domenica 27 dicembre 2015

I DOMENICA DI NATALE - Festa della Santa famiglia di Nazareth (Anno C)

I DOMENICA DI NATALE - Festa della Santa famiglia di Nazareth (Anno C)
«Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo».

Carissimi amici,
oggi la Chiesa celebra la Santa famiglia di Nazareth e ci invita a riflettere sul grande dono che è la famiglia.

Molti dicono che la famiglia di Nazareth non è più un modello di famiglia da proporre ai nostri giorni. Io invece sostengo il contrario è credo fermamente che la famiglia di Nazareth è il modello di ogni famiglia.
Giuseppe ama Maria, ma durante il fidanzamento avviene qualcosa di inaspettato. Maria si ritrova incinta. Attenzione, non cadiamo nel tranello: «è opera di Dio!». Giuseppe, prima che l'Angelo gli parla, ha una reazione che merita la nostra attenzione. La legge del tempo permetteva e legittimava la lapidazione in caso di tradimento, un po' come ai giorni nostri con il divorzio: «tua moglie/tuo marito ti tradisce? Divorzia e chiedi gli alimenti!»  Giuseppe ama Maria e non vuole metterla alla berlina di tutti, ma pensa di risolvere la faccenda in segreto (cfr. Mt1,19). In un successivo momento l'Angelo dirà a Giuseppe ciò che è avvenuto realmente.
Maria, questa giovane ragazza, che pur essendo chiamata da Dio, non rinuncia a Giuseppe, non gli dice: «vattene, non sei più parte della mia vita, adesso ho un altro: Dio!», ma si affida anche a Giuseppe.
Maria e Giuseppe, sono consapevoli che quel figlio non è frutto della loro unione, del loro amore, ma lo accolgono come se fosse tale. È quel figlio che unirà Maria e Giuseppe.
Maria e Giuseppe hanno vissuto anche l'incomprensione degli altri, soprattutto in momento delicato, come quello della nascita di Gesù. Costretti a rifugiarsi in una grotta, in una stalla.

Ma cosa ci vuole insegnare oggi la famiglia di Nazareth?
Semplicemente che le difficoltà si devono risolvere insieme, infondo Maria e Giuseppe le hanno vissute tutte. Il sospetto del tradimento, un figlio che non è frutto della loro unione fisica, la precarietà nel momento più delicato, le scelte del Figlio: «non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?» Certo, ci sono situazioni davvero drammatiche dove nessuno può giudicare, ma prima di arrivare all'estremo, è possibile fare qualcosa?
I problemi della famiglia non si possono elencare e risolvere in questa pagina, ma è interessante e fruttuoso interrogarsi sul tema della famiglia, ecco perché è importante il fidanzamento, la formazione pre-matrimoniale.

Vi lascio alcune domande che forse, possono essere utili.
Perché mi sono fidanzato/sposato?
Perché ho scelto tra milioni di uomini/donne proprio lui/lei?
Nella vita familiare ci sono molte prove, molti ostacoli, come li superiamo?

"Signore, ti ringrazio per l'immenso dono della mia famiglia, senza di loro adesso non starei qui a lodarti e ringraziarti. Perdonami per tutte le volte che ho arrecato delle sofferenze interiori ai miei genitori. Conservali sempre nel loro amore e nel Tuo amore. Amen!"

Grazie mamma, grazie papà, grazie Santina. Vi voglio bene!

giovedì 24 dicembre 2015

NATALE DEL SIGNORE (Anno C)

NATALE DEL SIGNORE (Anno C)
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, […] è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».

Carissimi amici,
anche quest'anno riviviamo con grande gioia il ricordo della prima venuta di Gesù, guardando sempre con grande speranza al ritorno glorioso del Signore risorto.

In questo Natale mi voglio soffermare non sull'evento della nascita, ma su un altro aspetto molto importante che è la «chiamata/annuncio». Nei primi 2 capitoli del Vangelo di Luca, ne troviamo addirittura tre. La prima è l'annuncio a Zaccaria, la seconda è l'annuncio a Maria, la terza è l'annuncio ai pastori.

