domenica 24 novembre 2019

XXXIV DOMENICA T.O. (Anno C) – SOLENNITÀ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

XXXIV DOMENICA T.O. (Anno C) – SOLENNITÀ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO
«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»

Carissimi amici,
siamo giunti alla conclusione dell’anno liturgico e il Vangelo ci dice che anche in punto di morte possiamo chiedere il perdono di Dio.

Nel brano del Vangelo ci sono tante parole e affermazioni, da parte di diverse persone, ma Gesù si lascia trafiggere il cuore non dalla lancia, ma dalle parole del buon ladrone. Lui ha riconosciuto le sue colpe e ha chiesto la Misericordia di Dio. Quest’uomo ha saputo mettere insieme Giustizia e Misericordia, ed è quello che Dio chiede a ciascuno di noi.

Davanti alla presunzione, all’orgoglio, Gesù non si lascia condizionare, nemmeno davanti alla morte. Due sono i malfattori, ma ad uno solo Gesù promette il Paradiso. La cosa sconvolgente è che non è una promessa a lunga scadenza, è immediata. L’oggi della salvezza! Facciamo attenzione ad un particolare molto interessante. Dio perdona sempre e l’esperienza della Croce è quella più diretta. Ma come dico sempre, la Misericordia e la Giustizia sono due strade a doppio senso. C’è Dio che perdona e l’uomo che accoglie il perdono. Stessa cosa con la Giustizia. Dio offre una possibilità di riscatto, l’uomo si mette in gioco per trasformare il suo male in bene.
La differenza tra i due malfattori sulla croce è proprio questa. Uno pensava di salvarsi solo perché Dio è buono, l’altro ha riconosciuto il suo male, ha ritenuta giusta la sua condanna e si mette nelle mani di Dio.

Facciamo come il buon ladrone. Mettiamo l’intera nostra vita nelle mani del Signore e fidiamoci del suo Amore e della sua Misericordia.

“Signore, tante volte ho pensato di salvarmi soltanto perché battezzato, ma oggi mi insegni che per salvarsi c’è bisogno di una vera conversione, di un vero cambiamento di vita. Trafiggi il mio cuore di pietra e rendilo ardente d’Amore. Amen!”


Buon cammino!

sabato 16 novembre 2019

XXXIII DOMENICA T.O. (Anno C)

XXXIII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»

Carissimi amici,
siamo giunti alla conclusione dell’anno liturgico. Il Vangelo di questa domenica sembra incutere terrore, spavento, quasi a dire che essere cristiani equivale a soffrire e morire, ma non è così! La frase che ho scelto come introduzione è un grande segno di speranza.

Ieri mi è arrivato un messaggio ironico da un mio amico, il quale mi diceva che leggendo il Vangelo di questa domenica, ed in particolare questa frase, si era sentito offeso, in quanto lui ha perso quasi tutti i capelli. Ricordando che Gesù anche in altra occasione parla di capelli, gli ho risposto: «Gesù, in un altro passaggio del Vangelo dice che i capelli del nostro capo sono contati, quindi non disperare, anche se tu li hai persi, Gesù li tiene tutti conservati e contati». Da questo divertente episodio, mi è venuta la riflessione per questa pagina di Vangelo e l’ho collegata ad alcune mie esperienze personali che ho vissuto.

Ieri mattina ho visitato delle case dove ci sono diverse situazioni di sofferenza e ciò che si respirava in quelle case non era la disperazione, ma la speranza. E pensando che anche il mio animo veniva da due giornata molto intense e difficili, ieri ho ritrovato la serenità, ho capito qual è il messaggio di Gesù. In tutta la descrizione apocalittica, Gesù ci dice di rimanere sereni, perché ciò che l’uomo perde, Dio lo raccoglie, lo conserva e lo valorizza. Nulla sfugge dalla sua mano e poi è bello il particolare del contare. Generalmente noi contiamo solo quello che ha valore. Dio conta tutto ciò che è importante per la nostra vita e non lo butta, ma lo conserva, come si conserva un tesoro.

Ed ecco che tutta la nostra vita, soprattutto la nostra sofferenza è preziosa agli occhi di Dio. Ciò che in questa vita perdiamo, lo ritroviamo con Lui nel Paradiso, ed in quel momento sarà grande festa, perché: «era perduto ed è stato ritrovato, era morto ed è tornato in vita».

“Signore, spesso la vita è amara, dolorosa, carica di tante lacrime. Oggi però mi dai la certezza che queste lacrime di dolore tu le raccogli, le conti, le trasformi in lacrime di gioia e le conservi per il giorno in cui vedremo il Tuo Volto nel Paradiso, insieme a Maria e ai Santi. Amen!”

