VIII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Ogni albero infatti si riconosce
dal suo frutto»
Carissimi amici,
continuiamo il nostro percorso con
il Vangelo di Luca, sul discorso dell’amore fraterno, della Misericordia.
Domenica scorsa, Gesù ci ha detto che in base a come trattiamo gli altri, saremo
trattati anche noi. Oggi approfondisce questo discorso facendo alcuni esempi.
Uno degli esempi di Gesù, è la
famosissima questione della pagliuzza e della trave. Nel corso dei secoli,
questo esempio lo abbiamo trasformato in un’arma di difesa personale. Basta che
una persona ci vuole correggere un errore, subito parte l’autodifesa: «Pensa a
te stesso, alla trave che hai nel tuo occhio!». Oppure quando qualcuno ci
prende in giro perché veniamo in Chiesa: «Eccoli la! Prima vanno in Chiesa a
battersi il petto, poi fanno altro!» o al contrario: «Eccoli la! Giudicano me
che vado a Messa e loro buttati sempre davanti al bar o in piazza a
bestemmiare!» Non è questo il fine dell’esempio di Gesù! Il vero significato lo
troviamo sull’esempio dell’albero e dei frutti.
Gesù dice: «Ogni albero infatti si
riconosce dal suo frutto». Chi è l’albero? Chi sono i frutti? L’albero siamo
noi, i frutti sono ciò che noi diamo agli altri. Un albero buono, da frutti
buoni. Un albero cattivo, da frutti cattivi. Attenzione ad un particolare!
Nella favola di biancaneve, la strega porge un frutto buono all’apparenza, ma
avvelenato dentro. (Cfr. Gen 3). Quindi bisogna sempre fare discernimento, cioè
osservare bene che tipo di albero ho davanti!
Tornando all’esempio della trave e
della pagliuzza, possiamo dire che l’esperienza di fede e di vita è una realtà
personale. È il mio rapporto con Dio e gli altri la priorità, non il rapporto
degli altri con Dio e il resto della comunità. Tante volte ho detto che bisogna
essere «egoisti», cioè pensare prima di tutto a se stessi, coltivare bene il
proprio albero, in modo che gli altri possano attingere ai nostri frutti. La
fede non si impone, ma si propone! Non posso avere la presunzione di andare a
coltivare gli alberi degli altri, se non coltivo prima il mio. Se curo bene il
mio albero, sarò di esempio all’altro, che, a sua volta, imiterà il mio stile
di vita.
Ecco, allora, che se ognuno di noi
curasse il proprio albero, saremo capaci di costruire un bel giardino, così
come lo creò Dio nel racconto del libro della Genesi, e tornado al Vangelo di
domenica scorsa, non avremo più nemici.
Chiediamo al Signore di aiutarci a
coltivare bene la nostra fede e la nostra vita.
“Signore,
tante volte mi sono preoccupato della vita degli altri, senza curare la mia,
rischiando di far morire la mia fede. Grazie per avermi detto che per curare la
fede degli altri, c’è bisogno che il mio frutto sia buono, sano. Aiutami, dammi
gli strumenti necessari per coltivare la mia fede e fare della mia vita un
frutto buono per alimentare anche la fede degli altri. Amen!”
Buon cammino!
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