sabato 29 giugno 2019

XIII DOMENICA T.O. (Anno C)

XIII DOMENICA T.O. (Anno C)
«Ti seguirò».

Carissimi amici,
dopo il lungo cammino della Quaresima, della Pasqua e delle solennità che hanno seguito la Pentecoste, riprendiamo il nostro cammino ordinario e il Vangelo di questa domenica, ci fa riflettere su alcuni punti fondamentali della nostra fede.

L’elemento comune è la sequela. Essere cristiani non è semplicemente seguire e praticare delle liturgie particolari. Essere cristiani è uno stile di vita, e il Vangelo di oggi, ci spiega cos’è la sequela di Gesù.

Il cristianesimo è una scelta di vita, e come tutte le scelte ha i suoi pro e i suoi contro e vanno vissuti in pienezza entrambi. Non è possibile prendere le cose buone e mettere da parte le cose cattive. Su questo primo punto, penso a tanti Santi che hanno vissuto la grande virtù dell’obbedienza nelle cose ingiuste. Per amore di Gesù, si vive anche la fatica dell’incomprensione. Vivere questo non è affatto facile, per questo Gesù non condanna, come invece volevano fare i discepoli, ma attende con pazienza e amore. Essere cristiani significa anche saper rispettare la libertà degli altri, senza imporre la propria verità. Gesù, che è l’unica Verità, non ha la presunzione e l’orgoglio di punire chi non gli da ragione, ma rispetta, attende, si fa compagno di cammino.

Poi troviamo tre realtà vocazionali che incarnano tutto il discorso appena espresso. Due persone che vogliono seguire Gesù, ma secondo la loro logica e non quella del Vangelo. Gesù non li rifiuta, ma precisa alcune «regole» basilari. Il cristianesimo non è secondario alle nostre attività, ai nostri affetti e il cristianesimo è vissuto a tempo pieno.

Non sappiamo se queste persone hanno seguito o meno Gesù, ciò che a noi interessa è aver compreso questi punti fondamentali della nostra fede, che possiamo sintetizzare con queste virtù: obbedienza, pazienza, rispetto, coraggio, coerenza, libertà.

Chiediamo la grazia al Signore di poter vivere queste virtù, per poter essere veri ed autentici cristiani.

“Signore, tante volte ho espresso il desiderio di seguirti, ma mi è mancato il coraggio di farlo fino in fondo. Ti ringrazio per avermi aiutato e accompagnato nella mia incertezza, ma soprattutto ti ringrazio per avermi fatto capire che non devo giudicare chi è nella mia stessa condizione di incertezza, ma essere suo compagno di cammino, come Tu hai fatto e fai con me. Amen!”


Buon cammino! 

sabato 15 giugno 2019

XI DOMENICA DEL T.O. - Solennità della S.S. Trinità (Anno C)

XI DOMENICA DEL T.O. - Solennità della S.S. Trinità (Anno C) 
«La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».

Carissimi amici,
Se è vero ciò che dice S.Agostino sulla Trinità, allora oggi è la festa dell’Amore.
L’amore, come la Trinità, è qualcosa che non si spiega, ma esiste. Spesso chiedo: «ma l’amore esiste?» Molti, istintivamente rispondono di si, ma poi chiedo: «e come fate a vederlo, a descriverlo?» e a quel punto ecco il silenzio, oppure qualche “balbettio”.

Per spiegare l’amore, porto sempre l’immagine della famiglia.
Ognuno di noi è figlio. Cosa significa essere figlio? Da dove provengo? Normalmente un figlio proviene da un atto di totale donazione tra un uomo e una donna. Ma non solo! Questo avviene in un momento particolare nella vita di queste due persone. Un momento in cui l’amore tra loro due è così forte ed intenso capace di generare una nuova vita. Ed è in quel momento intenso che si concretizza l’amore. Ecco, il figlio è la prova concreta di un atto di amore, ed è la prova concreta che l’amore esiste. Ognuno di noi è frutto di un amore, anche se a volte quest’amore non è corrisposto, ma comunque, nel momento del concepimento, l’amore si è manifestato.

