domenica 31 dicembre 2017

I DOMENICA DI NATALE “Festa della Santa famiglia di Nazareth” (Anno B)

I DOMENICA DI NATALE “Festa della Santa famiglia di Nazareth” (Anno B)
«e anche a te una spada trafiggerà l’anima»

Carissimi amici,
la festa di oggi ci deve far riflettere sul valore della famiglia. Ho scelto questa frase, così forte, così drammatica, proprio per far capire che essere famiglia non solo rose e fiori. Essere famiglia significa anche vivere insieme i momenti fragili, negativi, dolorosi.
Quante famiglie ferite nel mondo ci sono oggi! Papa Francesco, nell’esortazione post sinodale Amoris laetitia, (che invito tutti a leggere e studiare!) fa un’analisi molto dettagliata e molto efficace sulla situazione attuale della nostra società, in particolare sul ruolo che essa svolge nella famiglia.

Molti dicono che la famiglia di Nazareth non è più il modello di famiglia da proporre ai nostri giorni. Io invece sostengo il contrario è credo fermamente che la famiglia di Nazareth è il modello di ogni famiglia.
Giuseppe ama Maria, ma durante il fidanzamento avviene qualcosa di inaspettato. Maria si ritrova incinta. Attenzione, non cadiamo nel tranello: «è opera di Dio!». Giuseppe, prima che l’Angelo gli parla, ha una reazione che merita la nostra attenzione. La legge del tempo permetteva e legittimava la lapidazione in caso di tradimento, un po’ come ai giorni nostri con il divorzio: «tua moglie/tuo marito ti tradisce? Divorzia e chiedi gli alimenti!»  Giuseppe ama Maria e non vuole metterla alla berlina di tutti, ma pensa di risolvere la faccenda in segreto (cfr. Mt1,19). In un successivo momento l’Angelo dirà a Giuseppe ciò che è avvenuto realmente.
Maria, questa giovane ragazza, che pur essendo chiamata da Dio, non rinuncia a Giuseppe, non gli dice: «vattene, non sei più parte della mia vita, adesso ho un altro: Dio!», ma si affida anche a Giuseppe.
Maria e Giuseppe, sono consapevoli che quel figlio non è frutto della loro unione, del loro amore, ma lo accolgono come se fosse tale. È quel figlio che unirà Maria e Giuseppe.
Maria e Giuseppe hanno vissuto anche l’incomprensione degli altri, soprattutto in momento delicato, come quello della nascita di Gesù. Costretti a rifugiarsi in una grotta, in una stalla e poi fuggire in Egitto.
E quella frase dura di Simeone nei confronti di Maria: «e anche a te una spada trafiggerà l’anima». Sembra come quando un medico annuncia una grave malattia. E penso ai tanti feti malati o disabili che vengono soppressi prima del parto, per non parlare di una mamma che vede morire il proprio Figlio in un modo così umiliante e atroce!

Ma cosa ci vuole insegnare oggi la famiglia di Nazareth?
Semplicemente che le difficoltà si devono risolvere insieme, infondo Maria e Giuseppe le hanno vissute tutte, come abbiamo appena visto. Certo, ci sono situazioni davvero drammatiche dove nessuno può giudicare, ma prima di arrivare all’estremo, è possibile fare qualcosa?
I problemi della famiglia non si possono elencare e risolvere in questa pagina, ma è interessante e fruttuoso interrogarsi sul tema della famiglia.

Vi lascio alcune domande che forse, possono essere utili.
Perché mi sono fidanzato/sposato?
Perché ho scelto tra milioni di uomini/donne proprio lui/lei?
Nella vita familiare ci sono molte prove, molti ostacoli, come li superiamo?


“Signore, ti ringrazio per l’immenso dono della mia famiglia, senza di loro adesso non starei qui a lodarti e ringraziarti. Perdonami per tutte le volte che ho arrecato delle sofferenze interiori ai miei genitori. Conservali sempre nel loro amore e nel Tuo amore. Amen!”

