a Satana.
Dopo questa introduzione, mi vorrei
soffermare sulla frase che ho scelto, perché è molto interessante è profonda.
Lo Spirito Santo che sospinge Gesù nel deserto. Ciò che mi colpisce è il verbo
«sospingere». Dalla traduzione latina, significa «spingere su», cioè un
accompagnamento verso l’alto. Lo Spirito Santo che fa salire Gesù, verso questo
luogo molto importante, dal punto di vista spirituale, che è appunto, il
deserto. Non a caso le persone che vivono in luoghi solitari, sono detti
eremiti, perché deserto proviene dal greco eremos, ma ancora è più
incisiva l’espressione ebraica midbar, che significa il luogo della
Parola. Gesù che vive questa forte esperienza di silenzio e di ascolto della
propria coscienza, ma soprattutto della voce del Padre. Mi piace anche il
significato che da il vocabolario italiano al verbo sospingere. Tra i vari
esempi è citato il delicato soffio del vento che apre le vele e spinge la
barca. Lo Spirito Santo, che soffia, guida e accompagna Gesù. Un’immagine
davvero molto suggestiva!
Ecco allora, che sarebbe bello, se anche noi,
chiediamo allo Spirito Santo di farci fare questa esperienza, mistica da un
lato, e di forte ricerca e discernimento dall’altro, soprattutto se vogliamo riflettere
sull’amicizia. Molto spesso la diamo per scontato, ma l’amicizia è qualcosa di profondo,
che ha come fondamento l’amore. Non a caso nel significato latino, ha la stessa
radice del verbo amare. L’amico è la persona che ama ed è riamata. In questo tempo
di deserto, forse è giunto il momento di capire chi sono gli amici e chi semplici
conoscenti, separare queste due realtà, in modo da evitare future delusioni. Perché
l’amico ti ama, il conoscente è opportunista!
Chiediamo al Signore la grazia di poter
cercare di vivere questa esperienza.
“Signore, manda il Tuo Santo Spirito a
sospingermi nel deserto. Aiutami a fare un fruttuoso cammino di ricerca, e
soprattutto donami la forza di resistere agli assalti del maligno. Ti chiedo
tutto questo in nome di Cristo nostro Signore. Amen!”
Buon cammino nel deserto a tutti!
MERCOLEDÌ DELLE CENERI
“Poiché
siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.”
Carissimi
amici,
Il
tema che vogliamo affrontare in questo tempo di Quaresima, è l’amicizia. Oggi ci
lasciamo guidare dalla seconda lettura che la liturgia ci propone, in particolare
dal versetto sopracitato.
San
Paolo ci dice di non accogliere invano la grazia di Dio, ovvero la sua amicizia.
Sappiamo che Dio ama senza misura, ma l’amore non può esistere se la relazione tra
amante e amato è vuota, finta, illusoria. Questo significa che non basta solo l’amore
donato, ma c’è bisogno anche dell’amore accolto, quindi c’è necessità del nostro
coinvolgimento. E qui già una prima domanda di riflessione: “accolgo l’amore
che mi viene dato?”
Il
nostro coinvolgimento, poi ha due facce. Una faccia è quella che si lascia coinvolgere
da questo amore perché si sente realmente amato. L’altra faccia è quella che accoglie
l’amore perché può tornare a suo vantaggio. E qui una seconda domanda che è simile
alla prima: “come accolgo questo amore?”
Il
tempo della Quaresima, è un tempo di deserto e di ricerca. Approfittiamo di questo
mese per cercare una risposta a queste due domande, altrimenti non capiremo mai
il significato della Passione, della Croce, con il risultato che Cristo è morto
e risorto invano. Tanto amore, tanta sofferenza per niente!
