XXVIII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Alzati e và, la tua fede ti ha salvato»
Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica ci aiuta a riflettere su due temi: l’obbedienza
e la gratitudine. Due realtà che devono essere necessariamente collegate tra
loro. Vediamo come.
Mentre «Gesù attraversa la Samaria e la Galilea, entrando in un
villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e
dissero ad alta voce: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”». Come dicevo già due
domeniche fa, nella Misericordia non è Dio a fare il primo passo, ma l’uomo. Questi
dieci lebbrosi hanno capito che Gesù è la fonte, ma per bere devono avvicinarsi
loro, e così fanno. Gesù acconsente la loro richiesta e dice: «Andate a
presentarvi ai sacerdoti». I dieci lebbrosi, obbediscono a Gesù e mentre vanno,
vengono purificati.
Domenica scorsa, Gesù ci ha detto questa frase: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste
dire a questo gelso: “sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi
obbedirebbe».
L’obbedienza non è
semplicemente eseguire alla cieca degli ordini. L’obbedienza chiede credibilità
a chi da degli ordini e fiducia a chi li esegue. Una persona vera e credibile
mi dice una cosa, io mi fido e obbedisco. I dieci lebbrosi non hanno fermato la
prima persona che passava, hanno fermato il “maestro”, hanno riconosciuto in
Gesù una persona vera, autentica e credibile ed è bastata una Sua parola per
ottenere l’obbedienza.
Se oggi abbiamo una
difficoltà verso la virtù dell’obbedienza, è perché siamo noi poco credibili e
incoerenti. Sappiamo dare solo ordini, senza fare un sano e giusto
discernimento. Cosa ne otteniamo? Solo caos! Non posso pretendere l’obbedienza,
se prima io non vivo ciò che chiedo. Come posso imporre alle persone la
preghiera, se io non prego? Che fare? Arrendersi? Assolutamente no! Bisogna
lavorare sull’autenticità della nostra vita, questa è la vera sfida. Fare delle
scelte è sempre faticoso, ma nel tempo porteranno frutti.
Il secondo tema è la
gratitudine. «Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran
voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo». Ecco cosa
fa l’obbedienza quella vera! Porta con se la gratitudine. Quest’uomo si è
fidato di Gesù e lo ha ringraziato. Questa è una scena bellissima, come
tantissime volte la vediamo in TV. Ma nella realtà?
Ma facciamo un passaggio
ulteriore. «Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove
dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a
Dio, all’infuori di questo straniero?” e gli disse: “Alzati e và, la tua fede
ti ha salvato!”». L’osservazione di Gesù è ottima, ma anche la sua risposta! Non
ha utilizzato il plurale, non ha detto: «la vostra fede vi ha salvato!». Tutti e
dieci hanno obbedito, ma solo uno ha vissuto l’obbedienza come una relazione
vera ed autentica. Questa è la fede che salva! La fiducia reciproca, l’amore
vicendevole. Ecco perché queste due realtà devono sempre essere vissute
insieme. Più sono unite tra loro, più l’obbedienza è vera!
Così cresce e vive una
comunità!
“Signore, diverse volte ho agito come un dittatore, ma non ho
mai ottenuto ciò che desideravo. Quando ho capito che l’obbedienza altrui
dipendeva soltanto da me, dalla mia credibilità, ho visto tanti miracoli e
tante relazioni crescere. Oggi ti chiedo di benedire queste relazioni e di farmi
vivere ogni giorno in questo stile, che è lo stile dell’amore, del rispetto, della
fiducia. Amen!”
Buon cammino!
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