sabato 30 gennaio 2021

IV DOMENICA T.O. (Anno B)

IV DOMENICA T.O.  (Anno B)
«parla come uno che ha autorità»
 
Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci interpella su una nostra esplicita debolezza: l’incoerenza! Che questa cosa mette in imbarazzo, lo fa notare il Vangelo stesso, visto che tutti sono stupiti di Gesù.
Eppure Gesù non fa nulla di straordinario, fa semplicemente coincidere parole e azioni.
 
Essere coerenti, non è mai stato facile e mai lo sarà, perché la coerenza ti pone dei limiti, dei vincoli e soprattutto questi limiti e vincoli devono essere vissuti nella libertà, non nella costrizione. La coerenza è uno stile di vita, non una costrizione. Gesù non è costretto ad essere coerente, Gesù ha scelto di vivere così, perché coerenza è sinonimo di verità, credibilità, affidabilità e soprattutto libertà.
 
E proprio sulla libertà, vorrei soffermarmi un po’ di più. La coerenza ti porta ad essere libero, perché non hai nulla da nascondere, perché puoi dire ciò che vuoi senza che alcuno può mettere in discussione ciò che dici, proprio perché le parole sono testimoniate da una realtà vera ed oggettiva che nessuno può cambiare. Ad esempio: dire di essere fragili e imperfetti, è segno di coerenza e libertà, perché è così! L’uomo perfetto e infallibile, non esiste. Dire che il perdono e la Misericordia di Dio esiste, è segno di coerenza e libertà, perché ogni giorno ne facciamo esperienza.
 
Ho sempre detto che la libertà ha un costo elevato, però i benefici sono molto più convenienti. Essere coerente ti allontana dall’essere “furbetto” e quindi da coloro che vivono come “furbetti” e quindi dal 95% delle persone che ogni giorno frequentiamo. Effettivamente, il prezzo è troppo elevato! Ma d’altra parte, se c’è la percezione iniziale di rimanere da soli, nel tempo non sarà più così, perché l’altro poi vedrà in te una persona seria, autentica, vera, responsabile, libera, affidabile e quando una persona è fragile e ha bisogno, non può far altro che affidarsi. Ed ecco il riferimento diretto con Gesù! Gesù inizialmente è stato lasciato solo, soprattutto nel momento più duro come la Passione, ma ora tutto il mondo lo cerca e lo invoca, si affida a Lui.
 
Ecco, Gesù ci chiede di fare questo salto di qualità, passare dall’incoerenza, dalle bugie, dal nascondimento alla coerenza, alla verità, alla libertà. Passare dal grigiore alla luce della nostra vita. Passare dalla tristezza alla gioia.
 
E giusto per rafforzare il concetto, tutto ciò che è scritto in questo testo, non è copiato da nessuna parte, è solo frutto di esperienza vissuta, attraverso fallimenti e anche obiettivi raggiunti. Proporre delle cose agli altri, senza averle prima sperimentate sulla propria pelle, è incoerente e non credibile.  
 
Come fare? Semplice! Sii te stesso (pregi e difetti, limiti e potenzialità), senza cercare rivalse o ottenere chissà cosa e mettiti nelle mani di Dio. Lui sa di cosa abbiamo realmente bisogno!
 

Buon cammino!

sabato 23 gennaio 2021

III DOMENICA T.O. (Anno B)

III DOMENICA T.O. (Anno B)

«Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini»

 

Carissimi amici,

come ampiamente anticipato, le prime settimane del tempo Ordinario, ci fanno capire l’importanza della vocazione cristiana.

Se domenica scorsa abbiamo visto come è la testimonianza che attrae e seduce, oggi è Gesù a chiamare.

 

Nel chiamare, Gesù utilizza un’espressione decisa e particolare: «Vi farò pescatori di uomini». Al di la di tutte le spiegazioni bibliche e teologiche, questa espressione di Gesù è la sintesi della sua missione.

Nel linguaggio biblico il mare indica la malvagità. Essere pescatori di uomini significa togliere i pesci da quella realtà, o meglio, togliere l’uomo dagli abissi oscuri del male. Il primo a fare questo è stato Gesù, ed essendo Lui il maestro, lo vuole insegnare anche ai suoi discepoli e quindi anche a noi. Dopo Gesù, sull’esempio di Gesù, ogni battezzato è chiamato a fare come il maestro, cioè salvare i fratelli.

 

Poi quest’espressione ha anche un significato, se vogliamo, antropologico. Gesù ci fa svolgere la missione di discepoli, con ciò che siamo e con ciò che sappiamo fare. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, la pesca era la loro unica ragione di vita. E il cammino di fede si innesta nel loro vissuto quotidiano. È inutile dire: «Cambio la mia vita!». La vita non si cambia, ma si trasforma, si evolve, cresce. Lo stesso Gesù risorto, non è apparso senza i segni della passione, ma quei segni, quelle ferite, sono rimaste impresse.