Tornando alla Trinità, capiamo allora che quest’amore perfetto (amante, amato, amore) non è astratto, ma concreto; non è amore egoistico, ma condiviso!

Per capire la Trinità, il Dio unico in tre persone, ne dobbiamo fare esperienza. Potremo fare tantissimi paragoni e similitudini, ma se non ne facciamo esperienza, restano solo parole e niente più. Come fare allora? Vivere la realtà dell’amore, mettendoci in testa innanzitutto che ognuno di noi è un dono d’amore e come tale siamo “abilitati” ad amare ed essere amati.

Io che sono un dono d’amore, so amare e sono amato. Le tre dimensioni in un’unica persona. Tre dinamiche diverse in un’unica essenza: l’Amore!

Chiediamo al Signore di farci vivere questa esperienza d’amore. Amare è la cosa più bella da vivere, perché se da una parte ti porta a fare delle rinunce, dall'altra riempie il cuore e apre le porte alla felicità, quella vera, quella che non finisce mai.

Amare è bello, provarci non costa nulla. L’amore è gratis!
Questa non è teologia, ma è vita!

“Signore, aiutami a scoprirmi sempre più come dono d’amore. Aiutami a perdonare ed amare chi non mi ama. Aiutami ad essere docile e accogliente con chi mi vuole amare. Grazie Signore perché mi hai fatto a tua immagine e somiglianza, ovvero una persona che ama e che è amata. Tutto questo a lode e gloria del tuo nome nei secoli eterni. Amen!”


Buon cammino.

sabato 8 giugno 2019

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno C)

DOMENICA DI PENTECOSTE (Anno C)
«Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo Amore».

Carissimi amici,
ho scelto questa strofa della sequenza dello Spirito Santo, perché oggi abbiamo bisogno di riscoprire il dono dell’Amore.

Nel brano del Vangelo di Giovanni di questa domenica, l’Amore è citato diverse volte e tutte nella dimensione più profonda. Quando si parla dell’Amore di Dio, non si parla di philia o di eros, ma di Agape. L’Amore di Dio è un Amore smisurato, senza condizioni, talmente grande da morire, ma sopratutto risorgere per Amore.

Morire per Amore, probabilmente è anche facile, ma risorgere per Amore è più impegnativo, per questo abbiamo bisogno dello Spirito Santo.
La mia riflessione del Triduo Pasquale, in particolare del Venerdì Santo, era proprio su questo tema: l’Amore. Gesù muore per Amore, ma la lotta più grande l’ha vissuta in quel sepolcro. Dopo la delusione del tradimento da parte dei suoi amici, tutto sembrava essere finito, ma l’Amore è così forte che ha avuto la meglio anche sulla morte. La Risurrezione di Gesù è la manifestazione piena della Santissima Trinità, questa comunione d’Amore, come la definiva Sant'Agostino.

Ecco, che come il Padre ha donato lo Spirito Santo al Figlio per farlo risorgere dai morti, così oggi lo Spirito Santo viene donato a noi per risorgere dai nostri fallimenti, dalle nostre delusioni. Oggi lo Spirito Santo, viene davvero a riempire il nostro cuore e a ravvivare il fuoco del suo Amore.

Oggi si conclude il tempo di Pasqua. Un tempo di formazione, dove Gesù è stato nostro maestro e ci ha insegnato l’unico vero comandamento, quello dell’Amore! Adesso è il nostro momento. Ora tocca a noi essere testimoni e annunciatori di questo Amore. Non un amore qualsiasi, ma un Amore che risorge, che ci fa rialzare dalle nostre cadute.

Chiediamo al Signore di donarci ogni giorno lo Spirito Santo per poter vivere nella nostra quotidianità la gioia dell’Amore.

“Spirito Santo, aiutami a riscoprire i tuoi sette doni. Fa che ogni giorno il mio cuore sia pieno del Tuo Amore per poter amare coloro che Tu poni sul mio cammino. Amen!”