Buon cammino!

lunedì 25 dicembre 2017

SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE (ANNO B)

SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE (ANNO B)
«Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia»

Carissimi amici,
ieri, IV domenica di avvento, la liturgia ci ha fatto pregare sul momento dell’incarnazione di Dio, oggi invece ci fa pregare e ricordare la nascita del Figlio di Dio.

La parola chiave, che mette insieme il percorso fatto durante l’avvento e la solennità del Natale, è lo stupore. Come ho detto più di una volta, il fatto che il Dio grande, immortale, onnipotente, eccelso e glorioso, creatore di tutto e di tutti, non solo diventa uomo, ma lo fa in un modo a dir poco incredibile, suscita un sentimento di stupore. Lo fa nel silenzio, lontano da logiche umane, infatti anche i Magi, come vedremo nella Solennità dell’Epfania, rimarranno stupiti davanti a questa realtà. Lo stesso stupore ha avvolto Maria, come abbiamo visto ieri, e lo stesso sentimento ha avvolto i pastori all’annuncio degli angeli. Il Salvatore del mondo, adagiato in una mangiatoia! È davvero impossibile! Eppure è così. Se ci pensiamo Gesù ha iniziato la sua missione in una mangiatoia e poi l’ha realizzata sulla croce, completandola poi con la Risurrezione.

In questi giorni ho pensato molto a questo atteggiamento di Dio, soprattutto da quando mi sono soffermato sulle parole di Giovanni Battista, quando diceva che in mezzo a noi c’è qualcuno che non conosciamo e quel qualcuno è proprio Dio. Dio che si fa presente nella vita dell’uomo nel silenzio, nella delicatezza. È una presenza che rimane e non svanisce. Lui entra nella nostra vita così è venuto al mondo.
Gli esperti teologi dicono che la mangiatoia è in stretta relazione con il sepolcro, ma penso anche ad un altro significato. Nel momento storico della nascita, la mangiatoia è il luogo dove gli animali trovano  nutrimento, oggi la mangiatoia è la pisside dove gli uomini trovano il cibo della vita eterna: l’Eucaristia!

L’Eucaristia è quella presenza silenziosa e reale di Cristo in mezzo a noi. Certo, è bello andare a pregare davanti al presepe, dove l’immagine della natività ci aiuta ricordare quell’evento prodigioso ricco di stupore, ma la vera adorazione non è quella davanti a un immagine del bambinello, ma quella davanti al tabernacolo. Lì c’è Gesù, il Signore!

Il mio augurio di oggi è quello di riscoprire lo stupore! Durante questi giorni di festa, fermiamoci un po’ in adorazione davanti all’Eucaristia e pensiamo come Dio è entrato ed entra ogni giorno nella nostra vita, rileggendo la storia dei personaggi biblici che in questi giorni abbiamo incontrato e che incontreremo.

“Signore, anche quest’anno mi hai dato l’opportunità di fermarmi a contemplare come sei entrato nella storia dell’umanità ed in particolare nella mia vita. Spesso cado nell’errore che per fare cose grandi, bisogna essere grandi e avere grandi potenzialità e conoscenze, invece non è così! Oggi, ancora una volta, mi hai insegnato che per fare grandi cose, bisogna partire dalle piccole cose, quelle che oggi sono scontate e soprattutto scartate. Aiutami a vivere l’umiltà e la semplicità e a vederti prima nelle piccole cose, nella quotidianità della vita, non solo nei grandi eventi. Grazie per tutto l’amore che hai per me e per l’intera umanità. Amen!”