Buon cammino!


domenica 10 novembre 2019

XXXII DOMENICA T.O. (Anno C)

XXXII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono in Lui»

Carissimi amici,
Con la liturgia di questa domenica, ci stiamo avvicinando alla conclusione dell’anno liturgico e il Vangelo ha un chiaro sapore escatologico, cioè di ciò che avverrà alla fine del mondo.

Il discorso che viene fatto a Gesù, è molto interessante, perché ci si preoccupa delle relazioni umane e di come esse saranno nel regno di Dio. La risposta di Gesù è molto interessante, anche se all’apparenza sembra strana. Gesù ci dice essenzialmente che nel Regno di Dio, l’unica relazione possibile è quella diretta con Dio. Quello che in un certo senso siamo chiamati a vivere anche qui sulla terra.

Il giudizio universale che troviamo nel Vangelo di Matteo al capitolo 25, ci vuole dire proprio questo. La nostra relazione con Dio, si esplicita nelle relazioni umane e non il contrario. Amando Dio, amo anche gli uomini. Ecco perché rimane il legame con chi ha lasciato questo mondo. Se guardiamo alla sola logica umana, con la morte tutto finisce. Se guardiamo nella logica di Dio, quelle persone che noi abbiamo amato continueranno ad essere presenti nella nostra vita. Come? Proprio nella relazione con Dio. È lo stesso motivo per il quale veneriamo i santi! Sono persone morte, o meglio, «addormentate nella speranza della risurrezione», che dal cielo ci guidano e ci proteggono. Pregare i Santi e pregare i nostri amici e parenti defunti, che hanno cercato di vivere la bellezza del Vangelo, è la stessa cosa.

Tutte le relazioni umane nascono, crescono e finiscono. La relazione con Dio è eterna. Chiediamo al Signore la grazia di vivere già da oggi questa relazione personale con Lui. Scriveva santa Teresa D’Avila: «Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca. Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta».

“Signore, tante relazioni ho vissuto, tante ne sto vivendo e tante altre ne vivrò, ma la relazione più importante è sempre quella con Te, anche se spesso me ne dimentico. In merito alle relazioni passate, faccio mie le parole di san’Agostino: «Signore, non ti chiedo perché me l’hai tolto, ma ti dico grazie perché me l’hai donato». Amen!

Buon cammino!


venerdì 1 novembre 2019

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
«Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Carissimi amici,
il discorso fatto in queste settimane, ci deve portare a vivere un certo stile di vita. Chiaramente questo stile di vita, non è facile da vivere, perché l’attuale società ci pone diverse difficoltà. Ma il Signore, conoscendo questa realtà, non ci ha negato il suo grande amore, come abbiamo visto nella seconda lettura. L’Apostolo Giovanni scrive: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Nonostante tutta la nostra umanità imperfetta, Dio ci fa essere suoi figli. Ma c’è un passaggio ulteriore: «noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». È un dono meraviglioso! Vivere il Vangelo, in tutte le grandi tribolazioni, ci rende simili a Dio.

I santi hanno fatto proprio questo! Hanno cercato di vivere la vita di fede così come il Vangelo ci ha indicato in queste settimane e che sintetizza oggi nelle beatitudini: la mitezza, la misericordia, la giustizia, il dolore, l’essenzialità, la pace. I santi non sono supereroi, delle persone speciali, sono esseri umani come noi, che hanno capito la bellezza della vita cristiana e l’hanno condivisa con gli altri. Ed ecco che la bellezza della santità, non è qualcosa di utopico, di impossibile, ma è qualcosa di realizzabile, se noi lo vogliamo. Dio ci ha fatto questo grande dono, spetta a noi aprirlo e saperlo valorizzare. Certamente nella fatica terrena, ma sopratutto nella pace e nel riposo eterno nel Paradiso.

Non bisogna aver paura della morte. Spesso la mia preghiera serale è questa: «Signore, grazie per ciò che mi hai donato e scusa per ciò che non sono riuscito a donare! Adesso puoi anche prendermi con Te!». E tante volte mi addormento pregando l’Ave Maria. Questa preghiera, fatta con il cuore, libera l’anima da tante catene umane, aiuta a comprendere che non siamo i padroni di questo mondo e delle persone, ma semplici creature nelle mani di Dio, o come diceva santa Teresa di Calcutta: «Siamo matite nelle mani Dio», e come esortava san Giovanni Paolo II ai giovani: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro». E davanti alla gloria umana, impariamo a rispondere come san Filippo Neri: «Preferisco il Paradiso!»

Chiediamo aiuto ai nostri santi che portiamo nel cuore, di aiutarci a vivere giorno dopo giorno la bellezza del Vangelo, per poter godere della gloria del Volto di Dio nel Cielo. Amen!


Buon cammino verso il Paradiso!