XXI DOMENICA T.O. (Anno A)
«Tu sei il Cristo»
Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica, ci presenta la grande professione di fede dell’Apostolo Pietro. Tutto inizia con una domanda di Gesù: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» una domanda rivolta a ciascuno di noi, che potremmo attualizzare così: «Per coloro che sono in strada, al lavoro, a scuola, nei bar, ecc. chi è Gesù?». Le risposte che danno i discepoli sono varie, così come le daremmo anche noi. Però poi Gesù entra in dettaglio e chiede: «ma voi, chi dite che io sia?». E qui Piero si fa portavoce del piccolo gruppo e dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Quest’ultima domanda è rivolta a noi personalmente. A Gesù non importa cosa pensa la gente di Lui, a Gesù interessa cosa penso io di Lui, cosa Gesù rappresenta nella mia vita.
La risposta che dà Pietro è vera, ma lui non conosce il suo vero significato, infatti all’annuncio della Passione e della Risurrezione, Pietro rimprovera Gesù. Ecco perché Gesù subito lo fa scendere dalla colonna di gloria che si era creato dopo questa grande professione di fede, e gli dice: «Beato sei tu, Simone, […] perché né carne e né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Come a dire che non è l’intelligenza o la conoscenza umana a far comprendere certe cose, ma è un dono che proviene dall’alto, solo un cuore innamorato ed un animo aperto sono capaci di accogliere tali rivelazioni. Così come ci dice oggi San Paolo nella lettera ai Romani: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi ha mai conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto di riceverne il contraccambio? Poiché da Lui, per mezzo di Lui e per Lui sono tutte le cose».
Per capire questo concetto, di come Dio si comunica a noi, possiamo utilizzare l’immagine della fonte e della bottiglia. Dio è la fonte dalla quale fuoriesce tutto il suo Amore, noi siamo le bottiglie. Ma per riempirle, è necessario togliere il tappo, cioè tutto ciò che non permette all’Amore di Dio di entrare in noi. Se ci lasciamo riempire del Suo Amore, saremo capaci anche di donarlo a chi è assetato di questo Amore. L’uomo è colui che accoglie e dona. Nessuna di queste due realtà deve mancare. Certo qualcuno può anche dire: «ma se non ricevo, cosa posso donare?» Noi, nei confronti dell’Amore e della Misericordia siamo molto debitori, perché Dio ne dona in quantità illimitate, e se Dio, nonostante tutto, continua a fidarsi di noi, a darci nuove possibilità, chi siamo noi per chiudere le porte all’altro? C’è una cosa molto bella che ho compreso in queste ultime settimane e voglio condividerla con voi. Nella vita non bisogna mai chiudere le porte del proprio cuore, perché in gioco non ci sono solo i miei sentimenti, ma c’è la libertà dell’altro. Dio non chiude mai le porte, stanno sempre aperte, sta a noi decidere se entrare nel suo Amore, o uscirne e rimanerne fuori. E se è vero che Gesù ci chiede di fare come Lui, anche noi non dobbiamo escludere l’altro o al contrario imprigionarlo nella nostra vita, ma essere sempre aperti, disponibili e discreti. Quello che in psicologia si chiama «relazioni sane».
E allora ecco che possiamo ritornare alla domanda personale di Gesù: «Chi sono io per te?»
“Signore, Tu per me sei l’Amore eterno. Sei quell’amico che, nonostante le mie ostinazioni, ancora mi vuoi bene e stai lì ad aspettare, senza forzare le mie scelte. Aiutami ad essere come Te, capace di avere sempre il cuore aperto all’accoglienza e al dono, ma soprattutto donami l’umiltà e la pazienza di saper accogliere le scelte dell’altro nella sua libertà, nel bene e nel male. Signore, Tu sei tutto per me, perdonami e accoglimi! Amen”
Buon cammino!