domenica 16 febbraio 2020

VI DOMENICA T.O. (Anno A)

VI DOMENICA T.O. (Anno A)
«vi fu detto, […] ma io vi dico».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa VI domenica del tempo ordinario, ci vuole esprimere un concetto essenzialmente semplice, ma tuttavia complesso. Il concetto e’ questo: per entrare nel regno dei cieli non basta seguire la Legge in maniera meccanica, ma bisogna capire il senso della Legge e vivere di conseguenza. In altri termini Gesù ci vuole dire che non basta curare la forma, ma curare piuttosto l’essenza. Non FARE il cristiano, ma ESSERE cristiano. Ci fu detto che per andare in Paradiso bastava assolvere il precetto, ma io vi dico che se il precetto assolto non è vissuto nella quotidianità, non entreremo nel Regno dei cieli.

Essere cristiani, non è affatto scontato e soprattutto non è semplice, perché richiede un particolare impegno da parte nostra. Ai ragazzi del gruppo della Cresima, ho fatto una sola domanda: «A cosa serve la Cresima?» le risposte sono state le più varie, vere, ma avevano un grande limite; erano soltanto definizioni teoriche. Comprendere la Cresima come dono che ci permette di testimoniare Cristo con il nostro stile di vita, è stato molto impegnativo. Ho fatto questo esempio per far capire che non basta compiere riti o rituali particolari, non basta partecipare all’Eucaristia, non basta leggere la Bibbia, ci vuole uno stile di vita coerente ai riti che celebriamo. Trovare il senso, anzi l’essenza della fede. Essere cristiani, non è da fessi. Se andiamo a leggere la vita di tantissimi santi, scopriamo che non erano affatto stupidi e soprattutto non si lasciavano umiliare da nessuno, anzi, il loro stile di vita metteva in difficoltà i «furbi». Se uno vive la sua quotidianità seguendo il Vangelo, non avrà problemi, sarà inattaccabile. Questa è la vera forza!

Oggi il Vangelo, vuole dirci essenzialmente questo: Se io comprendo il valore dell’amore che mi hanno dato i miei genitori, non ho bisogno del quarto comandamento. Se io so che nell’Eucaristia incontro Cristo nella comunità, non ho bisogno del terzo comandamento. Se comprendo il valore inestimabile della vita, non ho bisogno del quinto comandamento, se io amo davvero mia moglie o mio marito, non ho bisogno del sesto e decimo comandamento, e così via.

Allora chiediamo al Signore l’umiltà e la capacità di essere cristiani autentici, di non essere superficiali nel rapporto con Lui e con gli altri. Solo vivendo l’autenticità e la profondità, saremo liberi da norme e precetti, che rischiano di diventare un peso opprimente.

“Signore, grazie per avermi suggerito di aprire il cuore, di entrare nella profondità del mio vivere, del mio essere. Perdonami per quelle volte che ho indossato la maschera del buon cristiano, senza esserlo nel cuore. Insegnami a vivere in pienezza e verità il rapporto con Te e con i miei fratelli, non per mio vanto e orgoglio, ma solo per amore del Tuo nome. Amen!”


Buon cammino!

sabato 8 febbraio 2020

V DOMENICA T.O. (Anno A)

V DOMENICA T.O. (Anno A)
«Voi siete il sale della terra […] Voi siete la luce del mondo».

Carissimi amici,
questa domenica mi voglio soffermare su queste due immagini utilizzate da Gesù: il sale e la luce.

Il sale è un alimento che dà sapore al nostro cibo. La sua assenza o il suo troppo utilizzo, rende il cibo immangiabile. Quindi se è vero che il sale dà sapore, è anche vero che va utilizzato con moderazione. Ma il sale sta ad indicare anche alcune virtù, come ad esempio: saggezza, intelligenza, buon senso. L’Evangelista, utilizzando l’immagine del sale, ci vuole dire una cosa molto bella e profonda. Nella vita bisogna essere saggi, bisogna essere intelligenti, cioè capaci di leggersi dentro e di avere buon senso. Ma attenzione! Se portiamo all’esasperazione queste virtù, rischiamo di diventare superbi ed orgogliosi, e questa situazione ci pone al di sopra degli altri e quelle che erano delle virtù, rendono la vita invivibile.

