II
DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«Voce
di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri»
Carissimi
amici,
durante
il periodo dell’Avvento, la Chiesa ci fa incontrare la grande figura di
Giovanni il Battista, ultimo dei profeti prima della venuta del Messia.
Il
Vangelo di oggi ci descrive un po’ la vita di Giovanni, e soprattutto lo stile
di vita. Ciò che a noi più interessa è il luogo dove Giovanni viveva e
predicava: il deserto.
Partiamo
da alcuni particolari molto interessanti che ci aiutano a comprendere il senso
di questa testimonianza di Giovanni, inserita nel tempo dell’Avvento.
Come
tutti sappiamo, il deserto è luogo di solitudine, di austerità, a tratti
pericoloso proprio per l’impossibilità di chiedere aiuto a qualcuno. Deserto,
in ebraico, si dice midbar che
significa «il posto della parola», perché dabar
significa proprio «parola».
Il
deserto quindi, non è solo luogo di silenzio e solitudine, ma soprattutto un
luogo di ascolto. Ma chi e cosa bisogna ascoltare nel deserto, se siamo da
soli?
L’uomo
è una creatura relazionale, non esiste l’uomo isolato da tutto e da tutti! Ma
nel silenzio e la solitudine, come è possibile ciò?
È
una domanda molto interessante, perché noi, ogni giorno, siamo circondati da
moltissimi rumori, buoni o cattivi, ma provare per almeno poche ore il silenzio
assoluto, è un’esperienza bellissima. Ovviamente per silenzio non mi riferisco
al diventare sordi, ma provare il silenzio non solo dell’udito, ma di tutti i
cinque i sensi. È in quest’esperienza, che accade qualcosa! Quando ogni rumore
esterno si spegne, parte automaticamente un altro «rumore»: il nostro pensiero,
la nostra immaginazione. Nel silenzio esteriore c’è il rumore interiore. Quando
l’uomo non è in relazione con l’altro, è in relazione con se stesso. Ed è in
questa relazione con me stesso, che inizio realmente a conoscermi e a mettere
ordine nella mia vita. Ma non solo! La relazione con me stesso non basta, ed
ècco che l’attenzione della nostra mente, si concentra su qualcun altro. Un qualcuno
a cui chiediamo aiuto, chiediamo spiegazioni. Nel deserto, l’uomo capisce che
da solo non può fare niente, ha necessità di affidarsi a qualcun altro. Quel qualcuno
è Dio!
Ed
ecco che il tempo di Avvento è un tempo privilegiato per riprendere questo
dialogo con noi stessi e con Dio. L’esperienza del silenzio e della solitudine,
l’ho fatta tante volte e vi assicuro che è bellissima e da una carica
spirituale e umana non indifferente.
Una
giornata in solitudine in montagna o lungo una spiaggia, (o per chi non può, va
bene anche in una stanza della casa, purché isolati) lontani da contatti umani,
con in mano la Bibbia e una piccola agenda o diario per scrivere ciò che proviamo,
può essere un’occasione per vivere questa esperienza.
“Signore, grazie per
tutte le volte che mi hai permesso di vivere l’esperienza del deserto. Un’esperienza
dove metto a nudo me stesso, dove niente e nessuno può nascondere ciò che sono
realmente. Il deserto è l’unico posto e l’unico momento dove io e te ci
confrontiamo in libertà e verità, senza vincoli. Grazie Signore, per questo
grande dono e aiutami a vivere più spesso questo momento intimo e personale con
me stesso e con te. Amen!
Buon
cammino!
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