XXVI DOMENICA T.O. (Anno A)
«in verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio».
Carissimi amici,
il Vangelo di oggi ci offre principalmente due spunti di riflessione, il primo sulla virtù dell’obbedienza e il secondo sulla salvezza.
Nella parabola raccontata da Gesù, c’è un uomo che chiede ai figli di andare a lavorare nella vigna. Il primo dice di no, ma poi va. Il secondo fa tutto il contrario. Apparentemente, nel nostro modo di pensare, il primo figlio è stato disobbediente ed ha sbagliato, mentre il secondo è più bravo perché ha rispettato il padre dicendo subito di si. Ma nella realtà non è così! L’obbedienza non si misura nel avere risposte positive a tutto ciò che viene chiesto, ma nella concretezza del risultato finale. E il primo figlio, che inizialmente si era opposto, alla fine fa ciò che gli aveva detto il padre. Il secondo, che penava di essere furbo, dice di si al padre, un bel si convinto, ma poi pensa ai fatti suoi.
Veniamo alle due riflessioni. Obbedienza proviene dal latino che significa mettersi in ascolto. Nasce spontanea la domanda: mettersi in ascolto di cosa? Il Vangelo ci rivela la risposta. Bisogna mettersi in ascolto del cuore, dell’intelletto, non di una definizione che ci viene detta. Quando qualcuno ci dice una cosa, non dobbiamo subito rispondere SI o NO, ma dobbiamo pensare, dobbiamo riflettere, dobbiamo studiare la questione, l’argomento. Chi mi dice che quella cosa che mi viene detta è vera? Solo quando avrò maturato dentro di me la scelta giusta da fare, ci sarà vera obbedienza. Sant’Ignazio di Loyola definiva l’obbedienza come l’essere una cadavere nelle mani dell’altro. Non come schiavo passivo, ma perché la persona che chiedeva, oltre la proposta, dimostrava di essere sincera, credibile, affidabile, attendibile, insomma, degna di fiducia. Ecco allora il primo monito: Mai prendere per vero tutto ciò che ci viene detto. Facciamo saggio e serio discernimento, informiamoci per bene su fonti certe e non su dicerie. Di fake news ce ne sono troppe!
Anche sulla salvezza, Gesù è chiaro. Non basta essere cristiani per essere salvati. C’è bisogno di un cuore convertito e rinnovato, sempre pronto a mettersi in gioco, riconoscendo i propri errori ed imparando da essi. Qui il secondo monito: Impariamo ad essere più consapevoli della nostra imperfezione e agiamo con umiltà e verità.
Chiediamo al Signore la grazia di saper fare saggio e sano discernimento, come ha fatto il primo figlio, in modo da fere una scelta dettata dalla verità del cuore e dell’intelletto.
“Signore, illumina la mia mente e il mio cuore. Aiutami a saper fare scelte coraggiose non da sprovveduto, ma da persona saggia. Allontana da me la tentazione di fare scelte affrettate pur di salvare l’esteriorità o per ottenere dei favori da chi mi chiede qualcosa. Perdonami per quelle volte che invece ho agito da sprovveduto. Amen!”
Buon cammino!