sabato 27 gennaio 2018

IV DOMENICA T.O. (Anno B)

IV DOMENICA T.O. (Anno B)
«Insegnava loro come uno che ha autorità»

Carissimi amici,
dopo aver incontrato Gesù, o meglio, dopo che ci ha chiamato, Gesù ci mostra come la sua Parola è viva ed efficace, ma soprattutto ferma e decisa.

Nel brano del Vangelo di questa domenica, la parola che ricorre più spesso è «autorità» in riferimento all’agire di Gesù. Questo termine non indica un’autorità in senso giuridico, ma ha un significato molto più profondo.
Si tratta del’autorità della fede. Gesù è così sicuro della sua missione, di ciò che il Padre gli ha affidato, che agisce senza indugio, senza se e senza ma.

Molto spesso anche noi agiamo con autorità. Siamo così convinti delle nostre idee, del nostro ruolo, che nessuno può fermarci. Però tra noi e Gesù c’è una differenza! Gesù, prima di agire, questa sicurezza l’ha dovuta cercare. E come? Nel profondo dialogo con il Padre. Nei Vangeli leggiamo, che prima che Gesù compie delle azioni importanti, si ritira sul monte a pregare. Quando noi dobbiamo prendere una decisione più o meno importante, come agiamo?

Si può agire con autorità, anche senza avere un ruolo importante nella società. Basta fermarsi un attimo per riflettere, pensare su cosa sia giusto fare, chiedere qualche consiglio e poi agire con quella fermezza che non viene dall’orgoglio, ma dal cuore.
Dal nostro agire, si capisce la nostra credibilità. E la credibilità è direttamente collegata alla testimonianza.

Qualche giorno fa, ascoltando una testimonianza di un’autorità sul rispetto di certe regole, di una certa moralità, ho pensato: «Ma guarda questo. Dice che mi devo comportare in un certo modo, mentre lui fa il contrario». Io personalmente, a questo ci tengo molto e se certe cose non le vivo o non riesco a viverle, non le impongo nemmeno agli altri, o per lo meno le propongo sulla base del mio “fallimento”, come a dire: «Guarda, si dovrebbe fare così, ma io ancora non ci riesco. Forse tu sarai più bravo di me», perché imporre ciò che non si vive, non serve a niente, anzi mette in ridicolo un messaggio di verità.
Il famoso detto: «fa ciò che prete dice e non fare ciò che prete fa» è la dimostrazione che si riconosce un’autorità giuridica, ma non della fede, del cuore, della testimonianza.

La fama di Gesù si diffonde proprio perché lui ha saputo legare alla perfezione l’autorità con la testimonianza di fede e di vita.
Questo è il primo “step” del discepolo di Gesù. Essere testimoni credibili e decisi!

Chiediamo al Signore di avere uno stile di vita coerente al Vangelo che annunciamo.

“Signore, aiutami ad essere un testimone credibile del Tuo Vangelo. Fa che, sull’insegnamento del serafico padre Francesco, possa annunciare la Tua Verità con la mia vita e solo per necessità con le parole. Amen!”


Buon cammino!

sabato 20 gennaio 2018

III DOMENICA T.O. (Anno B)

III DOMENICA T.O. (Anno B)
«Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini»

Carissimi amici,
dopo il tempo di Natale, che ci ha ricordato la venuta del Signore, le prime settimane del tempo Ordinario, ci fanno capire che dobbiamo seguire colui che venuto: Gesù, il maestro!
Ed è Gesù stesso che chiama ognuno di noi. Domenica scorsa abbiano letto la chiamata dei primi discepoli nel Vangelo di Giovanni, oggi leggiamo e meditiamo il racconto di Marco.

Nel chiamare, Gesù utilizza un’espressione decisa e particolare: «Vi farò pescatori di uomini». Al di la di tutte le spiegazioni bibliche e teologiche, questa espressione di Gesù è la sintesi della sua missione.
Nel linguaggio biblico il mare indica la malvagità. Essere pescatori di uomini significa togliere i pesci da quella realtà, o meglio, togliere l’uomo dagli abissi oscuri del male. Il primo a fare questo è stato Gesù, ed essendo Lui il maestro, lo vuole insegnare anche ai suoi discepoli e quindi anche a noi. Dopo Gesù, sull’esempio di Gesù, ogni battezzato è chiamato a fare come il maestro, cioè salvare i fratelli.

Gesù chiama tutti, e per far parte della «scuola di Gesù», non occorre essere perfetti, ma perfettibili, cioè capaci di migliorare e di tendere al bene.
Se guardiamo le dodici colonne della Chiesa, gli Apostoli, nessuno di loro era perfetto. Pietro ha rinnegato Gesù per tre volte, Bartolomeo lo ha deriso quando ha saputo il suo paese di provenienza, Tommaso non gli credeva quando parlava di Risurrezione, Giacomo e Giovanni erano raccomandati dalla madre, Giuda lo ha venduto, Matteo era un esattore, quasi un usuraio, insomma di tutto e di più, eppure, avendo seguito il maestro, sono diventati i grandi Apostoli, le colonne della Chiesa e della fede.

Allora non dobbiamo temere i nostri limiti, le nostre fragilità, i nostri peccati. Accogliamo l’invito di Gesù e trasformiamo queste nostre debolezze in virtù, per diventare anche noi pescatori di uomini.

