domenica 28 luglio 2019

XVII DOMENICA T.O. (Anno C)

XVII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Signore insegnaci a pregare»

Carissimi amici,
la preghiera è un dialogo particolare tra due realtà. È un dialogo di richiesta, di affidamento e di gratitudine.
Molte volte consideriamo la preghiera come qualcosa di impensabile, di impossibile. Qualcosa difficile da fare, perché non sappiamo trovare le parole giuste. Certamente tra gli uomini è così. Se non si trovano le parole giuste e i momenti giusti, le nostre richieste non verranno esaudite, ma con Dio non è così, anzi è l’esatto contrario. Più noi siamo articolati e difficili, più la nostra richiesta non verrà esaudita. Il motivo è molto semplice. Noi esseri umani vogliamo le belle parole e gli onori, Dio vuole la verità e la semplicità del cuore.

Si dice che la preghiera è insegnata al catechismo da bambini o in chiesa, ma non è così. Al catechismo si apprendono i contenuti della fede e in chiesa di celebra la fede. La preghiera si apprende con la vita concreta di ogni giorno, soprattutto nelle difficoltà, alla luce di ciò che abbiamo appreso e celebrato.
Il Vangelo di questa domenica, ci dice con quali parole noi dobbiamo pregare, ma la vera preghiera è quella che Gesù fa nell’orto degli ulivi. Gesù esprime una sua necessità vera, affidandosi totalmente al Padre.
Tante volte ho sentito dire: «Padre, pregate voi per me, perché voi siete più vicino a Dio». Se questa richiesta è fatta direttamente a Dio, con la stessa semplicità, la preghiera verrà esaudita. Credete che la mia preghiera è articolata, complessa e difficile? Assolutamente no. La mia preghiera è molto semplice e diretta. Ogni giorno dico: «Signore, ti affido tutte le persone che pregano per me e che si affidano alla mia preghiera. Tu che conosci il nostro cuore e le nostre reali necessità, sai come intervenire per il nostro bene. Amen!». E anche questa preghiera, se non è fatta con il cuore, non serve a niente, rimangono solo parole.

C’è un momento durante alcune celebrazioni dove vengono fatte le preghiere spontanee o le preghiere dei fedeli. Questo è un momento che faccio molta difficoltà a vivere, perché vengono fuori parole, discorsi, autoproclamazioni, autoflaggellazioni, richieste assurde che nemmeno al cartomante vengono fatte, insomma di tutto di più. Questa non è preghiera!

La preghiera, quindi, non è altro che un atto di affidamento totale nelle mani di Dio. E ne ho avuto la prova diverse volte. Mi sono capitate situazioni davvero difficili e la mia preghiera è stata: «Signore, nel bene o nel male, eccomi!» e ho visto davvero miracoli! Vedremo la nostra preghiera realizzata solo e soltanto se siamo pronti ad accogliere anche l’opposto della nostra richiesta. Questa è la fede, questa è la fiducia!

Chiediamo la grazia al Signore di avere il coraggio di mettere la nostra vita nelle sue mani.

“Signore, aiutami a fidarmi di Te e a buttarmi tra le tue braccia. Amen!”


Buon cammino! 

domenica 21 luglio 2019

XVI DOMENICA T.O. (Anno C)

XVI DOMENICA T.O. (Anno C)
«Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio con cuore integro e buono, e producono frutto con perseveranza».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica è molto interessante, perché ci mostra due realtà molto particolari. Tendenzialmente, ad una lettura veloce del Vangelo, poniamo l’atteggiamento di Marta nel torto, mentre l’atteggiamento di Maria nel giusto. Come a dire che Marta è cattiva, Maria è brava, ma non è proprio così.

Analizziamo bene alcuni particolari. Dice il Vangelo di Luca: «una donna di nome Marta lo ospitò [Gesù]. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola. Marta invece era distolta per i molti servizi».
Qui abbiamo il centro di tutto il messaggio di questa domenica. Marta fa entrare Gesù in casa e poi lo lascia solo perché lei deve andare a fare dei servizi. La fortuna è che c’è Maria che accoglie Gesù, lo ascolta e interagisce con lui.
Ad un certo punto succede qualcosa. Marta interviene: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?». Non solo Marta ha lasciato solo Gesù, ma addirittura lo rimprovera perché distrae Maria dai suoi servizi. La risposta di Gesù, ridà le giuste priorità: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Per capire la risposta di Gesù, è opportuno fare due citazioni. La prima è il motto di San Benedetto: ora et labora. Poi Santa Teresa di Calcutta ripeteva sempre alle sue suore che il Cristo adorato è il povero aiutato e viceversa.