Buon Natale a tutti!

domenica 24 dicembre 2017

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

IV DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«Nulla è impossibile a Dio»

Carissimi amici,
la solennità del Natale è alle porte e il Vangelo di questa domenica, ci descrive il momento dell’annunciazione, o meglio ancora, dell’incarnazione di Dio.
È bello oggi poter meditare questa bellissima pagina del Vangelo, che ci descrive la vocazione della Vergine Maria, ma ancora più bello è contemplare un Dio grande ed immortale, che sceglie le cose piccole per farle diventare poi grandi.

Analizziamo innanzitutto la cornice di questo meraviglioso dipinto che fa l’Evangelista Luca.
Ci troviamo a Nazareth, a quel tempo un piccolo agglomerato di case molto povere e all'interno di una di queste piccole case, c’è una giovane ragazza promessa sposa di un artigiano emigrato dalla Giudea.
In un pomeriggio normalissimo, come tanti li a Nazareth, avviene il prodigio. Dio entra fisicamente nell'umanità e lo fa attraverso la voce dell’Arcangelo Gabriele e la potenza dello Spirito Santo. L’Arcangelo Gabriele si presenta a questa giovane ragazza e le porta il saluto di Dio.
Da quel momento la sua vita sta per cambiare e non solo la sua, ma quella dell’intera umanità. Dio chiede a Maria di essere la madre di Suo Figlio.
Lo stupore di Maria è grande, perché non immaginava che un giorno le sarebbe arrivata tale proposta da parte di Dio. Tanto è lo stupore da chiede come tutto ciò sia possibile e Gabriele le spiega il progetto di Dio e conclude con queste parole: «Nulla è impossibile a Dio!» e dopo quest’ultima espressione, Maria si affida e dice: «Ecco l’ancella del Signore, avvenga per me secondo la tua parola». Quell'umile SI, ha cambiato per sempre la storia dell’umanità e l’ha cambiata in bene. Quel SI ha permesso a Dio si salvare l’uomo dal potere del male.

Molte volte noi ci arrendiamo nelle sfide, perché contiamo solo sulle nostre poche forze. Oggi il Vangelo ci insegna che se ci fidiamo di Lui, saremo capaci di realizzare l’impossibile. Questa non è utopia o fantascienza, è realtà! Ed io stesso ne sono testimone. Chi poteva immaginare che la mia vita si sarebbe dedicata completamente al Signore e agli altri attraverso il sacerdozio? Io sicuramente no! O almeno al vero sacerdozio e non quello ideale, perché forse al sacerdote che leggeva solo sul messale, il pensiero già c’era, ma come un uomo dedito totalmente al servizio di Dio e degli altri assolutamente no! Eppure Dio sta realizzando questo in me. E di testimonianze c’è ne sono tantissime. In questi anni ho incontrato tantissime persone che hanno fatto esperienza di realizzare l’impossibile.

Non dobbiamo aver paura di non essere all'altezza, perché è Dio che ci renderà tali!
Oggi anche io posso gridare al mondo: «l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. Amen!»


Buon cammino!

sabato 16 dicembre 2017

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me»

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci presenta la testimonianza di Giovanni il Battista. Il contesto dove si sviluppa questa testimonianza è molto interessante. Ci troviamo lungo le rive del Giordano e siamo agli inizi del ministero pubblico di Gesù. Circa trent’anni prima di questo evento, i saggi alla corte di Erode, avevano attestato che il Messia era nato, citando il famoso brano del profeta Michea su Betlemme. Allora, mettendo insieme il fatto che il Messia era ormai giunto e che lungo il Giordano stava succedendo qualcosa di grande, ecco che gli scribi e i farisei interrogano Giovanni e gli chiedono se è lui il Messia. La risposta di Giovanni è chiara e decisa: «No, non sono io!» e aggiunge che lui è solo uno dei tanti messaggeri che annuncia l’arrivo del Messia.