Sulla luce si possono dire tante cose, essa ha innumerevoli qualità. Nel Vangelo di oggi, Gesù fa vari esempi per far capire l’importanza della luce. Però la frase che a me ha colpito è questa: «Voi siete la luce del mondo». Cosa vuole dire Gesù con questa frase? Se prendiamo il prologo del Vangelo di Giovanni, notiamo come il tema della luce e delle tenebre e ben espresso. Dice il testo di Giovanni: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». Se riprendiamo l’esempio di Gesù sulla lampada, possiamo dire che noi siamo le lampade e lui è la luce che ci permette di essere accesi e soprattutto luminosi. In termini più moderni, noi siamo i lampioni, lui la lampada. Senza la sua luce, la sua presenza, non serviamo a nulla. Un lampione spento non ha alcuna utilità!

E allora ecco il messaggio unitario che ci proviene da queste due immagini utilizzate da Gesù: l’UMILTÀ. Gesù ci vuole ricordare che nel mondo non ci sono solo io, ma ci sono tante persone diverse da me. Che il mio vivere non deve essere orientato a me stesso, alla mia esaltazione, ma a servizio degli altri. Il vero umile è colui che pur essendo una persona preparata e saggia, sa ascoltare e accogliere l’altro. Il vero umile è colui che si lascia aiutare dall’altro, che si affida all’altro. Ed ecco che se mettiamo in pratica questi insegnamenti di Gesù, la vita avrà un sapore diverso, bello, accogliente, luminoso, pieno di gioia. Questo non è un sogno utopico, ma una speranza che può diventare certezza, se noi lo vogliamo. Dio ci ha dato gli strumenti necessari, compreso il libretto delle istruzioni, adesso tocca a noi mettere insieme i pezzi e realizzare questo progetto di pace e di amore.

“Signore, grazie per avermi ricordato che senza di Te, la mia vita è buia e fredda. Grazie per avermi ricordato che tutte le mie qualità le devo condividere con gli altri. Ti chiedo perdono per tutte quelle volte che ho utilizzato le mie qualità per erigermi a giudice degli altri e per tutte le volte che ho pensato di risolvere i miei problemi senza di Te. Amen!


Buon cammino!  

sabato 1 febbraio 2020

FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO

FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
«e anche a te una spada trafiggerà l’anima»

Carissimi amici,
oggi la Chiesa è in festa, perché rivive la gioia del Natale, cioè il giorno in cui dalle tenebre è spuntata la «luce vera, quella che illumina ogni uomo», come recita il prologo del Vangelo di Giovanni.

Oggi, due anziani profeti, quasi al termine della loro esistenza terrena, contemplano questa luce: Gesù Cristo. È un segno profetico, carico di grande speranza. Sono bellissime le parole di Simeone che pronuncia alla vista di Gesù: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, […] perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza». Non è la rassegnazione alla vita che si spegne, ma la speranza di vivere con Dio nell’eternità. Ecco perché questo cantico, la liturgia lo inserisce nella preghiera serale, quando i nostri occhi si chiudono alle gioie e alle fatiche del giorno, per riaprirsi il giorno dopo, in un nuovo giorno.

Una seconda immagine di questa pagina del Vangelo, è la triste profezia che viene rivelata a Maria. Un’immagine molto forte che preannuncia il costato trafitto di Gesù sulla Croce. È una sfida per tante famiglie. Maria e Giuseppe si trovano ad un bivio: abbandonare Gesù al suo destino, oppure continuare questo progetto di vita familiare? Davanti ad una notizia così drammatica, non è facile scegliere. Cosa fare quando una coppia riceve la notizia di una malattia del figlio, oppure la sterilità, la tossicodipendenza,  ecc. Oppure nella coppia come la perdita del lavoro, un tradimento, difficoltà economiche, ecc. Maria e Giuseppe non abbandonano il bambino, ma sanno che questa scelta sarà molto sofferta da una parte, ma da grandissima dignità dall’altra. Qui si vede il vero Amore che c’è tra moglie e marito e tra genitori e figli. È in queste situazioni che si capisce se quel SI del matrimonio è vero oppure no!

Cristo è la luce che illumina il nostro cammino, le nostra scelte. Cristo è colui che ci accompagna passo dopo passo, soprattutto nei momenti di tenebra. La festa di oggi, ricordo del Natale e anticipo di Pasqua, ci viene a dire che Cristo è la luce che illumina le tenebre, la vita che sconfigge la morte. Ed è con questa certezza nel cuore che anche noi esclamiamo come Simeone: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, […] perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».

“Signore, la morte fa paura, ma Tu sei stato capace di illuminare questa triste realtà. Oggi ti dico grazie per tutto ciò che mi hai donato e scusa per ciò che non sono riuscito a donare, ora puoi prendermi anche con Te. Amen!”


Buon cammino