“Signore, so di essere un discepolo pigro e svogliato, ma Tu non smettere di insegnarmi a vivere il Tuo Vangelo. Aiutami ad essere come te, un vero e autentico pescatore di uomini. Amen!”


Buon cammino!

sabato 13 gennaio 2018

II DOMENICA T.O. (Anno B)

II DOMENICA T.O. (Anno B)
«Ecco l’agnello di Dio».

Carissimi amici,
dopo la festa del Battesimo del Signore, che chiude il ciclo del tempo di Natale, iniziamo un nuovo cammino con Gesù. Ed è proprio Giovanni Battista, che dopo aver battezzato Gesù, lo presenta alla folla come «l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo». Ed è così! Gesù è venuto a redimere l’umanità, è venuto a ricucire quel legame tra l’uomo e Dio che si era spezzato a causa del peccato.

Perché Giovanni lo paragona ad un agnello? Per un motivo abbastanza semplice. Gesù è paragonato all’agnello immolato in Egitto, il cui sangue, messo sulle porte, ha salvato il popolo d’Israele dalla morte. Per gli ebrei, parlare dell’agnello immolato, significa ricordare la loro liberazione dalla schiavitù dell’Egitto: la Pasqua! Lo stesso Gesù, nel festeggiare la Pasqua con gli Apostoli, si immola per tutti noi. L’Evangelista Giovanni colloca la morte di Gesù proprio nel giorno di Pasqua, proprio per indicare che il vecchio agnello immolato è stato sostituito da Gesù, vero agnello pasquale. Mentre per gli altri Evangelisti, Gesù si consegna come «vittima sacrificale» durante la cena della Pasqua ebraica. Gesù si dona nel grande segno dell’Eucaristia, nel pane e nel vino che sono il suo corpo e il suo sangue offerti per la nostra salvezza. L’Eucarestia, che ogni giorno celebriamo, non è altro che rendere presente Gesù in mezzo a noi. E anche noi, come Giovanni Battista, in ogni Eucaristia diciamo: «Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo».

Noi abbiamo bisogno del Signore, così come recita il salmo 39(40): «Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido». Il Gesù che abbiamo contemplato nel tempo di Natale, adesso inizia la sua missione in mezzo a noi. In questi giorni abbiamo letto vari brani nei quali Gesù svolge la sua missione pubblica. Una missione di predicazione, di guarigioni e di preghiera. Gesù si è messo in cammino alla ricerca della «pecorella smarrita», lasciamoci trovare da Lui e cerchiamo di ascoltare la sua Parola.

Chiediamo al Signore, di illuminare le nostre menti e il nostro cuore, per riconoscerlo presente nella nostra vita e testimoniare che Gesù è davvero l’agnello di Dio, che è morto e risorto per la nostra salvezza.

“Signore, tu che sei venuto a liberarci dal peccato, abbi misericordia di me e aiutami a riconoscerti come colui che ha dato la sua vita per me. Insegnami a saper donare la mia vita, la mia esistenza agli altri, così come hai fatto tu. Non per mio vanto, ma solo ed esclusivamente per la tua gloria. Amen!”


Buon cammino a tutti.

lunedì 1 gennaio 2018

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO

SOLENNITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA MADRE DI DIO
“Dio mandò il suo Figlio, nato da donna”

Carissimi amici,
innanzitutto buon anno! Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulla maternità di Maria, la prima delle tre solennità dedicate proprio a Lei (15 agosto – Assunzione, 8 dicembre – Immacolata).
L’origine di questa festa e’ molto antica. La Chiesa di Roma, già nei primi secoli, il 1 gennaio celebrava la festa di Santa Maria, ma e’ con il Concilio di Efeso del 431 che viene riconosciuto ufficialmente il titolo “Maria madre di Dio”, perché viene riconosciuto che Gesù e’ Dio, quindi automaticamente, Maria ha portato dentro di se Dio.

Ecco, allora, che Maria e’ primizia della nuova umanità. In Lei, la nuova Eva, si compie tutto il destino dell’umanità. In Maria concepita senza peccato, c’è l’umanità redenta dal Battesimo; in Maria assunta in cielo, c’è l’umanità risorta che adora il Volto di Dio; in Maria madre di Dio, c’è l’umanità che accoglie dentro di se Dio, nell’Eucaristia o nell’effusione dello Spirito Santo al momento della Cresima.

Maria e’ davvero un grande dono che Dio ci ha fatto, e celebrarla oggi, primo giorno del nuovo anno, ci deve spronare a essere portatori di Cristo, così come ha fatto Lei nei nove mesi di gestazione e negli anni della giovinezza di Gesù. Prima lo ha accolto dentro di se, poi lo ha seguito in tutte le sue scelte, compreso la Croce.

L’augurio che faccio a tutti voi e a coloro che portate nel cuore e’ quello di essere come Maria, cioè adoratori di Cristo nell’Eucaristia e missionari dell’amore/carità.
Santa Madre Teresa di Calcutta ne fa una sintesi perfetta: il Cristo adorato e’ il Cristo aiutato! Non si può solo adorare e non aiutare e viceversa!

Il Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria, guidi la nostra vita per vivere un 2018 nello stile del Vangelo, dell’adorazione e della carità. Amen!

Buon cammino e buon anno!