domenica 17 marzo 2019

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».

Carissimi amici,
in questa II domenica di Quaresima, ci troviamo a meditare la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.
Per Pietro, Giacomo e Giovanni è un’esperienza sconvolgente, tanto da toglierli addirittura la parola: «essi tacquero e […] non riferirono a nessuno ciò che avevano visto».
Ma cosa avevano visto? Che esperienza hanno fatto questi tre Apostoli?
Ad una lettura veloce del Vangelo possiamo dire che hanno avuto un’esperienza mistica, così elevata da vedere Mosé ed Elia vicino a Gesù.
Ma qual è il messaggio per noi?
Parto da due verbi: salire e pregare.
1)      SALIRE: «Gesù prese con se Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte».
Gesù e alcuni Apostoli compiono un cammino, un movimento, che non è in piano, ma in salita. La salita comporta un maggiore sforzo fisico, una lotta tra la volontà e il desiderio di raggiungere qualcosa e la stanchezza che invece spinge a fermarsi;
2)      PREGARE «Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto».
Sappiamo che la preghiera è un dialogo con Dio, che per un attimo coinvolge tutto il nostro essere. Come quando apriamo un dialogo profondo con una persona che amiamo. In quel momento tutto il resto scompare, rimane solo l’IO e il TU. Come degli innamorati, che nel momento più intimo e profondo del loro stare insieme, non vedono altro che la persona amata. Non a caso diciamo che l’amore è cieco! Non ti fa vedere più nulla.

Vi confido che molto spesso, la preghiera fatta in “pianura” non mi porta a nulla. Un rito formale, vuoto. Ma la preghiera fatta in “salita” mi ha davvero portato ad incontrare per un attimo Dio. (parlo di attimo, perché l’incontro duraturo spero di averlo in Paradiso).
È dopo una forte esperienza di fatica, di dolore interiore, che si sente viva la presenza di Dio. Ma perché questo? Perché nella salita ci liberiamo da tanti pesi che non ci permettono di incontrare Dio. Quando qualche volta sono salito in montagna, sono partito con il giaccone, ma sono arrivato su senza. La salita, come dicevo, comporta fatica, quindi anche sudore, e gli abiti pesanti che abbiamo addosso, ci danno fastidio, rallentano il cammino, siamo costretti a toglierli. Stessa cosa nella preghiera. In partenza abbiamo tutte le nostre sicurezze, le nostre “liste di desideri” da portare a Dio, se non le togliamo, difficilmente permettiamo al nostro cuore di raggiungere Dio.

Arrivati sul “monte”, dopo la grande fatica, siamo davvero pronti per metterci in contatto con Dio, ed è in quel momento che Dio ci dice qualcosa, ci da qualche suggerimento su come affrontare alcune realtà della nostra vita.

Attenzione ad un particolare, che poi da anche tutto il senso al messaggio. Dio non è lassù in vetta, Dio scala la montagna insieme a noi. Sulla montagna si rivela, ma nel cammino ci accompagna: «Gesù prese con se [N. N.] e salì sul monte».

Signore, riconosco di volere sempre la strada più comoda ed agevole, di aggirare gli ostacoli e le difficoltà senza affrontarle. Aiutami ed accompagnami in questo cammino in modo da sentire di meno la fatica della salita. Amen!


Buon cammino!

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