Buon cammino!

domenica 2 giugno 2019

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)
«Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo».

Carissimi amici,
nelle ultime settimane, la liturgia dei giorni feriali, ci ha proposto il discorso di addio che fa Gesù nel tragitto che va dal Cenacolo all’orto degli Ulivi.
Un discorso molto forte, bello, appassionante, carico di speranza. Certo collocato alla vigilia della Passione, fa sentire tutto il dramma del distacco, ma riletto in chiave pasquale, ci prepara alla bellissima solennità di oggi.
La Chiesa oggi è in festa, perché il Signore risorto sale al Cielo e dall’immensità del Paradiso guiderà ogni creatura. Ma non solo, il Signore sta anche per mandare il suo Amore, lo Spirito Santo, colui che darà la sapienza e il coraggio di diffondere in tutto il mondo la speranza cristiana, la certezza della Risurrezione.

Vorrei cercare di attualizzare i tre momenti molto belli. Innanzitutto partiamo dalla Pasqua. Un tempo nel quale Gesù si è fatto compagno di cammino degli Apostoli spaventati e disorientati. È stato con loro, gli ha incoraggiati, gli ha guidati, gli ha istruiti. Poi il momento del distacco al quale seguirà il momento in cui gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, si fanno evangelizzatori.
Un immagine molto bella, che può spiegare questi momenti, è quella degli uccelli. In un primo tempo sono piccoli hanno paura, ma con loro c’è la mamma che li rassicura, gli procura il cibo. Ad un certo punto, la mamma li lascia soli e i piccoli capiscono che è arrivato il momento di aprire le ali e spiccare il volo. Chi sostiene gli uccelli nel cielo è il vento.
Ecco portiamo questa immagine alla nostra vita concreta. Nei primi momenti siamo accompagnati da mamma e papà, poi andiamo da soli, sorretti dai loro consigli, dai loro insegnamenti.

Questo per dire che l’Ascensione di Gesù, non è un addio, ma è il modo per farci spiccare il volo, sorretti e guidati dal vento dello Spirito Santo. Ecco allora che il nostro volto non deve essere triste perché Gesù è andato in Cielo, ma dobbiamo essere felici, perché ci da l’opportunità di annunciare a tutti ciò che Lui ha insegnato, ma soprattutto vivere ciò che Lui ha vissuto: l’amore vicendevole!
E se questo è vero per Gesù, allora è vero per tutte le persone che ci hanno insegnato tante cose e dal Cielo ci danno l’opportunità di viverle. (per questo motivo veneriamo i santi!).
Vi propongo un esercizio molto particolare e delicato. Ognuno di noi ha una persona cara che è salita in Cielo. Sarebbe davvero bello, se il giorno della sua morte, la famiglia si riunisse per pregare e festeggiare, così come facciamo per i santi. Un modo concreto per dire che la morte è sconfitta dalla vittoria, e che quella persona cara, dal Cielo continua a pregare per noi e a proteggerci. Di fatto, il cristianesimo è il paradosso per eccellenza. La morte che dona la vita! Allora iniziamo a dare un senso cristiano alla morte. Entriamo nell’ottica che i nostri defunti dal Cielo ci aiutano e ci sostengono. Non dimentichiamoli al cimitero, non ci ricordiamo di loro solo il 2 novembre con le facce affrante. Preghiamo per loro, ricordiamo e viviamo tutto ciò che di bello ci hanno insegnato e trasmesso. Solo così la nostra fede nel Cristo Risorto e Asceso al Cielo, trova la sua concretezza di vita.

Allora chiediamo al Signore di mandarci lo Spirito Santo, affinché possiamo fare questo salto di qualità nel cammino di fede.

“Signore, tante cose mi hai insegnato e tante altre devo apprenderne. Adesso mi chiedi di allargare le ali e prendere il volo. Ci provo, Signore, perché so che tu manderai lo Spirito Santo a guidarmi e se a volte farò di testa mia andando controcorrente, non mi arrenderò e tornerò a volare insieme a Te. Amen!”


Buon cammino!

