sabato 28 febbraio 2015

II DOMENICA DI QUARESIMA (anno B)

II DOMENICA DI QUARESIMA (anno B)
“Questi è il figlio mio, l’amato: ascoltatelo”.

La parola su cui mi soffermo questa domenica è AMATO che nel testo originale greco è agapetos che indica la realtà dell’amore vero, profondo.
Nell’antica Grecia, venivano utilizzati tre termini per esprimere tale sentimento, ma solo due hanno un significato ben preciso.
      1)      Filìa: che riguarda la parte sentimentale, emozionale (filo-sofia à amore per la conoscenza); 
      2)      Eros: che riguarda la parte corporale, la sessualità;
      3)      Agape: che indica l’amore vero e profondo.
Sarà S.Paolo che cercherà di dare un vero significato a questo termine (Agape). Infatti, nel famoso “inno alla carità” (1Cor. 13,1-13), S.Paolo ci dice cos’è l’agape, l’amore, la carità.
Io vi invito a leggere questo meraviglioso inno, e al posto di CARITA’ mettere la parola AMORE.

Vi propongo anche un video in cui “carità” e “amore” sono sinonimi e ci mostra come Dio ama ognuno di noi. Il costo della nostra “malattia”, lo ha pagato un grande gesto d’amore.

Dio non ci giudica sui nostri peccati, “ma saremo giudicati sull’amore” (S.Giovanni della Croce).
Ma non è così facile! In questa dimensione dell’amore, c’è bisogno di una relazione tra l’amante (Dio) e l’amato (noi). Oppure a livello orizzontale (io-l’altro).
È vero che Dio ci ama, ma noi ci lasciamo sedurre da questo amore?
Chi ha ricevuto una delusione d’amore, conosce il dolore che si prova. Ecco, Dio prova gli stessi sentimenti quando noi non rispondiamo a questa sua chiamata d’amore.

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un esame di coscienza e affidarci all’infinita misericordia di Dio, nel Sacramento della Riconciliazione.

“Signore, quante volte ti ho deluso. Quante volte non ho compreso il tuo amore per me, e quante difficoltà provo nel restare fedele alla nostra relazione d’amore. Perdona, Signore, la mia infedeltà. Accettami per quello che sono e incoraggiami quando faccio qualche piccolo passo in più verso di te. Amen!”

Il Risorto ci attende, corriamo da Lui a chiedergli scusa del ritardo!


martedì 24 febbraio 2015

I DOMENICA DI QUARESIMA (Anno B)

“Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana”

La parola centrale del Vangelo di questa domenica è TENTATO.
Tentazione proviene dal greco peirazo e dal latino Temptare che ha vari significati:
      1)      Mettere alla prova;
      2)      Cercare di ottenere;
      3)      Sedurre;
Il significato che più si avvicina alla realtà è il secondo (cercare di ottenere).
Noi ci sentiamo tentati solo in alcune situazioni, o meglio, quando ci avviciniamo a Dio o alle cose di Dio (preghiera, meditazione, ecc.)
Il mestiere del diavolo è quello di togliere “clienti” a Dio, niente di più.
Come lo fa? Attraverso le tentazioni!
Noi siamo tentati in due punti sensibili che fanno parte della nostra realtà umana: il corpo (cibo, denaro, sesso) e lo spirito (orgoglio, vanità, ambizione).
Noi più viviamo queste realtà in maniera ordinata, più il diavolo “cerca di ottenere” il contrario. È una continua corsa; più è vicino il traguardo, più il diavolo aggredisce.
Ma il diavolo, però, teme una cosa sola: la perseveranza.
La perseveranza è l’unica arma che può sconfiggere il diavolo. Questa è la vera sfida della realtà di oggi.
Sappiamo essere perseveranti nel vivere i veri valori della vita?
Sappiamo difendere il valore della famiglia?
Sappiamo difendere la nostra fede?
Per rispondere a queste domande, abbiamo bisogno dell’eremos che significa deserto, solitudine.
Solo vivendo un tempo da “eremiti” possiamo trovare la forza di resistere la tentazione e perseverare nella fede.

Qualche consiglio pratico:
      1)      ricercare un po’ di tempo di solitudine e silenzio durante la giornata per riflettere sulle tre domande;

     2)      Lavorare sulla perseveranza (se nel momento di silenzio la mente non riesce a concentrarsi, continuate! Significa che il diavolo “cerca di ottenere” punti a suo favore;
    
     3)      Chiedere aiuto al Signore (… non abbandonarci nella tentazione e liberaci dal male).

Le tentazioni non sono solo un modo per farci fare peccato, ma sono anche occasioni di crescita che allenano la nostra intelligenza e la nostra anima. Ricordando che noi essere umani, a differenza degli animali, abbiamo l’intelletto che non ci fa agire per puro istinto, ma ci aiuta a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

“Signore, aiutaci a crescere nella perseveranza e nella pazienza, nutri il nostro cuore della Parola che esce dalla tua bocca e perdonaci nel momento in cui la tentazione prosciuga le nostre forze. Amen!”