domenica 2 settembre 2018

XXII DOMENICA T.O. (Anno B)

XXII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi padri?»

Carissimi amici,
Dopo aver meditato per quattro domeniche sul vero significato dell’Eucaristia, riprendiamo il nostro cammino con il Vangelo di Marco.

Oggi il Vangelo ci vuole far riflettere sulla concretezza della nostra fede, e lo fa toccando un argomento molto caro a noi cristiani: le tradizioni, le devozioni.
Sappiamo che le tradizioni e le devozioni, sono atti esteriori che dovrebbero dimostrare la nostra fede in Dio, ma in realtà non è sempre così. Più che dimostrare la fede in Dio, dimostrano la fede agli atti esteriori in sé. Ad esempio. Se chiediamo perché facciamo una novena, la risposta sarà: «Perché si è sempre fatta!». Difficilmente troveremo delle risposte del tipo: «Perché è un tempo di preghiera e riflessione che aiuta a vivere più da cristiani!». E molto spesso si attua un antico proverbio: «Fatta la festa, gabbato lo Santo», perché tutti presenti nel giorno di festa, ma il giorno dopo tutto finito! Questo però non avviene solo a livello di devozione. Anche tra amici succede la stessa cosa. Un amico si sposa, tutti a festeggiare, dal giorno dopo quasi ci si dimentica.

Gesù ci richiama perché questo modo di fare non va bene. La fede è fiducia e anche fedeltà. Ed essere fedeli significa essere coerenti, mantenere un impegno preso. Se siamo devoti a sant’Antonio e partecipiamo alla novena e alla processione, dobbiamo anche impegnarci (con tutta la nostra umanità) a vivere come ha vissuto sant’Antonio, cioè vivere il Vangelo, altrimenti non ha senso fare novene e processioni. È una perdita di tempo ed è una presa in giro a Dio! Sorge spontanea una domanda: Come si vive il Vangelo? Una risposta molto bella e concreta la da il Papa nell’esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” al capitolo terzo. In questo capitolo, il Papa ci spiega in maniera molto semplice e concreta come vivere le beatitudini e le opere di misericordia. Personalmente ho meditato questo capitolo durante una novena, proprio per dire che la santità non è poi così impossibile da raggiungere e che la novena non è un semplice susseguirsi di azioni liturgiche, ma un tempo di riflessione e crescita spirituale.

Ecco allora che se noi utilizziamo le novene come un tempo di riflessione e crescita spirituale, anche la nostra quotidianità acquista tutto un altro stile, che è lo stile del Vangelo. Ridiamo un valore serio e profondo alle nostre tradizioni, affinché non siano più atti ipocriti, ma momenti di formazione e rigenerazione spirituale.

“Signore, aiutami a vivere ciò che prego, dammi il sano discernimento per tenere ciò che è utile per la fede e rimuovere ciò che è di ostacolo alla fede, così come fa il contadino con la vite e i tralci e perdona tutte quelle volte che ho pregato per “abitudine”, dimenticando che la preghiera è la forma più alta di dialogo con Te che sei la via, la verità e la vita. Amen!”


Buon cammino!

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