XXXIV DOMENICA T.O. (Anno A)
Solennità di Cristo Re dell’Universo
«In verità io vi dico: tutto quello che avete fato a uno dei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
Carissimi amici,
la Solennità di questa domenica conclude l’anno liturgico e la Chiesa ci fa riflettere sul giudizio universale, raccontato nel capitolo 25 di Matteo.
È un testo molto bello, ricco e coinvolgente, dai tratti apocalittici, dove si parla del ritorno glorioso e del giudizio ultimo di Dio.
Quest’oggi vi propongo una riflessione che va oltre le già note opere di Misericordia. Domenica scorsa, ho spiegato che i talenti sono doni che il Signore ci ha dato e che noi siamo chiamati ad investire. In quella spiegazione mi ero soffermato molto sull’aspetto sociale dell’investimento dei talenti. Oggi proviamo a sostituire, o meglio, ad aggiungere i nostri talenti, alle opere di Misericordia, e vedremo come i nostri talenti sono il «pass» per il Paradiso.
Faccio qualche esempio, in modo da essere più chiaro. Se il Signore mi ha donato il talento della musica, io suono non solo per diventare famoso e prendere gli applausi degli altri, ma perché, attraverso la musica, gli altri facciano esperienza del divino. Così come l’arte, la cultura, l’artigianato, ecc.
Entriamo ancora di più in profondità. Prendiamo le opere di Misericordia così come le ha elencate Matteo e vediamo come le abbiamo vissute realmente nella quotidianità della nostra vita, perché io Mariano un giorno ho avuto fame e qualcuno mi ha dato da mangiare, ho avuto sete e qualcuno mi ha dato da bere, ero malato e qualcuno si è preso cura di me, ero solo e qualcuno mi è stato accanto. Sto parlando dei miei genitori! Tutti noi abbiamo vissuto questa esperienza, perché siamo stati e siamo figli. E Se i genitori vivono questo, non lo fanno per sport o per perdere tempo, ma lo fanno perché hanno tra le mani il dono meraviglioso della vita. E se questo è vero nella dimensione genitoriale, vale anche al contrario, quando i nostri genitori diventano anziani e hanno bisogno di noi. Prendersi cura dei bambini e degli anziani è la cosa più difficile, ma è la cosa più bella, perché ti permette di vivere questa pagina del Vangelo. E io ho maturato questa cosa, proprio sulla mia pelle. E non dimentico chi ha vissuto e vive le opere di Misericordia nei miei confronti, come allo stesso tempo non dimentico nemmeno chi è stato indifferente nel momento del bisogno. Le “selezioni” non si fanno se uno è bello o brutto, simpatico o antipatico, ma sulla carità, sull’Amore! E soprattutto le selezioni non le fa il Signore, ma ci selezioniamo da soli. Lui mette sono in ordine. Questo è quello che oggi ci ha insegnato il Vangelo.
Noi siamo ciò che viviamo. Tocca a noi decidere se essere pecore o capre!
“Signore, grazie perché mi hai aiutato a capire che non basta solo fare le opere di Misericordia, ma che c’è bisogno di viverle per il bene mio e degli altri. Perdonami se a volte mi sono lasciato prendere dall’orgoglio e non ho agito secondo la carità cristiana. Aiutami a vivere nella carità e nella gratuità, ricordando che tutto ciò che faccio agli altri, lo faccio a Te. Amen!
Buon cammino!
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