VII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Ciò che volete gli uomini facciano
a voi, voi fatelo a loro»
Carissimi amici,
Oggi Gesù ci dice come vivere la
Misericordia. Molto spesso noi condiamo il cristianesimo come un atteggiamento
di vittimismo, di buonismo. Quasi ad immedesimarci come i manichini del tiro a
segno. Vi do una buona notizia, essere cristiani non è da sfigati, ma è
qualcosa di bello, di avventuroso, di riscoperta di se stessi. E l’esempio c’è
lo ha dato Papa Francesco, quando commentò il versetto 29 del capitolo 6 di
Luca. Il vero cristiano non è colui che nell’aggressione si lascia aggredire.
Il vero cristiano è colui che non aggredisce, che non si approfitta del
fratello in difficoltà. La vita umana è un bene che va sempre tutelato e difeso
in ogni modo.
Ecco allora che la grande sfida non
è amare i nemici, ma non avere i nemici. Nasce spontanea la domanda: Come fare?
La risposta è semplice. Non creare occasione di avere nemici. Se io voglio
vivere in pace ed essere rispettato, automaticamente devo lasciare in pace e
rispettare gli altri. È chiaro che se io pesto i piedi a qualcuno, ci sarà una
reazione. Facciamo un esempio per capirci. Io so che se tocco il fuoco mi
brucio. Se poi lo tocco, non posso dire che il fuoco non doveva bruciarmi. E
Gesù, su questo concetto, ci va giù pesante. Gli ultimi due versetti parlano
chiaro, non serve commentarli!
Se riprendiamo il famoso versetto
del «porgere l’altra guancia», Gesù una volta è stato
schiaffeggiato. Non è rimasto in silenzio a fare la vittima, bensì ha detto: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho
parlato bene, perché mi percuoti?»
(Gv 18,23). Sono in contrasto? Assolutamente no. L’atteggiamento di Gesù non è
quello della legge del taglione, ma è l’atteggiamento del dialogo, del perdono,
della Misericordia. Gesù non odia il suo aggressore, ma lo vuole far ragionare
sul suo gesto, vuole far capire che la verità non si ottiene con la violenza,
ma attraverso la condivisione fraterna. Dopo la reazione di Gesù, quel soldato
non ha più toccato Gesù. Quella breve frase di Gesù, è stata incisiva!
Vivere in pace, non è difficile! È
una questione di stile di vita, di buona educazione (Quella che purtroppo
abbiamo perso). Essere buonisti e mollaccioni, non fa altro che alimentare nei
prepotenti l’arroganza. Ricordiamoci bene, che il male va sempre combattuto e
mai subito. Davanti alle violenze domestiche, dire di subire in silenzio perché
si andrà in Paradiso, è un peccato gravissimo che va contro la vita che è dono
gratuito di Dio.
Io porto nel cuore la straordinaria
figura di don Pino Puglisi. Non è rimasto in silenzio a subire l’arroganza
mafiosa. Ha urlato in tutti i quartieri di Palermo (e non solo!) che la mafia,
la violenza è un male assoluto! Così si è veri testimoni di Cristo!
Chiediamo al Signore di aiutarci ad
essere cristiani veri e autentici.
“Signore,
grazie per avermi fatto capire che non è subendo passivamente si ottiene il
Paradiso, ma lottando a testa alta contro l’arroganza e la malvagità. Non con
la violenza, ma con la saggezza, l’intelligenza, il dialogo e la Misericordia.
Amen!”
Buon cammino!