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)
«Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo».

Carissimi amici,
nelle ultime settimane, la liturgia dei giorni feriali, ci ha proposto il discorso di addio che fa Gesù nel tragitto che va dal Cenacolo all’orto degli Ulivi.
Un discorso molto forte, bello, appassionante, carico di speranza. Certo collocato alla vigilia della Passione, fa sentire tutto il dramma del distacco, ma riletto in chiave pasquale, ci prepara alla bellissima solennità di oggi.
La Chiesa oggi è in festa, perché il Signore risorto sale al Cielo e dall’immensità del Paradiso guiderà ogni creatura. Ma non solo, il Signore sta anche per mandare il suo Amore, lo Spirito Santo, colui che darà la sapienza e il coraggio di diffondere in tutto il mondo la speranza cristiana, la certezza della Risurrezione.

Vorrei cercare di attualizzare i tre momenti molto belli. Innanzitutto partiamo dalla Pasqua. Un tempo nel quale Gesù si è fatto compagno di cammino degli Apostoli spaventati e disorientati. È stato con loro, gli ha incoraggiati, gli ha guidati, gli ha istruiti. Poi il momento del distacco al quale seguirà il momento in cui gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, si fanno evangelizzatori.
Un immagine molto bella, che può spiegare questi momenti, è quella degli uccelli. In un primo tempo sono piccoli hanno paura, ma con loro c’è la mamma che li rassicura, gli procura il cibo. Ad un certo punto, la mamma li lascia soli e i piccoli capiscono che è arrivato il momento di aprire le ali e spiccare il volo. Chi sostiene gli uccelli nel cielo è il vento.
Ecco portiamo questa immagine alla nostra vita concreta. Nei primi momenti siamo accompagnati da mamma e papà, poi andiamo da soli, sorretti dai loro consigli, dai loro insegnamenti.

Questo per dire che l’Ascensione di Gesù, non è un addio, ma è il modo per farci spiccare il volo, sorretti e guidati dal vento dello Spirito Santo. Ecco allora che il nostro volto non deve essere triste perché Gesù è andato in Cielo, ma dobbiamo essere felici, perché ci da l’opportunità di annunciare a tutti ciò che Lui ha insegnato, ma soprattutto vivere ciò che Lui ha vissuto: l’amore vicendevole!
E se questo è vero per Gesù, allora è vero per tutte le persone che ci hanno insegnato tante cose e dal Cielo ci danno l’opportunità di viverle. (per questo motivo veneriamo i santi!).
Vi propongo un esercizio molto particolare e delicato. Ognuno di noi ha una persona cara che è salita in Cielo. Sarebbe davvero bello, se il giorno della sua morte, la famiglia si riunisse per pregare e festeggiare, così come facciamo per i santi. Un modo concreto per dire che la morte è sconfitta dalla vittoria, e che quella persona cara, dal Cielo continua a pregare per noi e a proteggerci. Di fatto, il cristianesimo è il paradosso per eccellenza. La morte che dona la vita! Allora iniziamo a dare un senso cristiano alla morte. Entriamo nell’ottica che i nostri defunti dal Cielo ci aiutano e ci sostengono. Non dimentichiamoli al cimitero, non ci ricordiamo di loro solo il 2 novembre con le facce affrante. Preghiamo per loro, ricordiamo e viviamo tutto ciò che di bello ci hanno insegnato e trasmesso. Solo così la nostra fede nel Cristo Risorto e Asceso al Cielo, trova la sua concretezza di vita.

Allora chiediamo al Signore di mandarci lo Spirito Santo, affinché possiamo fare questo salto di qualità nel cammino di fede.

“Signore, tante cose mi hai insegnato e tante altre devo apprenderne. Adesso mi chiedi di allargare le ali e prendere il volo. Ci provo, Signore, perché so che tu manderai lo Spirito Santo a guidarmi e se a volte farò di testa mia andando controcorrente, non mi arrenderò e tornerò a volare insieme a Te. Amen!”


Buon cammino!

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)
«Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo».