L’errore di Marta è stato quello di dare priorità all’azione e non alla contemplazione. Molto spesso pensiamo che dedicare tempo all’ascolto dell’altro è una perdita di tempo, ma non è così! Ascoltare è fondamentale, perché è da quell’ascolto che nasce il desiderio di fare.
Però bisogna fare attenzione a non cadere nel tranello che bisogna solo ascoltare! Marta fa bene a rimproverare Maria. Va bene ascoltare e interagire con l’ospite, ma non bisogna dimenticarsi che quell’ospite va accolto anche materialmente!

Il vero cristiano non è quello che trascorre ore e ore in adorazione e poi non conclude niente, oppure come quello che fa diecimila attività e non si ferma un minuto per dire: «Grazie Signore!». Il vero cristiano è colui che sa mettere insieme la contemplazione e l’azione, colui che in ogni attività che fa, chiede aiuto al Signore e lo ringrazia.

Affidiamo al Signore tutti i nostri sogni e i nostri progetti e realizziamoli insieme con Lui.

“Signore, tante volte mi lascio distogliere dai mille impegni. Aiutami a trovare un po’ di tempo da dedicare a noi due, alla nostra relazione d’Amore. Amen!”


Buon cammino!

domenica 14 luglio 2019

XV DOMENICA T.O. (Anno C)

XV DOMENICA T.O. (Anno C)
«E chi è il mio prossimo?»

Carissimi amici,
domenica scorsa abbiamo visto come Gesù invia i 72 discepoli ad evangelizzare e fornisce alcune indicazioni importanti. Il Vangelo di oggi, aggiunge un elemento in più. Per essere buoni evangelizzatori non serve solo andare in missione, ma occorre vivere un certo stile di vita.

Questo stile di vita ci è insegnato dal «buon samaritano». Nella parabola di Gesù, ci sono 5 personaggi e sono tutti importanti. L’uomo vittima dei briganti, il sacerdote e il levita che rappresentano non l’indifferenza, ma il rigorismo della legge, il samaritano che va oltre la legge ed infine l’albergatore che si prende cura dell’uomo ferito.

Il sacerdote ed il levita, sono persone rispettose della legge. C’è un divieto di contaminarsi con il sangue e loro rispettano questo divieto, non pensano che dietro quella legge c’è una persona umana. Il samaritano, invece, ha altri sentimenti nel cuore. Ed è bello come Luca li descrive con questi verbi: «lo vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo caricò sulla sua cavalcatura, si prese cura di lui». L’atteggiamento del samaritano, non è un atteggiamento freddo, non dice: «La legge dice così, ma io faccio il contrario!». Così come spesso agiamo noi. Siccome c’è una legge che non ci piace, noi per contrastare quella legge, facciamo il contrario. Il samaritano, non ha perso tempo a dire: «Questa legge è sbagliata! Umanità, umanità!». E nemmeno ci pensava a quella legge. Io vedo tanta ipocrisia oggi. Tante persone che credono essere «buon samaritano», in realtà sono peggio del sacerdote e del levita. Utilizziamo il povero malcapitato per fare un’azione politica. Questo è quello che avviene con i migranti, con i poveri, con i bambini. Ed io su questo argomento sono molto duro! Il «buon samaritano» è colui che si occupa dell’essere umano, non della legge, della politica.

Il samaritano, non si preoccupa solo di soccorrere il malcapitato in mezzo alla strada, (o in mezzo al mare!), ma si preoccupa anche dell’albergatore: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». L’accoglienza e la solidarietà non si ferma solo al momento del primo soccorso, ma è un accompagnamento costante. Gesù con noi fa la stessa cosa. Non solo ci soccorre nel momento del bisogno, ma ci accompagna sempre.

