MERCOLEDÌ DELLE CENERI
«Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo».
Carissimi amici,
oggi iniziamo il cammino della
Quaresima, che ci conduce al grande Triduo Pasquale del Signore morto e risorto
per la nostra salvezza.
La Quaresima è un tempo di ricerca,
di silenzio, di preghiera, di dialogo, di penitenza, di contemplazione, di
adorazione. Un tempo nel quale siamo chiamati a riscoprire l’immenso amore di
Dio per noi.
Tanti sono gli elementi e le
caratteristiche di questo tempo, ma io mi vorrei soffermare sulle tre dinamiche
che il Vangelo di oggi ci espone: la preghiera, la carità, il digiuno.
Sappiamo che la preghiera non è
solamente un ripetere dei testi biblici-poetici, ma è soprattutto un dialogo
aperto (che per coloro che hanno poca esperienza, sembra di più un monologo!)
tra noi e Dio. Chiaramente è un dialogo sui generis, perché non è un dialogo
verbale o gestuale, ma un dialogo cuore a cuore, dove a parlare non è la nostra
bocca, ma la nostra anima. Chi coltiva questo modo di pregare, sa cosa sto
dicendo!
Cosa dice la nostra anima in questo
dialogo? Tutto ciò che abbiamo dentro. Gioie e dolori, attese e speranze, in un
contesto di libertà e verità. La nostra anima, il nostro cuore, davanti a Dio,
non hanno timore di tirare fuori tutto ciò che hanno dentro, non utilizzano i
filtri che noi utilizziamo per evitare l’imbarazzo. Ecco allora che la
preghiera diventa lo strumento che ci permette di mettere a nudo la nostra vita
davanti a Dio. E come risposta, Dio ci dona un vestito nuovo, come nella
parabola del Padre misericordioso. Il figlio si butta tra le braccia del padre
in spirito di libertà e verità, e il padre lo riveste di una nuova dignità (Cf.
Lc 15,11-32).
La carità, invece, non è solamente
dare delle monete ai mendicanti o fare delle donazioni alla Caritas o altre
organizzazioni umanitarie, ma è un qualcosa di più!
Quando parlo della carità, chiedo
sempre qual è la differenza tra la carità che fa un cristiano e la carità che
fa un ateo. Dal punto di vista del risultato concreto, non c’è nessuna
differenza, il povero è aiutato ugualmente da entrambi. La differenza sta nelle
motivazioni. (ad essere sinceri, l’ateo, nel fare la carità, è più bravo di
noi!) l’ateo lo fa per filantropia, o semplicemente per sé stesso! Il cristiano
dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, farlo perché nel povero riconosce il Volto di
Cristo (Cf. Mt 25,31-46). Su questo, difettiamo un po'! Questo non vale solo
per chi è nel bisogno. Gesù ci invita a fare la carità reciproca (Cf. Gv15,12).
Anche chi sta bene economicamente ha bisogno della nostra carità, del nostro
amore. Dio è in ogni uomo proprio perché Egli ci ha creati a sua immagine e
somiglianza (Cf. Gen1,27).
Il digiuno, la penitenza, non sono
solo pratiche esteriori che riguardano solo il cibo, ma ci servono per
sviluppare alcune virtù utili non solo nel percorso di fede, ma anche per la
vita quotidiana. Alcune virtù sono: la pazienza, l’umiltà, il discernimento.
Queste virtù, ci aiutano a riscoprire l’essenzialità della nostra vita. L’autunno
scorso, per un paio di mesi, ho limitato la mia presenza sui social network ed
è stata una bellissima esperienza, che mi ha «disintossicato» da tantissime
fake news o inutili condivisioni che su facebook si trovano quotidianamente.
Spesso la tentazione di dover commentare tutto, di fare polemiche con tutti è
forte, soprattutto su temi molto delicati. Certo non è un peccato mortale, ma
sicuramente, quel continuo rispondere, può essere occasione di peccato, nel
senso che ti coinvolgi così tanto in quei commenti, da dimenticare tutta la
realtà che ti circonda. Ovviamente non è l’unica esperienza di digiuno, c’è ne
sono tante. Ecco, sarebbe bene che, almeno in questo tempo forte, facciamo
tutti un po' di digiuno e di penitenza, proprio per riscoprire e fortificare le
virtù sopra elencate.
In questo tempo di Quaresima, è
opportuno vivere anche il sacramento della Riconciliazione. La domanda
classica, quando si parla di questo sacramento è: «ma cosa devo dire al
sacerdote?». Questa domanda è motivata da due fattori. Il primo è dalla parte
del penitente, che, avendo perso il senso del peccato, non sa più cosa deve
confessare, o meglio ancora, non sa da dove cominciare. Il secondo fattore è
dalla parte del confessore, perché ogni confessore ha un suo approccio a questo
sacramento. C’è chi lascia parlare il penitente, chi fa domande (a volte troppe,
mettendo in imbarazzo il penitente), chi scambia il confessionale per l’ambone
o per una cattedra facendo omelie o lezioni di morale, insomma un po' di tutto.
A tal proposito, mi permetto di
consigliare un metodo, che a me, come penitente, mi aiuta tanto. Faccio li mio
esame di coscienza e poi la confessione, utilizzando tre passaggi semplici, ma
incisivi, che si possono collegare benissimo, anzi, vanno a concretizzare i tre
elementi della Quaresima, che sopra ho esposto.
1)
Il mio rapporto
con Dio (la preghiera);
2)
Il mio rapporto
con gli altri (la carità);
3)
Il rapporto con me
stesso (il digiuno/penitenza).
La confessione, poi, non è solo dire
il peccato in maniera diretta (ho rubato!), ma è un dialogo vero e sincero.
Utilizzando questi tre passaggi, è più semplice descriverli e soprattutto
raccontarli. Ad esempio: «eh padre, il mio rapporto con Dio, non è sempre
lineare. La preghiera è quasi assente, mi ricordo di Lui solo quando ho bisogno
per un tornaconto personale. Con gli altri è ancora più difficile, con quella
persona litigo sempre e non so come affrontare la situazione. Con me stesso non
ne parliamo. Le tante situazioni che mi coinvolgono, non mi permettono di curare
bene il mio corpo, lo stress degli impegni mi sta logorando dentro e fuori,
ecc.». Chiaramente questo è un esempio generico, ma utilizzando questi tre
elementi, ho toccato i punti essenziali e fondamentali della vita. E come
sarebbe ancora più bello se, dopo aver raccontato queste nostre difficoltà, il
confessore ci istruisse, proprio per cercare una soluzione, un modo per
riparare al male fatto e magari darci un consiglio per evitare di rifarlo.
Ecco, allora, che i tre elementi
della Quaresima, sono importanti e utilissimi per migliorare la nostra vita e
per vivere in pace e serenità anche il sacramento della Riconciliazione.
Chiediamo al Signore di illuminarci
sulla preghiera, sulla carità e sul digiuno, affinché possiamo vivere, non solo
la Quaresima, ma tutta la nostra vita, questo cammino di ricerca del Bene
assoluto, che è Dio.
“Signore, aiutami a riscoprire e a vivere queste
grandi virtù. Fa che in questo tempo di Quaresima, possa ritrovare la gioia di
stare con te, con i miei fratelli e anche con me stesso, perché soltanto un
cuore libero da tante angosce e preoccupazioni è capace di amare di un amore
vero e profondo. Amen!”
Buon cammino di
Quaresima a tutti!
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