mercoledì 14 febbraio 2018

MERCOLEDÌ DELLE CENERI


MERCOLEDÌ DELLE CENERI
«Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo».

Carissimi amici,
oggi iniziamo il cammino della Quaresima, che ci conduce al grande Triduo Pasquale del Signore morto e risorto per la nostra salvezza.

La Quaresima è un tempo di ricerca, di silenzio, di preghiera, di dialogo, di penitenza, di contemplazione, di adorazione. Un tempo nel quale siamo chiamati a riscoprire l’immenso amore di Dio per noi.
Tanti sono gli elementi e le caratteristiche di questo tempo, ma io mi vorrei soffermare sulle tre dinamiche che il Vangelo di oggi ci espone: la preghiera, la carità, il digiuno.

Sappiamo che la preghiera non è solamente un ripetere dei testi biblici-poetici, ma è soprattutto un dialogo aperto (che per coloro che hanno poca esperienza, sembra di più un monologo!) tra noi e Dio. Chiaramente è un dialogo sui generis, perché non è un dialogo verbale o gestuale, ma un dialogo cuore a cuore, dove a parlare non è la nostra bocca, ma la nostra anima. Chi coltiva questo modo di pregare, sa cosa sto dicendo!
Cosa dice la nostra anima in questo dialogo? Tutto ciò che abbiamo dentro. Gioie e dolori, attese e speranze, in un contesto di libertà e verità. La nostra anima, il nostro cuore, davanti a Dio, non hanno timore di tirare fuori tutto ciò che hanno dentro, non utilizzano i filtri che noi utilizziamo per evitare l’imbarazzo. Ecco allora che la preghiera diventa lo strumento che ci permette di mettere a nudo la nostra vita davanti a Dio. E come risposta, Dio ci dona un vestito nuovo, come nella parabola del Padre misericordioso. Il figlio si butta tra le braccia del padre in spirito di libertà e verità, e il padre lo riveste di una nuova dignità (Cf. Lc 15,11-32).

La carità, invece, non è solamente dare delle monete ai mendicanti o fare delle donazioni alla Caritas o altre organizzazioni umanitarie, ma è un qualcosa di più!
Quando parlo della carità, chiedo sempre qual è la differenza tra la carità che fa un cristiano e la carità che fa un ateo. Dal punto di vista del risultato concreto, non c’è nessuna differenza, il povero è aiutato ugualmente da entrambi. La differenza sta nelle motivazioni. (ad essere sinceri, l’ateo, nel fare la carità, è più bravo di noi!) l’ateo lo fa per filantropia, o semplicemente per sé stesso! Il cristiano dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, farlo perché nel povero riconosce il Volto di Cristo (Cf. Mt 25,31-46). Su questo, difettiamo un po'! Questo non vale solo per chi è nel bisogno. Gesù ci invita a fare la carità reciproca (Cf. Gv15,12). Anche chi sta bene economicamente ha bisogno della nostra carità, del nostro amore. Dio è in ogni uomo proprio perché Egli ci ha creati a sua immagine e somiglianza (Cf. Gen1,27).

Il digiuno, la penitenza, non sono solo pratiche esteriori che riguardano solo il cibo, ma ci servono per sviluppare alcune virtù utili non solo nel percorso di fede, ma anche per la vita quotidiana. Alcune virtù sono: la pazienza, l’umiltà, il discernimento. Queste virtù, ci aiutano a riscoprire l’essenzialità della nostra vita. L’autunno scorso, per un paio di mesi, ho limitato la mia presenza sui social network ed è stata una bellissima esperienza, che mi ha «disintossicato» da tantissime fake news o inutili condivisioni che su facebook si trovano quotidianamente. Spesso la tentazione di dover commentare tutto, di fare polemiche con tutti è forte, soprattutto su temi molto delicati. Certo non è un peccato mortale, ma sicuramente, quel continuo rispondere, può essere occasione di peccato, nel senso che ti coinvolgi così tanto in quei commenti, da dimenticare tutta la realtà che ti circonda. Ovviamente non è l’unica esperienza di digiuno, c’è ne sono tante. Ecco, sarebbe bene che, almeno in questo tempo forte, facciamo tutti un po' di digiuno e di penitenza, proprio per riscoprire e fortificare le virtù sopra elencate.

In questo tempo di Quaresima, è opportuno vivere anche il sacramento della Riconciliazione. La domanda classica, quando si parla di questo sacramento è: «ma cosa devo dire al sacerdote?». Questa domanda è motivata da due fattori. Il primo è dalla parte del penitente, che, avendo perso il senso del peccato, non sa più cosa deve confessare, o meglio ancora, non sa da dove cominciare. Il secondo fattore è dalla parte del confessore, perché ogni confessore ha un suo approccio a questo sacramento. C’è chi lascia parlare il penitente, chi fa domande (a volte troppe, mettendo in imbarazzo il penitente), chi scambia il confessionale per l’ambone o per una cattedra facendo omelie o lezioni di morale, insomma un po' di tutto.

A tal proposito, mi permetto di consigliare un metodo, che a me, come penitente, mi aiuta tanto. Faccio li mio esame di coscienza e poi la confessione, utilizzando tre passaggi semplici, ma incisivi, che si possono collegare benissimo, anzi, vanno a concretizzare i tre elementi della Quaresima, che sopra ho esposto.
1)      Il mio rapporto con Dio (la preghiera);
2)      Il mio rapporto con gli altri (la carità);
3)      Il rapporto con me stesso (il digiuno/penitenza).

La confessione, poi, non è solo dire il peccato in maniera diretta (ho rubato!), ma è un dialogo vero e sincero. Utilizzando questi tre passaggi, è più semplice descriverli e soprattutto raccontarli. Ad esempio: «eh padre, il mio rapporto con Dio, non è sempre lineare. La preghiera è quasi assente, mi ricordo di Lui solo quando ho bisogno per un tornaconto personale. Con gli altri è ancora più difficile, con quella persona litigo sempre e non so come affrontare la situazione. Con me stesso non ne parliamo. Le tante situazioni che mi coinvolgono, non mi permettono di curare bene il mio corpo, lo stress degli impegni mi sta logorando dentro e fuori, ecc.». Chiaramente questo è un esempio generico, ma utilizzando questi tre elementi, ho toccato i punti essenziali e fondamentali della vita. E come sarebbe ancora più bello se, dopo aver raccontato queste nostre difficoltà, il confessore ci istruisse, proprio per cercare una soluzione, un modo per riparare al male fatto e magari darci un consiglio per evitare di rifarlo.

Ecco, allora, che i tre elementi della Quaresima, sono importanti e utilissimi per migliorare la nostra vita e per vivere in pace e serenità anche il sacramento della Riconciliazione.

Chiediamo al Signore di illuminarci sulla preghiera, sulla carità e sul digiuno, affinché possiamo vivere, non solo la Quaresima, ma tutta la nostra vita, questo cammino di ricerca del Bene assoluto, che è Dio.

“Signore, aiutami a riscoprire e a vivere queste grandi virtù. Fa che in questo tempo di Quaresima, possa ritrovare la gioia di stare con te, con i miei fratelli e anche con me stesso, perché soltanto un cuore libero da tante angosce e preoccupazioni è capace di amare di un amore vero e profondo. Amen!”

Buon cammino di Quaresima a tutti!

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