venerdì 24 febbraio 2017

VIII DOMENICA T.O. (Anno A)

VIII DOMENICA T.O. (Anno A)
«Non preoccupatevi dunque del domani, […] a ciascun giorno basta la sua pena».

Carissimi amici,
Il Vangelo dell’VIII domenica del Tempo Ordinario, tratta il tema della provvidenza e della fiducia in Dio.
Provvidenza e fiducia sono due realtà che interagiscono tra loro. La fiducia ci fa credere nella provvidenza e la provvidenza è il frutto della fiducia. Ma vediamo brevemente cosa sono queste due realtà.

La fiducia è un atteggiamento di abbandono totale nelle mani dell’altro. Nota è l’espressione: «mi fido di te!» che concretamente significa che ho fede in te, credo in te e di conseguenza mi abbandono a te. In chiave nuziale, la «fede nuziale» significa proprio questo. Nel momento in cui lo sposo consegna la fede alla sposa, lui consegna tutto sé stesso, il suo amore, la sua vita e viceversa. Dio fa la stessa cosa con noi. L’anello nuziale è proprio Gesù Cristo. Dio, donandoci il Figlio, dona tutto sé stesso, si fida di noi, mette sé stesso nelle nostre mani, in concreto, quando riceviamo l’Eucaristia nelle nostre mani. È un segno bellissimo, carico di grande significato spirituale. Dio, il creatore del mondo, si mette nelle nostre mani! Ora la domanda fondamentale: «Come reagisco a tutto ciò?» Riprendendo il tema nuziale, sarebbe interessante chiedere agli sposi cosa hanno provato quando il proprio coniuge si è messo totalmente nelle sue mani. Vi confido che quando ho sperimentato la grande fiducia che Dio ha in me, mi sono sentito davvero piccolo e allo stesso tempo felice perché amato, amato di un amore così immenso che nessuno al mondo può contraccambiare.

La provvidenza è la risposta di Dio alla nostra fede. Io più volte ho fatto esperienza della provvidenza di Dio, che non si basa su richieste o compromessi. Io ho sperimentato sulla mia pelle che più dono la mia vita in totale gratuità, più ricevo. È vero, Dio fa attendere, spesso ci fa arrivare al limite, ma non delude, questo ve lo posso assicurare, Dio non delude mai! Il dono di sé stessi è vero quando dietro il tuo gesto non c’è un fine egoistico, ma solo un fine altruista, o meglio ancora, quando non c’è alcun fine, una donazione fatta in piena libertà, senza vincoli. Solo allora Dio ci restituirà ogni cosa. Con Dio non esiste «io ti do, tu mi dai», anche perché noi a Dio non possiamo donare proprio niente, se non la nostra vita.

Allora, sintetizzando possiamo dire che Dio ci chiama ad essere liberi. Liberi da calcoli e compromessi che spesso e volentieri ci rendono la vita chiusa e vuota, incapaci di cogliere la bellezza del dono libero e gratuito, anche perché il Signore ama chi dona con gioia, non con la calcolatrice!

“Signore, aumenta la mia fede e aiutami a donare la mia vita in piena libertà e gioia. Allontana da me la tentazione della ricompensa umana immediata e, come dico spesso, grazie per la fiducia, spero di non deluderti. Amen!"

Buon cammino!

sabato 11 febbraio 2017

VI DOMENICA T.O. (Anno A)

VI DOMENICA T.O. (Anno A)
«vi fu detto, ma io vi dico».

Carissimi amici,
il Vangelo di questa VI domenica del tempo ordinario, ci vuole esprimere un concetto essenzialmente semplice, ma tuttavia complesso. Il concetto e’ questo: per entrare nel regno dei cieli non basta seguire la Legge in maniera meccanica, ma bisogna capire il senso della Legge e vivere di conseguenza. In altri termini Gesù ci vuole dire che non basta curare la forma, ma curare piuttosto l’essenza. Non FARE il cristiano, ma ESSERE cristiano.

Riflettendo su questo concetto, mi veniva in mente la spiegazione della famosa frase di Papa Francesco sulla questione del porgere l’altra guancia. Lui disse che se qualcuno avrebbe offeso la madre, probabilmente avrebbe reagito con un pugno. Questa frase, in un primo momento, ha dato scandalo, ma successivamente, il Papa spiega cosa voleva dire. Lui dice che in teoria bisogna porgere l’altra guancia, ma siccome siamo esseri umani, siamo limitati, abbiamo anche una dignità da difendere, non sempre e’ facile porgere l’altra guancia. Che cosa bisogna fare? Basterebbe non provocare l’altro. Per dirla con il linguaggio di Gesù: «vi fu detto di porgere l’altra guancia, ma io vi dico: non offendere tuo fratello».
Questo e’ un esempio concreto di come bisogna vivere andando oltre la Legge. In un certo senso, Gesù ci vuole far riflettere sul perché bisogna avere un certo comportamento, un certo stile di vita. Per Gesù il cristiano deve essere colui che ama per amore, non per rispettare un precetto. L’amore non e’ vincolato dalla Legge, l’amore non ha bisogno della Legge, perché l’amore stesso e’ la Legge della vita.