E
questo non vale solo nel rapporto con Dio. Questo vale soprattutto nelle nostre
relazioni. Se ci sono tanti problemi tra le persone, il motivo è da ricercare in
queste domande: “amo l’altro perché mi sento amato, o perché posso ottenere qualche
beneficio? “
Attenzione
ad un passaggio! Occhio ad essere opportunisti, soprattutto con Dio. Ricordiamo
la parabola di Lazzaro e del ricco epulone? Ricordiamo l’episodio della madre di
Giacomo e Giovanni che voleva raccomandare i figli per i primi posti nel Regno di
Dio? Dei due ladroni, Gesù ne salva uno solo! Ecco. Rileggere questi testi, ci aiutano
a comprendere meglio, ma per capire cos’è realmente l’amore, basta leggere il capitolo
13 della prima lettera ai Corinzi di San Paolo. Parole belle, concrete, forti!
Lasciamoci
guidare dalla Parola di Dio, in modo da giungere al giorno di Pasqua con le nostre
relazioni migliorate!
Buon
cammino!
VI DOMENICA T.O. (Anno B)
Carissimi amici,
la riflessione di questa domenica la prendiamo dalla seconda
lettura, perché si collega ad un passaggio fondamentale di ciò che ho detto domenica
scorsa, in particolare al tema della direzione spirituale, e di come essa è importante.
Diversi anni fa, proprio durante un confronto spirituale
con un frate, venne fuori il tema della preghiera e io dissi di non saper pregare.
Lui mi disse che pregare non è difficile, occorrono solo quattro semplici parole:
“Signore, nel tuo nome…”. E queste parole vanno applicate a qualsiasi azione (buona!)
della giornata. Proprio come ha raccomandato Paolo nella seconda lettura di questa
domenica. E posso testimoniare che ogni cosa affidata alle mani di Dio riesce bene,
soprattutto quando ciò che si fa non è per interesse personale, ma per il bene degli
altri, sempre come ricorda Paolo.
Ed infine un ultimo passaggio. Tutto ciò che facciamo nel
nome del Signore, non sia mai per la nostra gloria, ma per il bene di coloro che
amiamo. Dopotutto il comandamento dell’amore è: “Non c’è amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici “
Paolo conclude il messaggio dicendo: “fatevi miei imitatori,
come io sono imitatore di Cristo”. Ecco, chiediamo la grazia di essere anche noi
imitatori di Paolo nella preghiera e nelle azioni quotidiane. Non per noi stessi,
ma per il Signore che è morto e risorto per noi!
Buon cammino!
V DOMENICA T.O. (Anno B)
«Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto».
Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci descrive Gesù come colui che guarisce le infermità, le malattie del corpo e soprattutto dell’anima.
Due sono le cure principali che Gesù «prescrive» a questi malati e a noi povere creature: la Misericordia e l’Eucaristia. Qualche anno fa, Papa Francesco, consegnò a tutti i fedeli presenti a San Pietro, la «misericordina», come a dire che la nostra cura è la preghiera. Solo la preghiera e i Sacramenti, sono in grado di mantenere sana la nostra anima e di conseguenza anche il nostro corpo, perché se la nostra anima è triste, anche il corpo ne risente. Conosco persone che sono riuscite a superare momenti di grave malattia, proprio grazie alla «serenità dell’anima». Infatti anche molti medici dicono che affrontare la sofferenza con uno stato emotivo e psicologico positivo, aiuta e facilita la ripresa dalla malattia. Di fatto, anche la depressione arriva perché l’animo della persona è seriamente turbato. Ed ecco allora che necessita curare la propria anima! Ma la preghiera e i Sacramenti, vanno sostenuti da un confronto serio con il parroco o la guida spirituale!
Dopo questa riflessione sul tema centrale del Vangelo di oggi, mi vorrei soffermare su un particolare molto interessante. Alla richiesta degli Apostoli di continuare a guarire le persone, Gesù risponde che vuole andare altrove, in altri villaggi. Perché questa decisione? Riflettendo su questa cosa, mi sono venute in mente due risposte.
La prima è che Gesù non si è incarnato per poche persone, ma per tutti, quindi è giusto che si occupi anche di altre persone. La seconda risposta è che Gesù è il Rabbì, il maestro. Il maestro insegna, dà delle nozioni, ma poi spetta all’alunno mettere in pratica ciò che il maestro ha insegnato. E come se Gesù dicesse: «Bene, vi ho dato gli strumenti necessari per un buon percorso di fede. Buon lavoro!».