Ecco, questo è lo stile del «buon samaritano». Essere degli accompagnatori costanti, essere persone che sanno trasfigurare la legge, che sanno proporre qualcosa di grande.

Chiediamo al Signore di essere realmente come il buon samaritano e non una sua falsa imitazione!

“Signore, tante volte ho strumentalizzato le povertà umane per un mio tornaconto personale. Aiutami, invece, ad essere come il samaritano, carico di sentimenti di vero amore verso gli altri. Amen!”


Buon cammino!

sabato 6 luglio 2019

XIV DOMENICA T.O. (Anno C)

XIV DOMENICA T.O. (Anno C)
«è vicino a voi il Regno di Dio»

Carissimi amici,
due sono gli argomenti principali del Vangelo di questa domenica. Il primo argomento, riguarda l’aspetto vocazionale. Già domenica scorsa abbiamo avuto tre esempi vocazionali. Oggi Gesù ne sceglie settantadue e li invia.

Nel momento dell’invio, Gesù dice: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai». Quando ascoltiamo questa frase, subito pensiamo alla scarsità di sacerdoti, in realtà Gesù fa un discorso più ampio. Non c’è solo il sacerdozio inteso come sacramento dell’ordine, esiste anche un sacerdozio battesimale del quale tutti siamo rivestivi. Quindi possiamo tradurre così la frase di Gesù : «gli uomini da evangelizzare sono tanti, ma sono pochi i cristiani». Ricordiamoci che non è solo il presbiterato in crisi vocazionale, ma anche il matrimonio! Quanti si sposano consapevolmente e in sintonia con la vita cristiana? Da questo capiamo che è il sacerdozio battesimale ad essere davvero in crisi.

Gesù poi continua: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Per ottenere buoni cristiani, bisogna affidarli al Signore. Ci lamentiamo che mancano i presbiteri. Li abbiamo chiesti nella preghiera al Signore? Ci lamentiamo che mancano le famiglie e che i paesi si svuotano. Abbiamo chiesto nella preghiera al Signore nuove famiglie?

Come dico sempre, prima di chiedere presbiteri, dobbiamo chiedere famiglie, perché i presbiteri e i religiosi, nascono da una famiglia. E una famiglia cristiana nasce da un uomo e una donna che vivono il sacerdozio battesimale.

Un secondo argomento è la libertà nell’annuncio del Vangelo. C’è una frase che Gesù dice e che noi interpretiamo in maniera dispregiativa. Dice Gesù: «Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». Questa frase, che noi utilizziamo per screditare gli altri, è di una profondità unica. L’Annuncio del Vangelo non è un’imposizione, ma è una proposta libera. Se il nostro interlocutore non è interessato, è giusto rispettare la sua scelta. Questa frase la possiamo tradurre così: «Rispetto così tanto la tua scelta da lasciarti anche la polvere che ho calpestato. Che tu ci creda oppure no, il Regno di Dio è comunque vicino!» Una piccola precisazione. Il Vangelo è Vangelo, non si «adegua» per coloro che non vogliono credere! Chi annuncia il Vangelo deve essere credibile è fermo.

Lungo i secoli abbiamo fatto guerra ai non cristiani con questa frase. È il famoso «allah akbar» che oggi utilizzano i terroristi islamici. Se leggiamo in chiave dispregiativa questa frase, siamo autorizzati da Gesù stesso a fare guerra agli infedeli, ma fortunatamente il Signore ci ha illuminato sull’interpretazione della Sacra Scrittura e ci ha dato una nuova chiave di lettura, che è quella del rispetto e della Misericordia. Non dimentichiamo che il Vangelo di Luca è il Vangelo della Misericordia, del Padre misericordioso, di Zaccheo, del buon ladrone.

Vivere il sacerdozio battesimale inizia proprio da questo secondo argomento: annunciare il Vangelo e rispettare la liberà dell’altro. Sarà più il nostro rispetto a convertire e non i nostri discorsi!

Chiediamo al Signore operai saggi per la sua messe.

“Signore, donami la grazia di vivere in pienezza il mio sacerdozio battesimale. Aiutami ad essere rispettoso delle scelte degli altri, e perdonami per tutte quelle volte che mi sono comportato male nei confronti di chi non vuole credere. Amen!”


Buon cammino!