sabato 26 febbraio 2022

VIII DOMENICA T.O. (Anno C)

VIII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto»

Carissimi amici,
continuiamo il nostro percorso con il Vangelo di Luca, sul discorso dell’amore fraterno, della Misericordia. Domenica scorsa, Gesù ci ha detto che in base a come trattiamo gli altri, saremo trattati anche noi. Oggi approfondisce questo discorso facendo alcuni esempi.

Uno degli esempi di Gesù, è la famosissima questione della pagliuzza e della trave. Nel corso dei secoli, questo esempio lo abbiamo trasformato in un’arma di difesa personale. Basta che una persona ci vuole correggere un errore, subito parte l’autodifesa: «Pensa a te stesso, alla trave che hai nel tuo occhio!». Oppure quando qualcuno ci prende in giro perché veniamo in Chiesa: «Eccoli la! Prima vanno in Chiesa a battersi il petto, poi fanno altro!» o al contrario: «Eccoli la! Giudicano me che vado a Messa e loro buttati sempre davanti al bar o in piazza a bestemmiare!» Non è questo il fine dell’esempio di Gesù! Il vero significato lo troviamo sull’esempio dell’albero e dei frutti.

Gesù dice: «Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto». Chi è l’albero? Chi sono i frutti? L’albero siamo noi, i frutti sono ciò che noi diamo agli altri. Un albero buono, da frutti buoni. Un albero cattivo, da frutti cattivi. Attenzione ad un particolare! Nella favola di biancaneve, la strega porge un frutto buono all’apparenza, ma avvelenato dentro. (Cfr. Gen 3). Quindi bisogna sempre fare discernimento, cioè osservare bene che tipo di albero ho davanti!

Tornando all’esempio della trave e della pagliuzza, possiamo dire che l’esperienza di fede e di vita è una realtà personale. È il mio rapporto con Dio e gli altri la priorità, non il rapporto degli altri con Dio e il resto della comunità. Tante volte ho detto che bisogna essere «egoisti», cioè pensare prima di tutto a se stessi, coltivare bene il proprio albero, in modo che gli altri possano attingere ai nostri frutti. La fede non si impone, ma si propone! Non posso avere la presunzione di andare a coltivare gli alberi degli altri, se non coltivo prima il mio. Se curo bene il mio albero, sarò di esempio all’altro, che, a sua volta, imiterà il mio stile di vita.

Ecco, allora, che se ognuno di noi curasse il proprio albero, saremo capaci di costruire un bel giardino, così come lo creò Dio nel racconto del libro della Genesi, e tornado al Vangelo di domenica scorsa, non avremo più nemici.

Chiediamo al Signore di aiutarci a coltivare bene la nostra fede e la nostra vita.

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