sabato 31 ottobre 2020

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
«Beati coloro che sono nel pianto, perché saranno consolati»

Carissimi amici,
La liturgia di questa solennità, ci propone la pagina del Vangelo dove Gesù elenca le beatitudini. Commentarle tutte richiede molto tempo e io ne ho scelta una, perché è legata al finale della prima lettura presa dall’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, quando parla di tutti coloro che provengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello.

Leggendo questa beatitudine e collegarla al versetto finale della prima lettura, sorge spontanea una domanda? Perché bisogna piangere e soffrire per diventare Santi? Proviamo a rileggere questa beatitudine da una prospettiva diversa. La dimensione delle lacrime accompagna tutta la nostra vita, perché fa parte della nostra natura. Il pianto è il modo più naturale per espellere le energie negative e l’eccesso di adrenalina che è nel nostro corpo. Il pianto di dolore, il pianto di commozione. Non bisogna mai vergognarsi delle lacrime! Le lacrime sono collegate al cuore, all’Amore. Sant’Ignazio, negli esercizi spirituali, dice di chiedere al Signore il dono delle lacrime, poter piangere sulle situazioni della nostra vita, belle o brutte che siano. Una vita senza lacrime è una vita senza sentimenti. Ma è questa la vera beatitudine? No! La beatitudine è la consolazione, la vicinanza che c’è in quelle lacrime. Le lacrime che vengono trasfigurate dal calore umano e divino. La vera beatitudine è saper asciugare le lacrime. Io sono beato, perché so che accanto a me ho una persona che sa asciugare le mie lacrime, che mi prende per mano, che ascolta ciò che ho nel cuore.

Ed ecco il riferimento all’Apocalisse. I Santi sono coloro che nella loro vita, in particolare nei momenti più difficili, hanno incontrato la consolazione di Dio. Santi non lo diventiamo da soli, ma insieme, e nella reciprocità degli affetti che si apre la strada per il Paradiso. «Nessuno si salva da solo!» Sono le parole di Papa Francesco nella veglia del 27 marzo scorso.

Allora vogliamo chiedere al Signore di essere donne e uomini capaci di asciugare le lacrime, di saper donare una parola di affetto e di speranza, di saper donare quel calore umano e divino di cui tutti abbiamo bisogno. Ecco, questa è la strada sicura verso la santità, non chissà quali opere straordinarie e mistiche. L’ordinarietà della nostra vita, orientati verso Cristo!

Il Paradiso lo possiamo vivere anche qui sulla terra, se noi lo vogliamo!
Buon cammino!

domenica 25 ottobre 2020

XXX DOMENICA T.O. (Anno A)

XXX DOMENICA T.O. (Anno A)

 «Amerai il tuo prossimo come te stesso»


Carissimi amici,

oggi il Vangelo ci parla della realtà dell’amore, dell’amore reciproco. Ma nell’ultimo versetto, bisogna fare attenzione ad un particolare molto interessante. «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Noi pensiamo sempre di amare gli altri, ed è giustissimo! Ma come lo amiamo? «Come te stesso» ci dice Gesù.


La mia riflessione, o meglio, la nostra riflessione, si deve soffermare su queste domande: Ma io amo la mia vita? Come la amo? Le risposte a queste due domande ci diranno se sappiamo amare realmente gli altri. Riempirsi la bocca di buone parole e di buoni propositi altruisti, senza che li viviamo nella nostra vita, è solo ipocrisia e perdita di tempo.


Ama te stesso e saprai amare il tuo prossimo!


“Signore, tante volte ho trascurato la mia vita per dedicarla agli altri, dimenticando che la mia vita non è uno scarto, ma un dono d’amore che va amato e condiviso. Aiutami a riempire la mia vita d’Amore, in modo da poterlo condividere con coloro che incontro lungo il cammino della vita. Amen!”


Buona riflessione!

sabato 17 ottobre 2020

XXIX DOMENICA T.O. (Anno A)

 XXIX DOMENICA T.O. (Anno A)

«i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi».


Carissimi amici,

il Vangelo di questa domenica mette a nudo una nostra realtà negativa, cioè la cattiveria di strumentalizzare le parole di una persona per un proprio tornaconto.

Gesù capisce la situazione e non si lascia cogliere in fallo, ma ne approfitta per dare un nuovo insegnamento, rispedendo al mittente i mistificatori.


Questa realtà negativa, purtroppo è molto presente nelle nostre relazioni. L’unico modo per non farci coinvolgere in questa realtà è vivere una vita semplice, trasparente, bella, senza troppi “spiritualismi”, mete ben precise da raggiungere nella verità e poi la cosa più difficile: la coerenza! Parole e fatti devono sempre coincidere, mai essere discordanti. I detrattori proprio su questo lavorano e ci ricamano sopra. Gesù è diretto: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Una risposta molto logica, che non ha nulla di ideologico. Noi invece ci lasciamo condizionare dalle ideologie, da pregiudizi filosofici, dimenticando che c’è una realtà oggettiva. Diceva un mio docente di filosofia: «Se c’è una cosa che mi da profondamente fastidio e quando una persona dice: “Secondo me…”. Non esiste un  “secondo me”, esiste un dato certo, reale dalla quale non si può scappare». Questo esempio per dire che le ideologie possono essere messe in discussione e venire colti in fallo. Un dato oggettivo, logico, nessuno lo può contestare.


