III DOMENICA DI AVVENTO (Anno A)
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»
Carissimi amici,
con la III domenica, entriamo nella seconda parte del tempo di Avvento e
la liturgia ci presenta la figura di Giovanni Battista. Un uomo imprigionato a
causa del suo ministero profetico. Vedendo che le cose per lui si stanno
mettendo male, si domanda se davvero questo famoso Gesù è il Messia oppure no.
La risposta di Gesù è bellissima. Non dice: «Si, sono io!», ma elenca una serie
di situazioni, dove il male viene trasformato in bene. Da questo, Giovanni
capisce che l’opera di Dio si sta realizzando proprio attraverso Gesù, non a
parole, ma attraverso gesti concreti.
Ma la cosa davvero sconvolgente è che i gesti di Gesù, sono paradossali e
confermano ciò che dicevo domenica scorsa, commentando le parole dell’Arcangelo
Gabriele: «Nulla è impossibile a Dio!». Dio da voce a chi non riesce a parlare,
Dio apre le orecchie del cuore a chi vive nel proprio egoismo, Dio sana le
ferite che ci portano a zoppicare.
Queste sono le grandi meraviglie di Dio che Maria canta nel Magnificat, proprio
davanti ad Elisabetta in dolce attesa di Giovanni. Ecco perché a quelle parole
di Gesù, Giovanni trova consolazione, perché le aveva già sentite quando ha
sussultato nel grembo alla voce di Maria.
La fede e la speranza si nutrono di gesti concreti, non di parole. È nei
piccoli e grandi segni della nostra vita, che riconosciamo la presenza di Dio,
e tante volte ne ho fatto esperienza.
La domanda che fa Giovanni, spesso la facciamo anche noi, quando ci
chiediamo: «Ma chi è Dio per me?». Nel Catechismo di San Pio X c’è la
definizione di Dio come «l’essere perfettissimo, creatore e Signore del cielo e
della terra», ma non basta. Per quanto questa definizione è vera, non rende
piena verità a ciò che è veramente Dio. Se oggi una persona mi chiede chi è
Dio, la mia risposta è questa: «Per me Dio è colui che mi ha dato la vita, che
mi segue passo dopo passo, che mi mette alla prova per farmi crescere, che
asciuga le mie lacrime, che perdona le mie malefatte, un amico e fratello con il
quale puoi confidarti, condividere gioie e dolori».
Oggi, ognuno di noi, è chiamato a dare una risposta a Giovanni. Non una
risposta da catechismo o da teologia, ma una risposta che viene direttamente
dal nostro cuore.
“Signore, ti ringrazio per tutto ciò
che operi nella mia vita. Sia nei momenti belli, sia in quelli brutti. Tutto è
opera tua! Donami sempre la Tua consolazione, come l’hai donata a Giovanni nel
momento più difficile della sua vita, affinché possa servirti sempre con gioia
e letizia. Amen!”
Buon cammino!
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