XI DOMENICA (T.O.) anno B
«Il terreno produce spontaneamente prima
lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga».
Carissimi amici
La fede, non è qualcosa di diretto che
da un momento all’altro ci trasforma come avviene nei cartoni animati. Ma la
fede necessita di un cammino, un lungo percorso con tappe ben precise.
La vita stessa presenta queste
caratteristiche. Gesù fa l’esempio del grano, ma pensiamo alla vita. Dal seme
fecondato c’è tutto il tempo della gravidanza e poi del parto.
Il tempo è una delle caratteristiche
principali per un buon cammino di fede. Chi vuole tutto e subito, inizia male
il suo cammino e se non è capace di tenere un passo ben calibrato, rischia di
rovinare tutto. Questo ragionamento vale per tutte le esperienze di vita, ma soprattutto
per un cammino spirituale e di fede.
Riuscire a percepire, quasi a toccare,
la presenza di Dio nelle piccole e grandi esperienze quotidiane non è scontato.
Dio è sempre presente, solo che noi siamo un po’incostanti e diffidenti.
Se ripenso al mio rapporto con Dio prima
del seminario, mi rendo conto che era molto fragile e fideistico, cioè
considerare Dio come colui che risolve tutti i problemi senza il contributo di
nessun altro. Passare da un rapporto fragile ad un rapporto molto più costante
ed impegnativo, non è stato affatto semplice, ho dovuto lavorare tantissimo
su di me e sulle mie convinzioni e ancora non sono arrivato alla «mietitura». Ma
quali sono i passaggi fondamentali per un buon cammino di fede?
1) Il desiderio di cambiare;
2) Il coraggio di fare delle scelte, a volte
dolorose;
3) La lotta continua contro gli ostacoli;
4) La tenacia e l’umiltà nel rialzarsi ogni
volta dalle cadute;
5) I momenti di silenzio e di preghiera;
6) Il tempo.
Il tempo è la cosa più difficile da
gestire. Gesù non ci chiede tanto. Ci chiede di «sacrificare» un po’ del nostro
tempo per dedicarlo a lui. Perdonate la concretezza, ma su 168 ore settimanali,
quante ne dedichiamo al Signore che ci ha creati e ci ama così tanto da morire
per noi? 56 ore sono di sonno, 48 ore di lavoro, 14 per pranzo e cena. Restano solo
50 ore settimanali (circa 6 ore al giorno). Quindi 2 ore la domenica per l’Eucaristia
e 10 minuti al giorno per un dialogo aperto con il Signore, non sono un grave
danno alla nostra vita! A volte basta davvero poco. Un mio confessore mi ripete
sempre: «Affida ogni tua azione al Signore con quattro semplici parole: “Signore,
nel tuo nome…” e vedrai come starai meglio». Queste quattro parole sembrano
banali, ma se dette con il cuore, pacificano realmente i nostri pensieri,
perché non ci sono solo più io a fare le cose, ma il Signore è con me.
Stare con il Signore non è solo
questione di preghiere e ritualismi vari, ma è soprattutto vivere quella quotidianità
semplice, fatta di azioni spontanee, come le «quattro parole». Partecipare all’Eucaristia,
senza vivere questo dialogo quotidiano e spontaneo con il Signore, è davvero
tempo perso.
Allora iniziamo un percorso serio. Partiamo
dai piccoli gesti e passo dopo passo, saremo capaci non solo di ricevere l’Eucaristia,
ma di farci Eucaristia.
“Signore, ti ringrazio per avermi dato
il desiderio di cambiare, il coraggio di fare delle scelte radicali nella mia
vita, il coraggio e la forza di lottare contro gli ostacoli e l’umiltà di
affidarmi alla tua infinita misericordia. Grazie per tutto ciò che ogni giorno
fai per me e aiutami a gestire sempre al meglio il tempo che mi doni. Per
Cristo nostro Signore. Amen!
Buon cammino!
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