III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno A)
«Non è per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Carissimi amici,
per comprendere questa frase, bisogna raccontare il contesto da dove proviene questa frase. Gesù incontra una donna samaritana con la quale intrattiene un discorso molto interessante e profondo. Tanto profondo da suscitare nella donna la gioia di aver incontrato il Messia. Questa donna porta l’annuncio nel paese e tutti accorrono da Gesù. Dopo aver fatto anche loro l’esperienza di aver incontrato Gesù, viene fuori questa frase. Questa frase, in una lettura affrettata, può sembrare dispregiativa nei confronti della donna, ma in realtà rivela qualcosa di profondo è importantissimo per un cammino di fede.
La fede non è un «sentito dire», ma è un incontro reale e concreto. La Quaresima è il tempo in cui noi siamo chiamati a fare questo incontro personale con Gesù. Non dobbiamo fermarci solo a coloro che ci raccontano qualcosa. Certo, la testimonianza indiretta è importante, fondativa, ma senza l’incontro diretto, non serve a nulla. Come una casa. Hai le fondamenta, ma se non costruisci le mura, i pavimenti, porte, finestre, ecc. non ti serve a niente.
La testimonianza iniziale, è come un segnale di indicazione, che mi dice che a un certo numero di km c’è un certo paese. Per fare una vera esperienza di quel paese devo raggiungerlo e solo dopo averlo raggiunto posso capire cos’è realmente e soprattutto capisco che quel segnale di indicazione non è più sufficiente. Possiamo dire che la samaritana è come Giovanni Battista. Ha indicato la via verso il Signore, ma allo stesso tempo, anche la samaritana è chiamata a diminuire, perché Lui deve crescere.
Il problema è che, spesso e volentieri, a noi piace avere intorno persone che ci dicono belle cose sulla fede, e ci illudiamo di fare un vero cammino di fede, come un bambino sul passeggino. Lui crede che sta facendo un cammino, un percorso, ma in realtà è solo comodamente seduto, mentre è un altro a camminare, o meglio a spingere il passeggino. Ma se la persona che spinge si allontana? Ecco che la disperazione si impadronisce della nostra vita, restiamo fermi lì a piangerci addosso e attendere un’altra persona che ci porta a spasso.
Ripeto, la testimonianza serve, ma occorre che noi ci alziamo e facciamo il nostro percorso con Gesù, e sottolineo il NOSTRO PERCORSO.
Ognuno di noi è chiamato ad essere come la samaritana, cioè portatori di un annuncio di speranza, ma allo stesso tempo dobbiamo essere come i suoi paesani, che sono andati oltre la testimonianza della samaritana e hanno fatto un incontro personale con Gesù.
Solo quell’incontro, ci permetterà di fare un cammino autentico. E allora, alziamoci dai nostri comodi passeggini, e andiamo incontro al Signore.
“Signore, grazie perché mi hai fatto incontrare tanti testimoni del tuo Amore. Grazie perché ho avuto la possibilità di incontrarti. Grazie perché mi hai permesso di testimoniarti. E allo stesso tempo ti chiedo scusa se molte volte sono rimasto seduto nel mio comodo passeggino, accontentandomi delle testimonianze degli altri senza cercarti veramente. Signore Gesù, grazie e abbi misericordia di me. Amen!”
Buon cammino!
venerdì 17 marzo 2017
III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno A)
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