Nel Vangelo di questa domenica, troviamo questa frase: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore». Possiamo sintetizzarla così: «se sai che quella donna e’ sposata, lasciala stare, non interferire nel suo matrimonio». Ho voluto mettere questa frase, perché molto spesso i divorzi avvengono per questo motivo. 

Allora chiediamo al Signore l’umiltà e la capacità di essere cristiani autentici, di non essere superficiali nel rapporto con Lui e con gli altri. Solo vivendo l’autenticità e la profondità, saremo liberi da norme e precetti, che rischiano di diventare un peso opprimente.

“Signore, grazie per avermi suggerito di aprire il cuore, di entrare nella profondità del mio vivere, del mio essere. Perdonami per quelle volte che ho indossato la maschera del buon cristiano, senza esserlo nel cuore. Insegnami a vivere in pienezza e verità il rapporto con Te e con i miei fratelli, non per mio vanto e orgoglio, ma solo per amore del Tuo nome. Amen!”

Buon cammino!

         

sabato 4 febbraio 2017

V DOMENICA T.O. (Anno A)

V DOMENICA T.O. (Anno A)
«Voi siete il sale della terra […] Voi siete la luce del mondo».

Carissimi amici,
questa domenica mi voglio soffermare su queste due immagini utilizzate da Gesù: il sale e la luce.

Il sale è un alimento che dà sapore al nostro cibo. La sua assenza o il suo troppo utilizzo, rende il cibo immangiabile. Quindi se è vero che il sale dà sapore, è anche vero che va utilizzato con moderazione. Ma il sale sta ad indicare anche alcune virtù, come ad esempio: saggezza, intelligenza, buon senso. L’Evangelista, utilizzando l’immagine del sale, ci vuole dire una cosa molto bella e profonda. Nella vita bisogna essere saggi, bisogna essere intelligenti, cioè capaci di leggersi dentro e di avere buon senso. Ma attenzione! Se portiamo all’esasperazione queste virtù, rischiamo di diventare superbi ed orgogliosi, e questa situazione ci pone al di sopra degli altri e quelle che erano delle virtù, rendono la vita invivibile.

Sulla luce si possono dire tante cose, essa ha innumerevoli qualità. Nel Vangelo di oggi, Gesù fa vari esempi per far capire l’importanza della luce. Però la frase che a me ha colpito è questa: «Voi siete la luce del mondo». Cosa vuole dire Gesù con questa frase? Se prendiamo il prologo del Vangelo di Giovanni, notiamo come il tema della luce e delle tenebre e ben espresso. Dice il testo di Giovanni: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». Se riprendiamo l’esempio di Gesù sulla lampada, possiamo dire che noi siamo le lampade e lui è la luce che ci permette di essere accesi e soprattutto luminosi. In termini più moderni, noi siamo i lampioni, lui la lampada. Senza la sua luce, la sua presenza, non serviamo a nulla. Un lampione spento non ha alcuna utilità!

E allora ecco il messaggio unitario che ci proviene da queste due immagini utilizzate da Gesù: l’UMILTÀ. Gesù ci vuole ricordare che nel mondo non ci sono solo io, ma ci sono tante persone diverse da me. Che il mio vivere non deve essere orientato a me stesso, alla mia esaltazione, ma a servizio degli altri. Il vero umile è colui che pur essendo una persona preparata e saggia, sa ascoltare e accogliere l’altro. Il vero umile è colui che si lascia aiutare dall’altro, che si affida all’altro. Ed ecco che se mettiamo in pratica questi insegnamenti di Gesù, la vita avrà un sapore diverso, bello, accogliente, luminoso, pieno di gioia. Questo non è un sogno utopico, ma una speranza che può diventare certezza, se noi lo vogliamo. Dio ci ha dato gli strumenti necessari, compreso il libretto delle istruzioni, adesso tocca a noi mettere insieme i pezzi e realizzare questo progetto di pace e di amore.

“Signore, grazie per avermi ricordato che senza di Te, la mia vita è buia e fredda. Grazie per avermi ricordato che tutte le mie qualità le devo condividere con gli altri. Ti chiedo perdono per tutte quelle volte che ho utilizzato le mie qualità per erigermi a giudice degli altri e per tutte le volte che ho pensato di risolvere i miei problemi senza di Te. Amen!

Buon cammino!