giovedì 19 aprile 2018

IV DOMENICA DI PASQUA (Anno B)


IV DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche a quelle devo guidare».

Carissimi amici,
da tanti anni, questa domenica è dedicata alle vocazioni sacerdotali e religiose, e il brano del Vangelo di questa IV domenica di Pasqua, ci fa riflettere proprio sulla figura del pastore, chiamato a curare e proteggere il gregge.

La frase sulla quale mi sono soffermato è molto interessante, soprattutto per motivi pastorali. Sappiamo che Dio non è Padre solo di coloro che sono nel recinto della fede cristiana, ma è Padre di tutta l’umanità. Il Papa non ha la responsabilità solo sui cattolici, ma è chiamato ad occuparsi di tutti gli uomini. Un vescovo non deve guidare solo i sacerdoti e i fedeli della propria diocesi, ma deve occuparsi di tutti. Un parroco non deve operare solo nei confini della propria parrocchia, ma deve aiutare anche il confratello accanto. È proprio su quest’ultimo aspetto, vorrei soffermarmi un po’.

Capita molto spesso di sentire di parroci che reclamano il proprio territorio in maniera quasi ossessiva, e altri che, non solo non curano il proprio gregge, ma portano scompiglio anche nel gregge di altri pastori. Queste due realtà, non sono una bella testimonianza! Nasce spontanea la domanda: Come fare? Credo che un primo passo da compiere è il dialogo tra i pastori. Non un dialogo di cortesia, ma un dialogo pastorale: «Caro fratello, ho questa situazione, come la possiamo risolvere? È venuta questa persona della tua parrocchia, che succede?» Ecco. Già se inizia questo dialogo, metà dell’opera è fatta, perché le problematiche si risolvono insieme. Questi dissensi, si verificano soprattutto quando di mezzo ci sono i sacramenti e il catechismo. E a questo punto non necessita solo il dialogo, ma anche il rispetto delle disposizioni del vescovo e della Chiesa. Ad esempio. Se un parroco, insieme ai catechisti, hanno deciso che un ragazzo non può ricevere un sacramento, per un motivo valido (la non frequenza del catechismo e delle principali celebrazioni liturgiche), il parroco del paese vicino, non può fare il «buonista», ma, per rispetto dell’altra comunità, oltre che del confratello, è tenuto a chiedere spiegazioni, e accettare la decisione del parroco e dei catechisti. Se invece i motivi sono futili, anche qui, un confronto con il confratello può aiutare a rivedere la decisione presa, e cercare una soluzione insieme. Questo significa occuparsi del gregge che proviene da un altro recinto! Questo significa vivere le cosiddette «unità pastorali», dove non esiste il mio o il tuo, ma il nostro! Questa è la mia esperienza pastorale che sto vivendo in tre parrocchie con tre figure davvero belle, due sacerdoti e un diacono. La bellezza sta proprio nel dialogo, nel rispetto reciproco, nella vicinanza sia spirituale, sia pastorale. Anche se in luoghi diversi, in paesi diversi, come direbbe san Luca, viviamo con un cuor solo ed un’anima sola (Cf At 4,32). Questa bella testimonianza di vita sacerdotale e pastorale, è ben accolta dalle comunità e anche loro stanno iniziando a camminare in questo stile. Non più l’uno contro l’altro, ma l’uno per l’altro.

Vi ho parlato di questa esperienza, perché questa è una delle tante meraviglie della vita sacerdotale. Una vita consacrata a Dio, ma totalmente donata per una comunità. In questi ultimi anni, ho imparato davvero tanto, e ringrazio il Signore, per avermi fatto fare questa esperienza, che apre gli orizzonti, apre il cuore. L’essere sacerdote è davvero bello, se si entra nella dinamica della condivisione, dell’amore. Solo così il presbiterio può essere una famiglia, una casa. E un sacerdote felice rende felice tutta la comunità.

Chiediamo al Signore di illuminare tutti i sacerdoti, affinché possano scoprire la bellezza della condivisione e dello stare insieme.

“Signore, grazie per avermi chiamato a realizzare questo progetto d’amore con Te. Grazie perché mi hai fatto scoprire la bellezza della condivisione sacerdotale, dello stare insieme e del lavorare pastoralmente insieme. Ti chiedo di aiutare tutti i sacerdoti a mettere da parte il proprio io e aprirsi al dialogo pastorale con gli altri sacerdoti. Per Cristo nostro Signore. Amen!”

Buon cammino!

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