VI DOMENICA T.O. (Anno C)
«Allo stesso modo infatti agivano i
loro padri».
Carissimi amici,
Nel Vangelo di questa domenica,
Gesù ci presenta due realtà della nostra vita, della nostra società. La realtà
dei «buoni» e la realtà dei «cattivi». Ed è interessante come queste due realtà
sono sempre esistite. Non a caso Gesù ripete per due volte la stessa frase,
proprio per sottolineare che anche nel passato si è agito così.
Partiamo dalle motivazioni di
questo discorso di Gesù. Nelle domeniche precedenti abbiamo visto come Gesù
inizia la sua missione e come coinvolge alcune persone in questa avventura.
Oggi la predicazione di Gesù è molto interessante, perché descrive l’identità
del cristiano. Il cristiano è colui che riconosce la propria povertà e la mette
nelle mani di Dio. Il cristiano è colui che è affamato dalla Parola di Dio. Il
cristiano è colui che nel dolore si stringe forte a questo Padre buono. Il
cristiano è colui che non teme di annunciare la verità del Vangelo davanti a
niente. Se questi sono i tratti del cristiano, chiaramente chi non sente il
bisogno di Dio, non può gloriarsi di essere cristiano e quindi è fuori dal
Paradiso! Non è cristiano chi non riconosce la propria povertà umana. Non è
cristiano chi è sazio dei suoi averi. Non è cristiano chi rimane indifferente davanti
alle lacrime degli altri.
Ma non bisogna disperare, perché la
novità di Gesù, nei confronti di queste due realtà, è la Misericordia. Con i
quattro «guai», Gesù non vuole minacciare, ma mettere in guardia e offrire
un’opportunità di riscatto. Saremo davvero beati, se apriamo il nostro cuore a
Dio e agli altri. Ciò che non ci rende beati, è l’egoismo, cioè pensare a se
stessi senza l’aiuto di nessuno, anzi servendosi degli altri. Ma non è così che
si raggiunge la felicità, non è nell’egoismo che si raggiungono le grandi
vette, ma nella condivisione, nella relazione vera con l’altro. Come non citare
la famosissima frase di Luciano De Crescenzo e ripresa tantissime volte da don
Tonino Bello: «Siamo angeli con un ala sola, solo restando abbracciati possiamo
volare».
Credo che questa frase, sintetizzi
bene questa pagina del Vangelo, perché le beatitudini non sono altro che un
modo per vivere l’amore reciproco. Con tutta la nostra umanità e fragilità,
buttiamoci tra le braccia di Dio e lasciamoci «bene-dire» da Lui.
“Signore,
tante volte mi chiudo in me stesso pensando di risolvere da solo i miei
problemi, ma mi rendo conto che con le sole mie forze non concludo niente e mi
sento triste. Ma proprio nella tristezza e nella delusione, trovo Te che con il
tuo sorriso mi vieni accanto, mi rialzi e mi doni nuova grinta per affrontare
le sfide di ogni giorno. Grazie per essermi sempre accanto!”
Buon cammino!
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