Sulla testimonianza di Giovanni, c’è una frase che mi ha impressionato, ed è quella che ho scelto come titolo a questa meditazione. «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me». Io immagino questa scena. Ci sono gli scribi e i farisei, c’è Giovanni e intorno a loro ci sono tante persone. Gesù potrebbe essere tra quelle persone e nessuno lo conosce.
Effettivamente, l’intera Bibbia, ci dice di come Dio entra nella storia dell’uomo in maniera decisa, ma silenziosa. La voce del Signore non è nel fuoco, nel terremoto, nell’uragano, ma in una brezza leggera (Cf 1Re 19,8-12). Il Signore dona la vita con un soffio (Cf Gen 2,7) e il Signore viene in mezzo agli uomini nella piccola stalla a Betlemme. Io sono fermamente convinto che Gesù era lì, mentre Giovanni veniva interrogato.

Ciò che hanno fatto gli scribi e i farisei, noi lo facciamo ogni giorno quando ci rivolgiamo a persone che hanno dei doni sopranaturali. Quante volte cerchiamo la salvezza nelle grandi manifestazioni spirituali, nei miracoli e seguendo apparizioni, mentre il Signore è nel Tabernacolo! È in quella presenza silenziosa dell’Eucaristia che c’è la salvezza. Gesù è realmente presente in mezzo a noi e non c’è ne rendiamo conto.

Allora, preparandoci al ricordo della prima venuta del Signore, fermiamoci dinnanzi all’Eucaristia e adoriamo il Signore, nel silenzio, nella tranquillità. Egli è qui e non ci lascerà mai più!

Vorrei concludere con le bellissime parole di San Paolo.
Siate sempre lieti pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie (Eucaristia): questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.  Non spegnete lo Spirito,  non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! (1Ts 5,16-24)


Buon cammino!

sabato 9 dicembre 2017

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri»

Carissimi amici,
durante il periodo dell’Avvento, la Chiesa ci fa incontrare la grande figura di Giovanni il Battista, ultimo dei profeti prima della venuta del Messia.
Il Vangelo di oggi ci descrive un po’ la vita di Giovanni, e soprattutto lo stile di vita. Ciò che a noi più interessa è il luogo dove Giovanni viveva e predicava: il deserto.

Partiamo da alcuni particolari molto interessanti che ci aiutano a comprendere il senso di questa testimonianza di Giovanni, inserita nel tempo dell’Avvento.
Come tutti sappiamo, il deserto è luogo di solitudine, di austerità, a tratti pericoloso proprio per l’impossibilità di chiedere aiuto a qualcuno. Deserto, in ebraico, si dice midbar che significa «il posto della parola», perché dabar significa proprio «parola».
Il deserto quindi, non è solo luogo di silenzio e solitudine, ma soprattutto un luogo di ascolto. Ma chi e cosa bisogna ascoltare nel deserto, se siamo da soli?
L’uomo è una creatura relazionale, non esiste l’uomo isolato da tutto e da tutti! Ma nel silenzio e la solitudine, come è possibile ciò?

È una domanda molto interessante, perché noi, ogni giorno, siamo circondati da moltissimi rumori, buoni o cattivi, ma provare per almeno poche ore il silenzio assoluto, è un’esperienza bellissima. Ovviamente per silenzio non mi riferisco al diventare sordi, ma provare il silenzio non solo dell’udito, ma di tutti i cinque i sensi. È in quest’esperienza, che accade qualcosa! Quando ogni rumore esterno si spegne, parte automaticamente un altro «rumore»: il nostro pensiero, la nostra immaginazione. Nel silenzio esteriore c’è il rumore interiore. Quando l’uomo non è in relazione con l’altro, è in relazione con se stesso. Ed è in questa relazione con me stesso, che inizio realmente a conoscermi e a mettere ordine nella mia vita. Ma non solo! La relazione con me stesso non basta, ed ècco che l’attenzione della nostra mente, si concentra su qualcun altro. Un qualcuno a cui chiediamo aiuto, chiediamo spiegazioni. Nel deserto, l’uomo capisce che da solo non può fare niente, ha necessità di affidarsi a qualcun altro. Quel qualcuno è Dio!

