XXIX DOMENICA T.O. (Anno B)
«Maestro, volgiamo che tu faccia
per noi quello che ti chiederemo»
Questa frase mi ha toccato
profondamente perché molto spesso la vivo. La parola centrale è VOGLIAMO. Come
se fosse un comando. Non è un desiderio, ma un avere. È bello vedere i bambini
quando chiedono qualcosa ai genitori: «Papà, mamma posso fare questo? Posso
andare la?». Noi grandi invece “vogliamo”, ad ogni costo, ad ogni condizione,
disposti a fare tutto pur di ottenere (almeno quando chiediamo). Spesso lo faccio
anche io e quante volte mi sono ritrovato con le mani vuote, quante volte Dio
ha infranto le mie pretese. Spesso sento dire: «Ma perché Dio non mi ascolta?»
più che dire questo, domandiamoci: «ma io come ho chiesto?». Tutto si gioca
sulla modalità di porre la domanda a Dio, senza fingere di essere umili,
pensando: «adesso, con il viso umile, chiedo al Signore e Lui mi esaudisce!».
Illusi! La vera umiltà nasce nel cuore e soprattutto essa è silenziosa. Se noi
pensiamo per un solo istante di essere umili, in quel momento abbiamo peccato
di superbia. Il Signore sa tutto di noi, Lui vuole che siamo sinceri nel
chiedere.
Vi racconto un episodio che mi è
capitato il mese scorso.
La notte del 6 settembre, mia madre
è stata ricoverata d’urgenza in ospedale per una forte emorragia interna
causata da un’ulcera perforata. I medici ci avevano dato il 50% delle possibilità
che mamma si salvasse. Dopo un delicatissimo intervento chirurgico, viene
portata in rianimazione e lì è rimasta per 10 giorni. I medici, anche se hanno
dato il massimo, avevano perso le speranze, e ogni giorno che andavamo a
parlare con loro, era sempre la stessa risposta: «è stabile, ma non possiamo prevedere
niente!». In quei giorni invocai il miracolo. Chiesi al Signore di svegliarla,
ma non ottenni niente. Poi mi ricordai che il Signore aveva esaudito molte mie
preghiere in passato e capì che avevo sbagliato modalità. Intanto mia madre
dalla rianimazione, è stata portata nel reparto di chirurgia e anche qui i
medici ci parlavano di condizioni critiche e lunghezza di tempi, impossibili da
prevedere. La mia preghiera ormai era diventata questa: «Signore, non chiedo
altro! Tu sai e conosci, fai tu ciò che è più giusto!». Dopo 40 giorni d’ospedale,
i medici hanno stabilito che mia madre nei prossimi giorni potrà tornare a
casa. Si, il Signore ha fatto ciò che riteneva giusto! Ha “premiato” la preghiera,
non fatta di richieste, ma di affidamento: «Fai tu, mi fido di te! Nel bene e
nel male».
Non è la prima volta che mi succede
una cosa simile! Ogni volta che prego in questo modo, il Signore esaudisce la
mia preghiera, ecco perché ogni giorno dico al Signore: «Signore, ti affido
tutte le persone che pregano per me e che si affidano alla mia preghiera. Tu
conosci il loro cuore e la loro situazione, fai Tu!». Questo significa che tutto
dipende dal nostro cuore. Per ottenere dobbiamo abbandonare i nostri calcoli e
affidarci alle braccia di Dio. Dal Signore non possiamo pretendere nulla, ci ha
dato la cosa più bella ed importante che è la vita, il suo Amore e la sua
Misericordia. «Accostiamoci
dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e
trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.» (Eb4,16).
“Signore,
aiutami a non pretendere niente da Te, cerca di rendere il mio cuore puro dalla
superbia e dall’orgoglio. Chiedo perdono per tutte le volte che ti ho sfruttato
e comandato, ma soprattutto chiedo perdono per le volte che ho sfruttato gli
altri. Gesù, Misericordia. Amen!”
Buon cammino!