domenica 25 giugno 2017

XII DOMENICA T.O. (Anno A)

XII DOMENICA T.O. (Anno A)
«Non abbiate paura!»

Carissimi amici,
dopo il tempo della Quaresima e della Pasqua, dopo due grandi solennità (Santissima Trinità e Corpus Domini), torniamo a vivere il tempo Ordinario, che è il tempo della Chiesa, il tempo della missione. Il brano del Vangelo di Matteo, che oggi la Chiesa ci fa meditare, è tratto dal discorso missionario di Gesù.

L’espressione più significativa è: «non abbiate paura!». La missione non è qualcosa di facile e leggero. Ricordo la testimonianza di una suora missionaria che disse: «la terrà più difficile da evangelizzare è l’Europa, l’Italia». Ed è vero! Infondo, nelle nazioni dove Gesù non è conosciuto, è più semplice portare l’annuncio del Salvatore come novità. Questo già avveniva ai tempi di Gesù. Era più facile evangelizzare i pagani che gli ebrei credenti. Quindi la vera missione è qui tra la nostra gente, far riscoprire la bellezza della vita cristiana, non come una serie di obblighi e divieti, come avveniva fino alla prima metà del secolo scorso, ma come dono d’amore. Il cristianesimo non è altro che amore donato e ricevuto. Non a caso, la parola amore viene tradotta in latino con l’espressione CARITAS, che significa carità. Così come dice l’Evangelista Giovanni in una sua lettera: «Deus caritas est – Dio è carità/amore».

Nella Bibbia troviamo tantissime volte l’espressione: «Non abbiate paura! Non temete!». La troviamo con Abramo, con Mosè, con i profeti, con Maria, con i discepoli. È un’espressione vocazionale. Il Signore chiama ad una missione e in risposta ai nostri dubbi e alle nostre incertezze ci dice: «Non temere, Io sarò con te!».
Ed ecco che dopo aver vissuto un lungo periodo di «formazione» (Quaresima e Pasqua), Gesù ci invia a portare al mondo la verità del Vangelo, sicuri che Lui ci accompagna e ci protegge, che è una presenza costante nella nostra vita.

Molte volte mi chiedo: «Cosa devo fare per essere annunciatore del Vangelo?». La risposta da parte di Dio non mi arriva su cosa devo fare, ma mi fa ritornare in mente cose che in precedenza avevo fatto con spontaneità e semplicità. In concreto possiamo dire che il Vangelo si annuncia con lo stile di vita. Solo chi crede realmente, può essere un buon annunciatore e cito due espressioni di due grandi personaggi. «Annuncia il Vangelo con la tua vita e se non ti basta utilizza anche le parole» (Cfr. detti di San Francesco d’Assisi); «Non abbiamo bisogno di maestri, ma di testimoni» (Beato Paolo VI). 

Chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, di farci fare esperienza del suo grande Amore e della sua Misericordia, in modo da essere veri ed autentici testimoni e missionari.

“Signore, ti ringrazio per il dono della fede, del coraggio che mi doni nel vivere il Vangelo nelle tante difficoltà. Non sempre però sono un buon esempio e a volte do una cattiva testimonianza a causa della paura e dei miei limiti, ma nonostante tutto, Tu continui a fidarti di me e a darmi nuove opportunità per portare la gioia di essere cristiano. Tutto questo non per mio merito e mia gloria, ma solo per Te, che sei la fonte di ogni cosa. Amen!”

Buon cammino!

domenica 18 giugno 2017

SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI GESÙ CRISTO (Anno A)

SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI GESÙ CRISTO (Anno A)
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»

Carissimi amici,
La solennità del Corpus Domini nacque nel 1247 in Belgio per celebrare la reale presenza di Cristo nell'Eucarestia, in reazione alle tesi di alcuni teologi, secondo le quali la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica.
Papa Urbano IV nel 1264, estese la solennità a tutta la Chiesa. All'anno precedente si fa risalire tradizionalmente anche il Miracolo eucaristico di Bolsena.

