II
DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)
«Questi
è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».
Carissimi
amici,
in
questa II domenica di Quaresima, ci troviamo a meditare la trasfigurazione di
Gesù sul monte Tabor.
Per
Pietro, Giacomo e Giovanni è un’esperienza sconvolgente, tanto da toglierli
addirittura la parola: «essi tacquero e […] non riferirono a nessuno ciò che
avevano visto».
Ma
cosa avevano visto? Che esperienza hanno fatto questi tre Apostoli?
Ad
una lettura veloce del Vangelo possiamo dire che hanno avuto un’esperienza
mistica, così elevata da vedere Mosé ed Elia vicino a Gesù.
Ma
qual è il messaggio per noi?
Parto
da due verbi: salire e pregare.
1)
SALIRE: «Gesù prese con se Pietro,
Giacomo e Giovanni e salì sul monte».
Gesù
e alcuni Apostoli compiono un cammino, un movimento, che non è in piano, ma in
salita. La salita comporta un maggiore sforzo fisico, una lotta tra la volontà
e il desiderio di raggiungere qualcosa e la stanchezza che invece spinge a
fermarsi;
2)
PREGARE «Mentre pregava, il suo volto
cambiò d’aspetto».
Sappiamo
che la preghiera è un dialogo con Dio, che per un attimo coinvolge tutto il
nostro essere. Come quando apriamo un dialogo profondo con una persona che
amiamo. In quel momento tutto il resto scompare, rimane solo l’IO e il TU. Come
degli innamorati, che nel momento più intimo e profondo del loro stare insieme,
non vedono altro che la persona amata. Non a caso diciamo che l’amore è cieco! Non
ti fa vedere più nulla.
Vi
confido che molto spesso, la preghiera fatta in “pianura” non mi porta a nulla.
Un rito formale, vuoto. Ma la preghiera fatta in “salita” mi ha davvero portato
ad incontrare per un attimo Dio. (parlo di attimo, perché l’incontro duraturo spero
di averlo in Paradiso).
È
dopo una forte esperienza di fatica, di dolore interiore, che si sente viva la
presenza di Dio. Ma perché questo? Perché nella salita ci liberiamo da tanti
pesi che non ci permettono di incontrare Dio. Quando qualche volta sono salito
in montagna, sono partito con il giaccone, ma sono arrivato su senza. La
salita, come dicevo, comporta fatica, quindi anche sudore, e gli abiti pesanti
che abbiamo addosso, ci danno fastidio, rallentano il cammino, siamo costretti
a toglierli. Stessa cosa nella preghiera. In partenza abbiamo tutte le nostre
sicurezze, le nostre “liste di desideri” da portare a Dio, se non le togliamo,
difficilmente permettiamo al nostro cuore di raggiungere Dio.
Arrivati
sul “monte”, dopo la grande fatica, siamo davvero pronti per metterci in
contatto con Dio, ed è in quel momento che Dio ci dice qualcosa, ci da qualche
suggerimento su come affrontare alcune realtà della nostra vita.
Attenzione
ad un particolare, che poi da anche tutto il senso al messaggio. Dio non è
lassù in vetta, Dio scala la montagna insieme a noi. Sulla montagna si rivela,
ma nel cammino ci accompagna: «Gesù prese con se [N. N.] e salì sul monte».
Signore, riconosco di
volere sempre la strada più comoda ed agevole, di aggirare gli ostacoli e le
difficoltà senza affrontarle. Aiutami ed accompagnami in questo cammino in modo
da sentire di meno la fatica della salita. Amen!
Buon
cammino!
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