 

Gesù chiama tutti, e per far parte della «scuola di Gesù», non occorre essere perfetti, ma perfettibili, cioè capaci di migliorare e di tendere al bene.

Se guardiamo le dodici colonne della Chiesa, gli Apostoli, nessuno di loro era perfetto. Pietro ha rinnegato Gesù per tre volte, Bartolomeo lo ha deriso quando ha saputo il suo paese di provenienza, Tommaso non gli credeva quando parlava di Risurrezione, Giacomo e Giovanni erano raccomandati dalla madre, Giuda lo ha venduto, Matteo era un esattore, quasi un usuraio, insomma di tutto e di più, eppure, avendo seguito il maestro, sono diventati i grandi Apostoli, le colonne della Chiesa e della fede.

 

Allora non dobbiamo temere i nostri limiti, le nostre fragilità, i nostri peccati. Accogliamo l’invito di Gesù e trasformiamo queste nostre debolezze in virtù, per diventare anche noi pescatori di uomini. 

 

Buon cammino!

sabato 16 gennaio 2021

II DOMENICA T.O. (Anno B)

II DOMENICA T.O. (Anno B)

“Eccomi”

 

Carissimi amici,

come anticipato domenica scorsa, il Vangelo di oggi ci descrive parte della settimana tipo di Gesù. Il tema è vocazionale, così come si legge nella prima lettura e nel salmo 39. La vocazione non è qualcosa di mistico, riservato a pochi eletti. La vocazione è semplicemente una chiamata a svolgere un qualcosa. Io sono chiamato a servire e guidare spiritualmente e umanamente una comunità, un sindaco è chiamato a gestire dal punto di vista amministrativo e fattivo un paese, i genitori sono chiamati a vivere il loro matrimonio e la famiglia, un lavoratore è chiamato a produrre dei beni o dei servizi, ecc… tutti siamo chiamati!

 

A livello spirituale è la stessa cosa. Gesù ci chiama per farci vivere il comandamento dell’amore. Però facciamo attenzione ad un particolare! Se nella prima lettura, è stato Dio a fare il primo passo verso Samuele, nel Vangelo di Giovanni non è Gesù a chiamare, ma è la sua testimonianza che parla. Dopo l’evento del Battesimo, è il Battista ad indicarlo come l’Agnello di Dio e i primi discepoli vanno da Gesù. Fatta la prima esperienza, Andrea va da suo fratello Pietro e successivamente Filippo andrà da Natanaele. Come ci ricorda spesso il Papa, il cristianesimo si diffonde non per costrizione, ma per attrazione. È la testimonianza vera e credibile che mi porta a seguire un certo stile di vita.

 

Essere cristiani oggi è una grande sfida, che ha le sue difficoltà, ma anche le sue soddisfazioni. Saper portare sempre nel cuore e sulle labbra la confortante Parola di Dio, accompagnate dal sorriso e dalla determinazione, aiuta tante persone a ritrovare il coraggio e la speranza. Il mondo virtuale, giornalistico e politico ci vogliono togliere la speranza, la Parola di Dio ci consola.

 

Allora noi vogliamo recuperare la serenità di Samuele e dire: “parla, perché il tuo servo ti ascolta”. Solo con la serenità interiore, saremo capaci di affrontare anche le sfide più dure. Non sarà facile, ma noi abbiamo la certezza di non essere soli. Dio è con noi!

 

Buon cammino!

sabato 9 gennaio 2021

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno B)

FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE (Anno B)
«Tu sei il figlio mio, l’amato»

Carissimi amici,
oggi la liturgia ci fa meditare sul sacramento del Battesimo e i pochi versetti proclamati nel Vangelo di Marco, ci offrono diversi spunti di riflessione.

Innanzitutto, Gesù, che è Dio, si fa battezzare, si mette in fila con i peccatori, con le persone fragili. Questo già ci fa capire che nella vita non conta ciò che fai (avvocato, insegnate, prete, muratore, spazzino, deputato), ma ciò che sei, ciò che il tuo cuore è realmente. Gesù poteva evitare il battesimo nel Giordano. È Dio, figuriamoci se ha bisogno di convertirsi! Gesù ha scelto di battezzarsi perché ha voluto Lui stesso dare l’esempio, perché ha scelto di farsi compagno di cammino, di condividere la nostra realtà umana. Perdonatemi un riferimento alla nostra situazione attuale. Non ha detto: «Sono in
zona verde, quindi faccio quello che mi pare», ma con questo gesto ha detto: «Anche se sono in zona verde, faccio quello che fanno gli altri in zona rossa». L’umiltà e il rispetto si vede nella concretezza della vita, non nelle belle parole!