Tante volte mi sono trovato in queste situazioni e ciò che mi salvato è proprio questa frase di Gesù: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» e mi sono trovato sempre bene. Certamente non è facile, ma è l’unico modo per vivere una vita serena, tranquilla, nella verità.


Chiediamo la grazia al Signore di imparare a ragionare con la nostra testa con l’aiuto dei sette doni dello Spirito Santo, affinché possiamo testimoniare con la nostra vita, la verità del Vangelo e della Misericordia di Dio.


“Signore, tante volte mi sono lasciato condizionare da chiacchiere e dicerie, senza accertarmi della verità. Ti ringrazio per avermi fatto capire che ogni parola, ogni azione vanno prima verificate e vissute, poi condivise. Aiutami, Signore, a seguire sempre la via della verità e dell’Amore. Amen!”


Buon cammino!

sabato 10 ottobre 2020

XVIII DOMENICA T.O. (Anno A)

 

XVIII DOMENICA T.O. (Anno A)
«Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?»

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica ci pone due grandi riflessioni. La prima
è l’atteggiamento degli invitati alle nozze, che possiamo paragonare
ai cristiani che si dicono praticanti, ma in realtà lo sono solo di
facciata. Hanno il privilegio di essere parte del banchetto nuziale,
ma preferiscono fare le cose loro. La seconda riflessione è sugli
altri invitati, che possiamo paragonare ai tanti battezzati che non
sono praticanti, ma che ad un certo punto della loro vita hanno
incontrato Cristo e hanno deciso di seguirlo. Ma anche qui, il rischio
di essere come i primi è grande, perché tra i nuovi, uno non aveva
cambiato il vestito, cioè le sue vecchie abitudini e sappiamo la fine
che ha fatto.

A noi, il Vangelo di questa domenica ci vuole dire una cosa molto
semplice. Ognuno di noi è chiamato al banchetto di nozze dell’Agnello,
cioè la Parola, l’Eucaristia, ma sta a noi saper accogliere questo
invito. Cristo ci dona la sua salvezza, ma noi dobbiamo accoglierla. E
qui torna l’esempio della fonte che spesso cito. L’Amore di Cristo è
una sorgente d’acqua, che scorre sempre in eterno, ma per dissetarmi,
devo protendere le mani e prendere quell’acqua, non basta osservare la
sua bellezza mentre scorre. Ci vuole un movimento da parte nostra.

Allora, chiediamo al Signore la grazia della conversione, di accedere
al banchetto delle nozze eterne con il vestito giusto, che è il
vestito dell’Amore, della verità, della Speranza.

“Signore, tante volte mi sono accostato e mi accosto all’Eucaristia
con l’abito sbagliato, l’abito dei miei peccati. Non ne sono degno,
mio Signore, ma tu di soltanto una parola, ed io sarò salvato. Amen!”


Buon cammino!

sabato 3 ottobre 2020

XXVII DOMENICA T.O. (Anno A)

 XXVII DOMENICA T.O. (Anno A)

 «la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo». 


Carissimi amici, 

il Vangelo di oggi ci fa riflettere su due cose. La prima è la parabola raccontata da Gesù,  che sembra anticipare ciò che gli accadrà, ovvero la Passione. La seconda riflessione è più intensa e profonda. 

Gesù si rivolge ai capi dei sacerdoti, quelli che sono gli attuali vescovi, o comunque a un gruppo di persone che appartengono alla Chiesa. La vigna del Signore è affidata a loro, ma succede che queste persone, predicano bene e razzolano male, come dice il proverbio. Pensano solo al proprio interesse, difendendo e rivendicando la loro categoria, a discapito degli altri. Per loro nessuno può accedere a questa vigna, perché indegni. Infatti, chiunque si avvicina, trova la violenza e la morte. Per dirla in termini moderni, trovano la scomunica! Questa arroganza di essere dalla parte del giusto è talmente grande da umiliare addirittura il Signore stesso (qualsiasi cosa avete fatto ad uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Cf Mt25). 

Non pensiamo che siccome siamo cristiani cattolici romani, osservanti di tutti i precetti della Chiesa, abbiamo il diritto di escludere e umiliare gli altri che hanno difficoltà a vivere tutti i precetti della Chiesa. A chi ha questa presunzione, Gesù gli toglie la vigna. Il Vangelo lo dice chiaramente, perché le persone che noi scartiamo, sono considerate grandi nel regno di Dio. E pietre scartate, oggi ne sono tante. Basta pensare ai carcerati che vivono situazioni di indigenza nelle carceri, ai disabili che spesso rimango ai margini della società (e a volte anche della Chiesa), alle famiglie ferite, ecc. In poche parole, la Chiesa di Gesù Cristo non è un circolo privato riservato a pochi “eletti”, ma è di tutti coloro che cercano il Signore. 

Infondo Gesù ci vuole dire che la Chiesa non ha bisogno di bigotti o persone perfette in tutto, ma di tutti noi poveri peccatori, che purificati e messi insieme, realizziamo la Chiesa di Gesù Cristo. Mentre la società ci scarta, Gesù ci raccoglie. 

Questo è il grande messaggio di oggi. Nessuno andrà perduto se ci si lascia raccogliere dal Signore. 

“Signore, allontana da me la tentazione di considerare me stesso perfetto, mentre gli altri sono inferiori a me. Domani la grazia e la forza di saper accogliere tutte le persone scartate dalla società e considerarle parte della mia vita. Amen!” 


Buon cammino!