domenica 10 settembre 2017

XXIII DOMENICA T.O. (Anno A)

XXIII DOMENICA T.O. (Anno A)
«tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa domenica lo possiamo dividere in tre parti: la correzione fraterna, il ministero della riconciliazione e la preghiera comunitaria.
Queste tre parti le possiamo riunire sotto l’unico concetto di libertà, e vediamo insieme come.

La prima parte ci parla della correzione fraterna, come abbiamo detto, ma notiamo un particolare. Gesù non costringe l’altro ad accettare il proprio errore. Cerca di farglielo capire in più modi: da solo, con due o tre testimoni, con la comunità. Ma poi lo lascia libero e invita gli altri a rispettare questa libertà. Per molti questo concetto è difficile da accettare. Noi crediamo nella libertà solo nel bene, ma in realtà noi siamo liberi sia nel bene e sia nel male. Siamo liberi di fare il bene e siamo liberi di fare il male. Orientare le nostre scelte verso l’uno o l’altro, dipende dalla nostra capacità di discernimento, dalla capacità di utilizzare l’intelligenza (inter-ligere, leggere dentro).

Nella seconda parte, possiamo dire che Dio si adegua alla nostra libertà. Se noi decidiamo di perdonare Lui perdona e viceversa. È un concetto assurdo, difficile da comprendere, ma è così. La motivazione è pedagogica, perché la salvezza avviene solo se ci amiamo davvero gli uni gli altri, solo se saremo capaci di perdonarci, così come diciamo nel Padre nostro: «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori», come a dire: «Gesù, fai come facciamo noi».

Queste due parti ci fanno riflettere su come agisce Dio con noi. il Dio in cui crediamo è il Dio della libertà. Tante volte lo ricorda anche il Papa quando dice che il cristianesimo si diffonde per attrazione e non per imposizione. Tutto ciò mi ha fatto riflettere su una cosa. Se Dio ci lascia liberi, chi sono io per costringere l’altro a credere nella mia verità? Il mio compito è solo annunciare e testimoniare la verità, ma la scelta ultima non spetta a me!
Il Signore non imprigiona i suoi figli. Diciamo sempre che il Signore ha le porte aperte, ed è vero! Però capite bene che quando le porte sono sempre aperte si può sia entrare e sia uscire. Nella casa del Signore c’è la regola dell’Amore, se io l’accetto e la vivo rimango in casa, se io la rifiuto vado fuori. La parabola del padre misericordioso spiega molto bene questo concetto della libertà. Ogni personaggio agisce liberamente senza costrizioni.

Quest’ultimo concetto apre la terza parte. Noi molto spesso ci lamentiamo delle chiese sempre più vuote. Come abbiamo visto, costringere non serve a nulla, anzi peggiora la situazione. Una chiesa che impone e obbliga, non è la Chiesa di Cristo! Come fare? Innanzitutto non disperare, Gesù oggi ci dà un messaggio di grande speranza: «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Questo significa che non conta il numero, ma il cuore. E se due o tre persone sono costanti nell’amore e nella preghiera, prima o poi diventeranno quattro o sei, successivamente otto o dodici e così via.

È la libertà che ci permette di gustare a pieno l’Amore di Dio. Molti missionari dicono che nelle comunità dove non conoscono la fede cristiana, molti aderiscono proprio perché vedono in quei missionari non degli impositori di una dottrina, ma dei testimoni del Vangelo, soprattutto della carità.

Chiediamo con forza al Signore di comprendere questo concetto di libertà.

“Signore, allontana da me la tentazione di costringere gli altri a seguirti. Insegnami piuttosto ad essere Tuo testimone e essere di esempio ai miei fratelli, ricordando che un solo gesto vale più di mille parole. Insegnami a perdonare e soprattutto a farmi perdonare. Donami l’umiltà di saper chiedere scusa de miei errori, per poter tornare a vivere nella pace e nell’amore. Amen!”

Buon cammino!

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