Carissimi amici,
nelle ultime settimane, la liturgia dei giorni feriali, ci ha proposto il discorso di addio che fa Gesù nel tragitto che va dal Cenacolo all’orto degli Ulivi.
Un discorso molto forte, bello, appassionante, carico di speranza. Certo collocato alla vigilia della Passione, fa sentire tutto il dramma del distacco, ma riletto in chiave pasquale, ci prepara alla bellissima solennità di oggi.
La Chiesa oggi è in festa, perché il Signore risorto sale al Cielo e dall’immensità del Paradiso guiderà ogni creatura. Ma non solo, il Signore sta anche per mandare il suo Amore, lo Spirito Santo, colui che darà la sapienza e il coraggio di diffondere in tutto il mondo la speranza cristiana, la certezza della Risurrezione.

Vorrei cercare di attualizzare i tre momenti molto belli. Innanzitutto partiamo dalla Pasqua. Un tempo nel quale Gesù si è fatto compagno di cammino degli Apostoli spaventati e disorientati. È stato con loro, gli ha incoraggiati, gli ha guidati, gli ha istruiti. Poi il momento del distacco al quale seguirà il momento in cui gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, si fanno evangelizzatori.
Un immagine molto bella, che può spiegare questi momenti, è quella degli uccelli. In un primo tempo sono piccoli hanno paura, ma con loro c’è la mamma che li rassicura, gli procura il cibo. Ad un certo punto, la mamma li lascia soli e i piccoli capiscono che è arrivato il momento di aprire le ali e spiccare il volo. Chi sostiene gli uccelli nel cielo è il vento.
Ecco portiamo questa immagine alla nostra vita concreta. Nei primi momenti siamo accompagnati da mamma e papà, poi andiamo da soli, sorretti dai loro consigli, dai loro insegnamenti.

Questo per dire che l’Ascensione di Gesù, non è un addio, ma è il modo per farci spiccare il volo, sorretti e guidati dal vento dello Spirito Santo. Ecco allora che il nostro volto non deve essere triste perché Gesù è andato in Cielo, ma dobbiamo essere felici, perché ci da l’opportunità di annunciare a tutti ciò che Lui ha insegnato, ma soprattutto vivere ciò che Lui ha vissuto: l’amore vicendevole!
E se questo è vero per Gesù, allora è vero per tutte le persone che ci hanno insegnato tante cose e dal Cielo ci danno l’opportunità di viverle. (per questo motivo veneriamo i santi!).
Vi propongo un esercizio molto particolare e delicato. Ognuno di noi ha una persona cara che è salita in Cielo. Sarebbe davvero bello, se il giorno della sua morte, la famiglia si riunisse per pregare e festeggiare, così come facciamo per i santi. Un modo concreto per dire che la morte è sconfitta dalla vittoria, e che quella persona cara, dal Cielo continua a pregare per noi e a proteggerci. Di fatto, il cristianesimo è il paradosso per eccellenza. La morte che dona la vita! Allora iniziamo a dare un senso cristiano alla morte. Entriamo nell’ottica che i nostri defunti dal Cielo ci aiutano e ci sostengono. Non dimentichiamoli al cimitero, non ci ricordiamo di loro solo il 2 novembre con le facce affrante. Preghiamo per loro, ricordiamo e viviamo tutto ciò che di bello ci hanno insegnato e trasmesso. Solo così la nostra fede nel Cristo Risorto e Asceso al Cielo, trova la sua concretezza di vita.

Allora chiediamo al Signore di mandarci lo Spirito Santo, affinché possiamo fare questo salto di qualità nel cammino di fede.

“Signore, tante cose mi hai insegnato e tante altre devo apprenderne. Adesso mi chiedi di allargare le ali e prendere il volo. Ci provo, Signore, perché so che tu manderai lo Spirito Santo a guidarmi e se a volte farò di testa mia andando controcorrente, non mi arrenderò e tornerò a volare insieme a Te. Amen!”


Buon cammino!

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)

VII DOMENICA DI PASQUA – Ascensione del Signore (Anno C)
«Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo».

