V DOMENICA DI PASQUA (Anno B)
«Ogni tralcio che in me non porta
frutto, [il Padre] lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché
porti più frutto».
Le parole sulle quali mi soffermo
sono: tagliare e potare.
In greco questi due termini
provengono dal verbo αιρω che significa portare
via. Nel primo caso è utilizzato al presente, nel secondo caso il verbo ha
una forma composta καθαιρει (καθ + αιρει) che letteralmente significa come + portare via.
Chi lavora la campagna sa la
differenza tra portare via
(sradicare) e come portare via
(potare). Quel “come” indica un criterio da osservare per fare qualcosa.
Gesù è chiaro! Se il tralcio, il
ramo non è buono, si deve eliminare, ma se è buono, bisogna curarlo con
particolare attenzione.
In termini che ci riguardano.
Se noi dimentichiamo il Signore, se non
vogliamo più far parte della sua vita, ci “taglia”. Se invece nel nostro cuore
c’è il desiderio di stare con il Signore, Lui ci aiuta a crescere e ci dice “come
tagliare via” le cose inutili per portare più frutto.
Seguire in Signore non è così
scontato, non basta dire: «ho visto un miracolo, sono convertito!». Gesù
utilizza l’esempio della vigna proprio perché sa che la fede è qualcosa di
delicato, che ha bisogno di cure particolari. Un contadino che non cura la sua
vigna, il suo orto, non avrà buon raccolto. Così anche la nostra fede.
Se non curiamo la nostra anima con
il Sacramento della Riconciliazione e con l’Eucarestia, la nostra anima si
appassirà, fino a seccarsi. Non voglio intimorire nessuno, ma un’anima secca,
vuota, spenta, rischia tantissimo!
Gesù insiste tantissimo sull'espressione:
«rimanete in me» perché sa che chi non rimane in Lui, fa una brutta fine.
“Signore, dimmi come portare via le cose inutili dalla
mia vita. Aiutami a vivere in maniera più profonda i sacramenti e perdonami se
qualche volta il frutto che ti ho offerto era poco. Aiutami Signore a offrirti
sempre la primizia della mia vita, non per mia gloria, ma per il Tuo nome,
perché Tu sei il Signore, in Vivente in eterno. Amen!”
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