XXXII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché
tutti vivono in Lui»
Carissimi amici,
Con la liturgia di questa domenica, ci stiamo
avvicinando alla conclusione dell’anno liturgico e il Vangelo ha un chiaro
sapore escatologico, cioè di ciò che avverrà alla fine del mondo.
Il discorso che viene fatto a Gesù, è molto
interessante, perché ci si preoccupa delle relazioni umane e di come esse
saranno nel regno di Dio. La risposta di Gesù è molto interessante, anche se
all’apparenza sembra strana. Gesù ci dice essenzialmente che nel Regno di Dio,
l’unica relazione possibile è quella diretta con Dio. Quello che in un certo
senso siamo chiamati a vivere anche qui sulla terra.
Il giudizio universale che troviamo nel
Vangelo di Matteo al capitolo 25, ci vuole dire proprio questo. La nostra
relazione con Dio, si esplicita nelle relazioni umane e non il contrario.
Amando Dio, amo anche gli uomini. Ecco perché rimane il legame con chi ha
lasciato questo mondo. Se guardiamo alla sola logica umana, con la morte tutto
finisce. Se guardiamo nella logica di Dio, quelle persone che noi abbiamo amato
continueranno ad essere presenti nella nostra vita. Come? Proprio nella
relazione con Dio. È lo stesso motivo per il quale veneriamo i santi! Sono
persone morte, o meglio, «addormentate nella speranza della risurrezione», che
dal cielo ci guidano e ci proteggono. Pregare i Santi e pregare i nostri amici
e parenti defunti, che hanno cercato di vivere la bellezza del Vangelo, è la
stessa cosa.
Tutte
le relazioni umane nascono, crescono e finiscono. La relazione con Dio è
eterna. Chiediamo al Signore la grazia di vivere già da oggi questa relazione
personale con Lui. Scriveva santa Teresa D’Avila: «Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca. Niente
ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta».
“Signore, tante relazioni ho vissuto, tante ne
sto vivendo e tante altre ne vivrò, ma la relazione più importante è sempre
quella con Te, anche se spesso me ne dimentico. In merito alle relazioni
passate, faccio mie le parole di san’Agostino: «Signore, non ti chiedo perché
me l’hai tolto, ma ti dico grazie perché me l’hai donato». Amen!
Buon
cammino!
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