Il brano del Vangelo di questa solennità ci fa capire l’importanza dell’Eucaristia. Gesù fa riferimento alla manna nel deserto. Ebbene, analizziamo questo racconto, per poi attualizzarlo e renderlo utile alla nostra vita.
Il popolo ebraico è uscito dalla schiavitù egizia, si ritrova nel deserto e ad un certo punto, si lamenta perché ha fame e nel deserto non c’era nulla da mangiare. Dio allora va in soccorso del suo popolo donando la sua «manna». Questo cibo accompagna il popolo fino all’ingresso nella terra promessa.
I passaggi principali sono questi:
1)      Il popolo: tutti i battezzati;
2)      Il deserto: il percorso della vita, dalla nascita alla morte;
3)      La terra promessa: la vita eterna, il Paradiso;
4)      La manna: l’Eucaristia.
La sintesi potrebbe essere questa: Per ottenere la vita eterna, è necessario nutrirsi dell’Eucaristia.

L’Eucaristia non è semplicemente un pezzo di pane o un po' di vino, ma è davvero un cibo che ci permette di vivere la nostra quotidianità in maniera diversa, viva, forte. Ma questo lo si capisce solo se si fa esperienza di tutto ciò.
Non si può parlare di Dio se non si è fatta esperienza di Dio;
Non si può parlare di Misericordia, se non si fatta esperienza di Misericordia;
Non si può parlare di Eucaristia, se non si è fatta esperienza della presenza di Dio in quel frammento di pane, come hanno fatto i discepoli di Emmaus.

Credere nell’Eucaristia non è facile, infatti non è semplice tradurre e spiegare il termine «transustanziazione». Credo che l’approccio migliore, rimane il racconto dell’ultima cena e il discorso che fa Gesù nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, che trovano la piena realizzazione nel racconto dei discepoli di Emmaus, dove riconoscono Gesù nel pane spezzato.

Ecco allora che l’Eucaristia è frutto di un’esperienza vissuta. Un’esperienza talmente grande che cambia l’esistenza. L’Eucaristia non cambia la nostra condizione umana, ma di certo è un valido sostegno nei momenti difficili.
Queste non sono parole, ma esperienza vissuta. Senza l’Eucaristia molte prove e difficoltà non le avrei superate.

“Signore, grazie della tua presenza in mezzo a noi. Grazie perché mi nutri e mi accompagni lungo il percorso della mia vita. Perdonami per tutte le volte che ho dubitato della Tua presenza e di averti messo all’angolo. Ma Tu, nonostante tutto, sei ancora qui con me e mi tieni per mano. Gesù, confido e spero in te. Amen!”


Buon cammino!

domenica 11 giugno 2017

SOLENNITÀ DELLA S.S. TRINITÀ (Anno A)

SOLENNITÀ DELLA S.S. TRINITÀ (Anno A)
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna».

Carissimi amici,
oggi la Chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre persone, uguali e distinte, un unico Dio. A livello umano è difficile spiegare questo grande mistero e questo grande dono.
Più volte ho citato la spiegazione di Agostino dell’amante, dell’amato e dell’amore.

Ma l’amore che cos’è? Un semplice legame tra l’amante e l’amato? No! è molto di più. L’amore è comunicazione, condivisione, relazione, dono. Nel Vangelo di oggi, Gesù ci dice proprio questo. L’amore che Dio ha per noi è talmente grande da darci la cosa più preziosa che ha: il Figlio. Dio vive ed agisce solo per amore.
L’amore è ciò che trasforma la vita, la rende capace di donarla gratuitamente a tutti. Come è bello ascoltare mariti o mogli che si dicono: «siamo fatti l’uno per l’altro». O per metterla in termini biblici, citando San Paolo: «non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me». Ed è così anche a livello trinitario. Il Padre non può essere tale senza il Figlio e viceversa, con l’ausilio dello Spirito Santo che permette questa relazione.

L’amore non è puro sentimentalismo, ma è qualcosa di reale e concreto.
È amore quando un uomo e una donna generano un figlio;
È amore quando si è disposti anche a morire per la persona amata;
È amore quando si cammina insieme nelle difficoltà e nelle gioie.

Io dico sempre che ognuno di noi è un dono di amore e come tale siamo «abilitati» ad amare ed essere amati.
Io, che sono un dono d’amore, so amare e sono amato. Le tre dimensioni in un’unica persona. Tre dinamiche diverse in un’unica essenza: l’Amore!