Tre vocazioni diverse, ma con un unico fine: Gesù Cristo!
Nell'annuncio a Zaccaria, l'angelo gli dice che suo figlio sarà il «profeta dell'altissimo»;
Nell'annuncio a Maria, l'angelo le dice che partorirà il «figlio dell'altissimo»;
Nell'annuncio ai pastori, l'angelo dice che è nato il «Salvatore del mondo».

L'annuncio che più di 2000 anni fa l'angelo fece ai pastori, oggi lo stesso angelo lo rivolge a noi.
Ma che tipo di annuncio?
Un annuncio di gioia perché il mio creatore un tempo così distate, ora si è avvicinato;
un annuncio di speranza perché Dio si è fatto mio compagno di cammino e mi tende la mano quando cado nel peccato;
un annuncio di conversione perché Dio mi indica la via giusta da intraprendere;
un annuncio di vita perché Dio mi chiede di vivere ciò che Lui ha fatto per me.
Questo è il vero senso del Natale, far entrare Gesù nella nostra vita, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo più soli e più feriti.

Spesso mi chiedono: «ma come fai a credere? Come fai a fidarti di Dio?» e la mia risposta, che può sembrare banale, è: «e dove trovo qualcuno disposto a farsi mio compagno di cammino, che non mi tradisce mai, che si fida di me e che mi rialza quando cado?» In Dio ho trovato tutto questo e lo ringrazio per avermi messo accanto tante persone speciali che si prendono cura di me. Questo per me è il Natale, l'aver incontrato Dio attraverso gli altri, così come diceva Madre Teresa: «È Natale ogni volta che permetti al Signore di amare gli altri attraverso di te».

Allora il mio augurio è questo:
Auguro anche a voi di fare esperienza concreta di Cristo, attraverso l'affetto, l'incontro, la solidarietà e soprattutto nel perdono. Misericordes sicut Pater (misericordiosi come il Padre).
Buon Natale a tutti!

"Signore Gesù, ti ringrazio perché ogni giorno ti prendi cura di me. Ogni giorno ti fai mio compagno di cammino. Lo confesso, spesso mi allontano da Te, rallento il passo, ma Tu con pazienza e amore ti volti e torni indietro per prendermi per mano. Aiutami a restare sempre accanto a Te, soprattutto quando ti mostri nelle persone più bisognose. Amen!"

sabato 12 dicembre 2015

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

III DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Che cosa dobbiamo fare?».

Carissimi amici,
questa è la domanda che ogni uomo, che ogni cristiano si pone.
Facciamo un po’ di sintesi! All'inizio dell’Avvento Gesù ci dice di guardare il cielo e di vegliare, la scorsa settimana Giovanni Battista ci ha annunciato che la salvezza è vicina, a questo punto sorge la domanda: «e adesso? Dopo questi discorsi di salvezza, che dobbiamo fare?».

La liturgia di questa domenica ci suggerisce tre parole che ci permettono di fare qualcosa di concreto:

1)      GIOIA: vivere la gioia, la serenità, la certezza che c’è qualcuno che ci ama, si fida di noi, non ci tradisce mai. La stessa gioia che prova un padre e una madre nel vedere il figlio appena nato che è frutto del loro amore. La stessa gioia degli innamorati. Io cerco di vivere questa gioia perché so che il Signore non mi giudica per i miei peccati, ma nei miei peccati mi abbraccia e mi perdona;
2)      SOLIDARIETÀ: Giovanni Battista da alcune indicazioni, ma attenzione a non trasformare la carità in superbia ed egoismo (il video ci aiuta a capire il senso della vera solidarietà). Tante volte lo dico, e cerco di viverlo. La carità non è mettere le monetine nel cappello del povero, ma dare un senso al gesto che noi compiamo. Molte volte un sorriso, una stretta di mano ha un valore maggiore di 0,50€ che mettiamo nel cappello del povero. Dico questo perché io spesso sono uno dei beneficiari di questi atti di carità. Molte volte preferisco questi gesti di affetto e vicinanza che la fredda moneta. Per me la moneta è una conseguenza della solidarietà. È in nome della fratellanza, dell’amicizia che si dona (soldi, beni, ecc.). E' questo lo si mette in pratica solo se si vive la gioia. Quella gioia che mi dice: «come qualcuno esprime carità verso di me, così io la esprimo verso di te». La solidarietà è un gioco di squadra, non per singole persone;
3)   RUOLO: nella vita di tutti i giorni, ognuno di noi ha un ruolo particolare. La domanda che vi propongo è questa: «io, nel mio ruolo di (padre, madre, fratello, sorella, figlio, operaio, imprenditore, politico, religioso, ecc.) come vivo la gioia e la solidarietà?»