Questo aspetto è molto importante, perché noi, molto spesso ci leghiamo a eventi particolari, a persone che hanno doni e carismi speciali. Quante volte sento dire: «Ah, io vado là perché c’è quel prete meraviglioso, che sa parlare bene, che sogna la Madonna…». La domanda che spesso Gesù si è posto e che dobbiamo, oggi, anche noi porci è questa: la fede è fondata sulle parole, sui miracoli, su certe persone o tradizioni, oppure è fondata nella Risurrezione che ha salvato l’intera umanità?
Gesù ci ha dato la cura per la nostra anima. Adesso tocca a noi fare questa cura che Lui ci ha prescritto. Se non facciamo la cura che ci ha prescritto, è inutile stare dal medico. In concreto, se non vivo i Sacramenti, la preghiera, l'incontro con la guida spirituale, è inutile che sto sempre a chiedere e lamentarmi che tutto va storto. È vero che Gesù non rifiuta nessuno, però si rimane sempre sullo stesso punto, come un cane che si morde la coda. A cosa serve dire che io sto con Gesù, per poi rimanere fermo e bloccato?
Chiaramente, più la malattia dell’anima è grave, più ci vuole tempo per guarire, ma noi non dobbiamo pensare al tempo, ma dobbiamo pensare a seguire il percorso di riabilitazione che ci ha proposto Gesù. E soprattutto ricordiamoci che ciò che ci propone Gesù è proporzionato alle nostre capacità, quindi niente di impossibile.
L’ostacolo più grande da superare è la pigrizia e la paura di incominciare. È stato difficile anche per me, ed è difficile davanti ad una nuova sfida, ma la speranza e la «cura di Gesù» mi danno tanta grinta per andare avanti. Ma non solo la speranza nel futuro, ma anche la consapevolezza di aver fatto dei progressi nel percorso di fede, mi aiuta a non mollare e andare avanti. E se sono riuscito io a capire questo, può farlo chiunque!
“Signore, ti ringrazio per avermi insegnato come superare le difficoltà. Grazie, perché ogni volta che la mia anima si ammala a causa del peccato, sei sempre pronto a curarmi con la Tua Misericordia. Amen!”
FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
"Ora lascia che il tuo servo vada in pace"
Carissimi amici,
la festa di quest'oggi conclude il tempo di Natale. Nel post Concilio Vaticano II, il legame tra la solennità del Natale e questa festa è stato indebolito, ma prima non era così. Le domeniche che cadevano tra l'epifania e la festa della presentazione al Tempio erano denominate "domenica dopo l'Epifania", proprio a rimarcare questo forte legame con il tempo natalizio. Dal punto di vista della liturgia della parola, questo legame comunque è rimasto, perché in questo mese abbiamo meritato la manifestazione di Gesù come il maestro che chiama i suoi discepoli e come medico delle anime.
Il tema fondamentale di oggi è la luce che trasfigura e lo capiamo dalle parole di Simone: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace [...] perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza". Una volta incontrata la luce di Dio, tutto diventa secondario, anche la vita stessa. Incontrare la luce di Dio, non è così difficile. Basta vivere come abbiamo detto domenica scorsa. Vivere nella verità di sé stessi con semplicità e trasparenza e passo dopo passo, si arriva alla consapevolezza di Simone. Tante volte la sera mentre sono sotto le coperte dico: "Signore, eccomi. Se vuoi, puoi prendermi con Te!" E non è la frase di circostanza, di rassegnazione. Queste parole le dico in piena coscienza e con tanta serenità, perché so che il fine di tutto è Lui e se mi vuole prendere con sé, significa che ciò che dovevo fare l'ho fatto!
Non dobbiamo temere, Cristo non vuole il nostro male, la nostra dannazione. Lui vuole illuminare la nostra vita con la luce del suo amore!
"Signore, eccomi! Sia fatta la tua volontà! Amen!"
Buon cammino!