Proviamo anche ad immaginare questa scena bellissima e commovente. Gesù si lascia battezzare, si mette in silenziosa preghiera con la gioia nel cuore e il capo chinato e il Padre che gli mette la mano sulla spalla, lo incoraggia con la meravigliosa frase che accompagna il gesto. In un certo senso richiama un gesto particolare che notiamo nella Celebrazione del sacramento della Cresima, quando la mano del padrino è sulla spalla di colui che riceve lo Spirito Santo. Ma andiamo oltre! È la mano che mettiamo sulle spalle di qualcuno che è nella sofferenza, nella delusione, nei momenti di gioia e di attesa.
Dio entra nella nostra vita nel silenzio, nella preghiera, ci mette la sua mano sulle nostre spalle e ci dice: «Coraggio, tu sei mio figlio, l’amato». Ancora una volta, Dio ci dice che l’amore è più forte del nostro peccato.

Una seconda riflessione è sul Battesimo come sacramento. La prima domanda che viene fatta all’inizio del rito è : «che nome date al vostro bambino?». Il nome è fondamentale. Dio ci chiama per nome, non per aggettivi. Quando celebro i battesimi, nell’omelia parlo sempre dell’etimologia e del significato del nome, perché ogni nome ha un significato, ha una storia.

Chiediamo la grazia al Signore di poter riflettere sul dono del Battesimo, dell’essere suoi figli.

“Signore, so che tu mi ami alla follia, riconosco la mia incapacità a ricambiare il Tuo immenso Amore, ma nel mio piccolo cerco di accoglierlo. Aiutami a non perdere mai la speranza e soprattutto aiutami a non lasciarmi vincere dal pessimismo del peccato che mi
porta a non accettare il Tuo Amore e la Tua Misericordia. Si, mio Signore, sono tuo figlio, prendimi per mano e guidami verso la luce del Tuo Regno. Amen!”

Buon cammino!

martedì 5 gennaio 2021

SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE

 SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE

"Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima"

 

Carissimi amici,

la liturgia ci propone il racconto dell'adorazione dei Magi a Gesù Bambino. È un racconto molto interessante perché ci descrive le fasi di realizzazione di un sogno, di un desiderio. Innanzitutto c'è la voglia di partire, guidati da un desiderio da voler realizzare. Poi c'è l'imprevisto durante il percorso dove c'è l'insidia dell'inganno, come fa Erode, e un nuovo inizio, come suggeriscono i sacerdoti e gli scrivi, per arrivare alla meta.

 

Come i Magi, anche noi abbiamo dei sogni, dei desideri da voler realizzare. Il processo di realizzazione è sempre lo stesso, ma prima dobbiamo scrutare il cielo, per capire il nostro desiderio, non a caso questa parola proviene dal latino de-siderium, che significa “dalle stelle”. Sono loro il nostro punto di riferimento. Non dal punto di vista astronomico, ma da ciò che per noi rappresentano. Dico sempre durante i funerali che i nostri cari non termino la loro esistenza nella bara e nel loculo, ma dal cielo continuano a guidare i nostri passi. Sono loro che illuminano la nostra vita e ci aiutano a realizzare i nostri sogni e anche a evitare fregature, come succede ai Magi, quando “per un'altra strada fecero ritorno al loro paese".

 

Poi un ultimo particolare. Le stelle compaiono di notte, nelle tenebre. È nei momenti più bui che noi siamo chiamati a guardare il cielo e a chiedere aiuto alla stella polare che orienta il nostro cammino!

 

Cristo è la stella che non conosce tramonto, come recita l'Exsultet della veglia di Pasqua! Affidiamo a lui tutti i nostri sogni e i nostri desideri!

 

Buon cammino!






sabato 2 gennaio 2021

II DOMENICA DI NATALE

II DOMENICA DI NATALE
«Veniva nel mondo la luce vera»

Carissimi amici,
il prologo del Vangelo di Giovanni ha un fascino letterario unico. Non narra come gli altri evangelisti il momento storico della nascita di Gesù, ma ci spiega ciò che Dio è e come si è manifestato all’umanità.
E tutto ha inizio con le parole del capitolo 1 del libro della Genesi che racconta l’inizio della creazione: «In principio». Questo a significare che Dio è stato da sempre presente nella storia dell’umanità e che in un determinato momento storico, decide di diventare parte di questa creazione da lui voluta.

Su questo inno meraviglioso c’è tantissimo da dire, ma io mi vorrei soffermare sul binomio luce-tenebre. Dio è la luce che viene ad illuminare le nostre tenebre, ma noi non sempre ci lasciamo illuminare, perché abbiamo paura. Paura di metterci in gioco, paura di osare. Ed ecco la testimonianza del Battista, che è venuto a raccontare la bellezza di questa luce, che libera dal peccato, dalla paura e dalla morte.

E oggi vogliamo chiedere al Signore la grazia di aprire i nostri occhi, i nostri cuori, per fare entrare la calda luce di Dio, che illumina e riscalda la nostra vita e ci ridà la Speranza di un futuro nuovo, bello, carico di sogni da poter realizzare.

Cristo, sole del mondo, ci guidi e ci accompagni. Amen!