«Non preoccupatevi dunque del domani, […] a ciascun giorno basta la sua pena».
Carissimi amici,
Il Vangelo dell’VIII domenica del Tempo Ordinario, tratta il tema della provvidenza e della fiducia in Dio.
Provvidenza e fiducia sono due realtà che interagiscono tra loro. La fiducia ci fa credere nella provvidenza e la provvidenza è il frutto della fiducia. Ma vediamo brevemente cosa sono queste due realtà.
La fiducia è un atteggiamento di abbandono totale nelle mani dell’altro. Nota è l’espressione: «mi fido di te!» che concretamente significa che ho fede in te, credo in te e di conseguenza mi abbandono a te. In chiave nuziale, la «fede nuziale» significa proprio questo. Nel momento in cui lo sposo consegna la fede alla sposa, lui consegna tutto sé stesso, il suo amore, la sua vita e viceversa. Dio fa la stessa cosa con noi. L’anello nuziale è proprio Gesù Cristo. Dio, donandoci il Figlio, dona tutto sé stesso, si fida di noi, mette sé stesso nelle nostre mani, in concreto, quando riceviamo l’Eucaristia nelle nostre mani. È un segno bellissimo, carico di grande significato spirituale. Dio, il creatore del mondo, si mette nelle nostre mani! Ora la domanda fondamentale: «Come reagisco a tutto ciò?» Riprendendo il tema nuziale, sarebbe interessante chiedere agli sposi cosa hanno provato quando il proprio coniuge si è messo totalmente nelle sue mani. Vi confido che quando ho sperimentato la grande fiducia che Dio ha in me, mi sono sentito davvero piccolo e allo stesso tempo felice perché amato, amato di un amore così immenso che nessuno al mondo può contraccambiare.
La provvidenza è la risposta di Dio alla nostra fede. Io più volte ho fatto esperienza della provvidenza di Dio, che non si basa su richieste o compromessi. Io ho sperimentato sulla mia pelle che più dono la mia vita in totale gratuità, più ricevo. È vero, Dio fa attendere, spesso ci fa arrivare al limite, ma non delude, questo ve lo posso assicurare, Dio non delude mai! Il dono di sé stessi è vero quando dietro il tuo gesto non c’è un fine egoistico, ma solo un fine altruista, o meglio ancora, quando non c’è alcun fine, una donazione fatta in piena libertà, senza vincoli. Solo allora Dio ci restituirà ogni cosa. Con Dio non esiste «io ti do, tu mi dai», anche perché noi a Dio non possiamo donare proprio niente, se non la nostra vita.
Allora, sintetizzando possiamo dire che Dio ci chiama ad essere liberi. Liberi da calcoli e compromessi che spesso e volentieri ci rendono la vita chiusa e vuota, incapaci di cogliere la bellezza del dono libero e gratuito, anche perché il Signore ama chi dona con gioia, non con la calcolatrice!
“Signore, aumenta la mia fede e aiutami a donare la mia vita in piena libertà e gioia. Allontana da me la tentazione della ricompensa umana immediata e, come dico spesso, grazie per la fiducia, spero di non deluderti. Amen!"
Buon cammino!
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