XXII DOMENICA T.O. (Anno B)
«Perché i tuoi discepoli non si
comportano secondo la tradizione degli antichi padri?»
Carissimi amici,
Dopo aver meditato per quattro
domeniche sul vero significato dell’Eucaristia, riprendiamo il nostro cammino
con il Vangelo di Marco.
Oggi il Vangelo ci vuole far
riflettere sulla concretezza della nostra fede, e lo fa toccando un argomento
molto caro a noi cristiani: le tradizioni, le devozioni.
Sappiamo che le tradizioni e le
devozioni, sono atti esteriori che dovrebbero dimostrare la nostra fede in Dio,
ma in realtà non è sempre così. Più che dimostrare la fede in Dio, dimostrano la
fede agli atti esteriori in sé. Ad esempio. Se chiediamo perché facciamo una
novena, la risposta sarà: «Perché si è sempre fatta!». Difficilmente troveremo
delle risposte del tipo: «Perché è un tempo di preghiera e riflessione che
aiuta a vivere più da cristiani!». E molto spesso si attua un antico proverbio:
«Fatta la festa, gabbato lo Santo», perché tutti presenti nel giorno di festa,
ma il giorno dopo tutto finito! Questo però non avviene solo a livello di
devozione. Anche tra amici succede la stessa cosa. Un amico si sposa, tutti a
festeggiare, dal giorno dopo quasi ci si dimentica.
Gesù ci richiama perché questo modo
di fare non va bene. La fede è fiducia e anche fedeltà. Ed essere fedeli
significa essere coerenti, mantenere un impegno preso. Se siamo devoti a sant’Antonio
e partecipiamo alla novena e alla processione, dobbiamo anche impegnarci (con
tutta la nostra umanità) a vivere come ha vissuto sant’Antonio, cioè vivere il
Vangelo, altrimenti non ha senso fare novene e processioni. È una perdita di
tempo ed è una presa in giro a Dio! Sorge spontanea una domanda: Come si vive
il Vangelo? Una risposta molto bella e concreta la da il Papa nell’esortazione
apostolica “Gaudete et Exsultate” al capitolo terzo. In questo capitolo, il
Papa ci spiega in maniera molto semplice e concreta come vivere le beatitudini
e le opere di misericordia. Personalmente ho meditato questo capitolo durante
una novena, proprio per dire che la santità non è poi così impossibile da
raggiungere e che la novena non è un semplice susseguirsi di azioni liturgiche,
ma un tempo di riflessione e crescita spirituale.
Ecco allora che se noi utilizziamo
le novene come un tempo di riflessione e crescita spirituale, anche la nostra quotidianità
acquista tutto un altro stile, che è lo stile del Vangelo. Ridiamo un valore
serio e profondo alle nostre tradizioni, affinché non siano più atti ipocriti,
ma momenti di formazione e rigenerazione spirituale.
“Signore,
aiutami a vivere ciò che prego, dammi il sano discernimento per tenere ciò che
è utile per la fede e rimuovere ciò che è di ostacolo alla fede, così come fa
il contadino con la vite e i tralci e perdona tutte quelle volte che ho pregato
per “abitudine”, dimenticando che la preghiera è la forma più alta di dialogo con
Te che sei la via, la verità e la vita. Amen!”
Buon cammino!
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