Ed ecco che il tempo di Avvento è un tempo privilegiato per riprendere questo dialogo con noi stessi e con Dio. L’esperienza del silenzio e della solitudine, l’ho fatta tante volte e vi assicuro che è bellissima e da una carica spirituale e umana non indifferente.

Una giornata in solitudine in montagna o lungo una spiaggia, (o per chi non può, va bene anche in una stanza della casa, purché isolati) lontani da contatti umani, con in mano la Bibbia e una piccola agenda o diario per scrivere ciò che proviamo, può essere un’occasione per vivere questa esperienza.

“Signore, grazie per tutte le volte che mi hai permesso di vivere l’esperienza del deserto. Un’esperienza dove metto a nudo me stesso, dove niente e nessuno può nascondere ciò che sono realmente. Il deserto è l’unico posto e l’unico momento dove io e te ci confrontiamo in libertà e verità, senza vincoli. Grazie Signore, per questo grande dono e aiutami a vivere più spesso questo momento intimo e personale con me stesso e con te. Amen!


Buon cammino!

sabato 2 dicembre 2017

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)

I DOMENICA DI AVVENTO (Anno B)
«Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate»

Carissimi amici,
con questa domenica, iniziamo il nuovo anno liturgico con il tempo dell’Avvento, che ci accompagnerà fino al 24 dicembre. L’Avvento, come dice la parola stessa, è un tempo di attesa. Esso è strutturato in due momenti. Il primo momento (I-II settimana) è l’attesa escatologica, cioè si riflette e si prega sul ritorno glorioso del Signore. il secondo momento (III-IV settimana) è l’attesa messianica, cioè facciamo memoria della prima venuta del Signore, ovvero la nascita nella grotta di Betlemme.

Come primo momento, il Vangelo ci propone uno dei discorsi escatologici di Gesù, il quale invita ad essere vigilanti e pronti perché Lui potrebbe tornare quanto prima.
Chiaramente, noi non sappiamo il giorno e il momento quando questo avverrà, l’unica certezza assoluta è che ritornerà!
Per capire un po’ questo concetto, possiamo paragonare questo tempo di attesa ad una persona che ogni giorno tiene in ordine la casa, nell’eventualità che qualcuno vada a trovarla. Oppure quando una coppia riceve la notizia che tra circa nove mesi avrà un figlio, già da subito, con grande gioia e trepidazione, iniziano a preparare tutto per accogliere questa nuova vita. Così come anche due fidanzati, che curano il loro amore, in attesa che arrivi il giorno del loro matrimonio.

Ecco, alcuni esempi di quotidianità, che ci aiutano a riflettere sul senso dell’Avvento. Come noi ci impegniamo a fare queste cose, così dovremmo impegnarci ad accogliere il Signore. Come? Mettere in pratica ciò che abbiamo meditato nel Vangelo di domenica scorsa, ovvero le opere di Misericordia, che non sono solo quelle corporali e spirituali, ma soprattutto i nostri talenti, il tutto vissuto nella preghiera e nella fede, perché, se a ciò che facciamo manca il cuore e l’amore, abbiamo messo in mostra il nostro io e non Dio!
Allora possiamo sintetizzare il messaggio di Gesù in questo modo: vivi ogni giorno in prospettiva dell’ultimo. Dove l’ultimo non è la morte, la tomba, ma la risurrezione, il Paradiso.

Chiediamo al Signore di renderci saldi ed irreprensibili, come ci ricorda San Paolo, fino alla venuta gloriosa del Signore.

“Signore, il Tuo invito ad essere vigilante, mi è di grande aiuto, perché spesso mi lascio distrarre dalle cose del mondo. Continua ogni giorno ad esortarmi a vivere il Vangelo, in modo da poter gustare in pienezza il Tuo Amore e la vita senza fine. Amen!”


Buon cammino!