Carissimi amici,
nelle ultime settimane, la liturgia dei giorni feriali, ci ha proposto il discorso di addio che fa Gesù nel tragitto che va dal Cenacolo all’orto degli Ulivi.
Un discorso molto forte, bello, appassionante, carico di speranza. Certo collocato alla vigilia della Passione, fa sentire tutto il dramma del distacco, ma riletto in chiave pasquale, ci prepara alla bellissima solennità di oggi.
La Chiesa oggi è in festa, perché il Signore risorto sale al Cielo e dall’immensità del Paradiso guiderà ogni creatura. Ma non solo, il Signore sta anche per mandare il suo Amore, lo Spirito Santo, colui che darà la sapienza e il coraggio di diffondere in tutto il mondo la speranza cristiana, la certezza della Risurrezione.

Vorrei cercare di attualizzare i tre momenti molto belli. Innanzitutto partiamo dalla Pasqua. Un tempo nel quale Gesù si è fatto compagno di cammino degli Apostoli spaventati e disorientati. È stato con loro, gli ha incoraggiati, gli ha guidati, gli ha istruiti. Poi il momento del distacco al quale seguirà il momento in cui gli Apostoli, pieni di Spirito Santo, si fanno evangelizzatori.
Un immagine molto bella, che può spiegare questi momenti, è quella degli uccelli. In un primo tempo sono piccoli hanno paura, ma con loro c’è la mamma che li rassicura, gli procura il cibo. Ad un certo punto, la mamma li lascia soli e i piccoli capiscono che è arrivato il momento di aprire le ali e spiccare il volo. Chi sostiene gli uccelli nel cielo è il vento.
Ecco portiamo questa immagine alla nostra vita concreta. Nei primi momenti siamo accompagnati da mamma e papà, poi andiamo da soli, sorretti dai loro consigli, dai loro insegnamenti.

Questo per dire che l’Ascensione di Gesù, non è un addio, ma è il modo per farci spiccare il volo, sorretti e guidati dal vento dello Spirito Santo. Ecco allora che il nostro volto non deve essere triste perché Gesù è andato in Cielo, ma dobbiamo essere felici, perché ci da l’opportunità di annunciare a tutti ciò che Lui ha insegnato, ma soprattutto vivere ciò che Lui ha vissuto: l’amore vicendevole!
E se questo è vero per Gesù, allora è vero per tutte le persone che ci hanno insegnato tante cose e dal Cielo ci danno l’opportunità di viverle. (per questo motivo veneriamo i santi!).
Vi propongo un esercizio molto particolare e delicato. Ognuno di noi ha una persona cara che è salita in Cielo. Sarebbe davvero bello, se il giorno della sua morte, la famiglia si riunisse per pregare e festeggiare, così come facciamo per i santi. Un modo concreto per dire che la morte è sconfitta dalla vittoria, e che quella persona cara, dal Cielo continua a pregare per noi e a proteggerci. Di fatto, il cristianesimo è il paradosso per eccellenza. La morte che dona la vita! Allora iniziamo a dare un senso cristiano alla morte. Entriamo nell’ottica che i nostri defunti dal Cielo ci aiutano e ci sostengono. Non dimentichiamoli al cimitero, non ci ricordiamo di loro solo il 2 novembre con le facce affrante. Preghiamo per loro, ricordiamo e viviamo tutto ciò che di bello ci hanno insegnato e trasmesso. Solo così la nostra fede nel Cristo Risorto e Asceso al Cielo, trova la sua concretezza di vita.

Allora chiediamo al Signore di mandarci lo Spirito Santo, affinché possiamo fare questo salto di qualità nel cammino di fede.

“Signore, tante cose mi hai insegnato e tante altre devo apprenderne. Adesso mi chiedi di allargare le ali e prendere il volo. Ci provo, Signore, perché so che tu manderai lo Spirito Santo a guidarmi e se a volte farò di testa mia andando controcorrente, non mi arrenderò e tornerò a volare insieme a Te. Amen!”


Buon cammino!