sabato 7 aprile 2018

II DOMENICA DI PASQUA (Anno B)

II DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«Mio Signore e mio Dio!»

Carissimi amici,
il tempo di Pasqua, non poteva iniziare meglio di così, con l’incredulità di Tommaso. Per noi è scontato credere alla risurrezione, ma se andiamo ad approfondire, scopriamo che non è così scontato. Partiamo da una domanda diretta: ma io ci credo alla risurrezione? D'altronde è questa la questione posta a Tommaso dagli altri Apostoli. La risposta di Tommaso è chiara e decisa: «assolutamente no! L’ho visto morire in un modo così atroce, come potete dire che è vivo?» Effettivamente, anche noi pensiamo la stessa cosa, soprattutto quando un dolore simile ci tocca personalmente. Al momento di un funerale, ci pensiamo alla risurrezione? Certamente non bisogna banalizzare il momento della morte. Il distacco da una persona cara è sempre doloroso, nessuno vuole negarlo! Anche quando un figlio parte di casa per motivi di studio o di lavoro c’è una sofferenza da entrambe le parti. Ecco, il dolore del distacco, è legittimo, quello della disperazione no! La morte non è la parola fine. È solo una sosta temporanea, in attesa della risurrezione.

Tommaso non crede, perché nel suo cuore c’è la convinzione che dopo la morte non c’è più niente, che la morte è la fine di tutto. Ma visto che gli Apostoli, non sono riusciti a convincerlo, ci pensa Gesù stesso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!». C’è il dipinto di Caravaggio che mostra un Tommaso davvero scioccato, mentre mette il dito nel costato di Gesù risorto. Una sensazione così assurda, tanto da esclamare: «mio Signore e mio Dio!». In effetti, la risurrezione è l’assurdo per eccellenza, la morte che diventa attesa di una nuova vita. Se andiamo a ben vedere, il chicco di grano, per germogliare, deve morire, e da quella morte nasce una nuova spiga. Così anche lo spermatozoo deve, in un certo senso, morire nell’ovulo per poter generare una nuova vita.

Ciò che sto per dire è davvero forte e scioccante, ma è la realtà! Con la risurrezione di Gesù, possiamo dire che la morte è necessaria per vivere eternamente. L’elisir di lunga vita è, paradossalmente, proprio la morte. Questa è la certezza, la risurrezione è la risposta a tutti i nostri problemi esistenziali.

Ma la nostra incredulità, non è un limite che ci ferma, Gesù prende la nostra incredulità, i nostri dubbi, la nostra fragilità e li trasfigura con la sua infinita Misericordia. È la Divina Misericordia, che ci fa sperimentare e vivere la risurrezione! È nel perdono che Tommaso riconosce il risorto. Così anche noi facciamo esperienza del risorto, proprio nel Sacramento della Riconciliazione.

E allora, chiediamo al Signore di farci fare questa esperienza pasquale, buttiamo tutta la nostra vita nel suo ardente cuore, come grani di incenso, e quel fumo denso e profumato che sale, non è altro che la sua infinità Misericordia. Una Misericordia che abbraccia tutto e tutti!

“Signore, oggi metto la mia vita nelle tua mani. A te affido tutto ciò che sono. Trasforma le mie ferite in feritoie e rendimi, ogni giorno, testimone del tuo Amore e della tua Misericordia. Amen!”


Buon cammino!    

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