XX DOMENICA T.O. (Anno A)
«è vero, Signore, - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Carissimi amici,
la liturgia di oggi ci dà un messaggio bellissimo: la salvezza non è per pochi eletti, ma per tutti. Per essere salvati non occorre appartenere ad una certa nazionalità, ad un certo ceto sociale o ad un certo gruppo religioso. Per essere salvati occorre la fede in colui che salva.
Il brano del Vangelo di oggi è molto interessante, perché la donna che chiede la salvezza a Gesù, è una cananea, quindi appartiene ad un popolo nemico ad Israele. Anche l’esempio che fa Gesù ricalca questo odio che c’è tra i due popoli. Gesù le dice che i cani non mangiano alla tavola dei loro padroni. Questo significa che i cananei e samaritani (i cani) non possono ricevere la salvezza destinata a Israele (i padroni).
Quante volte anche noi utilizziamo lo stesso esempio nei confronti di altri esseri umani come noi. Anche nella stessa Chiesa cattolica. Quante «etichette» abbiamo messo ai nostri fratelli e sorelle in Cristo. Gesù ha utilizzato l’espressione «cane», noi siamo più raffinati, ma non meno duri. Noi parliamo di «scomunicati», per non andare oltre! Però il fine è diverso. Gesù lo fa per capire la fede della donna, noi lo facciamo per escludere.
Cosa significa che Gesù vuole capire la fede della donna? Tante volte vi ho detto che Gesù non è mago Merlino, che con un colpo di bacchetta magica, risolve tutti i nostri problemi, ma lo fa solo se gli dimostriamo una fede autentica, un cuore puro, libero da compromessi.
Ecco perché Gesù utilizza dapprima il silenzio e poi l’esempio così duro e discriminante. Ma la risposta della donna, sorprende Gesù e gli Apostoli. La risposta è così bella che ve la ripropongo di nuovo: «è vero, Signore, - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
La donna riconosce che vive una situazione irregolare, nei confronti della Legge, ma allo stesso tempo dimostra la sua fede e speranza nella Misericordia di Dio. Questa fede nella speranza, commuove Gesù e le concede ciò che aveva chiesto.
L’esempio di Gesù non è solo discriminante, ma lancia un messaggio molto forte sulla speranza. Un cane che sta vicino alla tavola imbandita, non vive altro che la speranza. Tutta la sua attenzione è rivolta al tavolo da dove può arrivare il cibo, anche una piccola briciola, e niente e nessuno lo sposta da quella posizione.
Quando Gesù parla male della ricchezza ed esalta la povertà, lo fa proprio per questo motivo. Il ricco non si accorge di nulla, perché crede di possedere il mondo intero. Il povero, invece, fa esperienza della Provvidenza, e spera che prima o poi essa si manifesti.
Noi non ci salviamo perché siamo cristiani cattolici romani, o perché abbiamo la tessera dell’Azione Cattolica o apparteniamo a gruppi carismatici, ma perché crediamo che Gesù è Risorto dai morti per salvare l’intera umanità.
“Signore, tante volte ho giudicato le persone perché mi sono limitato a guardare la forma esterna della fede e non il cuore. Tante volte ho escluso le persone «irregolari», non pensando alla loro sofferenza. Tante volte ho messo al primo posto la Legge e non la fede e il cuore dell’uomo. Aiutami, Signore, a saper ascoltare e accogliere coloro che sono nel bisogno. Aiutami ad essere portatore di speranza e non di scomuniche. E soprattutto aiutami a credere nella speranza e nella Misericordia. Amen!
Buon cammino!
sabato 19 agosto 2017
XX DOMENICA T.O. (Anno A)
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