Non sono i discorsi diplomatici, le missioni di pace a salvare il mondo, ma l’amore! Tutto svanisce, solo l’amore resterà per sempre (Cfr 1Cor 13).

Domenica scorsa abbiamo ricordato l’evento della Pentecoste, della venuta dello Spirito Santo. Chiediamo al Padre, per mezzo di Gesù, questa grande forza d’amore.

“Signore, rendimi ogni giorno un dono d’amore. Aiutami ad amare ed accogliere chi mi ama. Perdonami per quelle volte che mi sono chiuso all’amore, alla relazione con l’altro. Fa che io possa imparare da te a donare me stesso, come Tu ti sei donato per la mia salvezza. A Te la lode e la gloria nei secoli eterni. Amen!”

Buon Cammino!


domenica 4 giugno 2017

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno A)

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno A)
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi»

Carissimi amici,
con queste parole di Gesù, la Chiesa inizia la sua missione nel mondo. Gli Apostoli escono dal Cenacolo e vanno ad annunciare, fino agli estremi confini della terra, che Cristo è risorto dai morti, e che è vivo e presente in mezzo a noi.
Dopo oltre 2000 anni, quest’annuncio ancora risuona nel mondo. Ma come è possibile tutto ciò? Certo, qualcuno potrà dire che la Chiesa si è «imposta» durante i secoli dominando il mondo. Ma io invece guardo a delle persone che hanno speso tutta la loro vita per annunciare la speranza cristiana della risurrezione. Penso ai martiri dei primi secoli, a coloro che hanno studiato per comprendere questo grande mistero d’amore, a coloro che nel silenzio hanno concretizzato il comandamento di Gesù dell’amore reciproco, in altre parole: i Santi! Ritornando alla domanda di come ciò è possibile, la risposta non può essere che lo Spirito Santo. Infatti, è proprio lo Spirito Santo che illumina le menti e i cuori degli uomini di tutti i tempi e li rende veri annunciatori di Cristo. Senza il dono dello Spirito Santo, possiamo fare ben poco.
Ecco allora chi è che fa progredire la missione della Chiesa! È lo Spirito Santo, è il Signore che fa progredire il cammino della Chiesa attraverso delle persone umane, che Lui stesso chiama e illumina. 

Ma cos’è lo Spirito Santo? Il Symbolum ci dice che lo Spirito Santo è «Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato ed ha parlato per mezzo dei profeti». In termini più semplici possiamo dire che lo Spirito Santo è quella forza d’amore che unisce perfettamente l’amante (il Padre) e l’amato (il Figlio). 
Quando Gesù ci dice che non c’è amore più grande di questo che dare la vita per gli amici, significa proprio questo: l’amore è così forte e intenso, che per l’altro faresti di tutto, persino morire. 
Sarebbe interessante se un marito chiedesse alla propria moglie e viceversa: «come mai vivo con te? Come mai vivo per te?». Da queste due domande si capisce se è l’amore che ha unito due persone oppure no. Stessa cosa nel rapporto con il Signore. Se non c’è amore, non c’è verità e tutto si sgretola.

Riassumendo questo tempo, che è iniziato con la Risurrezione di Gesù fino ad oggi, possiamo dire che adesso siamo pronti per vivere il Vangelo e portarlo a tutte le persone che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino. Ma concretamente cosa dobbiamo fare? Essere convinti che c’è qualcuno che ci ama di un amore infinito, tanto da prometterci la felicità eterna. E se siamo convinti di questo, allora sarà il nostro volto a parlare, perché se dentro portiamo questa gioia, questa speranza, il volto non può essere che illuminato dell’amore di Dio, ed ecco la veridicità di un proverbio che dice: «un gesto, uno sguardo, valgono più di mille parole».

Chiediamo al Signore il dono del suo Spirito Santo, affinché possiamo essere sempre più innamorati di Lui e di accogliere e testimoniare quest’amore.

"Signore, grazie per il dono dello Spirito Santo, che mi ha fatto comprendere di quale amore immenso mi ami e che io non so restituire. Grazie perché hai infiammato il mio cuore e mi hai dato la possibilità di dire a tutti che Tu sei l’amore che porta gioia e speranza al mondo. Amen!