Tre parole che si intersecano l’una con l’altra e che ci permettono di mettere in pratica il Vangelo, perché Gesù, essenzialmente, ci chiede di vivere queste tre realtà insieme: la gioia e la solidarietà inserite in un ruolo.

Capisco e so che è difficile vivere queste tre dimensioni, ma il mio motto è sempre lo stesso: «Provare non costa nulla!»  Sbagliamo? Andiamo avanti lo stesso, riproviamoci. Il Giubileo della Misericordia ci vuole insegnare proprio questo.


“Signore, riconosco i miei limiti, sempre chiedo concretezza, ma difficilmente la realizzo. Aiutami a mettere da parte il mio egoismo e la mia superbia, per mettere al centro Te che sei la mia gioia, il motivo per il quale vivo. Amen!”

sabato 5 dicembre 2015

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)

II DOMENICA DI AVVENTO (Anno C)
«Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

Carissimi amici,
dopo l’invito di Gesù a risollevarci e ad alzare il capo per attendere la sua venuta, oggi troviamo la straordinaria figura di Giovanni Battista che ci invita a preparare la venuta di Gesù.

Giovanni non ha annunciato la nascita di Gesù, ma la sua venuta. Sappiamo che tra Giovanni Battista e Gesù ci sono sei mesi di distanza. È interessante perché il 6, nel linguaggio biblico, indica l’imperfezione, quindi Giovanni prepara la perfezione che si realizza in Gesù.

Il contesto in cui opera Giovanni, non è dei migliori. È circondato dalla totalità delle autorità del tempo. Anche qui il linguaggio numerico ci aiuta a comprendere il contesto in cui Giovanni ha operato. Nel testo del Vangelo troviamo 2 autorità romane (Tiberio e Pilato) 3 autorità ebraiche (Erode, Filippo e Lisania) e 2 autorità religiose (Anna e Caifa). 7 vs 1 come si direbbe in linguaggio sportivo. Ma nonostante questo contesto difficile, Giovanni non si tira indietro, non dice: «chi me lo fa fare!», ma continua ad annunciare la venuta di Gesù.

Annunciare il Vangelo non è facile! Adesso preferiamo il compromesso, il silenzio, soprattutto con le persone che conosciamo. Io per primo vivo questa difficoltà!

Il messaggio di speranza lo troviamo nel primo versetto del 5° capitolo del profeta Baruc: «Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestititi dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre».
Come inizio e impegno per questo tempo di Avvento, cerchiamo di parlare di Dio nella nostra famiglia. Se ogni famiglia annuncia e vive il Vangelo all'interno della propria casa, il cristianesimo diventa attraente, il cristianesimo diventa un luogo dove Dio è di casa, fa parte della famiglia. Questo attirerà altre famiglie a vivere la stessa realtà.

Il Natale, infondo, ci vuole dire che l’annuncio inizia nelle piccole cose. Gesù ha iniziato quest’opera nella povertà del presepe, circondato dall'amore di Maria e Giuseppe. Lo stesso cammino lo ha fatto Maria. Restare ferma e salda nella fede davanti al figlio morto non è automatico, ma è frutto di un cammino vissuto nella quotidianità della famiglia.

“Signore, aiutami a parlare di Te ai miei familiari, ai miei amici. Allontana da me l’imbarazzo di comunicare quando è grande il Tuo Amore e la Tua Misericordia. Perdona, se puoi, tutte le volte che ho avuto paura di annunciarti preferendo il compromesso e il silenzio.
Signore, fa che anche io possa diventare quella voce che grida nel deserto. In particolare Ti chiedo di essermi vicino in questi giorni di preparazione al ministero del lettorato, e di accompagnarmi nell'esercizio di questo ministero per essere un buon annunciatore della Tua Parola. Amen!"